Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. L'AVVENTO*

In tutta la liturgia delle domeniche di Avvento dominano tre pensieri, e cioè: 1) l'avvenimento storico della nascita del Figlio di Dio incarnato; 2) la sua nascita spirituale nei nostri cuori nella ricorrenza del ciclo natalizio; 3) la sua ultima venuta.
Nella Messa presente vi sono tre figure dominanti: la prima è la Vergine benedetta, la seconda il profeta Isaia e la terza Giovanni Battista. Quindi si leggono nell'Introito le parole di Isaia: «Rorate, coeli...»1. Nell'Oremus è ricordata la grande richiesta di Isaia e cioè che il Signore compia un atto della sua potenza: Suscita, o Signore, la tua potenza e vieni. Il Figlio di Dio doveva venire a vincere il demonio, la morte e il peccato. Occorreva che egli mostrasse così tutta la sua potenza.
Nell'Epistola viene ricordato il giudizio universale, l'ultima venuta di Gesù Cristo. Dice infatti S. Paolo [che] gli uomini, cioè i sacerdoti, devono essere considerati come ministri di Gesù Cristo, dispensatori della grazia e della verità. Occorre che siano fedeli. E nessuno giudichi la loro opera perché, dice, poco a me importa [essere giudicato da voi], ecc. Quindi non giudicate nessuno, finché non venga il Signore e illumini gli occulti segreti, e cioè venga il giorno della verità in cui tutte le coscienze saranno rivelate, scoperte, e farà conoscere i disegni dei cuori e allora ognuno avrà da Dio la sua lode, se avrà meritato lode2.
Quindi abbiamo il ricordo di Maria nell'Offertorio Ave, Maria, piena di grazia... Si allude alla nascita temporale [di Gesù] per mezzo di una Vergine. E quindi nel Communio si ricorda quello che Isaia aveva predetto: «Ecco [la Vergine concepirà e partorirà un figlio]»3, ecc.
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Più di tutto è da considerarsi il Vangelo nel quale dominano insieme le due figure di Isaia e di Giovanni Battista. Isaia che annunziava da lontano la venuta del Figlio di Dio, la sua incarnazione e Giovanni Battista che l'annuncia ormai venuto e invita il popolo a riceverlo con frutti degni di penitenza: «Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, essendo governatore della Giudea Ponzio Pilato, Erode tetrarca della Galilea e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della regione Traconitide, e Lisania tetrarca di Abilene, essendo sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola del Signore venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto»4.
Queste parole di introduzione sono per circoscrivere e determinare il tempo in cui la predicazione di Giovanni Battista si effettuò nel deserto. E costui, Giovanni Battista, andò nelle terre intorno al Giordano predicando il battesimo di penitenza in remissione dei peccati come sta scritto nel libro di Isaia profeta: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore; appianate i suoi sentieri. Saranno colmate tutte le valli, e i monti e i colli saranno abbassati; i sentieri tortuosi saranno rettificati, e quelli scabrosi appianati, e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio»5.
Ecco Giovanni Battista che predica la penitenza secondo quello che aveva predetto Isaia, perché fosse preparata la via dei cuori, fossero preparate le anime a ricevere il Messia.
E come si preparano le anime, come si preparano i cuori al Natale? Il Natale non va considerato solamente come una festa di famiglia o come un ricordo storico. Deve ripetersi la nascita in senso mistico, spirituale del Figlio di Dio in noi, e cioè noi dobbiamo aumentare la nostra fede. Gesù Cristo Verità deve nascere nella nostra mente, [perciò] credere alla sua santissima parola, al Vangelo, e lo ricordiamo tanto più oggi, in cui si sta conchiudendo la Settimana del Vangelo nelle parrocchie di Roma6.
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Deve nascere il Figlio di Dio nei nostri cuori, i cuori [siano] uniti a Dio, a Gesù Cristo, mediante la sua grazia, la vita soprannaturale in noi. Gesù Cristo deve nascere nella nostra volontà, e cioè unirci spiritualmente a lui per mezzo della virtù. Sono da allontanarsi quindi gli errori di mente, i peccati di volontà, le trasgressioni della divina legge e dei nostri doveri, e da allontanarsi dal cuore ogni affetto, ogni desiderio che non sia retto, perché se al giudizio universale tutto sarà manifestato, è anche da considerarsi che noi possiamo impedire la nascita del Figlio di Dio in noi, noi stessi possiamo annullare il Natale e rendere come nulla la celebrazione della grande solennità.
Fare il presepio è una grande e bella opera di pietà, ma prima di tutto il presepio va fatto in noi: deve nascere il Figlio di Dio incarnato nei nostri cuori, nelle nostre menti, in tutto il nostro essere. Ora il profeta Isaia dice quali sono le condizioni perché questa nascita spirituale, mistica di Gesù si avveri in noi e Giovanni Battista, fedele alla sua missione, ripete le parole che già Isaia aveva predicate: «Fate degni frutti di penitenza»7, frutti degni di penitenza, cioè proporzionati ai bisogni. Non qualunque penitenza, ma una penitenza proporzionata ai nostri peccati. Frutti degni di penitenza: l'esame della mente, cioè dei pensieri, perché noi possiamo scoprire quello che non piace a Dio, quello che impedirebbe il Natale di Gesù Cristo in noi. Scoprirlo, detestarlo.
Tante volte vi sono errori nella mente, massime mondane le quali sono contrarie al Vangelo. Nulla è più efficace a questo proposito che la considerazione delle Beatitudini, le quali vengono da Dio annunziate, e sono affatto opposte alle beatitudini che annunzia il mondo, il mondo bugiardo, ingannatore e del quale pure tanti si fanno seguaci. Neppure vogliono udire la parola di verità, neppure vogliono ricordare nelle meditazioni, negli esami di coscienza, nelle letture spirituali quello che invece ha predicato Gesù Cristo.
Ho letto in questi giorni, lontano dove mi trovavo, un giornale nel quale si faceva meraviglia che uno dei nostri sacerdoti in un suo libro avesse ricordato l'inferno e il giudizio universale,
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come se ciò non fosse da considerarsi e non fosse più moderno. E sarà modernissimo, perché l'ultima cosa [sarà] il giudizio universale, quello che chiuderà la storia del mondo. Stranezza! Eppure pretenderebbero di essere cristiani modelli e di avere cioè addomesticato il Vangelo e adattato un po' alle miserie e alle massime mondane. Ma Gesù Cristo non rinuncia a quello che ha predicato nel Vangelo, e il mondo non scancellerà un iota di quello che nel Vangelo è scritto: il Vangelo integro!
Esaminare i pensieri e poi esaminare le opere, particolarmente le virtù della obbedienza, della povertà e della castità, l'osservanza quotidiana della vita comune, dei doveri ordinari e, terzo, esaminare bene i sentimenti del cuore.
Qui il profeta Isaia ricorda delle parole che sono veramente molto istruttive, adatte: «Appianate i sentieri…»8. Si riferisce particolarmente questo punto alla rettitudine dei cuori, le intenzioni buone, non la vanità, non l'interesse, non le vedute umane. È la santità interiore! Quando davvero si cerca Iddio, si vuole cioè nelle nostre azioni aumentare i meriti, preparare le nostre anime alla venuta del Figlio di Dio, al giudizio di Dio, quando, come dice S. Paolo: «Il Signore illuminerà gli occulti segreti e farà conoscere i disegni dei cuori»9, e allora chi avrà lode? Avrà lode chi sarà stato retto.
Dobbiamo conchiudere di far bene la confessione in preparazione al Natale. Nella confessione particolarmente due punti: l'esame dei pensieri, delle opere e dei sentimenti e, secondo, il dolore per il peccato, la conversione del cuore. Confessione che tolga tutto il male.
Perché il Figliuolo di Dio nasca nei nostri cuori, occorre togliere gli impedimenti. Se il cuore è occupato da cose terrene, non sarà occupato da cose celesti, dai beni che il Figlio di Dio nascendo vuol portare agli uomini. Buona confessione quindi, preceduta da esame di coscienza ben fatto e da dolore vivo, pentimento sincero per le nostre colpe.
Interroghiamoci: abbiamo compreso bene fino adesso la liturgia dell'Avvento, l'insegnamento che la Chiesa ci vuol dare?
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Come la Chiesa ci prende per mano e ci conduce al presepio? Secondo: noi facciamo una preparazione vera, interiore per ricevere il Figlio di Dio, il Bambino Gesù? Facciamo frutti degni di penitenza? E cioè un dolore proporzionato al male commesso? Una conversione totale, rispetto alle nostre mancanze? Inoltre, come sono le nostre confessioni? Precedute da buon esame e da dolore interno, vivo? Detestiamo davvero il male e vogliamo davvero la nostra conversione?
Prepariamo quindi un presepio degno al Bambino Gesù nei nostri cuori. Non un letto di spine, che sarebbero i peccati veniali e le imperfezioni volontarie, ma un cuore caldo di amore, una mente animata da una fede viva, un desiderio vivo di metterci alla scuola che Gesù apre nel presepio a tutti gli uomini.
Propositi. E invochiamo la Vergine benedetta che ha preparato bene il suo spirito al grande avvenimento della nascita del Bambino celeste. Gesù Maestro, accettate il patto, ecc.10.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, copia, fogli 3 (22x28). Nell'originale è scritto “Meditazione del Primo Maestro, Domenica 21.12.1952”. Dal contenuto si deduce che è la quarta domenica di Avvento. Non è indicato il luogo, potrebbe essere Grottaferrata.

1 Cf Is 45, 8: «Stillate, cieli…».

2 Cf 1Cor 4, 1-5.

3 Cf Is 7, 14.

4 Cf Lc 3, 1-2.

5 Cf Is 40, 3-5.

6 Dalle cronache riportate in Cose Nostre risulta che negli anni 1951-1952 sitennero numerose Feste del Vangelo in tante parrocchie e città dell'Italia (cf Cose Nostre, [1951-1952], s.d., n. 6, pp. 9-11; n. 7, pp. 11-14). Poiché i vari fascicoli di Cose Nostre sono senza data, per poter fare riferimento ad essi, sono stati ordinati inbase ad alcuni elementi contenuti nelle notizie.

7 Cf Mt 3, 8.

8 Cf Is 40, 3.

9 Cf 1Cor 4, 5.

10 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 193.