Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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36. SANTIFICAZIONE: SCOPO DELLA VITA RELIGIOSA

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Alba, Casa Madre, 13 dicembre 19621

Venendo in questa casa, Casa Madre, sempre ricordo le innumerevoli grazie ricevute dal Signore e i tanti sacrifici, la generosità, lo spirito di pietà, di buona armonia, di carità fra le suore, le prime suore.
Le altre Case dovrebbero iniziarsi e formarsi sopra l'andamento della Casa Madre, come ogni figlia dovrebbe modellarsi sopra la mamma, vivere in umiltà e vivere in semplicità, in amore, secondo gli esempi che dava la madre; parlo delle mamme buone.
Se nascono, le altre Case, come è nata questa, se si rinnovano tutti i sacrifici e tutta la generosità e specialmente la pietà eucaristica, allora incominciano bene.
Questa Casa dev'essere la "forma" delle altre Case, la forma; come quando fate quelle statuette: c'è la forma e poi s'immette dentro la materia che deve costituire la statua, e le statuette che vengono fuori saranno conformate alla forma. Così san Paolo diceva ai suoi cristiani che egli era stato per loro «forma» e che dovevano formarsi su di lui2. Forma. Poi ricorda bene che egli si è formato sopra la forma originale, autentica, primitiva: il Figlio di Dio incarnato, Gesù Cristo3, «forma» di tutta la vita cristiana e di tutta la vita religiosa.
Sì, se Casa Madre si conserva "forma" come lo era e come, penso, spero che continui ad essere, allora guarderanno sempre qui coloro che son mandate ad aprire nuove case e ricorderanno gli esempi dei primi anni. Ed è molto importante che siano scritti, siano ricordati proprio come vengono, e devono essere raccontati e ricordati con scritti, in sincerità.
Certamente che gli esempi, allora lasciati, devono esser sempre presenti e quando, fra 50 anni, coloro che ancora vivranno o coloro che saranno entrati, devono ammaestrarsi e devono formarsi sulla condotta, sullo spirito, sulla pietà, sulla virtù, sull'osservanza dei primi tempi. Sembrerebbe allora che una vita, in certo senso, fosse più disordinata? No, era ordinata a suo modo, perché molte cose si dovevano fare allora che poi non si hanno da fare in seguito; ma parlo sempre delle cose esterne. Quanto allo spirito, sempre dev'esser vissuto, imitato. Lo spirito, in primo luogo, il lavoro di santificazione, di donazione completa a Dio, quando si costituisce un muro fra la suora e il mondo (il muro è l'abito), il quale poi stabilisce quello che viene espresso nella professione religiosa, la formazione soprannaturale della vita religiosa.
Senza Maestre allora, senza Madri, ma tutto imparavano dall'Eucaristia e da chi doveva loro comunicare il volere di Dio e prendere quell'indirizzo di vita religiosa e di vita umana: lo spirito, e lo studio, e l'apostolato e la formazione umana, cristiana, religiosa e tutto quello che costituisce per la vostra via, la vostra vita come è descritta ora nelle Costituzioni. Ricordare i primi esempi.
Certo, adesso non fate più i sacrifici di allora, e manca anche un po' lo spirito di povertà che vi era allora. E poi, bisogna dire, quel sentire di lasciare e mettere da parte il mondo per vivere di Gesù Cristo, era più sentito. Oh, non che adesso dobbiamo piangere il passato, ma dobbiamo, prima di tutto, imitare e poi perfezionare; no, fermarsi.
Se vi sono più mezzi adesso, cosa significa? Significa che abbiam maggiori grazie e significa che abbiamo maggiori doveri, maggiori doveri perché i doveri nascono e sono in proporzione delle grazie che si ricevono. Sì, quelle persone, le suore che conservano il buon spirito e che anzi, date le grazie più abbondanti, le maggiori comodità che si hanno, allora, se progrediscono, se si santificano, ecco vivono così lo spirito primitivo e finiscono con l'essere di esempio alle altre che vengono e che si formano e che vivono nella vita della Pia Discepola.
La conclusione di questo primo punto della meditazione è di segnare bene e lasciare scritto quello che è stato in principio.
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Oh, secondo punto. Siamo verso il termine del 1962. Quando si è a questo punto, oggi 13, santa Lucia, ricordiamo che l'anno volge al fine. Tre cose:
Primo, riconoscenza amorosa
per gli innumerevoli benefici ricevuti dal Signore. Non soltanto: «di avermi creato», ma anche «di avermi conservato e condotto in questa Congregazione» - si dice - oltre che essere stati fatti cristiani. Condotti in questa Congregazione.
Allora, riconoscenza amorosa al Signore, volergli sempre più bene. Questo particolarmente nelle ore di adorazione può esser sentito e può essere che questo penetri tutta l'anima e orienti sempre più l'anima verso Dio, verso Gesù. Ricordandovi che siete nate dall'Eucaristia, e dovete vivere l'Eucaristia, vivere la vita di Gesù Maestro eucaristico, gli esempi che egli ci dà nella Santissima Eucaristia: povero, umile, pio, sempre teso verso il Padre celeste e verso gli uomini: Gloria al Padre e pace agli uomini1. Vivere sempre meglio la vita eucaristica del Maestro Divino. Riconoscenza amorosa.
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[Secondo,] poi, umiltà. Abbiamo corrisposto a tutte le grazie ricevute nel 1962? Oh, dei mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa dobbiamo dirne parecchi, tutti. E allora, questa ultima parte dell'anno, in ispirito di penitenza. E quando il sacerdote esce per la celebrazione della Messa e ci sono i paramenti violacei, ecco questo ci fa ricordare che è tempo di mortificazione, di riparazione. E siccome la Discepola deve possedere il cuore di Gesù, ecco la riparazione per tutto ciò che è mancato nella Famiglia Paolina, cioè quello che è mancato nel dar gloria a Dio e nel riparare i peccati nostri, i peccati altrui e ottenere all'umanità la grazia di conoscere Gesù e di seguirlo. Un miliardo e 750 milioni di uomini che non conoscono ancora Gesù Cristo, e sono pagani: Emitte Spiritum tuum et creabuntur et renovabis faciem terrae1.
Se tutta la faccia della terra si ispirasse al Maestro, vivesse il cristianesimo, lo vivesse, non solamente lo sentisse predicare, allora quanto meglio camminerebbe l'umanità, quanta più pace, quanto più benessere naturale e soprattutto spirituale.
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[Terzo,] poi, alla fine dell'anno, in questi ultimi giorni, chiedere al Signore, Gesù eucaristico, la grazia di santificare il 1963 in quanto il Signore ce lo darà. Santificarlo.
Voi mettete le intenzioni secondo il Primo Maestro. Ora, l'intenzione di questo mese per le vostre Adorazioni, l'intenzione è questa: la santificazione di tutti i membri della Famiglia Paolina, la santificazione.
Come veniva, supponiamo, indicato l'anno a san Paolo, l'anno a Gesù Maestro, questo 1963, dedicato tutto, specialmente la preghiera, dedicato alla santificazione1.
Che i membri della Famiglia Paolina si santifichino: con la purificazione di ciò che è difettoso ancora, e con l'acquisto di quello che ci manca, specialmente le tre virtù fondamentali che sono quelle che fan vivere la vita cristiana e religiosa: fede e speranza e carità.
La grazia del battesimo ci ha comunicato la vita soprannaturale, ma questa vita soprannaturale rispecchia e produce la virtù della fede, la virtù della speranza, la virtù della carità, perché lì sta ogni principio di vita cristiana e di vita religiosa.
La vita religiosa è viver un po' meglio la fede, la speranza, la carità; è mostrata questa vita di fede e speranza e carità con l'osservanza quotidiana: la carità, per il voto di castità; la povertà, per la virtù della speranza; e poi l'obbedienza, per la virtù della fede. E cioè:
- fede che porta all'obbedienza: riconoscer Dio, l'autorità di Dio, Dio nostro fine;
- e poi la speranza conservata mediante l'osservanza della povertà;
- e poi l'amore a Gesù, carità, amore a Gesù e al prossimo con l'osservanza del voto di castità. Perfezionare la vita della Pia Discepola.
E con le Adorazioni, cominciando da oggi, sapete per quello che vi offro al Signore: è per la santificazione di tutti i membri della Famiglia Paolina: e quelli che sono lontani, e quei che son vicini, e quelli che sono appena entrati, e quelli che da anni vivono nella Famiglia Paolina, e quelli che già lavorano intensamente per la santificazione, e quelli che sono un po' tiepidi. Tutti in generosità, tesi verso la santificazione come lo scopo della vita in generale, e lo scopo in particolare della vita religiosa. La santificazione.
Se si vuole render più facile questo, due punti, cioè due mezzi: purificarsi e conquistare.
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[1.] Purificarsi dei difetti. Non si nasce santi. Non entrate mica sante. E non eravate sante a casa e non lo siete anche qui, ancora. Ma si vuole arrivare alla santità. Non che si fosse senza difetti, non si entra perfetti, ma per perfezionarsi, e quindi può essere benissimo che si portino anche certi difetti che sono un po' grossi. E i difetti non si lasciano a casa, eh? se li porta appresso ognuna o, come dell'amor di Dio che è nel cuore, uno se lo porta appresso, ma non si nasce santi. Si dirà: ma quella aveva questo difetto; quella aveva quell'altro. Quanto ne ho sentito dire riguardo al processo di canonizzazione di san Giovanni Bosco. E la Chiesa lo ha canonizzato. E la parola del Papa è infallibile in quello. E così i Santi che vengono canonizzati in questo tempo: tre già canonizzati1 e l'altro che sarà canonizzato in gennaio, il beato Pallotti2. Persone che erano vivaci, dotate di molte qualità buone: intelligenza, energia fisica, morale, e quindi anche, qualche volta, degli eccessi, degli atti di collera, magari, e bisticci tra compagni.
Oh, ma più si è dotati di energia, [più occorre] impegno a utilizzare bene l'intelligenza e volere andare avanti. Quella mano tesa, quel cuore teso verso il progresso spirituale Sì, certe qualità naturali, quando si era meno perfetti ed eravate fanciulle di 7 anni, di 10 anni, fanciulle, più avanti ancora... purificare i difetti che venivano da quell'esuberanza di attività, di intelligenza, di salute, ecc.
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2. Oltre la purificazione, la conquista. E cambiare, e cambiare i pensieri. Se hai una mente aperta, dono di Dio, a Dio volgerla, conoscere sempre meglio Iddio. E se hai delle buone qualità di mente, imparare tutto. E imparare intendo anche l'apostolato e capire sempre meglio la vita religiosa, non una vita così, sempre uguale. Tesi verso le cime del monte: Quis ascendet in montem Domini? Innocens manibus et mundo corde1.
Ecco, sempre più delicatezza, innocenza, e col cuore rivolto [a Dio]. Così che poi ci si applica alla pietà, allo studio, all'apostolato e a tutto il complesso delle cose e delle opere che si hanno nella Congregazione secondo le Costituzioni; una divozione vera alle Costituzioni, la divozione alle Costituzioni come lettera, cioè come articoli e come spirito. Non varrebbe gran che descrivere le particolarità dell'osservanza, supponiamo, della povertà, se non ci fosse lo spirito, l'amore proprio a Gesù, per vivere come lui, come ha vissuto dal presepio e in Egitto e a Nazaret e nella vita pubblica e nella passione e, adesso, nella vita eucaristica.
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Allora, ecco, si parte dall'Eucaristia, e con l'Eucaristia, tutto il resto. Se fate bene le Adorazioni, questa purificazione e questo progresso sarà continuo, vivrete sempre meglio lo spirito delle "Prime" e della vita di allora.
Considerando, forse, qualcheduna, sembrerebbe che allora [la vita] fosse disordinata; ma era, non disordinata, era meglio vissuta ed era possibile, quindi, produrre di più nella santificazione, nelle privazioni, nei sacrifici e nell'anima che cercava solo Dio, Dio. Come era lasciato il mondo! la famiglia! C'è tanto ancora da imparare, non è vero?
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Oh, allora avanti! L'anno della santificazione, che si realizza, questa santificazione, mediante: purificazione e conquista della vita della Pia Discepola, quell'amore a Gesù. Qualche volta vi perdete un poco in cose minute, combattere quel punto particolare. Sì, le particolarità vanno dirizzate, se sono storte, si capisce. Ma soprattutto che cresca l'amore a Dio, a Gesù; il pensiero, il desiderio del paradiso e il desiderio del cuore del bambino Gesù: la gloria al Signore, la pace agli uomini1 facendo il vostro apostolato che è contributo alla pace degli uomini. Propositi. E mirare a cose grandi e a cose sublimi, perché, tante volte, non si capisce quanta è l'abbondanza dei doni che il Signore fa alle anime. Vi sono persino anime le quali temono che sia superbia volersi santificare tanto, voler giungere a molta perfezione: "Ah, non è fatta per me!". E qualche volta me lo scrivono. Oh! "Non giungo a quelle altezze. Non posso imitare santa Teresa, san Paolo". Ma, va a sapere che falsa umiltà è entrata. Sì.
L'umiltà sta qui: nel credere che siamo nulla, e poi nella confidenza: "E voi siete tutto e volete darmi tutto", ecco. Una fiducia larghissima nel Signore, sicurezza che tutte siete chiamate alla contemplazione. Non... (beh, questo in due parole perché, capisce chi capisce).
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Dalla meditazione discorsiva passare alla contemplazione secondo i doni che il Signore dà. Ma li dà a tutti, quando c'è volontà d'esser santi e il distacco dalle idee e dalla volontà, da quelle abitudini che disturbano la comunità, da quei capricci e piccoli attaccamenti che riguardano la povertà, la castità, l'obbedienza. Distacco. Allora, quanto più siamo svuotati da attaccamenti, da tendenze, in sostanza da quello che forma l'egoismo, in fondo, allora Dio prende possesso intiero dell'anima. Mirate in alto. Non vi ha chiamate... tutti siam chiamati alla santità come cristiani, ma avendovi chiamate [alla vita religiosa, anche] a una santità maggiore.
Non legger solamente vite dei Santi, eh? ma volerli vivere, non solo leggere la vita dei Santi e ammirarli, ma volerli seguire e, in primo luogo, coi loro sentimenti, coi loro desideri, con le loro aspirazioni alte.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 106/a (= cassetta 120/b). - Per la datazione, cf PM: «Siamo verso il termine del 1962 (...). Oggi, 13, santa Lucia». - In dAS, in data 12/12/1962, si legge: «Andato [il PM] in Alba... Ritorna a Roma il 21/12 all'aeroporto di Fiumicino».

2 Cf Fil 3,17.

3 Cf 1Cor 4,16.

1 Cf Lc 2,14.

1 Sal 103,30.

1 Il PM aveva indicato per la Famiglia Paolina un Anno a Gesù Maestro (1955); un Anno a s. Paolo apostolo, dal 25 gennaio 1957 al 25 gennaio 1958; ora annuncia l'Anno di particolare santificazione (1963).

1 S. PIETRO GIULIANO EYMARD, S. ANTONIO MARIA PUCCI, S. FRANCESCO MARIA DA CAMPOROSSO, canonizzati il 9 dicembre 1962..

2 S. VINCENZO PALLOTTI, canonizzato il 20 gennaio 1963.

1 Sal 23,3-4.

1 Lc 2,14.