Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

21. LA DIVINA PROVVIDENZA
(Domenica XIV dopo Pentecoste)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 16 settembre 19621

...capo 6°.
Gesù disse ai discepoli: «Nessuno può servire due padroni, certamente odierà l'uno e amerà l'altro, oppure sarà affezionato al primo e disprezzerà il secondo. Non potete servire a Dio e insieme al denaro. Perciò vi dico: non preoccupatevi nel cercare il cibo per la vostra vita o il vestito per il vostro corpo. La vita non vale più del cibo, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non riempiono i granai, e tuttavia il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi più di loro? Con la vostra inquietudine sperate, forse, di poter prolungare di un minuto la vostra vita? E perché darvi tanta pena per il vestito? Guardate come crescono bene i fiori selvatici: non lavorano, né filano; eppure vi assicuro, che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di loro. Se Dio s'interessa a vestire così l'erba del campo che oggi è in fiore e domani sarà gettata sul fuoco, quanto più vestirà voi, gente di poca fede? Non inquietatevi, dunque, dicendo: "che mangeremo? che berremo? di che ci vestiremo?" Queste preoccupazioni sono comprensibili in un pagano, ma voi sapete che il Padre celeste conosce tutti i vostri bisogni. Cercate piuttosto che il regno di Dio venga sulla terra, e cercate la giustizia e tutte le altre cose vi saranno date in soprappiù»2.
Se si prendesse solo un versetto di questo tratto del Vangelo, un versetto distaccato dagli altri, non si capirebbe bene, bisogna invece considerarli nel complesso, tutto il complesso dell'insegnamento di Gesù.
Primo insegnamento: «Nessuno può servire a due padroni, certamente odierà l'uno e amerà l'altro, oppure sarà affezionato al primo e disprezzerà il secondo».
E si può sempre dire materialmente così? Non potrebbero essere due padroni che vengono serviti uno la mattinata... E donne che vanno a fare la mezza giornata in una casa e donne che fanno l'altra mezza giornata in altro lavoro o in famiglia, ad esempio. Vuol dire che non può servire a due padroni quando l'uno è contrario all'altro. E cioè, l'esempio: quando uno è attaccato ai soldi, al denaro, non serve Dio, il suo cuore è lì, è nel portamonete, non è con Dio, e cioè, guarda solo a mettere da parte e guarda insieme [come] amministrare quel denaro; gode di quello. E invece, quando si fa il proprio dovere, si lavora, ad esempio, finché vi è la salute, allora, ecco, questo è dovere. Non perché uno voglia accumulare, ma perché è dovere di lavorare finché si può.
Così, uno non può essere schiavo di se stesso, cioè dell'egoismo, amor proprio, superbia, vanità, e quello scaccia via l'amor di Dio, non ci stanno [insieme] perché uno serve a se stesso e non serve a Dio. Ma chi ama Dio non è egoista, non serve a se stesso. Alle volte sotto aspetto di zelo noi invece serviamo a noi stessi. Quindi: «non potete servire a due padroni».
Qui fa l'esempio del denaro, ma sono tre i padroni cattivi e ce n'è uno solo di buono.
(...) Padroni cattivi sono: l'avarizia, e poi la sensualità, e poi la superbia. Ma Dio è uno solo, il Padrone, e gli altri tre invece son padroni che rendono schiavo l'uomo, e l'uomo non va più a Dio, non si santifica, non ottiene un bel posto in paradiso.
162
«Allora non preoccupatevi nel cercare il cibo per la vostra vita o il vestito per il vostro corpo».
Allora non si deve lavorare? E si deve lavorare, si deve lavorare per compiere la volontà di Dio e allora viene da sé il frutto del lavoro; perciò vi sarà lo stipendio, vi sarà il reddito del lavoro e vi sarà altro introito. Fatto il dovere, viene il cibo e viene il vestito, quando si tratta di persone che possono fare il lavoro. Quando invece uno non può fare, ci pensa Dio.
«La vita non vale più del cibo o il corpo più del vestito?».
E sì, la vita più del cibo. E qui s'intende la vita eterna e anche la vita presente. Ma il Signore vuole che guardiamo... che Dio provvede a tutti. A te provvede perché hai salute e hai il mezzo di guadagnare, o il contadino ha il campo per lavorare, per seminare e raccogliere, lì è dovere, è già provveduto. Quando invece non c'è questo mezzo, allora il Signore interviene con la provvidenza. E il Signore non provvede a tutto ciò che ha creato? Ha creato gli uccelli e ha creato le piante, i fiori, le erbe. E allora, se provvede a tutti, non provvede anche all'uomo? Non gli ha dato i mezzi? Non ha dato agli uomini i mezzi per nutrirsi? E ha creato il tutto, e le piante che ci danno i frutti, e gli ortaggi di cui ci nutriamo; e la lana che ci viene dalle pecore; e poi tutti gli altri mezzi ha provveduto Dio.
«Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non riempiono i granai, e il Padre vostro celeste li nutre».
Perché a loro ha già dato anche i mezzi, vanno a beccare il cibo. E il lavoro è obbligo, dovere fondamentale: «Mangerete il pane col sudore della fronte»1.
«Non valete voi più di loro? Con la vostra inquietudine sperate forse di poter prolungare di un minuto la vostra vita?». Ma la traduzione sarebbe: non potete cercar di crescere di un centimetro artificialmente? No, non possiamo, ad staturam suam cubitum unum. Tuttavia, non c'è bisogno della cura e delle medicine? Certo. Sono i mezzi che il Signore dà.
«E perché darvi tanta pena per il vestito». E cioè, la vanità.
«Guardate come crescono bene i fiori che sono anche selvatici, cioè del campo; eppure vi assicuro che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di loro».
Per quanto un vestito sia di seta o di stoffa ancor più preziosa, tutta quella stoffa preziosa, bei colori, non vale un filo d'erba, perché il filo d'erba ha la vita e invece tutto ciò che ti metti addosso è morto, cioè, senza vita, è un minerale.
«Se Dio s'interessa a vestire così l'erba del campo che oggi è in fiore e domani sarà gettata sul fuoco, quanto più vestirà voi, gente di poca fede?».
L'erba, il fiore, oggi, stamattina può essere bello (...) e alla sera può già esser tagliato, può anche esser già disseccato. Se il Signore pensa agli uccellini tutti e a tutti i fili d'erba, tanto più pensa a voi, gente di poca fede.
«Non inquietatevi dunque, dicendo: che mangeremo? che berremo? di che vestiremo?»
Bisogna occuparci di fare il nostro dovere e poi il resto ci verrà per giunta. E quindi l'apostolato deve dare il nutrimento. E se uno venisse, in casa, che non può più né lavorare e né può più avere, magari, l'intelligenza a posto, la provvidenza provvederà in qualche maniera. I pagani possono preoccuparsi di tutte queste cose e possono pure preoccuparsi di queste cose quelli che non hanno fede; ma quei che han fede pensano a compiere il dovere di lavorare: dovete guadagnarvi il pane «col sudore della fronte». Quelli sì, quei che non han fede, e quindi queste speculazioni ingiuste, ecc. Ma il Signore conosce i vostri bisogni.
163
«Cercate piuttosto il regno di Dio», in primo luogo, e la santità e le altre cose saranno di conseguenza, adiicientur vobis.
Quello è l'apostolato: cercare il regno di Dio o con le Adorazioni o con il servizio sacerdotale o con la liturgia. Ma soprattutto, per ogni individuo: la santità. Primo, che il regno di Dio sia in noi, e cioè, che siamo santi, poi il regno di Dio su tutta la terra, e allora, tutto il resto viene in aggiunta, et haec omnia adiicientur vobis. Perché (il paragone è molto materiale, questo): se vai [ad] acquistare carne dal macellaio, ci pensa lui a dare l'osso in aggiunta. Oh, cioè Iddio, Dio amare.
Ma specialmente qui, questo si riferisce ai religiosi, questo tratto di Vangelo. Il regno di Dio, cioè, viver bene la vita religiosa individualmente, e poi l'apostolato per il regno di Dio, fuori di noi, cioè: adveniat regnum tuum1 nel mondo, nelle anime, nelle nazioni.
Anche la mostra che si farà questo autunno, a Dio piacendo, sarà uno spettacolo della situazione odierna della Chiesa2. E allora sì che bisogna far la preghiera: adveniat regnum tuum.
164
Ma bisogna osservar la povertà, osservare i voti. E qui si parla solamente dei beni terreni, allora il voto di povertà. Il voto di povertà proibisce, che cosa? Di avere dei beni di famiglia? No, proibisce l'amministrazione dei beni per cui un religioso, una religiosa non possono amministrare. "Ma io ho ricevuto un regalo". E lo devi dare alla comunità, la quale dispone. "Ma è personale". Quasi mai è personale, quasi mai; eccetto che venga dal padre, dalla madre, proprio per lui. Ma tutto quel che ti danno, è perché c'è il religioso; se non fossi stato un religioso, fossi stato un operaio, te lo avrebbe dato? Quasi mai è personale. E allora, distribuire poi, ciò che si è ricevuto, ad altri liberamente, è proprio contro il voto, è amministrare. Qui, molte volte, non lo si capisce e si va avanti ciecamente. Allora bisogna che noi siamo diligenti. Povertà. Cercate allora l'osservanza dei voti, in altre parole. Chi non può fare molto, e farà poco.
E arrivavo anche a fare sette, otto prediche al giorno. Ora non ci arrivo più. Ma si fa quel poco che si può.
E quindi, tener d'acconto del tempo e delle forze che si hanno ancora. E se mancano, non abbiamo più obbligo di usare le forze che non ci sono. Quindi sempre attenzione. Vivere la nostra povertà. Ma non avere scrupoli perché lo scrupolo è un errore di testa o una malattia di spirito.
Ma (...) l'osservanza, però, del Diritto Canonico e delle Costituzioni; son le leggi della Chiesa, perché quegli articoli lì, son proprio presi dal Diritto Canonico; almeno l'85% delle Costituzioni son di Diritto Canonico, cioè son le leggi della Chiesa.
165
Oh, però non affannarsi. Fare con semplicità il nostro dovere, occupare il tempo, osservare le nostre leggi (...) ecc.; però dopo, il cuore nostro tutto orientato verso Dio e verso la salvezza delle anime. Cercare il regno di Dio e la santità. E facendo il nostro dovere avremo quanto necessario nella vita, quanto necessario di grazie spirituali specialmente. Perché, chi è attaccato a un filo, anche solo a un filo e lo nasconde agli altri e dice: "questo è mio", allora la religiosa ha finito di osservare i voti, il religioso ha finito di osservare i voti.
E quando è che è entrato qualche cosa in casa, lo abbia adoperato per me soltanto? Mai pensato. E' dell'Istituto. Devo far testamento? Ma no, perché il religioso non ha nessun testamento da fare, sebbene fossero quei beni che vengono dalla famiglia. E questo secondo le leggi canoniche, è nel capitolo della povertà. Ma allora non è amministratore, è uno attraverso le cui mani passano i beni, compie un dovere particolare (ma qui richiederebbe una lunga spiegazione, lasciamola a parte per conchiudere coi nostri propositi).
166
Essere equilibrati. Fare la nostra parte di dovere. Perché il Signore ha comandato ad Adamo [ed] Eva: lavorate1. E Gesù Cristo, Figlio di Dio, ha lavorato in un umilissimo lavoro. E' legge naturale ed è legge divina, quindi. Fiducia in Dio, perché quando una cosa è necessaria o per la nostra vita o per un bene, un'opera buona che si deve fare, un apostolato, ecc., la Provvidenza non manca. Perciò equilibrarsi. Cercare la santità e il regno di Dio. E fiducia in Dio che facendo la nostra parte la Provvidenza non manca, ecco. Ma molti intendono solamente per Provvidenza il mangiare, il vestire. Ma in primo luogo si cerca la santità, cioè le grazie.
Non servire ai tre padroni e cioè: avarizia, sensualità, superbia, ma servire a Dio solo, perché chi è superbo non serve a Dio, cerca il suo onore, non quello di Dio. Non capisce: gloria in excelsis Deo2, non lo capisce e non capisce anche l'altra parte: et in terra pax hominibus2. Ma chi ama Dio capisce e gli esce dal cuore:Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis2.
Sia lodato Gesù Cristo.
167

1 * Nastro 113/c (= cassetta 113/a). Per la datazione, cf PM: «Anche la mostra [della Chiesa] che si farà questo autunno...» (cf PM in c202). In base a questo dato sicuro, la datazione delle altre meditazioni: (nn.19,20,22), registrate sullo stesso nastro, è stata ritenuta come molto probabile. - dAS, 16/9/1962 (domenica): «m.s.» (cf dAS in c112).

2 Mt 6,24-33.

1 Cf Gn 3,19.

1 Mt 6,10.

2 A Roma è in preparazione una mostra: «La Chiesa oggi nelle sue membra vive ed operanti». Ha scopo vocazionario. E' promossa dal Comitato dei Superiori Generali per l'incremento delle vocazioni. E' un omaggio al Concilio Ecumenico Vaticano II (cf San Paolo, settembre 1962, p. 4). - Fu allestita nei locali dell'Ente Autonomo Fiera di Roma, sul viale Cristoforo Colombo, dal 18 novembre al 9 dicembre 1962 (cf San Paolo, ottobre 1962, p. 8; novembre - di- cembre 1962, pp,1-6). Ad ogni Istituto venne affidato l'allestimento di uno stand rappresentativo del proprio compito specifico. Per questo alle Pie Discepole venne «riservata la parte liturgica» e l'allestimento della Cappella, con l'organizzazione e l'impegno della Adorazione eucaristica, per il periodo della Mostra.

1 Cf Gn 3,23.

2 Lc 2,14.