33. I TRE "TUTTO"
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Parigi, 1° novembre 19621
Io credo che dovremo pensare a risolvere un po' il problema delle vocazioni. Studiare questo: come assicurare un numero di vocazioni corrispondenti al bisogno. Non credo che bisogna dire: ma in Francia non ci son le vocazioni; negli Stati Uniti non ci son le vocazioni. Non è che non ci siano, è che non sappiamo prenderle o che non ce le meritiamo, che non troviamo le vie. La Pastorale2 fra le altre cose insegna questo: come sapere noi meritarci le vocazioni e, nello stesso tempo, reclutarle e formarle, sì.
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Quest'oggi è festa di giubilo in quanto ricordiamo tutti i Santi, la Gerusalemme celeste e, nello stesso tempo, il pensiero e la nostra attenzione si rivolge verso quello che è la terra, [verso] le anime del purgatorio. Quindi, da una parte, abbiamo da considerare la celeste Gerusalemme, cioè la Chiesa trionfante; dall'altra parte, la Chiesa purgante; e poi pensiamo a noi che siamo nella Chiesa militante.
I Beati già sono sicuramente nell'eterna felicità.
Le anime del purgatorio son sicure della salvezza, quindi si preparano ai gaudi eterni. E resta però un'attesa: finir la preparazione al paradiso.
E qui siamo ancora fra mezzo le due schiere e cioè, c'è il buon grano seminato da Gesù per mezzo dei suoi ministri, e la zizzania seminata di notte dall'uomo nemico, cioè dal diavolo che fa sempre il principe delle tenebre; e lui, quindi, semina di notte, nelle tenebre1.
Alzando gli occhi al cielo ci pare di sentire la voce: me expectant iusti2: i giusti mi aspettano; ci aspettano. E chi sa quante sorelle vi aspettano! Qualche volta giova tener presente (dappertutto l'avete l'elenco delle defunte? sì? qualche cosa), pensare che possono essere già al premio, ma nello stesso tempo, qualche requiem e se non serve più per loro, che serva per chi, invece, ne ha bisogno. La nostra vita è una preparazione al paradiso.
Quel titolo, l'Apparecchio alla morte3, volevo sempre cambiarlo nell'"Apparecchio alla vita", cioè al paradiso. Così.
Vi sono anime che si son messe sulla via diritta del paradiso e anime che stanno ancora un poco lì incerte. Ma voi vi siete messe sulla strada diretta e diritta per il cielo. Ecco, chi è consacrata a Dio e vive la consacrazione: strada diritta e diretta. Che bella grazia avete. Non basterà l'eternità per ringraziare degnamente il Signore, non basterà l'eternità, da noi; ringrazieremo degnamente: per Christum Dominum nostrum. Allora, cosa bisogna dire? Nos tibi semper et ubique gratias agere4. Allora: per Christum Dominum nostrum.
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Però vi piace entrar subito in paradiso, no? Cosa ci vuole? Ci vuole perfettamente l'osservanza del primo comandamento: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze»1. E voi avete scelto questo: di amare solo Gesù e con tutta la mente e con tutto il cuore e con tutte le forze, e non amare voi stesse.
Ci sono ancora degli attaccamenti, alle volte, e che impediscono che Gesù prenda possesso di tutto il cuore, di tutta la mente, di tutte le nostre forze, la nostra volontà, la nostra persona.
Vedete, quando vogliamo che Dio ci ami; quando vogliamo essere purificati; quando vogliamo che, chiusa la vita presente, ci troviamo con Gesù subito... ecco, si fa consistere, troppe volte, nella pietà, nel dire le orazioni, nel fare le Adorazioni anche, nel vestir quell'abito, come se mettere addosso l'abito a una figliuola, aspirante, voglia dire cambiare la sua anima. Sì, la vita religiosa, ma la vita religiosa ben vissuta, non è vero?
E cioè, distacchi da noi, da tre cose: da quelle che sono le cose esterne: e l'abito, e la cameretta, e il vestito, e un po' più di comodità, e l'ufficio; e il far bene, il riuscir bene, l'essere lodate in una cosa, attaccamenti che son contrari un po' al voto di povertà. Basta un filo perché ci tenga in basso, perché se il passerotto vien legato allo zampino, da un bambino, con un filo, il passerotto non scappa più, non si eleva.
Gli altri attaccamenti dipendono dalla sensibilità: e il piacere di vedere, il piacere di sentire; un po' di simpatia, un po' di attaccamento al proprio volere, un po' di gusto, un po' di amore al proprio posto, un po' di pretesa che ci stimino, ecc. E il distacco, il voto di castità: gli occhi che vogliono vedere, l'udito che vuol sentire, la lingua che vuol parlare. Il male proprio non lo si vorrebbe, il male grosso, ma il cuore è un po' trattenuto.
E poi ci dev'essere il distacco dalla volontà: obbedienza, docilità, sottomissione: questo, disposto; quello, disposto, su, giù; quelli che portano mille scuse, ecc., sono ancora attaccamenti alla propria persona, alla propria volontà, alle proprie cose che gustano e che han voglia di possedere, di avere, di fare.
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Vedete, bisogna che ci purifichiamo per andare di là subito in paradiso, altrimenti la veste bianca può essere un po' macchiettata e quindi bisogna che sia lavata di là, da una lavanderia speciale; e che qualche volta la veste bianca abbia qualche piccolo strappo e che ci voglia la rammendatura. Purgatorio, rammendatura, lavatura, lavanderia, ecco. E allora, se facciamo così, se ci laviamo: per possedere Dio, la sua grazia.
Noi bisogna che facciamo il confronto o il paragone che viene fatto da quel santo: nella bottiglia, se è già piena, non ci sta altra roba; ma se si svuota la bottiglia a metà, a tre quarti o del tutto, ci sta altra roba. Come ci sta Dio nell'anima nostra? A misura che vuotiamo il cuore da queste sciocchezzuole - come le chiama santa Teresa -, quando il cuore è pieno di sciocchezzuole: le amiciziette, preferenza, voglia di comparire un pochettino. E dice: finalmente ho capito, ho avuto una grazia di aver più luce, allora mi son decisa per la seconda conversione1.
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Vi sono suore che han bisogno della seconda conversione, quando si dice: "Mi faccio santa sul serio, costi quel che vuole, muoia l'amor proprio, ma viva l'amor di Dio". Come è bella la vostra Congregazione! E alla luce del tabernacolo, quale purezza - non è vero?- vi viene da Gesù se le Adorazioni si fanno veramente nel vero spirito: adorazione, ringraziamento, soddisfazione e supplica e riparazione, ecco. La vostra bella vita secondo le Costituzioni. Il vostro bell'Istituto che è destinato a progredire, sì. La santificazione.
Se svuotiamo il cuore da queste sciocchezzuole, l'anima nostra sarà piena, perché noi, non vale che facciamo o abito o orario o anche preghiera; ma se non si svuota il cuore, quella è tutta esteriorità. Bisogna proprio che ci sia tutto il cuore, tutta la mente, tutta la volontà, tutte le forze, tutta l'anima. Non pensar tanto a questa pratica, quell'altra, far questo e quello, no; bisogna proprio che ci sia il cuore tutto di Dio, la volontà tutta di Dio, la testa, il pensiero, la nostra mente, tutta di Dio, ecco, sì. E vogliono questo; e non c'è quel confessore, e c'è quell'altra cosa. Ma sono tutte sciocchezzuole. Cosa volete che faccia il confessore? Dovete voi svuotare il cuore, mica il confessore. Tante volte, proprio perché una si prolunga che svuota di meno, perché sfoga, vuole sfogarsi, in sostanza, e non amare il Signore.
Bisogna proprio che noi pensiamo che la santità nello svuotarsi sta, cioè togliere l'amor proprio, ciò che è l'attaccamento e mettere l'amor di Dio. Così, tutto lì. E può essere anche, alle volte, un'anima che, all'apparenza sembra un'anima di preghiera, ma vuole anche farsi vedere che prega. Un po' di ambizione, eh! bella voce, va composta, sa fare con le persone, eh, là! E tutto questo, quel cuore a chi appartiene? All'io sotto forma di amor proprio, è una forma di amor proprio, sì. Allora, vedete, quanto noi ci purifichiamo, ci distacchiamo: "Signore, quando vuoi chiamarmi: pronta; quando tu mi mandi, mi assegni questo lavoro, quell'ufficio, ecc.: pronta. Tutte le cose piccole: il garbo, la diligenza in cose, in altra... Eh, ci vuole proprio questa grazia, eh? Amare il Signore solo. E l'amor proprio può essere vestito da capraio, da operaia, da signora, da suora, l'amor proprio. E invece il cuore. Tutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze, tutta l'anima, ecco. E' l'osservanza del primo comandamento1. Se arrivate lì, siete nella vita mistica, precisa, sicura. Di lì in là ci possono essere delle visioni o dei miracoli, ma quelli li fa Iddio, mica quelli giovano a noi. Come se io dò l'assoluzione, mica che la dò a me, la dò a chi viene. Quindi tutt'altro, siamo noi col cuore, quel che amiamo davvero. Ecco, allora le beatitudini, quest'oggi, ricordarli.
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La santità propriamente sta nell'osservanza del primo comandamento che può essere osservato da un padre di famiglia e da una madre di famiglia e da una suora; e non essere osservato da un padre di famiglia, da una madre di famiglia, da una suora. Eh, è l'amore a Dio che fa. E che Dio possieda il cuore, la mente, l'anima nostra, tutta la volontà.
Oh, allora, pregate: che sia davvero, veramente il mio cuore distaccato da tutto; che arriviamo all'indifferenza, tutto quel che succede, quel che avviene, quel che c'è dentro, anche le tentazioni, ecc. Indifferenti, ma volere Iddio, amare il Signore con tutta la mente, tutto il cuore, tutta la volon[tà].
- Tutta la mente: pensare secondo Dio, e una fede profonda;
- tutto il cuore: i sentimenti del cuore di Gesù;
- tutta la volontà: quel che Gesù vuol disporre di noi, sì. Ma voi volete farle tutte queste cose.
La santità vera, la sete della santità, perché ci son nove gradi di preghiera e che son anche nove gradi di vita, [di] santificazione. Questa vita di trasformazione che sarebbe il grado più alto, cioè, quando veramente: «Non son più io che vivo, ma vive in me Gesù»1. E Gesù che pensa in me; o come san Francesco di Sales: Gesù, sei il mio cervello, sei le mie mani, sei i miei piedi a farmi andare qua e là, far questo o quello; sei la mia lingua. Quando è proprio Gesù che opera, eh? e che vuol dire osservare il primo comandamento.
Allora, facciamo delle Discepole sante, non è vero? Tutto, tutto, tutto. Sono i tre "tutto" che santificano. Tutto il resto è tutto vuoto. Se vi vestissero anche da regine o vi vestissero da cappellone, col cappello grande grande, è tutto lo stesso. Bisogna che ci sia la santificazione del cuore. Ma ci son delle suore che non sanno cosa facciano. E [le] grazie son tante. E ci stanno suore che stanno umili, tranquille al loro posto, e si santificano davvero.
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Dunque, pregate per la chiesa di Gesù Maestro?1 E lavorate anche.
E preghiamo che si tolga questo: qui ci son vocazioni; là non ci son vocazioni; in quell'altro posto non ci son vocazioni. Il Signore dà a tutte le nazioni, a tutti i posti le vocazioni; dipende da varie cose, per quel che riguarda noi, dipende dal fare la nostra parte, perché una parte dipende dai genitori; un'altra parte dipende dalla parrocchia dove, magari, non hanno avuto quella formazione cristiana sufficiente; o dai maestri, o dagli ambienti. Ci sono difficoltà, sì, ma se preghiamo si vincono le difficoltà.
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Bisogna che facciamo un centro paolino, in Francia, perché non c'è ancora.
In Ispagna, ecco: davanti, son le Figlie; qui c'è la Pia Società San Paolo; e di lì, le Pie Discepole, ecco, il centro. Ci son le strade in mezzo e ciascheduno... e si aiutano.
[In] Portogallo, preso un grosso terreno: 15 o 16 o 17 ettari, poi ne han fatto tre parti: una la Pia Società San Paolo, un po' più grande perché i ragazzi giocano al pallone; e poi in mezzo le Figlie, mi pare, o che siano le Discepole in mezzo, in sostanza tre: 8 ettari, 5 ettari, 3 ettari, ecco hanno occupato tutto, e stanno... qui han già cominciato a costruire; uno già finisce la casa, che è la Pia Società San Paolo; le Figlie di San Paolo, che cominciano a costruire; le Pie Discepole che stanno facendo i progetti per incominciare. Così, un centro che si fa sentire, che ogni famigliola della Famiglia (ogni Famiglia, voglio dire, ogni Istituto)... Se si è un poco uniti in forza si comincia a dare un valore nella nazione, si fa sentire che non si è un piccolo gruppetto che fa una determinata cosa, ma la Famiglia Paolina che ha tanti apostolati e raccoglie tante persone le quali sono più attirate, sì.
Oh, allora, il Signore benedica. E bisogna fare una cosa buona e forte che serva di allettamento, perché non c'è ancora in Francia la stima della Famiglia Paolina; lì dipende da altre cose anche, non mica solamente da fare il bene ognuna; ma anche bisogna riempire un po' l'occhio, la mente, sì, di coloro che... (e adesso spegni pure).
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* Nastro 175/a (= cassetta 119/a). - Per la datazione, cf PM: «Oggi, [festa di] Tutti i Santi». - Una voce incisa dice: «1° novembre 1962: il PM è a Parigi. Noi lo aspettiamo da un momento all'altro». - In dAS, in data 31/10/1962, si legge: «Parte [il PM] per Parigi... Ritorna a Roma il 4 novembre, ore 20,15».
2 Riferimento alla Teologia Pastorale, in genere, non ad un singolo autore o libro.
1 Cf Mt 13,24ss.
2 Sal 141,8.
3 Riferimento al libro di S. ALFONSO MARIA DE' LIGUORI intitolato Apparecchio alla morte.
4 Missale Romanum, Ordo Missae, Praefationes.
1 Cf Lc 10,27.
1 S. TERESA DI GESU' (1515-1582), cf Vita, cap. 8-9.
1 Lc 10,27.
1 Cf Gal 2,20.
1 Si riferisce alla costruenda chiesa a Gesù Maestro in via Portuense 739.