Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. VERGINITA': CONOSCERE - VOLERE - PROGREDIRE

Esercizi Spirituali (3-10 ottobre) alle Pie Discepole, Superiore.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 3 ottobre 19621

Una grande grazia stamattina con la posa e la benedizione della prima pietra alla chiesa del Divino Maestro2.
Altra grazia grande stasera, per voi, il corso di Esercizi Spirituali. Siete già venute con buona volontà, vi siete preparate con [la] preghiera e con le disposizioni necessarie di umiltà e di fede.
E come passare gli Esercizi utilmente, già è stato predicato ogni anno: esercizi di preghiera, molta preghiera; esercizi di fede, molta meditazione, molti riflessi; esercizi di virtù e osservanza degli orari; sopportare qualche incomodo che sempre importano gli Esercizi e, nello stesso tempo, il silenzio. Tanto ci parla il Signore, quanto noi facciam silenzio con gli uomini. Silenzio assoluto.
La settimana scorsa vi sono stati qui 90 sacerdoti per Esercizi Spirituali, sacerdoti diocesani. Ci hanno edificati tutti col silenzio, con la pietà, con la umiltà, proprio. Quindi non ripeto le condizioni per il buon corso di Esercizi. Piuttosto penso di ripetere una meditazione fatta qualche tempo fa, e sebbene qualcheduna l'abbia già sentita. Perché? Perché aiuti a fare la prima parte degli Esercizi come esame di coscienza.
L'argomento è la verginità: la verginità positiva e la verginità negativa3.
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La verginità positiva la si conosce dai primi anni, dai 14, 15, 20 anni, fino alla prima professione e alla professione perpetua. La verginità positiva si conosce dal corso della vita, nel corso della vita, e cioè, dal tempo in cui si è emessa la professione perpetua sino al tempo in cui si sente vicino il passaggio della vita presente alla vita eterna. E poi la verginità positiva nei giorni in cui si fa la preparazione diretta al paradiso e, allora, la piena purificazione dell'anima e la preparazione ad entrare immediatamente in cielo, così che la morte sia soltanto uno spinger la porta. Vi è una porta, si è in questo ambiente terreno, mondo attuale, qui, mondo visibile, mondo ordinario che noi conosciamo, e di là dalla porta c'è il mondo celeste, dove regna Dio, dove abitano gli angioli coi loro uffici, dove godono i patriarchi e i profeti e gli apostoli e i martiri e i confessori e i vergini e i santi tutti. Una città di cui noi non possiamo farci una piena cognizione, sì. La verginità positiva.
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Vi è, però, anche la verginità negativa. Perché bisogna subito dire - cosa che sembrerebbe già, a prima vista, capirsi, e cioè - non basta non sposarsi. Tutt'altro! Vi sono persone le quali non si sposano per molti motivi e conducono una vita, così, isolate e una vita che sarà più o meno cristiana e poi, ecco, conchiudono la vita senza avere compiuta una vera missione. Ma molte volte era la volontà di Dio che non passassero al matrimonio, esempio: mancanza di salute.
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Verginità positiva. Qual è? E' quella in cui la fanciulla, la giovane, magari la giovane già matura, 20 anni, si sente attirata da Gesù; è l'amore che la porta a Gesù, il desiderio di vivere unita a lui senza intermezzi di persone, amore diretto, caldo. Non è una persona la quale non sappia e non conosca il mondo, deve sapere e conoscere il mondo e sapere quale e come dev'essere la scelta, con intelligenza, ma sempre per amore, sì. Non è una incosciente, ella ha studiato bene, vuole e sente che la donna, secondo l'ordine di Dio: «moltiplicatevi»1, ecco, unitevi e moltiplicatevi, nel paradiso terrestre, l'ordine di Dio, che fu ripetuto, ma, ella che vuole lo sposo e lo sceglie fra un uomo e Gesù, ecco. Una scelta cosciente, una scelta la quale è tutta ispirata dalla grazia, tutta illuminata dalla luce di Dio. Vuole Gesù come sposo. Non che si dedichi a una vita isolata, ad avere un cuore il quale non sia soddisfatto nella sua tendenza, nella sua sensibilità, perché l'uomo e, particolarmente la donna, ha la sua sensibilità. L'uomo ha tre qualità e cioè: l'intelligenza e la sensibilità e poi la volontà. Ora, ecco, avendo studiato bene, essendosi [sentita] attratta: Nemo venit ad me nisi Pater traxerit eum2: nessuno è venuto a me e viene a me se non è il Padre celeste che lo attira... E siete state attirate.
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La verginità positiva allora con quanto slancio, amore si apprende nel tempo di formazione: quel che riguarda la spiritualità, il sapere umano, l'apostolato, ecc., tutta la formazione. E poi come abbraccia i vari passi, non solamente; non dà molta importanza alla vestizione, è una cosa messa sopra, la quale non è che arricchisce di meriti, perché se ieri sera eri già ricca di meriti, avere l'abito non è esso che arricchisca e che santifichi, quella è una divisa esterna.
Oh, ma questa dedizione nel giorno della prima professione, ma preparata con un noviziato diligentissimo in cui ha notato un accrescimento continuo di amor di Gesù. E come mostrare questo amore a Gesù? Vivendo pienamente la vita religiosa della Pia Discepola. E allora il giorno della Professione è il giorno, non più del fidanzamento che è cominciato col noviziato, ma il giorno della celebrazione, dell'unione, del matrimonio spirituale - come lo chiamano i mistici - con Gesù. E non è questo il punto di arrivo soltanto, è un punto di arrivo, sì, ma è un punto soprattutto di partenza. Di lì incomincia l'amore perfetto e va quotidianamente crescendo in tale amore.
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Vi è la verginità negativa. Fanciulle che non san neppure che cosa significa darsi al Signore, sì. Sono, magari, entrate nell'Istituto bambine, non han conosciuto che cosa lasciano e non han conosciuto che cosa abbracciano. Passano gli anni uno dopo l'altro, così, con indifferenza spiritualmente, come quasi una incoscienza, come se si passasse dalla terza alla quarta classe, e dalla quinta alla sesta, e dalla decima all'undecima; si va avanti perché tutti vanno avanti. E viene il tempo che son già state due anni, faran la vestizione; poi passerà il tempo in cui esse già han vestito l'abito e aspettano il noviziato. Ma non è l'amore di Dio che le porta, non è Gesù che le attrae. Entrate perché è una vita più comoda, non han i fastidi della famiglia, pensano che vivrebbero male; e poi non hanno anche tante capacità; ma lì, sì, passano una vita che per sé è onorata, perché è l'abito che viene onorato; è una vita, quindi, in generale, rispettata; fanno così e prendono la pietà come una delle occupazioni, e l'apostolato come una delle occupazioni. Che cosa hanno scelto? Hanno scelto quello che è più comodo, quel che è più onorifico, quello in cui non hanno fastidi, meno fastidi; risolvono la questione della vita, una posizione; in qualche maniera bisogna vivere e, da una parte, non si sentono e, dall'altra, lì trovano che ci sono meno fastidi e meno sacrifici. Verginità negativa. Non è la verginità che fa la suora. E' un'altra la verginità, è la positiva che fa la suora.
Perciò la diligenza nello scoprire quando vi è la tendenza, la volontà, la fermezza nel volere una verginità positiva, quando... in sostanza, non si sposa nessuno, si sposa l'io solo: Gesù Cristo, no; un uomo della terra, no; avanti così. E allora non piacciono né a Dio né agli uomini; cioè non piacciono alle persone, all'Istituto stesso. Esaminare - ed è cosa sempre molto delicata - prima di accettare aspiranti.
E' grande cosa che voi notifichiate al centro dell'Istituto perché si pensa che quella tal figliuola possa aver vocazione; e però, mentre che si descrive quel che si crede che sia indizio di vocazione, mentre che si scrive, si lascia, però, libera la decisione a chi guida ed ha le grazie dello Spirito Santo per la scelta delle vocazioni: prima che entrino, quando sono entrate, durante il noviziato e sino alla professione perpetua. Grande cosa.
L'Istituto sarà fervoroso secondo questo: se entrano delle vere vergini, verginità positiva.
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Andiamo avanti. Questa verginità deve crescere; non è più la verginità che ha portato all'amore a Gesù, soltanto, ma è una verginità che va crescendo in amore. Perché ci sono poi chiaramente le due specie di vergini: le stolte e le prudenti. E quali son le prudenti? Quelle che cresceranno di giorno in giorno in amore a Gesù; sanno di donarsi a lui e di donarsi sempre più perfettamente togliendo le imperfezioni per esser tutte di Gesù, totalmente donate a lui. Possesso di Gesù, vuol diventare quella figliuola, ecco. Allora per essere totalmente di Gesù, elimina ciò che non è Gesù: e l'amor proprio, la testa dura, l'attaccamento alle proprie idee, formarsi una vita comoda e tranquilla e lasciare i pensieri agli altri, e così, una vita oca.
Vivere la verginità significa renderla più perfetta o - come dice là il trattato - verginizzarsi sempre di più, evangelizzarsi sempre di più, interiorizzarsi sempre di più. Tre verbi. Che sia vergine perfetta, non nel numero delle stolte.
Vuol dire crescere abitualmente in Gesù. E allora, crescendo in questo amore di Dio, si lascia da parte tutto quel che è umano soltanto. Si vuole perfezionare la povertà, che sia delicata. Persone che sono delicate, la comprendono totalmente come nelle Costituzioni. Altre che sono attaccate ancora a delle cose, e sanno disporre un po' a loro talento delle cose, e sanno aggiustarsi in maniera di non rinnegarsi niente, di accomodarsi in quanto possono; non contribuiscono al progresso dell'Istituto col loro lavoro, col loro apostolato, ma pensano a sé, a trovarsi una vita comoda, tranquilla. E allora: e la camera dev'esser così, e quello che adoperano nel vitto e quello nel vestito, e nelle relazioni e nei viaggi, ecco.
E se, queste anime, son veramente vergini positive, progrediscono. Vergini. Vergini positivamente. Non commettono peccati gravi, ma gli occhi son sempre custoditi bene? Il cuore è sempre custodito bene? Non ci sono speciali preferenze per una suora o per l'altra? Non vi sono curiosità di rappresentazioni di pellicole? Non ci sono preferenze fra l'una e l'altra? Non c'è preferenza fra un posto e l'altro? in un ufficio, in un altro? "Oh, non mi chiamano più madre", e piangeva. Allora la sensibilità, ma non quella sensibilità che sembra una dolcezza che soddisfa lo spirito, quella lì è golosità spirituale. La spiritualità, la santità non sta lì. La golosità spirituale - la chiama così san Giovanni della Croce -: voler le dolcezze. Soddisfatte che in quella casa non ci siano caratteri contrari, che tutti siano lì pacifici, che dicano sempre di sì. Eh? E il sacrificio? Dove si dimostra il vero amore a Gesù? Egoismo profondo, coperto, alle volte. E non arrivano all'esame di coscienza.
Poi verginità della volontà. L'obbedienza non aggiustata a nostro modo, ma l'obbedienza semplice come quella della vergine: sì, sì. L'obbedienza piena. E fanno tutto con diligenza, l'ufficio, o che siano in una casa, in un'altra, o che abbiano un lavoro o che ne abbiano un altro; o che stiano con certe persone o con altre persone. Quante difficoltà, obiezioni, alle volte! Quanto tempo perduto in chiacchiere abbondanti! La verginità non c'è qui. Non c'è lo sposo umano, ma si accontenta lo sposo celeste? Perché bisogna crescere in questo amore e allora tutte le cose umane che riguarda[no] povertà, castità, obbedienza, vita comune, ecc., allora non si sente il peso, perché tutto si fa in amore a Gesù e si gode di fare quel che è più faticoso.
E come dice san Giovanni della Croce1, preferisce quello che è più faticoso a quello che è meno faticoso; preferisce quello che è più umiliante a quello che, invece, porta lode e stima; quello che è più nascosto, di bene, che non quel bene che vedono tutti; quello che è più disgustoso al palato che non i cibi saporiti; il mettersi all'ultimo posto, non ai primi, ecc. Tutto questo perché si ama Gesù, lo sposo celeste.
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Quando ci sarà, invece, la verginità negativa? Generalmente è quando si è entrate malamente, non si è entrate a cercar Gesù, ma si è entrate a cercare il proprio comodo, è l'egoismo che ha condotto. Ma poi continua così, una vita senza sapore, una pietà la quale è fatta di esteriorità, di formule; un cercare sempre qualche cosa che è più comodo, la stima; evitare ciò che ci fa soffrire e quegli uffici che non ci sono graditi, ecc. Conducono una vita insulsa, non son né di Dio né degli uomini, ma son di se stesse, è l'egoismo che continua, non hanno sposato nessuno, una missione non c'è sulla terra.
Una persona che non compie sulla terra una missione, non fa sulla terra quel che il Padre celeste vuole. E allora cosa riceve poi alla fin della vita? Fosse stata almeno una buona madre di famiglia e che avesse dato alla Chiesa e alla società una buona famiglia! E non fanno proprio nessuna missione.
E infine tutte le scuse vengono fuori, in tutto trovano da dire, in tutto trovano da giudicare, da per tutto trovano peso. Verginità, vergini, sì, ma stolte: stolte all'entrata, stolte nella vita, le quali han portato le lampade in attesa dello sposo per accompagnarlo, ma non hanno fornito le lampade di olio1. E alle volte si assistono anche malate gravi, la vita riflette la morte e la morte dice quel che è stata la vita: qualis vita, mortis ita, lo stesso; non hanno quello slancio, non c'è tutta quella purificazione per l'ingresso immediato, e si portano al di là, non dico peccati gravi, forse. Ma sprecar la vita che cosa vuol dire? E almeno ci sarà da far la preparazione di là.
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Ma quando è che la vergine è preparata per l'ingresso al cielo? Quando è che noi conosciamo se si vive positivamente la verginità? Due segni - san Giovanni della Croce1 e poi tutti gli autori di vita spirituale - due segni, se noi siam distaccati dalle cose e attaccati a Gesù, a Dio, se vogliam proprio la perfezione o se vogliamo vivacchiare. Suore che sono delle vere secolari, donne comunissime; non donne cattive, ma donne comunissime.
Allora i due segni sono, per conoscere se veramente noi cresciamo in questo amor di Dio, se ci distacchiamo da tutto... e, per segno di distaccarci da tutto, vi sono tante cose, ma due: umiltà e sofferenza, amare il patire.
[Primo:] umiltà. Lo proverai quando vi saranno atti di rinnegamento di te stessa, si condannerà l'amor proprio, ecc. Ma facciamo un caso: tu hai ricevuto una sgridata, ma forte, e la sgridata ti è stata fatta a torto perché non avevi commesso quella mancanza e non ti sei scusata, e non ti sei lamentata con nessuno, e hai offerto tutto al Signore, contenta: "Quando accusavano Gesù, lo sposo celeste, lui non si è fatto... quando lo inchiodavano non si faceva le ragioni". Ecco, là l'amore a Gesù. E altri simili segni, se c'è la vera umiltà, che suppone l'obbedienza, non è vero?
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Secondo segno: l'amore alla sofferenza. Fa bene, è comodo dire: "mi offro come vittima". Ma dopo: sofferenze interne, pene di spirito, contraddizioni, umiliazioni; poi i mali fisici cominciano a farsi sentire un po' in una parte del corpo, poi in un'altra, e poi i dolori vengono acuti e sono ostinati, e non c'è rimedio; e i giorni passano tormentati; le lunghe notti, si veglia perché il dolore non permette di addormentarsi. Ma non sopportano niente. Ma il segno che veramente si è vergini, cioè: si segue Gesù fino al calvario, fin sulla croce; allora, sì, verginità.
Quando ci sono questi due segni - sono due, potrebbero essere tanti, ma ne ho citati due soltanto - sono segni che anche in altre cose la verginità è positiva. E allora anche la malattia che ci avvicina alla morte, come è accettata? Come è sopportata? Come e quale positiva preparazione all'incontro con lo sposo celeste? Ecco.
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Persone che han degli attaccamenti che non ammettono mai: se non c'è quel confessore lì, se non c'è quella persona, e se la superiora piace, non piace, se l'ufficio piace, un ufficio non piace. Oh, come facciamo? Come siamo? Tante volte come si è indietro, specialmente noi superiori. A correggere i superiori e le superiore è tanto difficile.
Santa Teresa D'Avila scrive così, parlando delle Visite, delle visitatrici: che le superiore sanno aggiustarsi e difendersi - dice - le superiore, dalle osservazioni, oppure da quello che le altre suore, magari, han riferito di lei. Dice santa Teresa D'Avila: "Noi monache siamo tanto abili a trovare delle scuse e a ragionare così per farsi la vita comoda e difendere il nostro amor proprio, siam tanto abili"1. Leggete questo nel libro delle Visite, scritto da santa Teresa. E descrive come avviene e dice che proprio san sempre più a mettersi le cose e a farsi stimare, le superiore, dalle visitatrici, che non le suore, le quali alle volte han delle buone ragioni. (Oh, ho oltrepassato la misura).
Ora, si ascoltasse almeno Gesù! Se noi fossimo capaci, in questi giorni, a non farci delle ragioni, ma dar ragione a Gesù, darci torto, dir dei mea culpa. E però il Confiteor vuole che si dica tre volte: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Così gli Esercizi cominciano bene. E andrete avanti nei vari giorni degli Esercizi. Vi troverete bene. E allora, certamente, ne avrete grande vantaggio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 48/g (= cassetta 115/a). - Per la datazione, cf PM: «Penso di ripetere una meditazione fatta qualche tempo fa: la verginità positiva e negativa» (cf PM n c176). «Una grande grazia stamattina con la posa e la benedizione della prima pietra alla chiesa del Divin Maestro» (cf PM in c202). - dAS, 3/10/1962: «Andato [il PM] in via Portuense per la funzione della posa della prima pietra alla chiesa Gesù Maestro (PD). Andato ad Ariccia per l'introduzione agli Esercizi delle PD. La sera stessa... va direttamente a Fiumicino per prendere l'aereo per Torino (20,30). Si ferma 4 giorni... e predica in Alba il Ritiro. Ritorna a Roma l'8 ottobre in aereo, ore 20,30». - dAC, 3/10/1962: «Posa prima pietra, chiesa a Gesù Maestro. E' presente anche il PM». - VV: «PM. Esercizi per le Madri Ariccia, 2-10 ottobre 1962».

2 3 ottobre 1962: il Cardinale Fernando Cento (1883-1973) benedice e pone la "prima pietra" della costruenda chiesa a Gesù Cristo, Divino Maestro, in Roma, presso la sede della Casa Generalizia delle Suore Pie Discepole del Divin Maestro, via Portuense 739.

3 Oltre s. Pio X, come citato nel numero marginale 178, cf anche; Pio XII, Lett. enc. Sacra virginitas, 25 marzo 1954. AAS 46 (1954) 161-191. - Versione italiana in Gli Istituti di vita perfetta, o.c., (Roma, EP 1965) nn. 823-884.

1 Cf Gn 1,28.

2 Gv 6,44.

1 S. GIOVANNI DELLA CROCE (1542-1591), Dottore della Chiesa. - La scelta della via di essenziale asprezza impone tutte le rinunce. Per uno studio su questa ascesi essenziale si legga il volume Opere di s. Giovanni della Croce. Quinta edizione italiana. Roma, Postulazione Generale dei Carmelitani scalzi, 1985.

1 Cf Mt 25,1ss.

1 S. GIOVANNI DELLA CROCE, Dottore della Chiesa (1542-1591), si cf la Salita del Monte Carmelo, che svolge un insegnamento ai principianti e ai proficienti perché sappiano liberarsi da ogni bene naturale.

1 S. TERESA DI GESU' (1515-1582), Modo di visitare i Monasteri delle Carmelitane Scalze, in Opere, 2ª edizione (Roma, Poslulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, 1950) pp. 1267-1287. - La Santa però parla di Visitatori.