Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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14. ANDIAMO AL PADRE
(Domenica III dopo Pasqua)

Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 13 maggio 19621

Ci fanno ricordare il pensiero del paradiso. Dice san Pietro nell'Epistola2: «Carissimi, vi scongiuro a guardarvi, come forestieri e pellegrini, dai desideri carnali che fan guerra all'anima». Il che vuol dire: pensate al cielo, non lasciatevi attirare dalle cose della terra, e cioè, desiderate i beni celesti. Questo è il nostro fine, il fine sulla terra: acquistare i beni della grazia, i meriti. E poi, in eterno il premio, il premio che il Signore darà a tutti quelli che saranno stati fedeli, a tutti quelli che cercano il Signore e cercano con tutta l'anima la felicità eterna.
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In quel tempo Gesù disse ai discepoli suoi: «Ancora un poco e non mi vedrete e un altro poco e mi rivedrete perché vado al Padre». Allora alcuni fra i suoi discepoli dissero fra di loro: «Che significa questa frase: "Ancora un poco e non mi vedrete e un altro poco e mi rivedrete e me ne vado al Padre?"». E ripetevano: «che significa questo "un poco?". Non comprendiamo quello che voglia dire». Gesù conosciuto che volevano interrogarlo, disse loro: «Vi domandate l'un l'altro che significa la mia frase: ancora un poco e non mi vedrete e un altro poco e mi rivedrete. In verità, in verità vi dico: piangerete e gemerete ed il mondo godrà. Voi certo sarete in afflizione, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La donna quando diviene madre è nel dolore perché è giunta la sua ora; quando però ha dato alla luce il bambino, non ricorda più l'angoscia a motivo dell'allegrezza perché è nato al mondo un uomo. Così voi ora siete in tristezza. Ma io vi vedrò di nuovo e ne gioirò e nessuno potrà rapire la vostra gioia»1.
Il Signore Gesù dava l'annuncio: «un poco starò con voi e, quindi, non mi vedrete più; e ritornerò, e mi rivedrete». E questo poco riguarda la vita presente. [Lo] rivedremo. E gli Apostoli l'hanno incontrato dopo il loro martirio, hanno incontrato Gesù in cielo che li ha accolti. E ritornerà. E cioè, alla fine del mondo quando verrà a prendere tutti assieme glorificati i suoi discepoli fedeli. E' sempre poco, durasse anche il mondo 100 milioni di anni, di fronte all'eternità è sempre poco perché l'eternità è senza fine, una cosa che dura e che non passa, sempre stabile, eterna.
Allora, questo, si rivolge a tutti gli uomini: «ancora un poco». Sì, ancora un poco abbiamo da lavorare su questa terra, abbiamo da combattere le nostre tentazioni, le nostre passioni; ancora un poco vivere la vita che abbiamo abbracciata, la vita di predilezione che ci ha assegnata il Signore, «un poco», ecco, e poi si incontrerà Gesù.
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Ecco, anche Gesù, il Figlio incarnato, ritornò al Padre: exivi a Patre1. «Sono uscito dal Padre e son venuto in questo mondo, e di nuovo lascio il mondo e ritorno al Padre»1.
E siamo stati creati dal Padre, usciti dalle sue mani, e siamo venuti in questo mondo e facciamo la nostra piccola parte, e poi ritorneremo al Padre. Siamo entrati senza alcun merito, ma nella vita dobbiamo acquistare i meriti, e allora il Padre celeste ci accoglierà in paradiso, perché qui siamo in una prova, prova che è triplice:
- prova di fede. Che ci sia la fede: conoscere Iddio, credere a tutto ciò che la Chiesa ci propone a credere.
- E amare il Signore, e cioè: non mettere il nostro cuore in qualche cosa di questo mondo, no, ma amare e cercare Dio, che vuol dire, la sua volontà; che vuol dire, pensare che egli è il Sommo Bene e colui che pienamente può renderci felici.
- Poi servirlo, e cioè, osservare i comandamenti, osservare i nostri impegni, i doveri di stato, i nostri voti, la Professione. La prova, tre prove che formano una sola prova: conoscere, amare e servire il Signore.
- Conoscerlo più perfettamente perché noi siamo religiosi e il nostro studio è Dio.
- Amarlo più perfettamente perché abbiamo rinunziato ad un altro amore.
- E servirlo meglio anche, servirlo perfettamente: «Se vuoi essere perfetto...»2.
Ecco, allora tutti i cristiani hanno la prova, tutti gli uomini, ma noi abbiamo da dare una prova più perfetta, perché ci può essere la sufficienza: 6, è già un punto per cui uno viene promosso nelle scuole, ma il Signore da noi aspetta l'8, il 9, il 10 in proporzione delle maggiori grazie che ci ha dato, e ci giudicherà secondo il numero delle grazie date e la corrispondenza alle grazie che ci ha date. E allora il premio proporzionato. Ci può essere il 10 e ci può essere il 10 con lode.
Oh, allora, come siamo usciti dalle mani di Dio, così ritorneremo a Dio. Ritorneremo con il bene che si è fatto nella vita, il bene di ogni giorno. Sarà ricordato il bene di oggi, proprio il bene di oggi, quello che già si è fatto stamattina: come si è ascoltato la Messa, come si è fatto la comunione, come facciamo la meditazione. E così nel corso della giornata, le azioni che si succedono. Ecco, ogni giorno comparirà nel giudizio e servirà come ragione per aumento di premio, di gloria, di felicità, se noi avremo ben corrisposto alla grazia di Dio.
Prova, quindi, di fede, di amore e di fedeltà. Tutti hanno questa prova, ma non tutti arrivano a superar la prova, e cercano, non Dio, ma se stessi, ma la propria soddisfazione. Allora preghiamo per tutti: che siano illuminati da Dio; che siano fortificati per mezzo della sua grazia; che pensino che tutto ciò che è terra se ne andrà; basteranno due metri, anche meno, di spazio nel cimitero per noi e tutto sarà silenzio. Ma se il corpo si è consumato per le fatiche, per il servizio di Dio, ecco risorgerà glorioso. Seguito Gesù Cristo, risorgeremo con Gesù Cristo come già è risorta la sua Madre Santissima, come ella è beata, beatissima in cielo, in corpo ed anima.
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Se non viviamo di questi pensieri, cosa faremo? Santificheremo tutto nella giornata e santificheremo, in modo speciale, i pensieri, i sentimenti intimi del cuore. Santificare prima l'interno. Anche l'esame di coscienza sull'interno è sempre più difficile che l'esterno. Ma noi possiamo anche non agitarci, non diventare scrupolosi perché non tutti i pensieri che passano per la testa e non tutti i sentimenti che nascono nel cuore, eh, siano acconsentiti. Tante volte non sono acconsentiti né i buoni né i cattivi pensieri, perché non basta il pensiero, né il sentimento per fare il merito o per fare il peccato, ci vuol sempre la mente, e finché uno non si accorge di avere un pensiero cattivo non fa peccato. E se uno anche avesse un pensiero buono senza volerlo, senza il consenso, allora sarebbe come un altro pensiero.
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Ma andare anche un poco alle cose particolari, e proprio quel bene in particolare che si fa, anche il lavarsi la faccia, anche l'adoperare il coltello, adoperare la scopa, anche una parola un poco più caritatevole, e il sopportare una noia che ci viene a destra, a sinistra, un carattere che è un po' più difficile, e poi tutto quel che si fa. E' diverso entrare in chiesa con un sentimento buono ed entrare in chiesa distratti. Proprio pensare che sono le cose piccole che costituiscono le cose grandi. Perché se noi vogliamo radunare del denaro, non pensare al guadagno al lotto e improvvisamente uno venga ricco, ma ammucchiare soldo per soldo. Allora le ricchezze eterne: soldo per soldo, che vuol dir momento per momento.
Ho conosciuto un medico il quale era veramente un buon cristiano. Era stimato come medico, era di povera famiglia e chiamato in tante occasioni. Ma finita la visita chiedeva sempre due lire, sempre. E ammucchiava le due lire. Quando è defunto, aveva dodici poderi che ha lasciato alla famiglia, sempre ammucchiando le due lire.
Oh, e allora noi, se sappiamo ammucchiar le due lire, che sono poi veramente di un valore molto più grande, immensamente più grande: il piccolo merito di adesso, il piccolo merito di fra un poco, il pensiero rivolto a Dio, la bontà per tutti; l'intimo del cuore: il desiderio di amar sempre più Gesù, una giaculatoria, l'uniformità alla volontà di Dio, anche se il tempo non è favorevole, qualche volta la noia, e qualche volta non si può asciugare il bucato, ecc. e si ha pazienza e [ci] si uniforma al volere di Dio che si mostra anche in queste piccole cose. Sì, il volere di Dio non si manifesta solo coi comandamenti, ma con quello che egli permette o dispone.
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Dunque: «ancora un poco e mi rivedrete»1. Prima, detto: «un poco e non mi vedete più, ma un altro poco e mi vedrete»1. Ecco, andiamo al Padre. Gesù ci aspetta sulle porte del cielo. Come ci accoglierà festoso il Signore! Coraggio! E se si continua ad accumulare meriti anno per anno, settimana per settimana, quali ricchezze eterne!
Oh, adesso dunque, dobbiamo fare i nostri propositi. La nostra dimora non è qui, non è qui sulla terra2. Difatti ci prenderanno e ci porteranno al camposanto e altri entreranno a occupare il nostro letto, la nostra camera, il nostro posto in chiesa, il nostro posto a tavola. E la memoria di noi passa, quello non conta, perché ognuno poi che succede, pensa a se stesso e, alle volte, pensano anche già magari mentre ancora non si è portato via il cadavere, già si son divise le cose che si usavano.
Oh, allora pensare al cielo. Tutto questo se ne va. Ma quello che si fa di bene ci accompagnerà: Opera tua sumus, non te deseremus3. Siamo opere tue, non ti abbandoniamo e ti accompagniamo al premio, sì.
Se viviamo così di fede che la vita è tutta una grazia per acquistare il paradiso, noi ci ordineremo nell'interno e nell'esterno e avremo sempre più desiderio del paradiso man mano che passano i giorni, che ci avviciniamo. Noi possiamo anche dimenticare quel che abbiamo fatto ieri, quel che abbiam detto l'anno scorso, ma il Signore nulla dimentica. Tutto premia, tutto. In reliquo reposita est mihi corona iustitiae4.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 112/c (= cassetta 109/b). Per la datazione, in PM nessun accenno cronologico (cf PM e nostra nota in c118). - dAS, 13/5/1962 (domenica): «m.s. PD» (= meditazione alle PD).

2 1Pt 2,11-19.

1 Gv 16,16-22.

1 Gv 16,28.

2 Mt 19,21.

1 Cf Gv 16,16.

2 Cf Eb 13,14.

3 S. BERNARDO, De cognitione humanae conditionis,cap. 2, n. 5, in ML 184, 488.

4 2Tm 4,8.