29. RINGRAZIARE - CORRISPONDERE
(Domenica XVIII dopo Pentecoste)
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via A. Severo 56, 14 ottobre 19621
Il Signore nel tratto di Vangelo che abbiam da leggere, difende la sua misericordia, cioè il potere di rimettere i peccati e la realtà, cioè, che in fatto li rimette.
In quel tempo Gesù salito sopra una barca attraversò il lago di Genezaret e andò a Cafarnao, la sua città. Alcuni gli presentarono un paralitico disteso sopra un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Confida, figliuolo, ti son rimessi i peccati». Subito alcuni Scribi pensarono dentro di sé: «Costui bestemmia». Gesù, visti i loro pensieri, disse: «Perché pensate male nei vostri cuori? E' più facile dire: 'Ti sono rimessi i peccati' oppure dire. 'Alzati e cammina?' Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo sulla terra ha il potere di perdonare i peccati: Alzati - disse al paralitico - prendi il tuo letto e ritorna a casa». Il paralitico si alzò e andò via. Le turbe, visto tutto ciò si intimorirono e resero gloria a Dio che aveva dato agli uomini tale potere2.
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Il tratto della Lettera di san Paolo ai Corinti, dice:
Fratelli, ringrazio sempre Dio per la grazia che vi ha donato in Cristo Gesù; uniti a lui voi possederete tutte le ricchezze, cioè l'abbondanza di luce che viene dalla Parola di Dio nella misura con cui testimoniate fermamente Cristo con la vostra vita. Non manca alcun dono a voi che aspettate la manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Dio vi conservi fedeli e senza peccato fino a quel giorno affinché possiate presentarvi irreprensibili davanti a Gesù Cristo1.
Qualche pensiero sopra la lettera di san Paolo ai Corinti. Egli, san Paolo, ringrazia il Signore per quanto i Corinti avevano ricevuto di beni attraverso a Gesù Cristo. Chi sta unito a Gesù Cristo ha l'abbondanza dei beni. E quale abbondanza? «Nella misura con cui testimoniate fermamente Cristo con la vostra vita». E vuole dire che il Signore aumenta le grazie in proporzione della corrispondenza mostrata con la vita. A voi - dice ai Corinti - non manca niente e continuate a vivere nell'abbondanza di questa grazia e il Signore vi conservi senza peccato fino al giorno del giudizio, così che presentandovi al giudizio non abbiate da essere rimproverati.
Così, ecco san Paolo, innumerevoli volte, si può dire, per dire tante volte, tantissime volte, san Paolo ritorna sempre sul pensiero di ringraziare, e poi sulla conseguenza, cioè sul dimostrare la riconoscenza al Signore con la vita, con la corrispondenza alle grazie ricevute.
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Quali e quante son le grazie che noi abbiam ricevute?
Noi siamo una testimonianza della misericordia di Dio, della bontà di Dio e cioè:
- essere creati vuol dire che il Signore ci ha creati, quindi siamo qui come prova della sua onnipotenza e della sua misericordia avendoci chiamati all'esistenza;
- e siamo prova di essere cristiani e cioè, dell'altra misericordia, cioè della vita soprannaturale ricevuta nel battesimo; siamo cristiani;
- e siamo qui ancora vivi per essere conservati a Dio fino adesso che vuole darci tempo a fare più meriti, arricchirci di meriti per l'eternità sempre più ogni giorno;
- e siamo anche prova e testimonianza della sua bontà, della sua misericordia perché consacrati a Dio. Egli ci ha voluto così prediligere da dare a noi una vocazione tutta di amore, di bontà e di preferenza, cosicché noi stessi siamo prove, testimonianze vive, parlanti della misericordia di Dio a nostro riguardo.
Poi, oltre a queste grazie che hanno avuto anche altri, ognuno di noi appoggia le grazie speciali. E se si ripassa la vita nostra, che cosa ci dice? Ci dice che il Signore ha continuato la sua misericordia sopra di noi ogni giorno, anche con delle preferenze speciali, cosicché la nostra vita ha una duplice storia:
- la storia delle misericordie di Dio per noi,
- e la storia della nostra corrispondenza ai benefici, alle grazie di Dio.
Perciò: il ringraziamento, su cui insiste san Paolo, da una parte e, dall'altra parte, l'umiliazione che non abbiam sempre corrisposto a tutte le grazie.
E perciò san Paolo nota che le grazie, l'abbondanza delle grazie dipende da noi, secondo che corrispondiamo alle grazie, allora ecco quanto più il Signore allarga le sue mani e dona. Non vuole buttar via le sue grazie, ma quando un'anima corrisponde alla grazia, l'anima è sempre più arricchita.
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Il Signore chiama anche i peccatori e dà le grazie della conversione. Ma parlando delle anime che sono già consacrate a Dio, anime che fanno progresso, profitto ogni giorno mirabilmente e allora il Signore ci comunica sempre di più la sapienza di Dio, la scienza di Dio, e tutto quel che è il complesso dei doni di Dio: la pietà, il timor di Dio, lo spirito di fede, la carità; e tutto viene ad aumentarsi nell'anima che corrisponde, cosicché l'anima passa poi dalla semplice virtù, passa ai frutti per mezzo dei doni dello Spirito Santo1, ai frutti che son numerati da san Paolo2.
E l'anima può arrivare anche alla beatitudine, cioè, la gioia di essere con Dio, la gioia di essere poveri, la gioia di ricevere anche dei torti, la gioia di sentire fame e sete di Dio, di godere delle umiliazioni, delle mormorazioni, delle sofferenze, e allora l'anima si prepara con tanta purificazione e con tanta unione con Dio per cui è preparata ad entrare nella beatitudine eterna.
Perciò che san Paolo insiste: «Aspettate la manifestazione di nostro Signore Gesù Cristo». Quale manifestazione? Quella del giorno in cui egli verrà ad invitare al cielo: Qui et confirmabit vos usque in finem sine crimine in die adventus Domini nostri Iesu Christi: che siate irreprensibili davanti a Gesù Cristo nel gran giorno.
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Oh, ricevere le grazie, ma sempre più domandar la grazia di corrispondere alle grazie, sempre più. Anche la giornata di oggi che abbiam già incominciata è un dono di Dio. Quanti stanotte saran passati all'eternità? Noi siamo qui e la giornata è stata incominciata bene con Dio. La giornata è un dono di Dio. E Dio perché ce la dà? Ai suoi fini santissimi, cioè, che glorifichiamo Iddio, quest'oggi. Tanti Gloria Patri e, qualche volta, mormorare in silenzio: Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus1. Glorificare Iddio come lo fanno gli angioli in cielo tutto il giorno: quotidie sine fine dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus2.
Il cielo ha un coro immenso che loda Iddio, e sulla terra deve corrispondere un altro coro, il coro delle anime che sono pure, che son rette e, tanto più, delle anime consacrate al Signore che vogliono vivere, cioè, per il Signore, per la sua gloria. Due cori. Se noi glorifichiamo il Signore bene in questo coro che formiamo sulla terra, allora saremo ammessi alla glorificazione di Dio, al coro, partecipare al coro celeste. Quindi la preparazione al cielo.
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Ma sempre irreprensibili, non facciamo più i peccati, non permettiamoci quelle imperfezioni e quelle venialità, e invece, irreprensibili, sì. Perciò il Signore ci dà la giornata, perché lo glorifichiamo e, in secondo luogo, perché aumentiamo i meriti, le ricchezze.
Sappiamo che ogni opera buona fatta bene, con retta intenzione, rende in proporzione del capitale di grazia che già c'era prima. E allora, se ogni giorno aumentiamo la grazia, che sono i meriti, che è l'unione con Dio, che è la vita soprannaturale, domani i meriti nuovi troveranno già un capitale di grazia accresciuta. Perciò di giorno in giorno, «uniti a lui, voi possederete tutte le ricchezze, cioè l'abbondanza di luce che viene dalla parola di Dio, nella misura con cui testimoniate fermamente Cristo con la vostra vita». Cioè, man mano che la nostra vita si migliora, si perfeziona, ecco vi è l'aumento delle ricchezze, e le nuove ricchezze hanno un valore sempre più grande in proporzione del capitale di grazia già accumulato.
Dunque non stancarci. Avanti giorno per giorno. Ogni giorno ci è dato da Dio per glorificarlo e per aumentare il tesoro dei meriti per la vita eterna.
Ecco il nostro interesse: guadagnare per la vita eterna. Tutto quel che è terreno passa, ma i meriti restano.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 114/b (= cassetta 117/a). Per la datazione, in PM nessun accenno cronologico (cf PM e nostra nota in c239). - dAS, 14/10/1962 (domenica): «m.s.» (cf dAS in c112).
2 Mt 9,1-8.
1 1 Cor 1,4-8.
1 I sette doni dello Spirito Santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio.
2 Cf Gal 5,22-23 (dodici frutti dello Spirito Santo).
1 Lc 2,14.
2 Missale Romanum, Ordo Missae, Praefatio et Sanctus.