27. SANTIFICAZIONE: DUE MEZZI PRINCIPALI
Esercizi Spirituali (3-10 ottobre) alle Pie Discepole, Superiore.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 9 ottobre 19621
Gli Esercizi si trovano verso la fine ed è il tempo di preparare i propositi. Già, certamente, l'avete fatto, ma occorre ancora qualche riflessione per meglio orientarsi.
Perciò una meditazione sopra la santificazione, i mezzi di santificazione.
Che cosa sia la santificazione già tante volte è stato ripetuto, l'avete meditato e già in pratica lo state mettendo.
La santificazione è lo sviluppo della grazia battesimale, uno sviluppo il quale può essere più abbondante e può essere anche più pronto, generoso.
In noi vi sono due vite: vi è la vita naturale che abbiamo avuto dai nostri genitori; e vi è la vita soprannaturale che abbiamo avuto al fonte battesimale, la vita della grazia, la vita divina. Gesù diceva a Nicodemo: oportet nasci denuo2; non basta nascere una volta, è necessario nascere una seconda volta; cioè, dopo la vita avuta dai genitori, ecco, la vita spirituale, cioè la vita che ci proviene dal battesimo, quella grazia che ci è stata data poco dopo la nostra nascita, al principio della nostra vita, la vita soprannaturale.
E allora, quanto alla vita naturale, l'uomo, composto di anima e di corpo, si sviluppa; il bambinetto cresce, passano 1, 2, 3 anni, 5, 6, 7, avanti, è sempre lo stesso bambino il quale cresce in statura, in peso. Cresce. Ora, è sempre lo stesso individuo anche quando giungerà a 15 anni, quando giungerà ai 20 anni, a 30 anni; lo sviluppo di quella vita naturale che ha ricevuto alla sua nascita.
Ugualmente vi è una vita soprannaturale. E da principio è un piccolo seme, un seme però che è di valore immenso, infinito, in quanto vi è la vita della grazia, la vita soprannaturale. Quel seme però produce la fede, la speranza e la carità, le tre virtù teologali.
Quel seme si sviluppa, ecco, nasce, cresce e poi la pianta si fa adulta, allarga i suoi rami, produce foglie, fiori, frutti.
Così la grazia, la vita soprannaturale. Quando il bambino si rende cosciente - all'età dei sette anni - di quello che fa, riceve i sacramenti; poi, indirizzato alla scuola, all'obbedienza ai genitori, all'amore alla Chiesa; poi, successivamente, gli anni di istruzione, di formazione e, per chi ha la vocazione, ecco, la pianta cresce e si irrobustisce meglio, si distingue dalla vita dei semplici cristiani: aspirandato, noviziato, la professione temporanea, la professione perpetua, l'esercizio della vita religiosa in continuità. Ecco, la pianta che cresce.
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Oh, come cresce questa pianta? Questa pianta, cioè, questa grazia interiore, questa vita che noi non sappiamo abbastanza scoprire. Dipende da noi, in parte e, dall'altra parte, dalla grazia, dalla grazia del Signore. Questa vita che è ispirata alla fede, ispirata alla speranza, ispirata alla carità, questa vita la quale si mostra in modo particolare in voi, nella virtù della religione, perché la vita religiosa si chiama religiosa perché praticamente di più, più di ogni altra virtù cardinale è questa, la virtù della religione.
La virtù della religione sta sempre fra le tre virtù teologali e le quattro virtù cardinali, sta di mezzo, ecco. E nella vita religiosa si approfondisce la virtù della prudenza, della giustizia, della fortezza, della bontà, cioè della moderazione, sì, la virtù della temperanza, in sostanza, e così le altre virtù: umiltà e pazienza, delicatezza, fedeltà alle Costituzioni. E quando c'è poi questa fedeltà alle Costituzioni e la pietà religiosa, allora la pianta cresce, cresce e allarga i suoi rami e produce in abbondanza fiori e frutti.
La santificazione è lo sviluppo di quella grazia iniziale. Era il minimo fra i semi, è stato messo nella terra, nato, cresciuto, e produce una pianta abbastanza sviluppata in maniera che gli uccelli vanno a posarsi sopra di essa, ecco1.
E questo indica anche, poi, l'apostolato il quale si congiunge con la vita religiosa spirituale.
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Come si alimenta questa pianta? Il seme immesso nel terreno deve trovare umidità e deve trovare alimento, cioè, elementi che la pianticella succhia dal terreno, si trasforma in linfa e va crescendo di giorno in giorno, di anno in anno, secondo la qualità della pianta.
In che cosa consiste allora la santità? In questo crescere. Si chiama crescita, si chiama salita; si dice in cammino, l'altro titolo; si dice vita interiore; si dice santificazione; si chiama ascetico-mistica; prende tanti nomi, ma è sempre la stessa cosa: lo sviluppo della grazia battesimale.
Oh, e quell'anima sarà giunta a grandi virtù; prendiamo sant'Alfonso de' Liguori; prendete santa Gemma Galgani; prendete santa Caterina da Siena, santa Tecla, ecc. Ora, hanno sviluppato quel germe della vita iniziale, la vita ricevuta nel santo battesimo.
Ci vogliono due cose, sempre un lavoro costante, ecco: purificazione e santificazione. Purificazione costante e, nell'altra parte, santificazione, cioè, aggiungere grazia. E' una alimentazione per cui la pianta cresce.
Perché la pianta può aver dei nemici: e appena nata può essere che sia beccata, quella pianticella, supponete quello che è stato seminato nell'orto, può esser stato beccato dagli uccelli. Oh, poi può trovare altre difficoltà: troppi rami, rami inutili di cui l'agricoltore deve purgare la pianta stessa, e poi allontanare tutti i nemici della pianta; se la filossera, se la peronospora assalgono la vite, bisogna che sia difesa dalle medicine che sono suggerite dalla chimica, altrimenti non produce frutto e poco a poco muore, dissecca; e muore e dissecca anche per mancanza di umidità o per mancanza di alimento ché il terreno non ha sufficienti elementi per nutrire la pianta.
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Ecco, prima liberarsi dai nemici della santità, liberarsi dai nemici, vincerli poco a poco.
La religiosa da quali nemici si deve liberare perché la sua vita possa svilupparsi e non venga a morire?
E' arrivata alla professione perpetua, si è donata totalmente a Dio: «Tutta mi dono, offro e consacro»1 e m'impegno a vivere la vita secondo le Costituzioni dell'Istituto. Ecco, che cosa bisogna fare?
Alla pianta devono sempre togliersi i rami inutili e togliere i nemici della pianta stessa, le malattie che oggi negli alberi da frutta e nelle viti e in tutto, si può dire, vi sono sempre i nemici della pianta.
Occorre il distacco, togliere i nemici. Il distacco dall'egoismo, il distacco pieno dalla volontà propria, il distacco pieno dalle cose di questo mondo, il distacco pieno dalla sensualità, golosità, pigrizia e tutto quel che uno ha. Ci vuole il distacco dalla volontà propria. Tante volte avviene che questa volontà è conformata del tutto alla volontà di Dio: Costituzioni e obbedienza, sì, volontà di Dio che domina.
Ma vi sono persone le quali fanno esteriormente la loro obbedienza, ma dentro a sé si sistemano le cose in maniera di fare piuttosto la volontà propria che non la volontà di Dio, e si scusano in molte cose, scelgono di preferenza un ufficio che un altro, una casa che un'altra, una occupazione che un'altra, frequentano piuttosto una persona che un'altra; in sostanza, dal mattino alla sera studiano come finire col fare quel che a loro piace, quel che preferiscono, quello che le contenta di più. Nella stessa vita religiosa trovano il modo di farsi un piccolo nido dove ritirarsi senza molti richiami e molti rimproveri tanto da fare esteriormente quel che è necessario per non avere osservazioni; tutelano l'egoismo, in fondo vivono di egoismo, egoismo spirituale, ecco. E le loro comunioni e le loro pratiche e l'apostolato stesso, non è molto guastato da questo spirito di comodità, di volontà propria, ecc.?
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La purificazione. La purificazione da quello che riguarda la famiglia: ma se si è lasciata davvero o non si è lasciata; i medesimi interessi che c'erano prima, la cura e premura dei famigliari oltre quella misura che è permessa per le religiose, le preoccupazioni. Sentono più le necessità e le pene della famiglia o i desideri delle nipoti, della nipote, della sorella, della cognata che non i desideri, le preoccupazioni, gli interessi della religione, della Congregazione. Ti sei dissacrata? No! Hai aumentato le tue premure; perché se avessi avuto figli, ti saresti preoccupata di due, quattro, cinque, sei, quel che sarebbe; ma adesso, moltiplicandosi i nipoti e i cugini e i cuginetti e va a sapere quanti cognati e cognate, e allora la vita religiosa non c'è. Perché? Perché non è, la vita religiosa, su questo punto, che sia sufficiente quando si è deciso non sposarsi. Tutt'altro! E' sposare Gesù. Già, questo, fatto notare nella prima considerazione. Perché non finiscono mai di farsi suore o se un giorno, nella Professione, si son fatte suore, poco a poco si sono disfatte; poco a poco, diventate secolari nello spirito, pure portando il medesimo abito, facendo il medesimo apostolato e dicendo le medesime preghiere, ecc. Ma è il cuore che vuole il Signore. Che cosa c'è nel tuo cuore?
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Il distacco, poi, dalle piccole cose, e i gusti nel mangiare, e la comodità nell'orario, e riposarsi abbondantemente, e aver sempre premure per sé, e quanto [a] uffici, orari, abitudini; anche un po' quel che riguarda il vestire, in quella parte; e poi attaccamenti a questo, a quello; amicizie particolari distinguendo fra persona e persona; relazioni a destra e a sinistra, quando specialmente sono un po' libere perché son superiore e abusano della loro posizione, e non so con quanta edificazione delle persone, e quale esempio ci sia nella casa dove vedono, scoprono, guardano con occhio attento se possono scusarsi esse stesse di allargare un po' le disposizioni delle Costituzioni, della vita regolare, religiosa. E allora è la casa della tiepidezza. Una cosa se la prendono, l'altra se la godono; hanno solo qualche piccola cosa, forse, ma tanto vale al diavolo tenerci legati per una catena di ferro o tenerci legati per mezzo di un filo per cui l'uccellino non vola, non può volare.
Anime chiamate a volare verso Dio e son sempre terra terra; ed è difficile correggere, perché correggere i superiori è sempre molto difficile, ma molto difficile. Si credono, alle volte, le superiore, di essere canonizzate. Ci manca solo la definizione. Cioè, quella che ragionava così: la superiora dev'essere persona prudente; dev'essere persona di pietà, di osservanza religiosa, istruita, esemplare, e poi tante altre virtù; dunque, ragionava: siccome le Costituzioni esigono questo nella superiora e mi han fatta superiora, dunque le ho queste qualità, ecco. E così ragionava; ho sentito almeno due, tre volte. Il distacco!
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La purificazione, mediante l'esame di coscienza, soprattutto mediante la confessione. Ah, non a cercarsi il confessore, le parole che vengono dette, gli indirizzi che vengono dati. La confessione che è ordinata a purificare, il lavoro interiore, la detestazione di quelle tendenze, di quelle preferenze, di quelle abitudini, di quella tiepidezza, di quelle imperfezioni nella giornata, di quell'orgoglio che è profondo; alle volte, invidia, irritazione, anche un po' di collera; poi attaccamenti, poi curiosità. Oh, la purificazione.
E il Signore ha voluto, per questa purificazione, istituire un sacramento apposito, il quale sacramento è per detestare e ottenere il perdono delle mancanze, ma per correggerle, altrimenti il proposito non vale; e poi specialmente per progredire, rinnovare i propositi fatti negli Esercizi e nelle varie meditazioni.
Ecco, la pianta ha bisogno di essere mondata, che si allontanino da essa le malattie pericolose che la guastano.
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In secondo luogo, noi abbiamo l'alimentazione. Perché non basta allontanare le malattie della pianta e tagliare i rami inutili perché così la pianta produca di più, come si fa della vite che viene potata, ma ci vuole l'alimentazione.
E il Signore ci ha dato un'alimentazione che è Gesù eucaristico stesso: «La mia carne è veramente cibo, il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita»1. E crescerà, quindi, quest'anima nella grazia, aumenterà, si perfezionerà gradatamente; ecco, si santificherà. Le sante comunioni. Il Signore è voluto [venire] egli stesso in noi per dare sviluppo alla grazia. Quindi il primo mezzo di santificazione, quanto alla pietà: l'Eucaristia, ecco. La confessione, c'è stato il sacramento della confermazione, ecc. Questa alimentazione della pianta. Ma bisogna vedere che comunioni si fanno. Le comunioni producono buoni frutti, e cioè:
1. Le comunioni, sono il contatto eucaristico, il contatto fisico-sacramentale: Gesù sulla tua lingua, Gesù nel tuo cuore, nel tuo essere. «Se io toccherò almeno il lembo del vestito, sarò salva», ragionava l'emorroissa2. E' riuscita a toccare il lembo del vestito di Gesù e fu risanata. E si sentì tutta rinvigorita, ripresa nella sua salute e nelle sue energie costanti. Oh, e Gesù si accorse: «Chi mi ha toccato?». Ma chi ti ha toccato? Sei circondato da gente. Ma mi sono accorto che è uscita da me una energia, una virtù, cioè forza, una virtù.
Se le comunioni fossero così! Se quella ebbe quella grazia della salute immediata, dopo tante cure inutili di 12 anni, e noi che tocchiamo, non più il lembo di Gesù, ma tocchiamo Gesù fisico-sacramentale, e allora fiducia! E questo tocco fisico-sacramentale, per se stesso produce già grazia, se c'è fede, perché se non si dà importanza a questo tocco fisico-sacramentale, eh, l'anima non ne risente.
2. L'anima di Gesù tocca l'anima nostra. E allora, quando c'è la fede, l'anima di Gesù si effonde nella nostra. E - come dice san Francesco di Sales - comunica i pensieri, Gesù, i pensieri suoi, i sentimenti suoi, la sua volontà comunica, tanto che san Francesco di Sales dice: Gesù diviene il mio cervello, diviene il mio cuore, diviene la mia volontà; Gesù nelle mani, perché operino sempre il bene; nei piedi - dice -. Il Vangelo! Allora sento di vivere, cioè, vivere Gesù stesso.
L'anima, il contatto dell'anima tua che magari è tiepida, magari ancor tanto mondana e ancora tanto travagliata da invidie, da testardaggini, da tendenze varie, ecc. Il contatto di Gesù, il contatto fisico col corpo e il contatto spirituale dell'anima ad anima, quanto è efficace!
Poi Gesù ci incorpora in lui, è per questo che otteniamo di pensare come lui, di volere quel che vuole lui, di sentire quel che sente lui, ecco.
E poi la comunione ridona le forze: ieri hai fatto un buon lavoro spirituale, poi eri stanca quasi delle tue lotte, delle fatiche per vincerti, per progredire. Oh! Ecco, ristora, la comunione ristora le forze.
Poi allontana poco a poco i veniali, almeno i deliberati. Porta letizia la comunione. Gesù è il paradiso stesso, è la felicità, la beatitudine stessa e la comunica all'anima che si comunica bene. E così allieta l'anima, la comunione.
E poi la comunione è proprio il pane, il cibo: «Dà a noi il pane quotidiano»3 materiale per crescere e conservare le forze. Ecco la comunione. Gesù non ha voluto che l'anima nostra, che è la parte più nobile di noi stessi, restasse senza alimento, ci ha dato il pane: «Prendete e mangiate»4.
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Quindi ci sono i due mezzi di santificazione:
- quello che serve a purificarci, il valore della confessione;
- quello che serve ad alimentarci, la comunione.
Usare questi due mezzi sacramentali. Perché... "e il confessore mi ha spiegato così, mi ha suggerito quello;ho letto questo nel libro; ho sentito nella predica; ho visto...
I due mezzi principali per santificarci, cioè, purificarci e alimentarci li ha istituiti Gesù, sono i più efficaci. Prima di andare a chiedere consigli e mezzi, e volere suggerimenti nuovi, e fare delle conversazioni lunghe, migliora le confessioni e migliora le comunioni, i due mezzi sacramentali istituiti da Gesù Cristo che servono, in modo speciale, per il perfezionamento.
La vita religiosa è una vita di perfezionamento. Usare bene i due mezzi sacramentali: confessione e comunione.
Il Signore tanto vi benedica. Purificarci e nutrirci bene.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 55/a (= cassetta 116/a). - Per la datazione, cf PM: «Gli Esercizi si trovano verso la fine... perciò una meditazione sopra... i mezzi di santificazione...». - dAS, 9/10/1962: «Andato [il PM] ad Ariccia per due prediche alle PD in Esercizi». - VV (cf c191).
2 Gv 3,7.
1 Cf Mt 13,31-32.
1 Formula della professione religiosa delle PD, Cost. (1960), art. 99.
1 Cf Gv 6,55-56.
2 Cf Mc 5,25-34.
3 Cf Mt 6,11.
4 Mt 26,26.