Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IV
LA CARITÀ

Quest'oggi è la vigilia anticipata di S. Andrea. Questo apostolo ebbe molta intimità e una certa libertà con Gesù. Morì crocifisso su una croce, simile a quella del Salvatore. Quando la vide esclamò: Salve, o croce lungamente desiderata e oggi finalmente contemplata. Ricevimi fra le tue braccia affinché, come il Maestro divino da quella croce mi redense, così da essa egli mi riceva in cielo. Restò in croce due giorni, durante i quali continuò a istruire e infervorare i fedeli1.
Quando si ama, si zela e si è capaci di ogni sacrificio. La mamma che ama il suo bambino sa sacrificarsi. Segno distintivo della vera carità è amare nonostante che gli altri continuino a farci soffrire. Ecco il modello della vera carità: Gesù crocifisso. Mentre tutti avevano la mania diabolica di farlo soffrire di più e d'insultarlo, egli pregava per loro.
Parliamo oggi della carità: carità nei pensieri, parole, sentimenti, opere.
Abbiamo or ora ricevuto in noi Gesù, la sorgente di ogni amore. «Da questo conosceranno che siete veramente miei discepoli: se vi amate scambievolmente come io ho amato voi»2. Amiamo quando sappiamo fare qualche sacrificio per le sorelle, quando compiamo l'apostolato con zelo e amore sincero. Amare! A volte noi confondiamo la carità con la giustizia. Che i membri della stessa famiglia si amino, è dovere di giustizia, non solo di carità. Per un dovere quindi molto più profondo, nella famiglia religiosa dobbiamo volerci bene.
Le congregazioni religiose riproducono la sacra Famiglia: così dobbiamo amarci! Come i mattoni di una costruzione non possono stare insieme senza calce, così i membri di una famiglia religiosa non possono vivere insieme senza un sincero vicendevole
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amore. La Congregazione non è un albergo... Quando manca la carità che cosa diventa l'istituto religioso? Un purgatorio o peggio. Dove c'è amore, c'è gioia e inclinazione a prendere tutto bene. L'amore, la carità e la benevolenza fraterna, sono il bonum familiae3 di una comunità.
Il Maestro Gesù, nella preghiera sacerdotale, quando parla degli Apostoli e della Chiesa, chiede al Padre che siano uniti, che si vogliano bene. Quando negli istituti vi sono dissapori vicendevoli, corrono gravi rischi. Gesù sapeva che il bene migliore è la carità e l'unione, perciò ha tanto insistito su questo punto.
Che vi sia amore tra le case. Oh, se tutti i cristiani fossero uniti in una sola Chiesa! Se le invidie e le gelosie non avessero diviso gli animi, oltrepasseremmo gli ottocento milioni di cristiani. Ecco invece, quale triste spettacolo presenta oggi il mondo cristiano! Esso è figura di ciò che può avvenire in una comunità religiosa. Fino a quale punto dobbiamo essere uniti? Lo dice Gesù: «Che siano una cosa sola, come tu ed io, Padre, siamo una sola cosa»4. Quel sacerdote che regalò il secondo calice alla Famiglia Paolina, vi fece scolpire: Ut unum sint! Sì, solo allora l'Istituto sarà forte, com'è forte una fune intrecciata con tre cordicelle. Noi dobbiamo essere come gli altoparlanti che ripetono in ogni casa le parole dei superiori, mi diceva un superiore all'estero. Così va bene. Guai a chi porta divisioni e critiche! Solo se vi amerete sarete una grande forza. Guardatevi da chi critica tutto e soprattutto dalle chiacchiere inutili di chi poco opera. E non capisco come si possa fare ancora tranquillamente la Comunione, perché se il cuore è diviso, come si fa? «Allontanati dall'altare e chiedi prima perdono»5, lo ha detto Gesù. E se pure ci hanno fatto un torto, perdoniamo! I nostri peccati non saranno perdonati, se non perdoneremo generosamente chi ci ha offeso. Quanto pericolo che i religiosi vadano a fare un lungo purgatorio! Perché i peccati ci saranno rimessi solo nella misura in cui perdoniamo.
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Quel trovare poi sempre da ridire e criticare fa sì che non si possano guadagnare le indulgenze plenarie. Gesù, che è sensibilissimo sulla carità, non può ammettere subito al cielo un'anima così. Oh, quanto purgatorio dovrà essa prima fare! Di quante cose dovrà purificarsi! La mancanza di carità quindi va contro noi stessi e il nostro bene: «perocché odi la tua stessa carne»6, dice S. Paolo.
Conseguenze gravi per la nostra anima e per la nostra Congregazione derivano dalla mancanza di carità. Amare! Perché siamo tutti fratelli, tutti figli dello stesso Padre celeste, tutti redenti dal sangue di Cristo, tutti membri del suo Corpo mistico, tutti chiamati al cielo: diamoci la mano per aiutarci a raggiungerlo. Amarci infine perché siamo tutte religiose. Il giudizio universale si svolgerà in base alla carità: «Avevo fame e mi deste da mangiare, ecc.»7.
Carità nei pensieri: voler bene a tutti, pensar bene di tutti, scusare tutti: «Padre, perdona, perché non sanno quel che si fanno!»8. Possibile che noi non riusciamo a trovare una scusa per quella sorella?
Parlar bene di tutti o piuttosto tacere: «Chi sei tu che giudichi il tuo fratello?»9, dice S. Paolo.
Infine fare del bene a tutti. Dove c'è amore là vive Dio, perché Dio è carità; e Dio è in casa: domus Dei, casa di Dio è non solo il tabernacolo, ma il cuore di ognuna. Buon esame su questi punti.
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1 Cf Breviario Romano, festa di S. Andrea Apostolo, Mattutino, II Notturno, Lectio VI.

2 Cf Gv 13, 35.

3 Il tesoro di famiglia.

4 Cf Gv 17, 11.

5 Cf Mt 5, 23.

6 Cf Rm 8, 12-13.

7 Cf Mt 25, 35.

8 Cf Lc 23, 34.

9 Cf Rm 14, 10.