Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. IL RACCOGLIMENTO*

Ieri abbiamo considerato la vigilanza che ci vuole per fuggire le occasioni [cattive]. Questa vigilanza, però, si estende e richiede ancora altre applicazioni, richiede cioè che vigiliamo costantemente su noi stessi, ossia sui nostri pensieri, sui nostri sentimenti; che consideriamo le nostre parole, le nostre azioni. Per questo dobbiamo acquistare l'abitudine di essere sempre attenti, vigilanti su noi stessi: «Attende tibi»1. «Age quod agis»2, fare quindi bene l'esame di coscienza.
L'esame di coscienza è preventivo al mattino, particolare sul proposito principale alla Visita e generale alla sera. L'esame di coscienza è una delle pratiche di pietà più difficili a farsi. Vi sono persone che farebbero volentieri qualsiasi fatica piuttosto che ripiegarsi su se stessi ed esaminare la propria condotta, ma con la grazia di Dio e lo sforzo personale si riesce a farlo bene.
Si fa bene a usare il taccuino e tenere sempre i nostri conti con Dio in regola, come i buoni negozianti e gli industriali tengono bene i conti delle perdite e dei profitti. Considerare gli interessi dell'anima nostra è più importante che considerare gli interessi materiali, le perdite e i profitti materiali.
Chi fa bene l'esame di coscienza acquista l'abitudine di esaminarsi subito dopo qualsiasi azione di una certa importanza: Ho fatto bene? C'è qualcosa da migliorare?
Stare sempre su noi stessi, in continuità, in modo che in qualsiasi momento sappiamo che cosa pensiamo, cosa diciamo, cosa facciamo. Questo vuol dire stare vigilanti, questo vuol dire guidarci bene. Vedete, un'autista capace, quante manovre,
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quante attenzioni per la sua macchina, quante cose deve guardare! È un lavoro continuo. Se per una macchina ci vuole un lavoro continuo, per la nostra anima non ci vuole molto di più? Si dice: Ma bisognerebbe essere santi per riflettere sempre su noi, per conservare sempre il raccoglimento. O esserlo [santi] o aver voglia di diventarlo.
Quando si fa bene l'esame di coscienza, quando si riflette su se stessi: si gode una gran pace; si commettono meno sbagli; ci si arricchisce di molti meriti perché si trovano mille occasioni per far del bene. È una grazia grande che si riceve, quando si arriva a questo punto, a questa perfezione. Questa grazia grande, fare bene l'esame di coscienza, si ottiene con lo sforzo e la preghiera: lo sforzo è qui. Anche in punto di morte, dice S. Francesco di Sales, dobbiamo stare su di noi. Le disposizioni sono buone? I pensieri, i sentimenti sono buoni? L'esame di coscienza si fa bene? Quello preventivo, quello della Visita, quello della sera? Si fa bene l'esame settimanale per la confessione, quello annuale degli Esercizi?
Avviare le aspiranti, le novizie, le professe a fare bene l'esame di coscienza. Nelle relazioni che si danno per le ammissioni alla vestizione, alla professione, questa sufficienza nelle cose di pietà è la condizione più importante, questo voto non fa media con gli altri. Particolarmente la pietà in questi tre punti: meditazione, esame di coscienza e Visita. Dalla cura che si ha di questi tre punti si può arguire se c'è buona volontà, se si lavora veramente, se si progredisce.
Oltre la grazia dell'esame di coscienza chiedere al Signore questo raccoglimento: di vivere di Dio che è in noi; di sentire Dio; di attendere a noi. Questa grazia i santi l'hanno ottenuta con una preghiera continua.
Il raccoglimento abituale ci dev'essere al mattino e alla sera, in casa e fuori, in apostolato e nello studio e in ricreazione, ovunque. Quelle persone che sono sempre precipitose, che parlano senza riflettere, non fanno bene, commettono molte mancanze. Il maggior numero delle mancanze dipende appunto dal non essere raccolte, riflessive. Chi è raccolto abitualmente, chi attende a se stesso, è un santo. Il raccoglimento è difficile, ma è necessario e lo sforzo per acquistarlo può essere una buona
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penitenza per i nostri peccati, e quando una cosa è necessaria, difficile o no, bisogna che ci sia. Se ci fosse questo raccoglimento, questa vigilanza, quante discussioni in meno, quanta pace si godrebbe in più nelle nostre comunità! Generalmente chi lavora di meno si crede in diritto di disturbare di più con le sue chiacchiere. Fa buona impressione sentir dire di una persona: Ha fatto una santa morte, ha pregato tanto! Va bene, e noi chiediamo la grazia di non morire di morte improvvisa, ma quando un'anima ha passato tutta la sua vita nel raccoglimento, quando ha vigilato sempre su di sé sforzandosi di corrispondere con generosità alla grazia, oh, allora, quanti meriti! Ha una vita piena di atti di amor di Dio, di meriti, di sante Comunioni!
Chiedere la grazia del raccoglimento, di quel raccoglimento che si deve mantenere ovunque. Il Signore ve la darà perché a voi è necessaria anche a motivo dell'apostolato.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, battitura recente, fogli 2 (22x28). A mano sul dattiloscritto è stato aggiunto: Primo Maestro - Esercizi 1953 - Roma. Non è indicata la data. Non sono pervenuti gli appunti originali. Dal contesto è chiaro che si tratta di predica tenuta alle superiore durante un corso di Esercizi, ma non è stato possibile determinare se fa parte del corso del 15-24 settembre 1953; comunque si inserisce di seguito alle meditazioni precedenti.

1 Cf 1Tm 4, 16: «Vigila su te stesso».

2 «Fa' bene ciò che fai». Sentenza della saggezza antica.