Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II
LA MORTE

Ieri abbiamo celebrato la festa di S. Silvestro1, fondatore dei Silvestrini. Mandato a studiare Diritto a Bologna, preferì lo studio del Diritto Canonico e della Teologia, benché il padre fosse contrario. Divenuto sacerdote ritornò a Osimo, sua città natale e parlava con molta libertà contro i vizi anche dei grandi, perciò fu molto perseguitato. Ciò che decise della sua vocazione però fu la morte di un suo parente, che era considerato il più bello e attraente personaggio della città. Meditò molto Silvestro davanti al cadavere del cugino e decise di ritirarsi in una grotta presso Fano ove faceva grande penitenza. Cedendo quindi alle molte insistenze di chi desiderava imitarlo, costruì un convento e fondò così i Silvestrini. Dai quaranta ai novanta anni visse in convento e fu sempre fedelissimo ed esemplarissimo; insegnò più con l'esempio che con le parole.
Consideriamo la morte. «State preparati»2, ci dice Gesù, perché la morte può sorprenderci in qualunque posto e in tante maniere, può essere preceduta da molti dolori o giungere insensibilmente. Dalla morte dipende l'eternità. Dopo morte non sarà più possibile meritare, riconciliarci con Dio, aumentare nella grazia, tutto rimarrà immutato e fisso per tutta l'eternità.

1. Chi si assicura una buona morte? Chi vive bene. «Moriaturanima mea morte justorum»3, diceva sovente un giovane. E un padre che l'udì gli suggerì di pregare piuttosto perché la sua anima vivesse la vita del giusto. Così anche la morte sarà santa.
S. Paolo scriveva dal carcere di Roma: «Bonum certamencertavi, cursum consummavi, fidem servavi. In reliquo reposita est mihi corona justitiae»4. Così per noi: tutti siamo chiamati al
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cielo, non tutti però dovremo percorrere la medesima via. Ecco, il gran segreto per fare una buona morte: metterci decisamente nella nostra via, corrispondendo alla propria vocazione. Ognuno ha la sua vocazione, quando si corrisponde bene alla propria vocazione, fino alla fine, anche la morte sarà santa. Nella via si può anche inciampare, ma se sostanzialmente avremo fatto quanto il Signore voleva da noi, se avremo corrisposto nello spirito del nostro Istituto, la nostra morte sarà santa, perché il buon spirito brucia le piccole deficienze. «Consummatum est, esclamò Gesù dalla croce: Ho compiuto la missione affidatami dal Padre celeste»5. Tutta quella missione di buon esempio, predicazione, immolazione che il Padre voleva da lui. Oh, la morte del Crocifisso! Così sarà la morte di chi fu fedele alla propria vocazione; quale consolazione!
Entrare perciò bene nello spirito della propria vocazione: ciò significa amare e penetrare le Costituzioni, viverle, dare buon esempio, spendersi nell'apostolato, questo può essere vario, ma deve essere sempre sentito e sviluppato con spirito inventivo, amando il proprio Istituto sopra ogni altro. Essere nell'Istituto membra vive ed operanti, cioè santi ed apostoli.

2. Secondo mezzo per assicurarsi una buona morte:divozione alla Madonna assunta in cielo, a Gesù crocifisso, a
S. Giuseppe, protettori della buona morte, così com'è espressonella preghiera della buona morte del vostro libro di pietà6.
Gesù è il grande modello dei morenti: quali sofferenze fisiche e morali lo straziavano! Ma egli accettò la morte fin dal Getsemani: «Non mea, sed tua voluntas fiat»7. Con generosità abbracciò la croce e vi si lasciò configgere. Dall'alto della croce pensava a noi, pregava e si immolava per la nostra salvezza. Abbracciare bene il Crocifisso: egli con la sua dolorosa agonia ha ottenuto a ogni morente la grazia di ben morire.
E la Madonna? Morì di puro amor di Dio. Chiedere a questa buona Madre di vivere d'amore, per morire un giorno d'amore.
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Sentirsi religiosi! Religioso significa legato a Dio: sentirci tutte di Dio. Che possiamo morire purificati da tutti i peccati passati, distaccati da tutto, in modo da evitare il purgatorio, che possiamo dopo morte arrivare al più presto a contemplare il nostro redentore in cielo.
S. Giuseppe infine è il modello e il protettore della buonamorte perché visse santamente e meritò di essere assistito in morte da Gesù e da Maria per i quali aveva sempre lavorato. Anche noi lavoriamo sempre e solo per Gesù e la Madonna. Trascorrere santamente l'Anno mariano8: amare e far amare la Madonna, riempire tutto il mondo del nome di Maria.
Chiudere la nostra vita come la chiuse Gesù crocifisso, la Madonna, S. Giuseppe.
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1 Silvestro Guzzolini (1177ca -1267), nato a Osimo (Marche). Nel 1231 fondò un monastero sul monte Fano adottando la regola benedettina.

2 Cf Mt 24, 44.

3 Cf Nm 23, 10: «Possa io morire della morte dei giusti».

4 Cf 2Tm 4, 7: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia».

5 Cf Gv 19, 30.

6 Cf Per la buona morte, in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 156.

7 Cf Lc 22, 42: «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà».

8 Pio XII con l'enciclica Fulgens corona gloriae, l'8 settembre 1953 (cf AAS 45 (1953), pp. 577-592) indìce l'Anno mariano per celebrare il centenario della definizione dell'immacolato concepimento di Maria. Con una circolare il Fondatore traccia le modalità per viverlo da paolini: conoscere, imitare, pregare, zelare Maria, e indica come ossequio collettivo: portare a compimento la costruzione del santuario Regina Apostolorum in Roma (cf RA 12 (1953) 1-2; CVV 207).