Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

24. I NOVISSIMI *

S. Paolo dice: «Non stiamo troppo a considerare le cose chesi vedono, cioè le cose esterne, ma contempliamo le cose che non si vedono e che non appaiono»1. Quali sono le cose che non si vedono? Il giudizio di Dio, l'inferno, il paradiso, il resoconto finale, il giudizio universale, l'eternità. Considera i novissimi, le cose che non si vedono.
La morte è più facile a considerarsi, essa si fa sentire ogni giorno, non solo perché passano nelle nostre vie i carri funebri, [perché] spesso ascoltiamo la Messa da morto e ci ricordiamo sovente dei trapassati, specialmente in questo mese, ma anche perché ogni giorno sentiamo che la vita passa. Viene la sera ed è passata una giornata, arriva la domenica ed è passata una settimana, arriva il ritiro ed è passato un mese, arrivano gli Esercizi ed è passato un anno. Noi ci accorgiamo così d'aver staccato una parte del libro dei giorni che il Signore ci ha assegnati.
I malanni, le stanchezze, i dolori, le infermità, sono avvisi che noi siamo mortali. «Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai»2. I defunti ci ripetono: Io ero come sei tu e un giorno tu sarai come sono io. E questo giorno può esserevicino, vicinissimo o remoto, non lo sappiamo. È facile meditare la morte perché si fa sentire e si fa vedere; ogni giorno moriamo un poco.
Vi sono poi gli altri novissimi. Il giudizio particolare di Dio attira l'anima appena uscita dal corpo e [questa] si presenta a Dio, non può stare sospesa e in un attimo il giudizio si compie: Gesù guarda la nostra anima […]3 e vede se gli piace o non gli
~
piace. Così l'anima, appena uscita dal corpo, in quella luce, si vede subito se è degna di odio o di amore.
Ciascuno porta quello che ha fatto. Non si improvvisano i meriti perché la nostra vita non è un cinema, ma una verità, la realtà. Cadranno le menzogne, le finzioni, le ipocrisie e risplenderà la verità. Se l'anima è degna di odio [avrà] perdizione eterna, se degna di amore salvezza eterna.
Pensare al cielo, agli altri novissimi, alzare i cuori a Dio. Lassù ci aspettano i santi, le anime buone che sono passate all'eternità. Ci aspettano i giusti per partecipare alla loro corona, alla felicità eterna, al paradiso. Si può condurre una vita misera sulla terra, come Lazzaro, e avere una felicità eterna. Ricordare i novissimi: risorgeremo! Il corpo va nel sepolcro a purificarsi, quella cenere che di noi rimarrà sarà come la penitenza che farà il corpo perché [fu] ribelle a Dio, perché è servito come strumento di peccato. Per i buoni, la cenere, la polvere, il sepolcro, ecc., sarà un complesso di cose che servirà ad abbreviare il purgatorio. Accettare la morte e lo stato in cui saremo ridotte è grande merito e serve a cancellare i nostri peccati.
Ricordare le cose che non si vedono: la separazione. Quando il tempo della mietitura sarà venuto, i servi raccoglieranno la zizzania e la metteranno sul fuoco e il grano nel granaio4, così alla fine del mondo, cioè la separazione dei buoni dai cattivi. Gesù ha portato anche il paragone della pesca: tirate le reti, i pescatori siedono e dividono i pesci, buttando via i cattivi, tenendo i buoni che serviranno per la nutrizione5.
Considerare le cose che non si vedono. Pensiamo alle due eternità. Immaginate da una parte il numero degli eletti felici e beati per sempre, e l'eternità dei cattivi, cioè i dannati che Gesù descrive con colori molto vivi nel Vangelo. Anche se i dolori dell'inferno fossero quelli descritti da Dante6 nella Divina Commedia, sarebbe ben tremendo l'inferno! Pensare a
~
queste cose che non si vedono, non a quelle che appaiono. Il mondo è tutto apparenza o vanità o ambizione, e tutto per fare bella figura. Per rispetto umano si lascia tanto bene e si fa tanto male.
Breve sempre è il godere per gl'infelici ed eterno il soffrire (esempio della regina Elisabetta)7. Noi abbiamo la rivelazione di Gesù Cristo e sappiamo che dopo il giudizio finale i cattivi andranno al supplizio eterno. A volte non sono stati quarant'anni di regno, ma neppure quattro giorni: si racconta che alcuni dopo il primo peccato furono precipitati nell'inferno. Consideriamo quello che disse Gesù: «I giusti entreranno nella vita eterna»8 perché «se l'albero cade a destra resta a destra, se cade a sinistra resta a sinistra»9 e non si può smuovere dopo morte.
Dunque, non considerare tanto la vita presente, i giorni, le fatiche, non spaventarsi delle difficoltà, del sacrificio che importa la vita religiosa, ma guardare quello che non si vede: la vita eterna. L'Oremus della Messa domanda al Signore di passare attraverso le vicende della vita in modo da saper accumulare i tesori della vita eterna. Gesù e Maria non sono passati attraverso vicende gloriose e dolorose? E come fu la loro vita, così dev'essere la vita di ogni cristiano, di ogni religiosa.
Si passa attraverso momenti di gioia e di contentezza e attraverso momenti di prova, ma chi considera spesso i novissimi, guarda di santificare le gioie e i dolori per arrivare alla gloria del paradiso. Dobbiamo guardare le cose che non si vedono. Non si vede facilmente se si ha fede, speranza, carità o [tanto meno] se non si ha fede, se si ha poca speranza, poca carità. A noi sta a vedere queste cose: Ho raccolto meriti?
Considerarci veramente come siamo: non quello che appare, ma quello che non si vede, non solo l'osservanza esterna, ma le cose interne. Vedere se siamo povere, miti, umili, mansuete. Minuto per minuto possiamo acquistare meriti o demeriti.
~
Domandiamoci: C'è la retta intenzione? Il più delle volte non si vede. Siamo veramente mosse da retta intenzione?
Domandiamo al Signore che ci presti il suo lume, che possiamo vedere chiaro nella nostra anima, se ci sono i serpi o Gesù che occupa il nostro cuore, se c'è la Madonna, l'angelo custode. Veder bene dentro, come si agisce nel trattare con le persone, nel compiere il nostro apostolato. Dammi luce, Signore, quella luce che mi faccia conoscere come sto davanti a te.
Siamo saggi! Consideriamo le cose che non appaiono. A volte c'è un muro guasto, vecchio, mettono un po' di calce e lo rifanno diventare bello, ma... rompi quel muro e guarda dentro. Rompi il muro del tuo interno ed osserva: quali [sono] i pensieri, i sentimenti, i desideri? Di che cosa vivi? Vive in te Cristo o il tuo io? Badare molto se abbiamo pensieri e sentimenti di orgoglio o [se siamo] veramente mansuete e umili di cuore. Non le cose che appaiono, ma profondità di esame di coscienza. Signore, fate che io veda la mia anima, che non mi capiti la disgrazia di conoscermi solo in punto di morte, ma adesso che ho [ancora] tempo per acquistare le virtù. Amore più ardente, vero spirito religioso paolino, fiducia in Dio, più fede, più speranza.
S. Agostino, per conoscersi meglio, volle scrivere Le Confessioni. Mise fuori tutto. Signore, che io conosca me per disprezzarmi e conosca te per amarti.
Badiamo di essere persone sagge, non contentiamoci delle lodi di chi ci ammira: chi ci giudica è il Signore. Se qualche bene fatto non è stato notato, se non l'hanno apprezzato gli uomini, non importa: gli uomini hanno condannato Gesù sulla croce.
Conoscerci come siamo in realtà. Non badiamo al giudizio degli uomini se si è fatto bene. Il peso degli uomini è bugiardo.
A volte ci hanno criticato, ma noi sentiamo che abbiamo agito bene, con retta intenzione: è Gesù che ci giudica. Nessuna opera buona compiuta verrà dimenticata. Vi è un orecchio che tutto sente e una mano che tutto scrive. Che cosa varrebbe avere un abito sacro se avessimo un cuore non di Dio? Cosa copre quell'abito? L'abito può essere comunissimo, ma quello che conta è il cuore che ama Dio, con tutte le forze.
~
Quante mamme di famiglia che fanno tanti sacrifici, donne del popolo che nessuno le cura, ma davanti a Dio, quale merito!
Vediamo se nel nostro cuore c'è la vera virtù e se consideriamo le cose che ci attendono alla fine della vita.
Il Signore benedica e tenga unite; che tutto sia retto davanti a lui. Fare sempre il lavoro interiore di santificazione, di emendazione e di acquisto delle virtù. Verrà poi il lavoro esteriore.
~

* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 3 (18x21, 5), tenuta dal Primo Maestro a Marsiglia (Francia), il 15.11.1953, come è indicato nell'originale, giunto a noi in duplice copia. Sulla copia di lavoro, conservata nella raccolta dell'OOA, a mano è stato messo come titolo “Novissimi”.

1 Cf 2Cor 4, 18.

2 Cf Gen 3, 19. Espressione usata nella liturgia per l'imposizione delle ceneri nel primo mercoledì di Quaresima.

3 Originale: Venendo in Chiesa.

4 Cf Mt 13, 30.

5 Cf Mt 13, 48.

6 Alighieri Dante (1265-1321), nato a Firenze. Visse in esilio per le sue idee politiche. Massimo poeta italiano, suo capolavoro è La Divina Commedia (Inferno, Purgatorio, Paradiso). Morì e fu sepolto a Ravenna.

7 Elisabetta I, la Grande (1533-1603), regina d'Inghilterra dal 1588. Si dice che esclamasse: “Quarant'anni di regno, poi l'inferno”.

8 Cf Mt 25, 46.

9 Cf Qo 11, 3.