Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. SANTIFICARE LA CONFESSIONE*

Domenica scorsa abbiamo avuto una bella funzione e la consolazione di assistere alla vestizione di undici aspiranti. Approfittiamo sempre di queste buone occasioni per chiedere al Signore sempre più numerose e scelte vocazioni.
Talvolta, andando nelle case filiali e anche qui nella casa centrale, si sente dire: Si vorrebbe fare molto di più, ma... manca sempre la gente. E allora chiediamo le persone a chi le ha, al Signore.
Manca il personale, questo è vero, verissimo il più delle volte, ma qualche volta, e speriamo sia solo qualche volta, il personale c'è, ma non si impegna abbastanza, potrebbe fare di più.
Vi sono suore che si danno con generosità e quanto più vanno avanti, tanto più diventano sagge e ingegnose e trovano il modo di moltiplicare la loro attività, di fare sempre meglio, di produrre di più, ma vi è anche sempre chi sta nell'Istituto, ma non vive nell'Istituto, non appartiene all'anima dell'Istituto o perché è dominato da pessimismo, da fatalismo o perché non dedica tutte le forze al Signore. E poi vi è sempre chi si rende un po' inutile, perché vuol fare a modo proprio, rifugge dal sacrifizio, non va d'accordo con le persone con cui deve stare.
È vero che le forze vengono meno, ma non bisogna contare che chi ha quarant'anni ne abbia già ottanta, e poi la saggezza, l'esperienza, la ingegnosità suppliscono alle forze fisiche che vanno diminuendo.
Perciò due domande: Cerco io di ottenere dal Signore buone vocazioni con la preghiera e il buon esempio? Mi spendo
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io totalmente per il Signore? Occorre essere totalmente al servizio di Dio.
Servirlo con la mente, ma non pensare di servire Iddio con la mente solo così in generale: mettere in particolare la mente al servizio di Dio, cioè nel proprio ufficio, per progredire, avere iniziative, industriarsi, fare sempre meglio.
È sempre più necessario che l'Istituto abbia delle menti, cioè delle persone inventive, ma non per fare a modo proprio, bensì per servire l'Istituto: nella scuola, nello studio, nella organizzazione, in modo da seguire il progresso della società. Alle volte con qualche piccolo accorgimento si può guadagnare tanto tempo. Alle volte basta un piccolo consiglio per far progredire un'anima di molto. Servire il Signore con la mente: nello studio e nella pratica delle Costituzioni; essere attaccate al proprio Istituto. L'attaccamento all'Istituto è attaccamento a Dio. Pensare con l'Istituto, amare l'Istituto, lavorare per l'Istituto.
Vi sono talvolta alcune che osservano, giudicano e fanno molte chiacchiere; ma non sono le parole che fanno andare in paradiso! Parlare e giudicare, che cosa vuol dire? Spesso vuol dire mettersi fuori dalla corrente delle grazie. D'ordinario queste vengono a noi attraverso chi guida: è necessario quindi essere uniti a chi guida per non mettersi fuori dalla corrente delle grazie. Alle volte qualcuna dice: Dicano quel che vogliono, lascio dire; ma se uno ti ha fatto una osservazione per correggere un tuo difetto, non devi lasciar dire, devi farne frutto.
Questa mattina volevo dire qualcosa sul modo di santificare il sacramento della Confessione. Occorre dare grande importanza a questo sacramento per ricavare da esso il massimo frutto. Per questo anzitutto pregare. Ciascuno dica a se stesso: Voglio proprio emendarmi da quel difetto; e ne chieda la grazia al Signore. Alle volte si pensa a questo sacramento troppo umanamente, bisogna [invece] pensare a togliere il difetto fin dalla radice. Se uno è orgoglioso deve pensare a pregare per vincere l'orgoglio, [perché] con tutte le nostre energie noi non riusciremo a togliere i nostri difetti, ci vuole la grazia. Pregare specialmente durante la Messa del giorno in cui dovremo confessarci, chiedere la grazia di fare una buona confessione, una confessione che valga a togliere la radice dei nostri difetti. Sono le
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nostre passioni, specialmente il nostro difetto predominante che dobbiamo togliere. Crediamo noi di fare molto quando diamo il bianco alla casa? E se il muro è rotto?
Dopo la preghiera ci vuole: l'esame di coscienza, ma dobbiamo farlo noi l'esame, non gli altri. Non si è più bambini quando la mamma doveva dirci: Di' ancora questo al confessore. Quando si è in chiesa bisogna avere la mente rivolta a Dio, il cuore rivolto a lui, non pensare agli apparecchi che volano e fan chiasso. Quando ci si deve confessare, esaminarsi bene, con umiltà, vedere come si combattono i propri difetti. Bisogna, ad esempio, che uno si confessi se adempie bene il suo ufficio, se osserva le Costituzioni, se c'è della pigrizia, dell'orgoglio e, soprattutto, se si combatte la passione predominante. Vedere se si lavora per Dio o se si fantastica per Dio. Se ci sono i fatti oppure le chiacchiere.
Il dolore dei peccati. Credo che delle confessioni nulle per mancanza di dolore se ne facciano molte. Vi è anche pericolo di fare delle confessioni nulle per altri motivi, e le conosciamo le leggi della Chiesa circa la confessione delle suore! Almeno ci si assicuri che ci sia il dolore sulla vita passata; se però si vuol far vero profitto, ci vuole il dolore della vita presente. Domandarsi: Chissà se io ho fatto quel progresso che Dio voleva da me? Non stancarsi di lavorare per il Signore.
Poi venire al proposito, ma andare al particolare e fare propositi fermi.
Nell'accusa, trattenersi sui peccati; poi ricevere con umiltà quegli avvisi che verranno dati e farne frutto.
Fare la penitenza: ma questa non deve consistere solo nelle preghiere che il confessore impone, si deve far penitenza evitando di ricadere nei peccati confessati, combattendo le proprie passioni, specie la passione predominante. La vera penitenza dell'orgoglio è l'umiltà.
Portare davvero il bene alle anime, questa è carità. Alle volte c'è più carità in una sgridata che in una carezza.
Santificare bene il sacramento della Confessione e chiedere questa grazia al Signore.
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* Meditazione stampata in sedicesimo, pp. 1-5, insieme a sei conferenze della Prima Maestra Tecla. È stata tenuta dal Primo Maestro, ma il luogo e la data non sono indicati. Esiste pure un dattiloscritto, fogli 3 (22x28), conforme allo stampato, sul quale è scritto “Anno 1952”. Tuttavia, il riferimento alla vestizione, confermato anche dal ricordo di una sorella che ha fatto vestizione nel gennaio 1953, e le date delle conferenze della Prima Maestra nel sedicesimo, fanno pensare che si tratti del1953. Si considera come originale lo stampato.