Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. PROFONDITÀ, UNIONE, REDAZIONE*
1. È molto facile la superficialità nella vita religiosa, invece: «Vita vestra abscondita est cum Christo in Deo»2. Bisogna essere profondi nella fede, profondi nella speranza, profondi nella carità.
La profondità nella carità si dimostra nella correzione fraterna: saperla fare e saperla ricevere. L'Istituto nostro non è fermo, è progressivo nel camminare nella virtù e nei mezzi di apostolato. Correggersi vicendevolmente, così si toglie metà lavoro ai superiori. Perché hai fatto così? Non potresti far meglio? Questa idea è sbagliata…. La correzione fraterna è obbligatoria per tutti i cristiani, tanto più per i superiori.
È difficile far bene una correzione, ci vuole delicatezza: «spiritu lenitatis»3, come dice S. Paolo. Vi sono delle sorelle sempre pronte a ricevere avvisi perché hanno buona volontà. Siamo riconoscenti a chi ci dice: Sei stata in giro e ti sei impolverata, ci vuole una spazzolata. Quanto bene fa all'anima una spazzolata! Possibile che quello che una volta era possibile fra i chierici, non sia più possibile ora fra i religiosi? Grande carità fa la correzione fraterna.
In secondo luogo ci vuole umiltà in chi la riceve. Nondire: Pensa per te! È cosa difficile la correzione fraterna, eppure può essere un buon frutto degli Esercizi. Considerarsi come alleate fra di voi: le Maestre devono aiutare le suddite e le suddite devono aiutare le Maestre. Si è riunite in società e la società è un insieme di gente che vuole aiutarsi a vicenda
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per conseguire un dato fine. Non essere egoiste: pregare per tutte, portare tutte a Gesù affinché Gesù benedica tutte. Sentirsi una famiglia, sentirsi una società. In primo luogo pregare, in secondo luogo aiutarsi.
Entra una persona in una casa e porta serenità, pace e un certo fervore: osservanza religiosa, dedizione all'apostolato. Quando invece in una casa entra qualche elemento disfattista, mette tutto in subbuglio. Basta una di queste e si perde la pace, la serenità, si hanno mille bisogni di andare dal confessore A e dal confessore B, mezzo alfabeto ci vuole alle volte!
Bisogna amare l'Istituto, difenderlo, procurarne il vero bene che consiste appunto nell'unione e nell'unità.
Vi è un articolo delle Costituzioni che dice di evitare le critiche, le mormorazioni, le delazioni, le invidie, le gelosie; delle sorelle o parlare bene o non parlare; sempre pensar bene, sempre parlare bene, sempre fare bene4. Da una casa all'altra far passare il bene non i difetti, perché il male è come l'olio che si allarga, invece quanto è difficile far andare avanti il bene!
Aiutarvi a vicenda con la preghiera, con le parole, con le opere. Carità vicendevole: aiutarsi tutte, particolarmente aiutare le Maestre che hanno doppio peso da portare e hanno speciale bisogno di grazie. Queste grazie d'ufficio, come tutte le grazie, il Signore le concede dietro nostra preghiera. Perciò, chi ha bisogno delle grazie d'ufficio e tutte le altre domandino queste grazie, naturalmente poi ci vuole la corrispondenza. Aiutarsi! Le sorelle di una nazione aiutino quelle di un'altra. Come è bello questo! Ma anche le sorelle di una casa devono aiutarsi tra di loro. Per aiutare gli altri dobbiamo dimenticare noi stessi, invece, alle volte, è proprio l'amor proprio che domina. È facile rivestirsi dell'abito della carità e poi essere mossi da amor proprio, da egoismo. Bisogna che dimentichiamo noi stessi e ricordiamo solo la gloria di Dio e il bene delle anime. Questo è frutto di lungo lavoro interiore.
Quarant'anni fa nessuno parlava del nostro Istituto, era solo nel disegno di Dio. Come mai è arrivato allo stato attuale? Vedete che cosa ha fatto l'amor di Dio nelle anime nostre! Dio ha
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fatto tutto! È dogmatica questa, teologia pura! Se si è arrivati a tante nazioni, è Dio che ha fatto tutto, noi chissà quante volte abbiamo messo i bastoni nelle ruote. Recitare il Miserere generale e il Te Deum generale. Occorre riconoscenza al Signore! Questo sentimento di umiltà e di riconoscenza sia sempre profondo nel nostro cuore. Abbiamo avuto la definitiva approvazione dell'Istituto, delle Costituzioni: se prima eravamo obbligati ad osservarle, tanto più lo siamo ora. Stare alle Costituzioni, anche su quei punti che alle volte sembrerebbero meno necessari, ma che sono invece molto utili a formare il vero spirito della Paolina.
La redazione. Dall'anno scorso a quest'anno avete fatto un certo progresso. Non tendere a leggere di ogni cosa, ma tendere a leggere ciò che edifica, che porta maggior conoscenza della dottrina cattolica, della morale, della liturgia. Ringraziate il Signore che vi è stato dato ciò che vi era di meglio per la vostra santificazione e per il vostro apostolato. State ferme sull'indirizzo che si è dato ai vostri studi. Dall'anno scorso ad oggi sono venute fuori molte cose buone scritte da voi, particolarmente Via Verità e Vita5. Se questo periodico penetrasse in tutte le nazioni e in tutte le famiglie, queste sarebbero sufficientemente istruite nella dottrina cattolica, nella morale cristiana e nei mezzi di salvezza.
Voi dovete stare al vostro spirito, lo spirito paolino che è interpretazione e applicazione del Vangelo alla vita. Non ascoltate tutto ciò che vi vien detto da ogni parte, non fate come quelle anime che hanno avuto nella vita cinquantasette confessori! Voi avete uno spirito, uno spirito preciso, [anche se oggi] non vi si predica più come venti o venticinque anni fa: ora è scritto ciò che dovete fare.
Io ricevo l'indirizzo da Casa Madre, se ho dei dubbi li espongo. Siccome l'Istituto è progressivo non si rifiuta ciò che è buono, ma se ci dicono di prendere un'altra strada, non va bene. Questo tenerlo presente specialmente nella redazione. Scrivere nello spirito paolino. Non si scoraggi chi ha il compito
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di scrivere, il Signore darà la grazia di scrivere dei buoni libri che faranno tanto bene. Prima c'è la dottrina, il catechismo, poi la sacra Scrittura, poi la Tradizione e tutti i libri che ne derivano e possono fare del bene.
Rimanga ben fermo [questo]: per sé non c'è differenza tra l'adoperare la penna o il pennello o la pellicola o la scopa. Nessuna può esaltarsi di ciò che fa: sono le disposizioni interne che assicurano il frutto, il merito [è] presso Dio. Chi fa è l'Istituto.
Vi benedica il Signore come vi benedico io e non soltanto voi, ma anche tutte le sorelle con cui convivete e fate l'apostolato. Molto progresso avete fatto, cercate che non venga nulla a disturbare questo vostro progresso, consolerete il Cuor di Gesù e anche la Prima Maestra.
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* Predica, tenuta dal Primo Maestro a [Roma], alle superiore durante gli Esercizi, del 15 - 24 settembre 1953. Fa parte del plico di quattro meditazioni in dattiloscritto di cui si parla nella nota dell'asterisco, meditazione precedente, n. 14. Nel dattiloscritto, fogli 3 (18x24) il titolo è “Conclusione: pensieri vari”.

1 Cf Ef 3, 18.

2 Cf Col 3, 3: «La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio».

3 Cf Gal 6, 1: «Con dolcezza».

4 Cf Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo, ed. 1953, art. 171.

5 Rivista mensile per la conoscenza e l'insegnamento della dottrina cristiana. Pia Società Figlie di San Paolo, Roma, ottobre 1952. Cf Med. varie 1952, n. 10, nota 6.