14. LE NOSTRE DEVOZIONI*
Vi sono varie grazie da chiedere in questi giorni, chiederle con umiltà e con tanta fiducia. Chiedere anzitutto la grazia, ed è la prima, di conoscere noi stessi con un esame profondo e poi la grazia di conoscere il Maestro divino: «Domine Jesu, noverim me, noverim te»1, come diceva sant'Agostino.
Poi dobbiamo anche domandare le grazie riguardanti l'ufficio di ciascuna, secondo le responsabilità che ognuna ha. Certamente il Signore ci chiederà conto delle anime che ci ha affidate, e c'è da umiliarsi assai pensando a quali mani il Signore le ha affidate. Domandare al Signore quindi la grazia di compiere santamente il proprio ufficio.
Inoltre riguardo all'apostolato dobbiamo esaminarci e proporre di far meglio: si deve fare con più intelligenza in modo che riesca più efficace. Certamente occorrono i lumi divini, su questo vi è da fare qualche progresso. Domandare al Signore la grazia di mettere al suo servizio le nostre forze non solo, ma in modo che possano produrre più largamente buoni risultati, prendendo i mezzi più celeri e più redditizi.
Presentiamoci al Signore con umiltà e diciamogli: Signore, tu solo sei buono, tu non mi chiami ancora al tuo giudizio, ma mi chiami qui, dove tu mi offri il tuo perdono e vuoi che io creda a questo tuo perdono esercitando la seconda virtù teologale e credendo veramente alla remissione dei peccati.
In quello che noi ci condanniamo non saremo più condannati: vi è chi alle volte prende le proprie difese, ma davanti al Signore non dobbiamo prendere le nostre difese, il Signore non ci condanna ingiustamente. Egli conosce esattamente le nostre forze, le nostre colpe, le grazie ricevute, ecc.
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Umiltà dunque, e grande fede. Il Signore vi ha chiamate qui per darvi le sue grazie. Egli ci darà quello che sarà più utile all'anima nostra: Signore, se mi occorre il pane, dammi il pane, se la medicina dammi la medicina. Tu sai ciò che mi occorre. La vita va avanti e si avvicina il giorno della mercede: vogliamo poterci avvicinare a quel giorno con fiducia.
Pregare molto. Sì, vi [è il tempo per la riflessione]2, ma anche pregare vocalmente con i rosari, le coroncine, con le giaculatorie o brevi invocazioni che ogni anima [spontaneamente] fa.
Pregare S. Paolo.
Egli andava in cerca di anime, metteva in moto tutti i mezzi che c'erano allora, e si sarebbe servito dei mezzi che ci sono oggi se allora ci fossero stati, per arrivare alle anime. Neppure le catene lo fermavano, gli rimaneva ancora sempre qualcosa di possibile: la preghiera, la sofferenza per le anime. S. Paolo lo abbiamo eletto padre per tutte le anime che ci sono nell'Istituto e che ad esso sono affidate. Egli è il mediatore presso il Maestro divino a nostro favore. In questi giorni recitare bene, sovente, la coroncina a S. Paolo, gustarla privatamente penetrando bene il senso: ogni punto è un esame e contiene una grazia speciale da chiedere.
S. Paolo inoltre è il protettore specialmente delle vocazioni.Egli non è solamente un grande santo, è un grande apostolo, un animo retto anche prima della sua conversione. Pregarlo per le nostre case, in particolare perché non vi sia l'offesa di Dio, non si viva in peccato, non si rompa la delicatezza, e ogni casa sia un piccolo nido di sante. In ogni casa, oltre alle suore, c'è anche Gesù: che egli le veda sempre liete di servirlo, le santifichi tutte. La superiora non è lì per ricevere omaggi, per essere riverita, è [lì] per dare buon esempio, per aiutare.
In secondo luogo pregare le anime purganti.
Pregarle perché ci aiutino ad evitare il peccato veniale. Pentimento per il peccato veniale, sia che questo sia stato commesso da noi o dagli altri per colpa nostra. Riparare per quello che
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possiamo aver commesso noi, ma anche per quello che possono aver commesso altri per colpa nostra, per mancanza di aiuto, di buon esempio, ecc. Ah, non è possibile che noi misuriamo tutte le conseguenze delle nostre mancanze! Per evitare il purgatorio dobbiamo evitare il peccato veniale. Mandare [inoltre] tanti suffragi alle anime del purgatorio con questa intenzione: che dopo la nostra morte possiamo essere introdotti [subito] in cielo, e ciò non tanto per il timore delle pene del purgatorio, quanto per poter amare di più il Signore. Lo amiamo già così poco su questa terra, che almeno dopo la morte possiamo andare subito in paradiso per amarlo con tutto il cuore, per sempre.
Pregare S. Giuseppe.
Pregarlo per tutta la Chiesa universale, per tutte le questioni politiche e sociali che si agitano nel mondo, pregarlo per aver la grazia di cercare solo il Signore, il suo divino volere, come fece lui. Così ci si prepara a una santa morte, come quella di S. Giuseppe. Recitare spesso la preghiera per la buona morte3. Per morire santamente ricordiamoci della morte di Gesù in croce, della morte di Maria santissima avvenuta per puro amor di Dio.
Pregare inoltre gli angeli custodi.
Essi sono messi accanto a noi per illuminarci e per difenderci dal demonio, dalle sue insinuazioni. Se il diavolo riesce a pervertire le nostre idee allora farà una grande presa in noi, come ha fatto in Eva. Quante idee storte si insinuano alle volte nella nostra mente e producono poi dei frutti ben amari! Idee storte riguardo alla pietà, alle virtù religiose, a certi mezzi che si devono usare, di modo che poi si forma una mentalità non proprio secondo il Vangelo e che si comunica dall'una all'altra. Pregare gli angeli custodi, recitare spesso la coroncina.
Pregare la Madonna, Madre, Maestra e Regina nostra.
Le suore si chiamano tutte Maria, pregare che diventino tutte Maria, imitando la santissima Vergine, la sua saggezza, la sua virtù, il suo spirito di preghiera, la sua generosità. Vivere tutte sotto il manto di Maria.
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Quest'anno dobbiamo ottenere questa grazia: che si conosca e si ami il Maestro divino, che non lo si offenda, che nessuna casa dia ricetto al peccato.
L'Istituto va dilatandosi in tutto il mondo; oh, se fossimo tutti santi, quanto bene si farebbe! Tutte le nostre preghiere, tutti i nostri sforzi [siano] per onorare la santissima Trinità, a questo dobbiamo far convergere tutto: «Ad majorem Dei gloriam!»4. Facendo in questo modo si può essere sicuri che gli Esercizi saranno ben fatti, attraverso le nostre devozioni, nella pratica di esse.
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* Predica, in dattiloscritto, carta pesante, fogli 3 (18x24), tenuta dal Primo Maestro a [Roma], il 15 settembre 1953. Fa parte di un plico di quattro meditazioni. In prima pagina è scritto: Primo Maestro, “Le nostre devozioni” (Introduzione agli Esercizi delle Superiore), 15 - 24 settembre 1953. Esiste un dattiloscritto successivo, ma si considera originale il primo dattiloscritto.
1 Cf Soliloqui, II, 1: «Signore Gesù, che io conosca me, che io conosca te».
2 Originale: sono i riflessi.
3 Cf Per la buona morte, in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 156.
4 «Per la maggiore gloria di Dio».