Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III
CORRISPONDENZA ALLA VOCAZIONE

Corrispondere alla propria vocazione, ognuna nello spirito del proprio Istituto, è assicurarsi una buona morte. Siamo veramente in una valle di lagrime, come avete cantato nella Salve Regina, ma la Madonna volgerà a noi i suoi occhi misericordiosi.
Come si corrisponde alla propria vocazione?

1. Lavorando interiormente. Noi spesso portiamo mille scuse, che non tutto va come vorremmo noi, che le difficoltà e le tentazioni sono tante, ma la pace del Signore è interna, mentre noi sovente sogniamo una pace esterna: vorremmo star bene di salute, che non ci fossero difficoltà da parte di chi guida, di chi ci è a fianco, ecc. La vera pace è interna e si trova solo nell'intimo dell'animo, ma la pace non è senza croce e noi la troviamo solo nell'intimità con Gesù: «Vi do la mia pace. Non quella che dà il mondo»1. Alcune suore, per quanto vengano mutate d'ufficio e di casa, non trovano mai pace, perché vorrebbero che le cose andassero come vogliono loro. Ricordiamo che la vita religiosa non è il paradiso, semmai ne è l'anticamera e nell'anticamera naturalmente mancano tante comodità.
Ognuna troverà la pace se si impegnerà a lavorare interiormente, a correggersi, a progredire, a soffrire. Noi invece vorremmo che si correggessero gli altri, che fossimo senza tentazioni, che tutto andasse secondo il nostro gusto.
Certe tentazioni, per esempio l'orgoglio, morranno tre ore dopo di noi. Ma quando l'anima lavora su se stessa e vive in continuo raccoglimento, gode grande pace, nonostante le cose avverse: egli è il «Rex pacificus»2.
Lavorare interiormente! Correggerci dell'orgoglio, del capriccio, di tante nostre vedute sbagliate. Impegnarci nell'ufficio,
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togliere l'amor proprio per intero, e sarà tolto tutto il nero. A volte capita questo: vediamo tante sorelle che lavorano interiormente e ci sembra di lavorare anche noi, invece no. Il vero segno della vita interiore è questo: se le confessioni sono accompagnate da vivo dolore, non da molte parole; se gli esami sono profondi e sinceri; se ogni giorno ci disponiamo ad abbracciare la nostra croce quotidiana con Gesù; se le vittorie superano le sconfitte; se in noi aumenta la fede, la pazienza, l'umiltà, ecco i segni per riconoscere se c'è o no vita interiore. Ma io prego! dice quella suora. La preghiera è un mezzo per acquistare la virtù, non è la virtù, è per ottenere spirito di sacrificio, fede, amore e unione con Dio. È un mezzo infallibile per ottenere tutto ciò che vuole il Signore da noi. Vedere dunque se c'è o no progresso in noi.
Avvertiamo però che quando un'anima si impegna seriamente nella virtù, per esempio per acquistare l'umiltà, ogni giorno scopre nuovi difetti, non che questi aumentino, ma l'anima scopre il proprio io.
Senza questo lavoro interiore noi non arriveremo mai alla vera pace. Progresso continuo, fatto nella pazienza: «In patientia vestra lucramini animas vestras»3. Non possiamo costruire la casa in un giorno, ma ogni giorno possiamo aggiungervi un mattone.
Perché, in primo luogo, sta qui la corrispondenza alla vocazione? Perché la vita religiosa è più perfetta di quella del buon cristiano, se una religiosa perciò non attende con impegno a perfezionarsi, non corrisponde alla propria vocazione.

2. Ubbidienza: quando si entra in convento, bisogna lasciare la propria volontà fuori della porta. È facile abbandonare tutto, difficile rinunziare a noi stessi, alla nostra volontà. Fare i voti vuol dire donarsi completamente a Dio e all'Istituto, lasciare perciò all'Istituto la cura di noi. Perché l'Istituto cammini bene occorre che ognuna si lasci mettere dove crede opportuno chi guida. Fare una cosa o l'altra, usare in quel modo o in un altro le proprie energie, è affare dell'Istituto. Un mattone,
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quando si costruisce una chiesa, lo si mette dove vuole l'architetto, non dove vuole lui.
Lasciarci mettere dove vuole la Congregazione e fare bene dove ci mettono. Anche se dovessimo fare solo pulizia, la prima carità si deve usare tra le sorelle. Facciamo bene ogni lavoro, anche il più nascosto e umile. La pietra messa nel fondamento, chi la vede? Intanto sostiene l'edificio.
Non chi è messo in vista è più utile per l'Istituto. Anime umili che pregano, anime generose alle quali puoi affidare qualunque lavoro o puoi fare qualunque osservazione e sono pronte, anime pazienti e premurose per tutte, alle quali non dai nessuna importanza: sono le più preziose per l'Istituto. Che cosa disse la superiora di suor Bertilla4 quando gliela rimandarono come inetta? Questa è una delle anime più belle del nostro Istituto!. Ed è Beata.
Anche se il lavoro non ci piace, ubbidiamo! Esso sarà di grande merito davanti a Dio. A volte avvengono anche sbagli, il Signore li permette e ci santifica in essi. Quaggiù molte cose sono misteriose: accettiamo tutto dalle mani di Dio, facciamo ogni cosa con grande amore, non come i muratori che fabbricano bestemmiando. Non è questo o quello che deve importarci, ma il compiere bene la volontà di Dio.

3. Compiere bene il proprio apostolato. Gli apostolati possono essere tanti. Il primo è sempre quello della vita interiore: chi è santo diffonde il bene anche se non sarà canonizzato. Quanto bene non ha fatto l'esempio di S. Maria Goretti! Come l'influenza cattiva si diffonde, così quando vi è una persona osservante, tutte ne risentono il benefico influsso, anche se quella persona rimane nascosta. Un'anima santa è come sangue sano nel Corpo mistico di Gesù Cristo: porta salute a tutte le membra.
Apostolato poi della sofferenza. Non sappiamo chi farà più bene, se chi lavora o chi soffre, perché a volte quello trae il frutto da questo.
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Apostolato della preghiera e del buon esempio: «Verba volant, exempla trahunt»5. Essere a tutti di buon esempio. Unire le nostre intenzioni a quelle del Cuore di Gesù.
Vi è poi l'apostolato della parola spiccia tra le sorelle. Mentre Pio X veniva eletto Papa dai cardinali, i quali avevano stabilito di concentrare tutti i voti su di lui, egli piangeva nascosto dietro una colonna e non si decideva, dopo l'elezione, a farsi avanti. In quell'occasione il cardinale Merry Del Val6 lo andò a cercare e, trovatolo, gli disse una sola parola: Eminenza, coraggio!. Pio X si scosse a quella parola detta con tanto buon spirito e accettò subito. Ecco il valore di una parola spiccia, detta a tempo.
Apostolato infine delle opere, quello è stabilito dalla propria Congregazione. A questo apostolato bisogna applicare tutte le proprie energie, ciascuno dove fu messo dal Signore.
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1 Cf Gv 14, 27.

2 Cf Is 9, 6: «Principe della pace».

3 Cf Lc 21, 19: «Con la vostra perseveranza, salverete le vostre anime».

4 Santa Maria Bertilla Boscardin (1888-1922), nata a Vicenza da povera famiglia. Entrò a farsi suora tra le Maestre di S. Dorotea, Figlie dei sacri Cuori. Fu canonizzata nel 1961.

5 «Le parole volano, gli esempi trascinano»: proverbio antico adattato all'efficacia del buon esempio.

6 Merry del Val Rafael (1865-1930), spagnolo, cardinale, segretario di Stato di Pio X dal 1903 e segretario del S. Uffizio dal 1914 con papa Benedetto XV.