Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. AZIONE DELLO SPIRITO SANTO
NELLE ANIME E NELLA CHIESA*

Oggi è stata esaudita la preghiera che Gesù Cristo rivolse al Padre suo: «Et ego rogabo Patrem et alium Paraclitum dabit vobis: Io pregherò il Padre ed egli vi manderà un altro Paraclito»1. Quindi quest'oggi noi ci siamo prostrati ad adorare la terza Persona della santissima Trinità, e ancora stasera invochiamo dalla terza Persona della santissima Trinità i suoi lumi, la sua forza, il coraggio per percorrere la via insegnataci da Dio.
L'azione dello Spirito Santo in primo luogo si esercita nell'anima. Noi vogliamo dei santi è stata l'espressione che ho sentito ripetere nelle tre nazioni dove sono stato, cioè nel Giappone e nelle Isole Filippine e nell'India. Vogliamo dei santi in queste regioni!
Quando avremo dei santi, siamo certi che la conversione di quei popoli al Vangelo sarà molto più facile, si compirà molto più presto. Questa espressione: Vogliamo dei veri santi in queste regioni, ci ha commossi profondamente. È lo Spirito Santificatore! Lo Spirito Santo deve operare in ciascheduno di noi come operò nel Cristo, che fu concepito di Spirito Santo, fu santificato nello Spirito Santo, compì la sua missione nello Spirito Santo e affidò allo Spirito Santo il compimento dell'opera sua: la Chiesa e la conversione del mondo, cioè l'applicazione all'umanità dei frutti, dei beni, che egli, venuto dal cielo, aveva offerti agli uomini. Vogliamo dei santi!
I santi nascono dallo Spirito Santo nel Battesimo, crescono nello Spirito Santo per la Cresima, vanno perfezionandosi
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gradatamente per le elargizioni dello Spirito Santo: «Caritas Dei effusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum habitantem in nobis»2. Questa carità, questa inabitazione dello Spirito Santo produce la fede e la speranza e la carità e le virtù cardinali e le virtù religiose, per lo Spirito Santo i doni, i sette doni e i suoi frutti, e le Beatitudini che si iniziano sulla terra e si completano in eterno, in paradiso.
«Non vogliate contristare lo Spirito Santo»3, mai! Contristare lo Spirito Santo significa abbandonarsi alla freddezza e alla tiepidezza che in un religioso, in un'anima chiamata a Dioè detestabile. È un'infelicità! E significa poi, ancora peggio, scacciare lo Spirito Santo dall'anima: «Nolite locum dare diabulo»4, cacciando lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo, ecco, deve formare in noi il Cristo affinché siamo realmente simili [a lui] e nel modo di pensare e nel modo di parlare e nella vita quotidiana; siamo simili a Gesù Cristo, anzi, Gesù Cristo viva in noi per opera dello Spirito Santo.
Quando poi lo Spirito Santo è in un'anima, può produrre frutti ancor più abbondanti: non solo la vita, ma «ut abundantius habeant»5, cioè la vita religiosa oltre che la vita cristiana.
Arrivando in Giappone credevo di essere inaspettato ma, affacciatomi alla porta dell'aereo per discendere, ho veduto davanti [a me] centocinquanta tra figli e figlie della Famiglia Paolina che agitavano le bandiere e porgevano il fiore caratteristico del Giappone, il fiore del ciliegio. Vocazioni! Mi è venuto allora in mente quello che avevo letto in viaggio, quando S. Pietro diceva agli Ebrei: «Lo Spirito Santo è disceso sopra i gentili come è disceso sopra di noi»6. Vocazioni in Italia, vocazioni in Giappone, vocazioni più numerose di quello che potevo aspettarmi in India, nelle Filippine!
Che cosa sono queste vocazioni? Quando lo Spirito Santo investe più profondamente un'anima, non solo la porta alla santità
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comune, alla santità che è obbligatoria per tutti i cristiani, ma la porta a desiderare la perfezione: «Si vis perfectus esse»7. Lo Spirito Santo, abitando intimamente in un'anima, le dà il disgusto del mondo, le dà il timore di perdere Iddio per il peccato, le infonde il desiderio di essere totalmente di Dio, le infonde un amore speciale che è amore di Dio e amore delle anime, desiderio di lavorare per la salute del mondo. Ecco la vocazione!
Se i chiamati sono delicati e lasciano operare in loro lo Spirito Santo, ecco che il desiderio del noviziato, il desiderio di compiere tutti i doveri della vita religiosa, il desiderio di spendersi fino all'ultimo e dare fino all'ultimo le loro forze a Dio, alle anime, viene a sentirsi ogni giorno più. E la vocazione non solo nasce, ma cresce, si completa e «Colui che incominciò l'opera in un'anima, secondo S. Paolo8, la compie, la perfeziona fino al giorno del riposo, del premio»9. Chi? È lo Spirito Santo nell'anima.
Lo Spirito Santo poi va considerato nella Chiesa. Egli la fece nascere nel giorno della Pentecoste. Egli l'assiste perché sia sempre guida al mondo nella via della verità e nella via della giustizia e nella via della santità. Egli infonde nella Chiesa una forza di espansione continua.
Quando i due chierici giapponesi, che devono arrivare tra non molto per gli studi della teologia, ci hanno dato il benvenuto, uno di essi ha voluto cantare, come cantano in Giappone, un inno alla Regina degli Apostoli. E l'altro ci ha espresso tutta la soddisfazione e il desiderio di vedere e di sentire e di assistere alle funzioni, ai bei canti, alle predicazioni della prima settimana del mese nella chiesa Regina Apostolorum. Ci hanno detto così in sostanza: il cuore di tutti noi è nella chiesa Regina Apostolorum. Noi la preghiamo sempre, perché essa, Maria Regina Apostolorum, che invocò ed ottenne alla Chiesa i primi Apostoli, mandi a queste regioni orientali molti apostoli. Siamo qui un miliardo di uomini in attesa, in attesa! Quando cantiamo le
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profezie del Natale a noi sembra di essere ancora ai tempi che antecedettero il Messia, perché in realtà la luce del Vangelo e la sua grazia, la grazia di Gesù Cristo non è ancora giunta a molte anime: un miliardo, e di cattolici pochi milioni, pochissimi! Ecco, allora attendiamo che la Regina degli Apostoli voglia suscitare in Italia molte vocazioni, e voglia suscitarne anche qui, tra di noi, poiché dovranno essere questi popoli a evangelizzare10 se stessi: dagli indigeni dovrà venire quella predicazione che convertirà i fratelli dell'Oriente. Ecco, occorre che noi preghiamo per la Chiesa, per le molte vocazioni; non solo però vocazioni numerose, ma vocazioni belle, sante: a Gesù Cristo i migliori fiori, non fiori appassiti, ma i migliori fiori, i quali si svolgano in bellissimi frutti di salvezza e di santità.
Ecco, pregare per la Chiesa, recitare il terzo mistero glorioso frequentemente: Maria faccia discendere sempre più abbondantemente lo Spirito Santo sui fedeli e sui pastori. Pregare per la Chiesa. In questi giorni abbiamo anche motivi particolari, ci avviciniamo alle elezioni. Mi ricordavano, là in Oriente, che cinque anni fa avevano fatto l'esposizione del santissimo Sacramento e passate ore in adorazione per l'esito delle elezioni italiane. Ho risposto: Fate altrettanto quest'anno, che il Signore protegga l'Italia, l'Italia sede del Vicario di Gesù Cristo e nazione destinata a portare al mondo la fede e la civiltà cristiana. Pregare sì, ma anche operare. E so che avete lavorato in varie maniere, anche stampando per questo. Va bene, ma soprattutto vivere nell'innocenza in questi giorni, nella delicatezza di coscienza. Se vi è santità, la vita è una continua preghiera, e la nostra preghiera deve essere orale sì, vocale sì, mentale sì, ma soprattutto vitale.
Oh, se uno si trova per qualche giorno in quelle nazioni orientali e pensa che quei milioni e milioni di persone sono ancora prive della grazia del Battesimo, certamente si sente commosso! E sente che la raccomandazione di Gesù Cristo è sempre viva, sempre attuale: «Pregate il padrone della messe, perché mandi buoni operai a mieterla»11. La messe è molta e i
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campi biondeggiano, sono vastissimi! In questi giorni preghiamo quindi anche per le vocazioni, le vocazioni orientali e le vocazioni nostre, affinché tutti possiamo nella vita compiere quel piccolo ufficio, quella piccola missione che il Signore ci ha assegnato. Poi... poi: premio eterno! Ricordiamoci: la proprietà dei religiosi non sono né i campi, né le case, né le macchine, questo è tutto in uso, la proprietà nostra sono i meriti e il cielo.
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* Predica del Primo Maestro, registrata: A6/an 1b; ac 2a (segnatura archivistica di riferimento), prima trascrizione. Non sono indicati né il luogo né la data, ma si desumono dal fatto che il Fondatore rientrato dall'Oriente il 22 maggio, tiene la predica alla Famiglia Paolina nella cripta del santuario Regina Apostolorum, ai Vespri nel giorno di Pentecoste che nel 1953 ricorreva il 24 maggio. Il giorno seguente Don Alberione inizia le meditazioni sui doni dello Spirito Santo, pubblicate nel volume Prediche del Rev. Primo Maestro, Dicembre 1952-Dicembre 1953, riportate in Alberione G., Per un rinnovamento spirituale, o. c.

1 Cf Gv 14, 16.

2 Cf Rm 5, 5: «L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato».

3 Cf Ef 4, 30.

4 Cf Ef 4, 27: «Non date occasione al diavolo».

5 Cf Gv 10, 10: «Abbiano la vita in abbondanza».

6 Cf At 11, 15.

7 Cf Mt 19, 21: «Se vuoi essere perfetto».

8 Originale: Pietro.

9 Cf Fil 1, 6.

10 Originale: redimere.

11 Cf Mt 9, 38.