Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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9. MORTIFICAZIONE ESTERNA9
1. Adesso accenniamo un po' alla mortificazione esterna. Fra i sensi esterni il più diffuso è il tatto, il più nobile è la vista.
- Mortificazione della vista: usare bene degli occhi per guardare le cose belle, il tabernacolo, il libro da studiare, il lavoro da fare. La modestia degli occhi ci è di tanta sicurezza: distoglierli dalle vanità, dalle ambizioni, da ogni persona che ci sia di pericolo. Prendere l'esempio da chi fa meglio nello studio, nella virtù. Certe persone quale gusto artistico hanno acquistato con l'abitudine di guardare le belle chiese, le belle statue! Guardano ed imparano a far bene. E quando si entra in congregazione è utile guardare come fanno le migliori e prendere il modo di fare proprio dell'istituto.
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2. Mortificazione dell'udito: servirci di esso in quello che ci è utile ascoltare. Ascoltare la voce di Dio, il confessore, chi ci guida spiritualmente; ascoltare i discorsi che ci possono fare del bene, la musica bella, ma non ogni canzone della radio. Ascoltare i consigli di chi vi guida, di chi vi indirizza al bene ed escludere tutto ciò che non porta al bene. Molte volte un discorso maligno può danneggiare un'anima se porta allo scoraggiamento, se getta nell'afflizione e nell'abbattimento. Aprire bene gli orecchi per sentire le cose belle e sante e chiuderli per quelle che non portano al bene. Ciò che entra dall'udito arriva all'animo: vi giunga solo ciò che non è detto con spirito mondano.
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3. Mortificazione della lingua: dire le cose belle, liete, buone, sante; dire per intero quel che è da dirsi nel confessionale; dire i bisogni dell'animo (tentazioni, scoraggiamenti, dubbi). A volte il diavolo tenta di chiuderci la bocca. Chiedere consiglio, esprimerci. Difendere la stima di una sorella: lo esige anche la carità! Fare bene il catechismo, la scuola, le conferenze. Dire le preghiere forte e, se avete la voce, cantare per glorificare Dio. Non dire mai cose cattive, saper tacere notizie che non si vorrebbero diffuse; non essere chiacchierone nemmeno nelle ricreazioni. Saper difendere la vocazione anche con le persone più care. Non rispondere alla correzione fraterna, non dare risposte sgarbate. Se santificheremo la lingua, in apostolato avremo tante grazie per usarla sempre in bene e a vantaggio delle anime. Servirci del dono della lingua per consolare, aiutare, incoraggiare.
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4. Mortificazione del gusto: mangiare quel che è necessario, prendere la medicina amara, accettare il cibo anche se non è di nostro gradimento. Mangiare per vivere e non vivere per mangiare: ci sarà da astenersi da qualcosa o da sforzarsi per prenderne un'altra. Gesù prendeva quel che gli era necessario e sapeva adattarsi ai gusti. Il gusto può ingannarci. Vi sono santi che sono andati molto avanti nella mortificazione del gusto.
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5. Mortificazione del tatto: compostezza sempre e in tutto: a studio, in chiesa, a ricreazione, nel riposo, anche nel lavoro e nella fatica. Vietare quei movimenti, quei comportamenti, quegli atteggiamenti che non sono decorosi e che la Vergine non si permetterebbe. Pensare quindi al comportamento di Maria santissima in ogni momento della sua vita. Il suo è il comportamento esemplare e modello per la suora. Abituarsi alla disciplina del tatto. Abituare il corpo a sostenere certe fatiche, a non ascoltare le sue tendenze alla comodità e al piacere. Facciamo nostro il proposito di san Gabriele dell'Addolorata «Non toccare e non lasciarsi toccare».
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6. Non vi ho detto nessuna mortificazione speciale, ma ve ne ho dato un elenco, anche senza parlare del cilicio. Nella semplicità, nella delicatezza, nella sveltezza, nella rettitudine, nell'uso buono e santo dei sensi, troverete la fonte delle vostre mortificazioni.

fine ritiro
Albano Laziale (Roma)
2 marzo 1956

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9 Albano Laziale (Roma), 2 marzo 1956