13. UMILTA' - II 131. E' una grazia possedere l'umiltà con Dio, col prossimo e con noi stessi.
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2. Umiltà col prossimo. Apprezzare e stimare il prossimo è il primo atto di umiltà. Stimare le buone qualità (intelligenza, applicazione, virtù, salute, attività, riuscita) delle sorelle e considerarle per quel che sono è segno di cuore buono, di sentimento giusto, di virtù interiore. Quando invece la tendenza porta a rilevare i difetti si commette un grande errore. Per quanto una persona sia difettosa è sempre creatura di Dio.
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3. Considerare il bene e cercare di coprire il male almeno col velo del silenzio, scusarlo fin dove è possibile: sempre scusare l'intenzione.
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4. Con le uguali portarsi rispetto, coi superiori l'umiltà vuole che siamo loro obbedienti. Sottomettere la nostra volontà a quella di Dio che è espressa per mezzo di coloro che ci guidano.
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5. Gesù insiste tanto su questa virtù. Quando i discepoli discutevano chi fosse il primo nel suo regno prese un bimbo e disse: «Se non vi convertirete e non vi farete come questo piccolo, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Voleva dire che senza l'umiltà non potevano salvarsi.
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6. Il prossimo comprende anche gli inferiori, verso i quali si richiede gran rispetto nel parlare. Al bambino si deve rispetto! Siamo sicuri noi di essere più grandi di un bambino davanti a Dio? Lo sa il Signore! Se Egli desse i posti in questo momento quale ci toccherebbe?
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7. A volte si fa una bella figura e poi si merita l'ultimo posto. Chissà che quella persona che tu ritenevi inferiore non sia superiore a te in paradiso! L'orgoglio porta a trattare i bambini con una certa superiorità: bisogna parlare con loro come si parla con Gesù.
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8. Ricordare anche: «Avevo fame e mi deste da mangiare... ogni volta che l'avete fatto al più piccolo l'avete fatto a me» (Mt 25,40).
Farsi piccoli coi piccoli, poveri coi poveri; amare i più infelici, i peccatori, i morenti, coloro che soffrono per tante cose.
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9. Umiltà con noi stessi. Può essere che qualcuna trovi in sé qualcosa di buono e se ne compiaccia. Maria, quando seppe di diventare la Madre di Dio, cantò il Magnificat di lode al Signore. Lodare, ringraziare Dio, pensare che quanto più abbiamo di grazie tanto più siamo obbligati a dare e a corrispondere: a chi più sarà dato, più sarà chiesto. Ecco la responsabilità davanti a Dio!
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10. Considerando noi stessi possiamo trovare tanto male. Disperarsi? Questo è orgoglio! Dobbiamo invece diffidare di noi e confidare tutto e sempre in Dio. Non c'è nessun peccatore che non possa convertirsi. Senza sdegno e senza malinconia accettarci come siamo. Confidare nelle confessioni, essere umili, farsi dirigere spiritualmente dal confessore e dalle madri.
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11. Non stimiamoci tanto. Può essere che sappiamo una lingua: che è a confronto delle cinquecento che si parlano? Non c'è proprio nulla da gloriarsi! Piuttosto consideriamo che non siamo ancora santi mentre dovremmo esserlo dopo tante grazie ricevute.
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12. Non gonfiarsi, non pretendere che ci lodino, non avere troppe pretese, come se gli altri dovessero sempre pensare ai nostri bisogni. Quando non si è mai contenti e crediamo di meritare qualche cosa, ci inganniamo.
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13. Non scusarci nelle correzioni ma accettarle e tacere, almeno fin che non le abbiamo meditate. A volte ci sono persone sdegnose che conservano a lungo il rancore. Non essere neppure dispettose. Certe risposte non si dovrebbero mai né dare né sentire.
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14. Considerarci come favoriti da Dio, quindi carichi di obblighi davanti a Lui. Se anche qualche volta ricevessimo un torto non meritato ricordiamoci di Gesù che, pur non avendo fatto altro che bene, ha ricevuto ogni ignominia ed ha accettato tutto con la mansuetudine di un agnello. Come siamo dissimili da Lui!
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15. Come possiamo dire di imitarlo e di accontentarlo? Umiliamoci tanto. L'esercizio della carità con le uguali, dell'obbedienza con i superiori del rispetto con i più piccoli è umiltà.
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16. Gesù ci conceda questa bella virtù e diciamo spesso: «Gesù, dolce ed umile di cuore, fate il mio cuore simile al vostro». «
Virgo humillima, ora pro nobis». Maria santissima è la più umile e perciò la più alta per grandezza. Quando l'umiltà si unisce alla grandezza, allora c'è vera santità.
fine ritiro
Albano Laziale (Roma)
27 marzo 1956
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13 Albano Laziale (Roma), 27 marzo 1956