Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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24. L'APOSTOLATO E' CARITA'24
1. Chiedere al Signore la grazia della carità verso il prossimo e in modo speciale considerare l'apostolato come atto di carità. L'apostolato infatti è tutto carità.
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2. Il primo precetto è la carità verso Dio, il secondo poi è simile al primo «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,39). Questo amore può arrivare fino al consiglio che è amare il prossimo più di se stessi. Gesù spinse la carità fino ad amarci più di se stesso perché noi avessimo la vita eterna. Egli si è dato fino alla morte, è arrivato al culmine «nessuno ama più di chi dà la propria vita per gli amici (cf. Gv 15,13).
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3. Oggi è festa di san Fedele da Sigmaringa: questo santo ha dato la sua vita per le anime. Era diventato avvocato poi, per raggiungere maggior santità, si era fatto religioso cappuccino. Con la rinuncia totale voleva possedere sempre più il Cristo.
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4. Come cappuccino diede tanti santi esempi di umiltà, di fortezza, di carità. Fu scelto come colui che doveva guidare un gruppo di predicatori che si proponevano di conciliare gli eretici con la Chiesa, ed egli lavorò tanto. Aveva profetato più volte che sarebbe stato ucciso dai suoi nemici e così avvenne. Poteva fuggire, mettersi in salvo, ma amò le anime più di se stesso.
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5. L'apostolato vostro non va fino ad adempiere il precetto della carità ma va oltre, cioè fino ad adempiere il consiglio evangelico della carità.
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6. Vi sono casi in cui è peccato grave non amare il prossimo come noi stessi, quando ad esempio al prossimo può derivare un male grave. Noi abbiamo l'obbligo di perdonare le offese, invece vi sono persone che non si conciliano mai con l'avversario.
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7. Il precetto della carità si estende certamente fino a quando non c'è grave incomodo per noi e a volte anche quando c'è. Il parroco, ad esempio, non può scappare quando in paese scoppia la pestilenza.
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8. Il precetto della carità è desiderare il bene, compiacersi del bene altrui, volerne sempre più, amare di stare con le persone che sono con noi, voler bene a tutti. E' pure obbligo che i ricchi diano ai poveri, offrire rifugio a chi scampa da pericoli di morte.
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9. Il precetto della carità richiede:
- compiacersi del bene,
- desiderare l'aumento del bene,
- stare volentieri con le sorelle.
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10. Non si può mettere in pericolo la salvezza nostra neppure in apostolato: non bisogna esporsi quando si corre rischio di perdere la propria innocenza. Dobbiamo evitare sempre le occasioni prossime, ma le remote non si possono sfuggire, perché ci sono sempre.
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11. L'apostolato è sempre esercizio di carità. Le opere di carità sono sette di ordine corporale e sette di ordine spirituale. Il vostro apostolato può compiere le une e le altre. Il soffiare il naso ad un bambino, l'evitargli un pericolo, il dargli un pranzo... sono tutte opere di carità corporale.
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12. E' difficile in certi casi dire se sia più carità corporale o spirituale. Il visitare un infermo ad esempio può comprendere l'una e l'altra: gli aggiustate le coperte, gli fate prendere la medicina, ma gli dite anche una parola di conforto.
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13. La carità è la prima virtù «Chi vive nella carità vive in Dio» (1Gv 4,16). Per tutta la vita compiere opere della più bella virtù. Anche ora compitele per prepararvi bene all'apostolato.
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14. Una suora, finita la conferenza, accompagnava le ragazze per un po' di strada e tutte l'ascoltavano perché parlava bene di Dio. Carità sovrabbondante!
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15. Per voi è obbligo, precetto, compiere le opere di carità perché sono connesse con la vocazione. E' vero che chi ha delicatezza e amore, non sta a far distinzione fino dove arriva il precetto e il consiglio ma come san Paolo «si spende e sovraspende». Non potete spingervi però a un eccesso da rovinare la salute, non perché ad essa siamo attaccati, ma perché è necessaria per compiere un maggior bene.
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16. Fare bene i catechismi, le scuole, l'assistenza alle giovani, agli infermi, pregare per i defunti, aver cura delle madri, fare tridui per le giovani, ritiri mensili, sono tutte grandi opere di carità.
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17. Lavorare perché Gesù sia più amato, perché si commettano meno peccati, perché i bambini siano preparati ai sacramenti e le giovani vivano ritirate. Tutta la permanenza in una parrocchia è esercizio di carità che vi siete scelto spontaneamente con la vocazione. L'abbondare nell'esercizio della carità è consiglio ed avrà un premio maggiore.
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18. Forse non c'è nessuno che promuova iniziative per le vocazioni: questo può essere consiglio. Il suffragare le anime dei defunti, il pregare per le anime della parrocchia, sono opere necessarie, continue, da farsi sempre e, pur essendo di iniziativa individuale, fanno parte del precetto.
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19. Com'è bello vivere nella carità! La pastorella spende le sue giornate per le anime. Il premio vostro sarà grande, grande. Come è bella la vostra vita!
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20. Rendersi conto dei bambini che mancano al catechismo per cercarli e fare lo stato d'anime. E' bello che si arrivi ai più lontani, a quelli che non vogliono il parroco. Domandate a Gesù la sua carità di buon Pastore, di arrivare cioè a dare la vostra vita per le anime. «Caritas manet in aeternum» (1Cor 13,8) «La carità non avrà fine».

Albano Laziale (Roma)
24 aprile 1956

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24 Albano Laziale (Roma), 24 aprile 1956