Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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RITIRO AGOSTO 1956
32. COME SI FANNO I SANTI - I 32
1. Nel ritiro mensile si domanda sempre la grazia di una buona morte. La morte ripugna alla natura ma non alla fede; essa è la porta dell'eternità, dell'eternità felice per chi ha sempre lavorato nella sua vita per il paradiso e per il Signore.
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2. La morte è la ministra invisibile di Dio, essa spinge la porta e ci fa passare al mondo nuovo, tutto nuovo, dell'al di là.
Venendo ad Albano e passando vicino al camposanto, pensavo che lì riposa la salma di una sorella vostra e nostra.
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3. Da molto tempo io rifletto a ciò che voglio comunicare anche a voi stasera: come si fanno i santi. Si fanno con la vita interiore, con lo spirito di fede, la ferma speranza, la carità, l'amore di Dio vivo e vero.
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4. Alcune suore mi hanno scritto proprio questa mattina per dirmi come era stata questa loro sorella. Quanta semplicità, quanta fedeltà a tutto quello che le era insegnato, quanta dedizione, sia quando era a servizio di quelle che chiamiamo Giuseppine in Alba, sia quando aveva uffici vari e quando era nel reparto della brossura.
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5. Ecco come si fanno sante le suore: tese unicamente verso Dio per amarlo e tese verso il paradiso.
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6. E' tanto bello ciò che abbiamo appreso, (almeno io ho appreso) nelle brevi visite, dalle sue labbra: «Io mi sento tutta di Gesù, sono certa che non mi respingerà quando andrò e se ci fosse qualche cosa che gli facesse piacere e desiderasse da me, io sono pronta a farlo». Qui si tratta di santità interiore.
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7. In primo luogo l'interiorità. Non badiamo alle cose esterne se non in quanto dobbiamo farle bene e per amore di Dio. Una deve compiere un ufficio e l'altra un altro, come dice san Paolo.
Le cose esterne che ci danno preoccupazione e a volte ci distinguono, bisogna valutarle come se non contassero niente.
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8. Quello che importa è ciò che si porta nel cuore e con quanto amore di Dio si opera. E così, anche l'ultima dell'istituto, o una povera madre di famiglia, o una figliola che abbia condotto una vita nascosta e dimenticata, se ama Dio e indirizza sempre verso il cielo le sue opere, si fa santa.
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9. E' l'interno che conta, è l'amore che guida in tutto, è il desiderio di aggiungere ogni giorno nuove gemme alla corona - e in sostanza è amor di Dio -. Desiderare il paradiso e desiderare di fare le cose per amore di Dio è la stessa cosa. Il paradiso consisterà nell'unirci a Dio perfettamente.
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10. Vi sono persone che fanno sempre l'esame di coscienza superficialmente, guardano solo le cose esterne, e alle volte prendendo anche le difese di se stesse accusano gli altri. Tu non vedi, ma dietro a quella cosa c'è la mano sapientissima di Dio che la permette per la tua santificazione.
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11. Si vedono le cose alla superficie, come se noi visitassimo una casa e vedendola coperta di carta da tappezzeria, ne restassimo entusiasti: che bella carta, che preziosità, com'è ben disposta, che bei colori, che bella tappezzeria! Ma potrebbe essere una casa cadente. Proprio così.
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12. Mi faceva osservare un signore che la casa che stavamo visitando era una bella casa. «Ma venga qui» mi disse. E, guardando dalla finestra, vidi che da una parte era già puntellata e stava per cadere. Vi sono anime che vivono di puntellamenti, non sono mai ferme nella virtù, non si sa se vadano avanti o se retrocedano.
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13. L'intensità dell'amore costante, umile, silenzioso, operoso, ci porta a preoccuparci più degli altri che di noi stessi. Allora, quando si ha questo amore, l'anima vive tutta una vita interiore, tutta una vita di unione.
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14. All'esterno è semplice, è sempre pronta a tutto quello che dicono e dispongono, mossa dalla carità e dal suo amore interno. Si distingue dall'attitudine e dal suo modo di operare esterno, ma questo amore è interno. Coloro che fanno l'esame superficiale somigliano alle persone che guardano l'esterno, la tappezzeria, che vi siano ornamenti che coprano magari le rotture nel muro. Quando c'è l'esame profondo si viene a scoprire se ci domina, ci guida e ci fa operare il vero amore di Dio e del prossimo; se questo amore sta nei pensieri, nel sentimenti e nelle opere.
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15. Interiorità. Se noi guardiamo la luce elettrica che si cambia in calore e fa girare i motori, abbiamo una similitudine. Da dove nasce tutto questo che ci dà luce, calore ed energia? Da un impianto, da una massa d'acqua oppure da una forza motrice mossa dalla nafta o dal carbone.
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16. Ci sono persone che guardano solo le parole, gli atti, le attività esterne, le gentilezze, se sono amate o non amate, se quella ha usato una preferenza o ha fatto loro un torto; se viene una giornata lieta non sanno per quale motivo e se viene una giornata triste non sanno per che cosa.
Andiamo a vedere in fondo: c'è il cuore che è come l'impianto dove si produce questa elettricità, che è come quella centrale che va a nafta o a carbone. Esame profondo.
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17. Perché molte anime arrivando all'eternità resteranno meravigliate? Non avevano dato importanza ad atti di virtù che avevano fatto, li stimavano sempre poco e ora vedono che chiudere una porta, raccogliere da terra un pezzo di carta, dire una parola in difesa delle sorelle, trattarle in modo conveniente, ha tanto valore. Perché questo? Perché su questa terra siamo abituati a vedere e a considerare l'esterno.
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18. Se si ha una macchia sull'abito subito si toglie, ma ad una rabbietta, a qualche tendenza, all'accidia, ad una incapacità di pregare e di raccogliersi, a tutto questo, si bada poco.
E allora queste persone spesso sono ancora bianche, ma l'abito bianco è già spruzzato di tante macchie e qualche volta anche di fango; è segnato di strappi e qualche volta è sbrindellato.
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19. Interiorità. Scopriamo noi stessi. Vi sono anime che amano Dio e quasi non se ne accorgono. «Sono buona a niente io, cosa ne fa la congregazione di me. Credo che tutti abbiano da faticare a sopportarmi. Quante cure hanno per me, non ne sono proprio degna». Sono umili, amano la propria congregazione.
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20. Altre si preoccupano se non sono abbastanza accontentate, se qualche cosa è stata insufficiente ai loro occhi. Amano molto di essere amate, benvolute, trattate gentilmente. Vivono di se stesse e tutto concentrano nell'amore a se stesse, tutto giudicano secondo le cose che le soddisfano o no, se le persone mostrano di stimarle o no, se è soddisfatto ogni loro desiderio anche non santo, se sono disturbate durante il giorno, se nessuno chiede loro sacrifici (e intanto ne fanno fare agli altri).
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21. Vi è un egoismo che è nascosto, e allora vigiliamo; vi è pure un amore di Dio che è anche nascosto.
Ho detto: «Omnis gloria eius ab intus». E' il caso di tante persone che passano all'eternità quasi inavvertite. Chi si accorge della loro presenza? Magari ci si accorgerà dopo di tanta virtù, silenziosità, lavoro.
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22. Io non conoscevo tutte le cose fatte ultimamente da quella suora, ma ricordavo i primi sei o sette anni dopo la sua entrata in congregazione. Certamente non ha mai perduto un minuto di tempo, per quanto io l'ho veduta e per quanto si può umanamente giudicare.
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23. Determinare bene se viviamo di amore di Dio, se pensiamo, parliamo, ed operiamo secondo l'amore di Dio, oppure se viviamo di egoismo nascosto e coperto. Sarebbe come nutrire un serpe in seno.
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24. Le persone che vivono di amor di Dio, non amano molto attirare gli sguardi sopra di sé e non fanno nessun conto e non desiderano di essere simpatiche. Vogliono piacere a Dio, si preoccupano perché l'anima sia bella e quando vanno alla comunione dicono così: «Gesù, tu ti dai tutto a me ed io mi do tutta a te per la vita, per la morte e per l'eternità» e lo sentono, non è solo una bella espressione, ma è la loro vita.
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25. Perché pensare troppo e preoccuparsi delle cose che succedono intorno a noi, alle destinazioni, alla lode degli uomini, alle simpatie o antipatie? Che piacciamo a Gesù, invece, che non siamo antipatici a Lui.
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26. Questa mattina leggevo il primo capitolo dal «Cantico del cantici», che presenta l'amore di un'anima (in cui è simboleggiata Maria) al suo diletto Gesù. Quanto è puro, quanto è profondo! Opposto all'amore vi è l'egoismo, che può esserci anche quando la persona è stimata santa e non è stimata tale.
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27. L'egoismo è come una gramigna che sempre trova l'alimento. Avete veduto qualche volta delle torri vecchie, dei muri diroccati? Sulla polvere che vi si è depositata si sono radicate delle pianticelle o è venuto su un ramoscello.
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28. All'amor proprio basta poco: perché si è riusciti a farla franca... perché non si è stati scoperti, perché quella ha sbagliato e quindi non è migliore di me, ecc. L'egoismo si nutre di tutto, persino della comunione, si può servire anche delle cose sacre per alimentarsi.
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29. L'amore di Dio si alimenta di cose avverse e favorevoli, di tentazioni e scoraggiamenti, di avversità e stima esterna; si avvantaggia delle visite in cui patisce aridità come si avvantaggia delle consolazioni di Dio, della malattia e della salute, di tutto.
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30. Bisogna che esaminiamo l'interno, così ci assicureremo se viviamo nell'amor di Dio e quindi se facciamo una preparazione diretta al paradiso.
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31. Questa è la vita religiosa: dalla professione perpetua all'eternità questo amore deve essere in continuo aumento, perché l'anima deve avere la fede, la speranza e la carità; man mano che si va avanti i propositi si riducono a uno solo: amare Dio e nello stesso tempo amare il prossimo «sicut teipsum» (come te stesso), (Mt 22,39).

Albano Laziale (Roma)
8 agosto 1956

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32 Albano Laziale (Roma), 8 agosto 1956