Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. DIAMO A DIO QUEL CHE È DI DIO...
Tutta la nostra persona consegnata a Lui
Domenica XXII dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 18 ottobre 19591

Oggi sarebbero tre gli argomenti da considerare nella meditazione.
E cioè, primo, è la Giornata Missionaria2. E riguarda, questa giornata, le missioni di tutto il mondo: tanto in Africa come in Asia, in America, nell’Australia... ovunque vi sono persone che non conoscono ancora Gesù Cristo; oppure, pur conoscendo Gesù Cristo, non sono unite alla Chiesa Romana. E la Giornata Missionaria è per pregare soprattutto per le vocazioni alle missioni, e pregare perché il Signore sostenga - la sua grazia - coloro che si dedicano a questa grande opera delle missioni.
Secondo: quest'oggi altro argomento sarebbe la vita e l'opera di san Luca3, il quale è l'autore del terzo Vangelo e l'autore del libro degli Atti degli Apostoli, discepolo di Gesù, ed era il medico carissimo a san Paolo: san Paolo, sempre
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infermo, era accompagnato da lui con un grande affetto, e lo serviva e lo aiutava in tutte le sue infermità, nei vari bisogni, negli incomodi che la sua salute subiva [cf At 16,10-16; 20,6-15; 21,1-15; 27-28; Col 4,14; 2Tm 4,11]. Pregare per conoscere meglio il Vangelo e insegnare bene il catechismo e far conoscere sempre meglio la dottrina cattolica, la morale cattolica, la liturgia cattolica.
Il terzo argomento è quello che scegliamo adesso, e riguarda il Vangelo il quale è tolto da san Matteo, capo 22.

«In quel tempo: I Farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere come cogliere Gesù in fallo nelle parole. E gli mandarono i propri discepoli con gli Erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo la verità e non ti curi di nessuno, ché non guardi in faccia alle persone. Dicci, dunque, che te ne pare? È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù, conosciuta la loro malizia, disse: Perché mi tentate, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Ed egli disse loro: Di chi è questa immagine e l’iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»4.

I farisei erano sempre più ostinati e contrari a Gesù, e cercavano pretesti per aver ragione di accusarlo e farlo condannare. Vi erano come due poteri a Gerusalemme: il potere civile che era di Roma - Cesare -, il quale era rappresentato là da Pilato; e vi era il potere religioso, cioè l'autorità del Sinedrio e dei sacerdoti ebrei. Cercarono di preparare a Gesù un tranello. I farisei dicevano: Non è lecito pagare il tributo, cioè le tasse a Roma". E gli altri, gli erodiani, dicevano: Sì, si deve pagare le tasse, si deve pagare il tributo a Cesare, cioè a Roma. Allora, comunque avesse risposto Gesù, pensavano, lo avrebbero preso in parola o accusandolo presso il tribunale religioso - e cioè i sacerdoti ebrei, il Sinedrio - come [se] egli fosse contro la legge mosaica, oppure, se rispondeva che invece non era lecito pagare il tributo a Cesare, allora essi di
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nuovo lo avrebbero accusato... comunque avesse parlato: sia che fosse lecito - e allora lo avrebbero accusato davanti al Sinedrio - e sia che non fosse lecito - e allora lo avrebbero accusato a Pilato come contrario a Roma -. Ma Gesù, conosciuta la loro malizia e il tranello che gli avevano preparato, come tutte le altre volte così anche qui si comportò secondo la sua sapienza. Domandò a loro: Quale è la moneta da pagarsi a Cesare?, cioè il tributo all'imperatore di Roma. Gli mostrarono allora una moneta su cui c'era l'immagine, l’effigie dell'imperatore di Roma e l'iscrizione corrispondente. Domandò allora Gesù a quelli che si erano presentati, farisei ed erodiani: Di chi è questa immagine, questa iscrizione?". Risposero: È di Cesare", la figura e l'iscrizione pure. E Gesù: Allora date a Cesare quel che viene a Cesare e date a Dio quel che viene a Dio", cioè obbedite [a] Cesare nelle cose civili e obbedite a Dio nelle cose religiose. Ecco.
L'obbedienza all'autorità civile è un obbligo che abbiamo. San Paolo dice chiaramente: Date a ognuno quel che a ognuno viene: e a chi si deve l'onore, date l'onore, e a chi si deve il tributo, cioè l'imposta, pagate l'imposta, eccetera"... [cf Rm 13,7].
E intanto date a Dio quel che è di Dio". Che cos'è di Dio? È la nostra vita, di Dio! È lui che ci ha creato, quindi ci ha dato la vita, creando l'anima nostra, sì; e è lui che ci ha dato la mente: è di Dio; è lui che ci ha dato un cuore per amare: è di Dio; è lui che ci ha dato una volontà, cioè delle forze, un'attività, è lui: dunque dobbiamo dare a lui le forze, l'attività, l’obbedienza; è lui che ci ha dato il corpo, gli occhi, l'udito, la lingua, eccetera... e tutte le forze fisiche: dunque sono di Dio, sono da darsi a Dio!
Perciò, dare all'autorità civile quello che si deve dare: così l'osservanza delle leggi civili, il pagamento delle imposte, così le leggi persino della strada... la legge stradale. Tutto quello che è disposto per il bene della società; e si fa in coscienza e si godono meriti, e si fanno i meriti. Quantunque qualche volta uno lo faccia un po' sforzato, pagare le imposte; ma, se pure è sforzato, tuttavia se [si] obbedisce guardando a Dio e
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cioè perché questo piace a Dio, ecco il merito per l'eternità, Dio premierà.
Tutto invece quel che riguarda Dio, ecco, dobbiamo compierlo. Abbiamo una lingua? Pregare. Abbiamo un udito? Ascoltare la Parola di Dio, le istruzioni religiose, il catechismo, la scuola; ascoltare gli avvisi e tutto quello che serve a crescere meglio, [a] venire ad una condotta, ad un comportamento sempre più santo, più bello, più ordinato, in Casa, fuori di Casa, e tutto quello che serve per orientarsi in un amore sempre più intenso a Gesù. E se il Signore ci ha dato gli occhi, gli occhi adoperarli in bene, non in male, adoperarli in bene: per esempio a studiare, per esempio a fare i lavori che si devono fare; i ciechi non possono far certi lavori e allora, noi che abbiamo questo dono degli occhi, usarli in bene, sì, usarli in bene per le cose che dobbiamo compiere. Così, se il Signore ci dà la salute, servirlo bene. E se ci dà degli anni di vita, per chi li impiegheremo? E se ci dà un cuore, lo amiamo? E se ci dà una volontà, lo obbediamo? E se ci dà una mente, pensiamo rettamente?, pensiamo alle cose che sono di gusto, di piacere di Dio? Ecco, cioè, usare la mente in ordine a Dio.
Nella preghiera è il cuore che ama Gesù; nel corso della giornata vivere secondo l’obbedienza; in tutto, cioè in ogni tempo, che la mente guardi a Dio e le cose che piacciono a Dio: sì, che santifichiamo la mente.
Oh! Ecco: A Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", ricordando sempre che quello che facciamo nell'obbedienza alle leggi civili, se è fatto per amor di Dio, avrà il suo premio; e quello che è fatto per il Signore, nell'obbedienza, nella carità, nell'amore a lui, eccetera... tutto sarà pure premiato e premiato abbondantemente. Cosicché chi dà a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare, ha una continuità di meriti, ha una continuità di meriti; e tutti i giorni raccoglie meriti, perché tutti i giorni sono santificati: Vi offro le azioni della giornata"5, ecco, tutte le azioni della giornata, sia che riguardino la convivenza sociale e sia che
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ancor riguardino la convivenza familiare, religiosa, e sia che riguardino il nostro spirito, eh sì, sempre radunare meriti e meriti per il Cielo.
Oh! Le vocazioni bisogna coltivarle perché, quando Dio dà la vocazione a un'anima, vuole anche che coloro che sono attorno e che conoscono quell'anima, conoscono quella persona, ecco, che l'aiutino a seguire la vocazione di Dio. L'aiutino, perché è volontà di Dio che si aiutino le vocazioni, ed è questa la preghiera: Pregate il padrone della messe, perché mandi buoni operai alla mietitura [Mt 9,38; Lc 10,2]. Quindi vedere se noi compiamo verso Dio quello che piace a Dio, quello che vuole Dio, quel che è di servizio di Dio, quel che ci fa amare sempre di più Dio e quello che ci merita di essere sempre più amati da Dio.
Alla fine della meditazione un proposito, adesso; e poi la preghiera della giornata per compiere la volontà del Signore in tutto, in tutto: in quello che riguarda, diciamo, la società civile e quello che riguarda la nostra vita, la nostra santificazione e la vita religiosa, la vita di comunità, come è disposto.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 58/59 (Nastro archivio 59c. Cassetta 59, lato 1. File audio AP 059c). Titolo Cassetta: “Tributo a Cesare. Giornata missionaria".

2 La Giornata Missionaria Mondiale fu istituita nel 1926 da Papa Pio XI, su domanda della Pontificia Opera di Propagazione della Fede, «per stabilire “una giornata di preghiere e di propaganda per le missioni" da celebrarsi in uno stesso giorno in tutte le diocesi, le parrocchie e gli istituti del mondo cattolico... e per sollecitare l'obolo per le missioni». SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI, Istituzione della Giornata missionaria mondiale [AAS 19(1927), p. 23s], 14 aprile 1926, in Enchiridion della Chiesa Missionaria, Bologna 1997, nn. 3000-3003. Cf PIO XI, Lettera Enciclica Rerum Ecclesiae [AAS 18(1926), pp. 65-83], L'incremento delle missioni, 28 febbraio 1926, in EnchEnc 5, Bologna 1995, 164-187. Nel 1959 ricorreva dunque la XXXIII Giornata Missionaria Mondiale.

3 Era il giorno della sua festa liturgica, come anche oggi.

4 Vangelo: Mt 22,15-21. Nella meditazione il brano viene citato liberamente dal PM.

5 Vedi p. 60, nota 4.