Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. PERCHÉ SIAMO SULLA TERRA?
Il cammino di santità verso il paradiso
Domenica III dopo Pasqua, Meditazione, Castel Gandolfo, 19 aprile 19591

Il Vangelo.

«In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Ancora un poco e non mi vedrete; e un altro poco e mi vedrete; perché vado al Padre. Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: Che vuol dire con questo suo: Ancora un poco e non mi vedrete; e un altro poco e mi vedrete, e me ne vado al Padre? E ripetevano: Che significa questo suo, un poco? Non comprendiamo quello che voglia dire. Or Gesù, conosciuto che volevano interrogarlo, disse loro: Vi domandate l’un l’altro che cosa voglia dire quel mio: ancora un poco e non mi vedrete; e un altro poco e mi vedrete. In verità, in verità vi dico: piangerete e gemerete ed il mondo godrà: voi certo sarete in afflizione, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La donna quando partorisce è in doglia, perché è giunta la sua ora; quando però ha dato alla luce il bambino, non ricorda più l’angoscia, a motivo dell’allegrezza, perché è venuto al mondo un uomo. Così voi siete ora in tristezza; ma io vi vedrò di nuovo, e ne gioirà il vostro cuore, e nessuno vi toglierà la vostra gioia»2.

Gesù insiste su quel pensiero: Ancora un poco e poi non mi vedrete più, e un altro poco e mi rivedrete. Ancora un poco,
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voleva dire, e poi non mi vedrete più: la sua vita stava per concludersi, egli vedeva il sacrificio che avrebbe fatto di sé sulla croce, quindi la risurrezione e poi l’ascensione al Cielo. Gli apostoli lo vedevano, lo avrebbero ancor veduto dopo la risurrezione, e poi non più: egli non si sarebbe più mostrato visibilmente a loro. Essi, quando Gesù era presente in mezzo a3 loro, lo vedevano, lo toccavano... e dopo la risurrezione hanno ancora palpato le sue carni e hanno mangiato con lui; ma finalmente salì al Cielo e andò alla destra del Padre: Non mi vedrete più; e voi vivrete ancora - avete ancora anni, cioè -, compirete l’apostolato portando il mio nome nelle varie nazioni, predicando il Vangelo; e mi rivedrete poi dopo un poco, cioè dopo la vostra vita. La nostra vita è un poco di tempo ed è sproporzionatamente meno dell’eternità, si può dire un istante, quasi. E mi rivedrete ancora, perché io vado al Padre, cioè là ci troveremo: Io vado e voi verrete... e ci troveremo!. E noi contempliamo il paradiso dove Gesù siede alla destra del Padre, glorioso; e attorno a lui tutti quelli che lo seguono, lo amano, credono alla sua Parola. Saranno, tutti costoro, il suo regno, il regno delle anime da lui tolte all’inferno, il regno delle anime che hanno amato il Signore, lo hanno seguito; e quindi egli presenterà questo quantitativo - diciamo -, questa moltitudine di anime che lo hanno amato al Padre, alla gloria di Dio, la gloria eterna del Signore. E Gesù regnerà, e nel regno eterno Maria intonerà i canti di riconoscenza, e tutti i santi con Maria e in Gesù Cristo onoreranno il Padre. Dunque la nostra vita è un poco, è un poco: se qualche santo è andato fino a circa cento anni, adesso da quanti secoli tutti i santi - anche antichi - sono in Cielo?
E quanto tempo durerà l’eternità? Non si parla di tempo perché non vi è moto, si parla di cosa sempre stabile e sempre continuata che non muta. Là non ci sono gli orologi, perché il tempo non c’è: c’è solo l’eternità. Guardiamo l’orologio per sapere se è passata l’ora e a che ora ci troviamo, ma là ci troviamo sempre fermi in contemplazione di Dio.
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Oh! Noi non abbiamo la grazia che hanno avuto gli apostoli di vedere Gesù personalmente, faccia a faccia, parlare con lui, mangiare con lui: «Manus nostrae contrectavérunt de verbo vitae» [1Gv 1,1], le nostre mani lo hanno toccato. Questo no, non l’abbiamo... ma abbiamo l’Eucarestia: Gesù è vivo e vero! E non lo tocchiamo soltanto, ma Gesù viene in noi, sulla nostra lingua, nel nostro cuore, sì; e quindi in qualche maniera tocchiamo: tocchiamo le sacre specie, sì, che contengono... sotto di cui sta veramente il Figlio di Dio incarnato in corpo, sangue, anima e divinità.
Oh! Allora bisogna considerarla la nostra vita come un poco: e chi vive fino a venti anni, e chi fino a trenta e fino a cinquanta, qualche santo è arrivato a cento, e un santo a centoventi - uno di quei che sappiamo4 -, ma la media della vita sappiamo anche pure che è più bassa, [sappiamo] quale sia.
Qui in questo tempo cosa dobbiamo fare sulla terra? Chi arriverà a vedere Gesù poi faccia a faccia, in Cielo? Vedere Dio faccia a faccia, in Cielo: chi? Chi avrà seguito Gesù. Perché siamo sulla terra? Conoscere, amare e servire il Signore, cioè: fede e speranza e carità.
Fede. Fede in questo: che la nostra vita è un periodo di tempo che ci concede il Signore per salvarci, per farci santi. Non è per altro! Per conoscere, amare e servire il Signore. Fede che, se noi spendiamo bene le giornate, le ore per il Signore, cresce il nostro merito e quindi in Cielo aumenta la nostra gloria, la nostra felicità, il nostro gaudio. Fede che in ogni atto di virtù, in ogni cosa fatta bene si aumenta la grazia. Come hanno fatto i santi a farsi santi? Facendo bene le cose che voleva... del Signore: compiendo sempre la sua volontà! Fede, ecco.
Due santi ha canonizzato giorni fa il Santo Padre: san Carlo da Sezze5, paesetto non molto lontano di qua, verso
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Terracina, e una santa suora6. Quel santo era già passato all’eternità da tre secoli circa, canonizzato solo adesso; era un pastorello che un bel giorno partì da Sezze e andò a Roma a domandare di essere accettato come frate laico nella Istituzione di san Francesco. Non sapeva ancora scrivere allora, ma si applicò a compiere sempre bene i suoi doveri, e non solo imparò a scrivere, ma scrisse libri, libri... pieni di sapienza celeste, libri paragonabili a quelli di santa Teresa la Grande7, di san Giovanni della Croce8: applicazione. Particolarmente la sua sapienza gli veniva dalle comunicazioni intime con l’Eucarestia: un’anima eucaristica era! E lì attingeva i lumi, la sapienza, che poi man mano andava annotando, e così son risultati i suoi libri. Nella sua vita ha fatto sempre quattro cose molto semplici, eh: sacrestano, cuoco e poi portinaio e poi questuante, cercare l’elemosina di porta in porta... così è grande santo. Tutto per il Signore, sempre per il Signore! Nel suo fervore intimo conservava sempre letizia, ma in una serenità! E si vede nei prodigi della grazia quando un’anima è di Dio9, l’infusione di tale dottrina! Teologi ci sono stati... certamente ci sono stati centinaia e centinaia di frati allora, in tutta la Valle Reatina10 dove egli è sempre stato e si è santificato - così si può dire -, più istruiti, più colti, che non hanno saputo dire e scrivere cose quali egli ha detto e scritto: sapienza di Dio.
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Quando noi facciamo le cose per amore di Dio e andiamo dal Maestro Gesù nel tabernacolo, quante cose ci vengono comunicate che riguardano la nostra santità! E quelle cose che ci servono a farci santi noi, servono poi anche a far santi gli altri: riguardano la nostra santità e riguardano la sapienza, la sapienza del Vangelo, la sapienza della dottrina cattolica, il catechismo, la teologia, sì... il Signore istruisce l’anima sulle vie della santità. Chi può dirci cose più belle, parlarci proprio al cuore che Gesù Eucaristico? Con chi possiamo aprirci meglio? Anche se noi avessimo la massima confidenza con una persona della11 terra, di questo mondo, tanto vi sono sempre delle cose che non si dicono: invece con Gesù si dice tutto e Gesù capisce tutto e Gesù ci esaudisce sempre quando intendiamo di chiedere di far la volontà di Dio, servire meglio il Signore e amarlo di più; e poi ci infonde lui la grazia, cioè l’amore, e ci infonde la fede, e ci infonde la speranza. Oh! Anime eucaristiche! E adesso non si vede Gesù da noi!
Un dipinto lo rappresenta, questo san Carlo da Sezze, frate laico, con un raggio di luce che dall’Ostia, durante l’elevazione, partiva e andava diretta al suo cuore12. Non immaginiamo cose straordinarie, ma immaginiamo di far bene le cose ordinarie, eh! Ed è in quelle cose ordinarie che uno diventa eroico. Quattro uffici così semplici ha avuto in tutti i suoi anni, e con queste cose così ordinarie, persino umilianti, eh!, questuante... Vi sono dei religiosi che si vergognano di chiedere aiuti, hanno ancora tanto orgoglio alle volte o non sanno farlo.
Allora ci vuole proprio questa volontà di farci santi, eh! Ancora un poco e lo vedremo, Gesù! Ma avanti, avanti...
Stamattina, venendo su, pensavo a questo: a Firenze, un certo giorno, mentre delle persone oneste, distinte, della città
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cantavano l’Ufficio in coro - come si usava allora, le varie confraternite cantavano l’Ufficio, specialmente in domenica in coro - e domandavano al Signore che indicasse loro la via della santità, Maria li istruì di radunarsi tutti e sette in campagna, sul monte per stare in solitudine e vivere nelle grotte; e Maria li istruì anche sul vestito da portare; e poi viveva ognuno da sé in un silenzio, pregando, lavorando la terra per guadagnarsi il pane; e poi, quando occorreva, per maggiore umiliazione discendevano verso Firenze di nuovo e andavano a chiedere l’elemosina: essi, nobili di Firenze, ricchi, distinti per uffici nella società. E un fanciullino che aveva pochi mesi, tre o quattro mesi, gridò alla mamma: Date elemosina a questi servi di Maria, perché essi soprattutto si distinguevano per la loro divozione a Maria. Così sono i Sette Fondatori13si chiamano adesso [così] - canonizzati da Leone XIII14.
Siete sette. Ma vi siete legate bene per farvi sante, osservanti, nèh? Ho tanta fiducia che sarete sette sante. Ma bisogna proprio che entriate nell’osservanza serena, volervi sempre aiutare a farsi sante: aiutarsi con le preghiere prima; secondo, con l’esempio buono di vita religiosa proprio osservante; poi con l’industriarvi nell’apostolato e impiegare bene la giornata a servizio di Dio; e dopo raccogliervi qui con Gesù.
Quanti seguaci ebbero questi sette?! E ne hanno in tutto il mondo, adesso! Sacerdoti e fratelli laici sono, ma che buon esempio che danno, che divozione a Maria! Voi però dovete osservare in primo luogo la divozione a Gesù Eucaristico, poi a Maria Regina [degli Apostoli] e a San Paolo Apostolo.
Dunque, decisione: farsi santi. Cominciarono la vita religiosa [in] sette; continuarono nella vita mortificata, sacrificata;
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e poi grande apostolato di predicazione in tutte le forme15; e poi vicini di sepolcro, e gloriosi adesso tutti e sette in Cielo. Così vi sia la vostra vita. Non molte parole... molta fede, speranza viva, carità vicendevole a unirvi proprio in un pensiero solo: sante. Dio lo vuole, e voi lo volete: avanti nèh!
Preghiamo a vicenda affinché i disegni che Dio ha sopra di noi siano tutti compìti, e che a suo tempo possiate muovervi in varie direzioni per le vocazioni, per anime che si consacrano a Dio e poi traducono la loro vita nell’apostolato.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 51/59 (Nastro archivio 55c. Cassetta 55bis, lato 1. File audio AP 055c). Titolo Cassetta: “Ancora un poco e mi rivedrete”.

2 Vangelo: Gv 16,16-22. Il brano viene letto da una Apostolina, e citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Il PM dice: di.

4 Parola incerta.

5 Giancarlo Marchionne [Sezze (Latina), 19 ottobre 1613 - Roma, 6 gennaio 1670], divenne religioso dell'Ordine dei Frati Minori nel 1636 con il nome di fra' Carlo da Sezze. Sempre occupato in umili uffici e molto impegnato in attività caritative, visse una forte esperienza contemplativa e, nonostante una istruzione elementare, scrisse oltre trenta testi di ascetica e mistica. È stato beatificato da Leone XIII il 22 gennaio 1882, e canonizzato da Giovanni XXIII il 12 aprile 1959.

6 Gioacchina De Vedruna (Barcellona, 16 aprile 1783 - Vich, 28 agosto 1854), sposa e madre di nove figli che, rimasta vedova, fondò l’Istituto delle Carmelitane della Carità. Venne beatificata il 19 maggio 1940 da Pio XII, e canonizzata il 12 aprile 1959 da Giovanni XXIII.

7 Teresa di Gesù (Avila, 1515 - Alba de Tormes,1582), fondatrice dell'Ordine Carmelitano delle Scalze e degli Scalzi, in seguito alla riforma monastica che attuò con Giovanni della Croce. Per i suoi scritti, frutto di una profonda esperienza mistica, fu proclamata Dottore della Chiesa.

8 Giovanni della Croce (Fontiveros, 1542 - Ubeda, 1591), Dottore della Chiesa, è considerato tra i più grandi maestri di mistica per le sue opere, poetiche e ricche di immagini, di grande valore spirituale.

9 Parole incerte.

10 La Valle Reatina, nell'Alto Lazio, comprende la città e la provincia di Rieti: è una pianura dalla forma quasi circolare, chiusa lungo tutto il suo perimetro da colline e monti. Vi si trovano i quattro Santuari dove san Francesco ha dimorato: La Foresta, Poggio Bustone, Greccio, Fontecolombo. Perciò è anche denominata con il titolo di Valle Santa.

11 Il PM dice: di.

12 È questa l'immagine che ricorda l'evento dell'ottobre del 1648, in cui partecipando alla celebrazione eucaristica nella chiesa di San Giuseppe a Capo le Case in Roma, al momento dell'elevazione, fra' Carlo ricevette dall'Ostia consacrata - unico santo nella storia della Chiesa - la stimmata al cuore.

13 Intorno al 1240, sette mercanti fiorentini animati da uno speciale amore a Maria, si ritirarono in solitudine indossando l’abito dei penitenti. I sette iniziatori dell’Ordine dei Servi di Maria - Bonfiglio, Bonagiunta, Manetto, Amedeo, Uguccione, Sostegno, Alessio -, vissuti insieme in fraterno amore, furono proclamati santi insieme nel 1888 da Leone XIII. Anche i loro corpi sono custoditi in un unico sepolcro sul Monte Senario, a 18 km da Firenze, nel luogo dove si erano ritirati nel 1245.

14 Leone XIII, Gioacchino Vincenzo Pecci (1810-1903), Papa dal 20 febbraio 1878 al 20 luglio 1903.

15 Parola incerta.