Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. AMARE E DIMORARE NELLA TRINITÀ
I sette doni e i frutti dello Spirito Santo
Domenica di Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 17 maggio 19591

«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Chi mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e verremo a lui e presso di lui staremo. Chi non mi ama, non osserva le mie parole. E la parola, che avete ascoltata, non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose, conversando tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre vi manderà nel nome mio, egli vi insegnerà ogni cosa, e vi rammenterà tutto ciò che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi dò la mia pace, ve la dò, non come suol darla il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si spaventi. Avete sentito come vi ho detto: Vo e torno a voi. Se mi amate, vi rallegrerete certamente del mio andare al Padre, essendo il Padre più grande di me. E ve l'ho detto ora prima che avvenga, affinché quando sarà avvenuto, crediate. Non parlerò ancor molto con voi, perché già viene il principe di questo mondo. Veramente non potrebbe nulla su di me; ma faccio così, affinché il mondo conosca che io amo il Padre e che opero come il Padre stesso mi ha ordinato»2.

Le parole da considerarsi quest'oggi specialmente sono queste: Se alcuno mi amerà, verremo a lui. Gesù dice: Se qualcheduno amerà me... e invece [poi continua]: Noi verremo a lui. Vuol dire: amare Gesù, e verranno in noi le tre
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Persone della Santissima Trinità, cioè Dio con noi. Il Signore viene in noi com'è: uno e trino, uno nella Natura e trino nelle Persone. Verremo a lui e faremo dimora in lui... se qualcheduno mi ama: amando Gesù, ecco, vengono ad abitare in noi le tre Santissime Persone della Trinità.
E quest'oggi è scelto quel Vangelo appunto per ricordarci la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, come si dice nel seguito, e nello stesso tempo la venuta dello Spirito Santo in noi. Nel Battesimo siamo stati fatti cristiani «ex aqua et Spiritu sancto» [Gv 3,5]: cioè l'acqua, la materia del Battesimo; lo Spirito Santo che porta l'effetto, porta la grazia. Il sacramento poi proprio dello Spirito Santo è la Cresima. Ma lo Spirito Santo si effonde in ogni anima giusta: Se qualcheduno mi amerà..., in ogni anima giusta si effonde: ...verremo a lui e faremo dimora, abiteremo cioè in lui.
Ricordiamo specialmente oggi i sette doni dello Spirito Santo. I doni dello Spirito Santo perfezionano le virtù teologali e le virtù cardinali. Ecco, i doni aggiungono qualche cosa.
Ad esempio, il dono del timor di Dio che è nominato [come] l'ultimo. Quando c'è solo la virtù e non c'è il dono, si teme di più l'inferno e il purgatorio, cioè si temono di più i castighi di Dio; invece quando c'è anche il dono, si teme anche di disgustare il Signore come Padre: sentendoci figlioli di Dio, ci spiace di disgustare il Padre Celeste. Quando c'è il timore di Dio come dono dello Spirito Santo, si teme di perdere le grazie, di non corrispondere a tutte le grazie, si teme di guadagnar meno meriti nella vita, di farci meno sante di quello che aspettava da noi il Signore: è un timore filiale". Non si teme tanto Dio giudice e Dio giusto, quanto si teme Dio Padre e Dio amico intimo, nostro santificatore. Si teme il peccato3, ecco: cioè, si ha paura di disgustare il Padre Celeste, e si ha paura di non ricevere quell'abbondanza di grazie che il Signore ci voleva dare e ci aveva destinato, o di non corrispondere a tutte queste grazie.
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Così vi è il dono della fortezza. La fortezza sta nel sopportare cose difficili: uno combatte vivamente tentazioni maligne che continuano, si ostinano... fortezza; fortezza nel sopportare anche dei mali o fisici o morali; fortezza soprattutto nell'impegnarsi per fare delle cose grandi per il Signore, come san Pietro, come san Paolo, che si son mossi! ...e come si sono mossi! Fortezza. Virtù: quando c'è il dono anche della fortezza, oltre che la virtù cardinale della fortezza, allora si soffre anche con il sorriso sulle4 labbra; e si hanno pene profonde, o fisiche o morali, e tuttavia l'anima è in pace. Non soltanto si rassegna a Dio, ma ritiene quella sofferenza come un dono di Dio, come una partecipazione della croce, partecipazione che Gesù ci dà alla sua croce. E, quindi, ecco che san Lorenzo, mentre veniva arso sulla graticola, scherzava: Ormai sono arrostito da una parte, puoi voltarmi dall'altra e, se vuoi, taglia delle mie carni e mangiane!, diceva al tiranno5. E così santo Stefano martire quando veniva lapidato: quella serenità e pace nel soffrire [At 6,8.15; 7,59-60], quella fortezza!
Vi sono persone fiacche": davanti a tutte le difficoltà si fermano. Vi sono persone a cui è affidata una cosa, si sa che si industriano, si impegnano, si sacrificano, cercano aiuti, consiglio da tutte le parti... e la fan riuscire la cosa. E altre persone si fermano dappertutto, si fermano dappertutto: ecco, basta che ci sia una mosca che attraversi il loro cammino e non vanno più avanti! Ci vuole il dono della fortezza, il dono dello Spirito Santo! Persone che hanno un programma che vogliono seguire, e altre o che non l'hanno chiaro, o che non l'hanno affatto, o che non sono costanti. Persone che hanno intelligenza, cominciano lo studio e non lo finiscono: manca la fortezza, il dono... Ostinarsi, voler riuscire. Perché tutte le cose di questo mondo hanno delle difficoltà, e se vogliamo trovar delle scuse, dalla mattina alla sera troviamo
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sempre delle ragioni per non fare o per fare meno bene o per invece abbandonare, dopo che si è cominciato... abbandonare la cosa intrapresa.
Così il dono della pietà. E il dono della pietà non è solamente la preghiera, ma quel vero amor di Dio, pietà filiale! Vuol dire amore al Signore... che uno si trova bene in chiesa a parlare con il Signore: crede che quella sia l'ora più felice della giornata! Chi ha il dono della pietà vuol bene alle sorelle, vuol bene alle superiore, vuol bene alle inferiori, vuol bene alle vocazioni, vuol bene alla Chiesa, vuol bene al Papa; pietà che si estende poi al prossimo anche per le cose e le necessità corporali: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, eccetera6.
Vi è il dono del consiglio. Nel Seminario di Alba protettrice è la Madonna del Buon Consiglio7 - e non tanto lontano da Roma è il santuario di Genazzano8, dedicato alla Madonna del Buon Consiglio -, e nove giorni facevamo la meditazione sul dono del consiglio: Maria che ci ottiene il dono del consiglio dallo Spirito Santo. Dono del consiglio: decidere le cose, vederle e conoscerle più profondamente. E vi sono decisioni che van maturate, come la vocazione, e vi sono decisioni invece che si han da prendere istante per istante: Passo di qua, passo di là"; oppure: In questo caso devo fare così o così?", Qual è la necessità maggiore?",
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Come faccio a compiere bene quest'opera?", eccetera... Il consiglio ci ispira subito i mezzi per fuggire le occasioni cattive, per prendere le occasioni di maggior bene, di maggior fervore, per progredire: il dono del consiglio. Persone che si possono chiamare sconsigliate": Va', che sei un giovane sconsigliato!, cioè non ti orienti nella vita. Il consiglio è un dono generale. Oh!
Il dono della sapienza: capire il valore delle cose piccole ad esempio; applicare i princìpi alle cose pratiche. Voglio dire: io con piccole cose, con piccoli atti di virtù posso guadagnare grandi meriti. Ecco, adesso si tratta di versar bene l'acqua; si tratta di lavare questo panno; adesso si tratta di dire quella parola che può consolare; si tratta di tacere, invece, in questo momento per fare una mortificazione; si tratta di essere svelto e attento nel compiere questo mio ufficio: la sapienza applica i princìpi alle cose particolari, sì. Ecco, bisogna confessarsi bene: è tutto detto. Ma chi ha il dono della sapienza applica quei princìpi, e il principale che cos'è qui? Io sono un figlio che ha delle colpe: vado dal mio Padre Celeste perché mi perdoni; sono come il figliol prodigo. E capisco subito che l'essenziale è di riconoscermi colpevole - quindi l'esame di coscienza - e di voler davvero emendarmi: Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio - diceva il figliol prodigo al padre -, ritienimi almeno come uno dei servi [Lc 15,18-19]. E allora capite subito che cos'è la Confessione: è una conversione, è un cambiamento! Questo [l'ho detto] per indicare qualche cosa di questo dono della sapienza.
E vi è il dono della scienza. Il dono della scienza che ci fa sempre dalle cose particolari volgerci a Dio, vedendo i grandi benefici di Dio: chi ha ringraziato il Signore del sole che ci illumina, che ci riscalda, che fa crescere le piante per cui abbiamo il nutrimento, il vestito, eccetera? E chi ringrazia il Signore del sole? L'ha ringraziato bene san Francesco d'Assisi con l'Inno al sole9. Chi ha ringraziato bene il Signore? Il profeta Davide: «Domine, Dominus noster, quam admirabile
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est nomen tuum, in universa terra!» [Sal 8,2], vedendo tutte le cose create, Signore, Signore, come è ammirabile il tuo nome", cioè come sei potente ad aver creato tutto! Si sale subito dalle cose particolari a Dio: si ringrazia Dio per il cibo e si ringrazia Dio per la salute, si ringrazia Dio per la vocazione10 e si ringrazia Dio per gli avvisi che si ricevono, i consigli, l'istruzione, per la Comunione. Da tutte le cose si sale a Dio: alla sua esistenza, alla sua bontà, alla sua onnipotenza, alla sua misericordia...
Il dono della scienza... e poi c'è il dono dell'intelletto, per cui si capiscono le cose spirituali molto di più. Vi sono persone che non sanno leggere ma le cose spirituali le capiscono molto bene. Vi sono delle persone che hanno studiato tanto e non le capiscono gran che, non sanno leggere". Ma quante volte abbiamo trovato dei contadini, delle povere donne di campagna, madri di famiglia, che in mezzo alle loro sofferenze: E ben, tutto per il Signore! Questo va per il paradiso!"; e quindi con serenità intendono le cose divine: E tanto siamo fatti per il paradiso... Tanto questa vita passa presto, è breve, poi [c'è] il paradiso". E allora hanno proprio quell'intelletto di capire le cose spirituali. Ma alcuni non capiscono neppur bene la Comunione perché hanno poco dono dell'intelletto, oppure appena appena hanno la fede per credere che Gesù è nell'Ostia. Ma quelle persone che hanno questo dono dell'intelletto come capiscono bene la Comunione, bene la Comunione, lo stare con Gesù! E poi come capiscono bene la Visita: il trattenersi, il parlare, il sentire Gesù.
Quindi i sette doni perfezionano le sette virtù, cioè tre teologali e quattro cardinali. Ma i religiosi non possono attenersi a una semplice fede, solo essenza... alle cose essenziali, voglio dire, richieste dalla virtù della fede, della speranza, della carità; [della] prudenza, giustizia, fortezza, temperanza... Devono andare ai doni, i religiosi, e capirli bene, andare a Gesù, avanti. Allora si verrà poi anche ai frutti dello Spirito
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Santo che sono numerati da san Paolo come dodici, ma non sono soltanto dodici; egli porta questi doni lì come esempio, come esemplificazione pastorale11.
Oh! Allora si progredisce nella santità, giorno per giorno; si pensa molto a noi, si vive uniti con Dio, si può poi... Vivere uniti con Dio vuol dire: a tempo opportuno si pensa a Dio, poi c'è sempre la luce di Dio che ci segue, poi l'impegno ad eseguire quel che vuole Dio momento per momento da noi. Sempre i doni dello Spirito Santo.
L'Ottava della Pentecoste ci porta sempre una Messa quotidiana propria dello Spirito Santo12; allora tutta la Ottava dedicata allo Spirito Santo per chiedere, per mezzo di Maria, abbondanza di Spirito Santo, abbondanza di doni di Spirito Santo. Oh sì! Chiedere abbondanza di doni perché nella vita operiamo davvero: che giorno per giorno noi facciamo qualche passetto, piccolo passo13, ma costantemente, costantemente! E sopra quei punti essenziali in cui ci riconosciamo maggiormente bisognosi, sempre tornare, sempre tornare: come se uno ha un male e continua a prendere i rimedi per guarire; e se uno ha un bisogno, continua a prendere quello che gli è necessario per irrobustirsi, fortificarsi, per compiere quelle cose che ha in programma nella vita.
Si è scelto un mestiere che è il mestiere della santificazione. Allora avanti! Come se uno che vuol dedicarsi all'insegna mento:
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e studia, e poi dopo si impegna a ottenere il posto, e poi a compiere saggiamente il suo ufficio che è stato preso, perché ha preso quel mestiere, quella professione. Così noi che abbiamo preso il mestiere, la professione di santificarci.
Quindi il lavoro più costoso, e che tuttavia è il lavoro da mai" lasciarsi, è proprio questo lavoro di emendare i difetti e acquistare le virtù; proprio così: di santificarsi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 56/59 (Nastro archivio 57a. Cassetta 57, lato 1. File audio AP 057a). Titolo Cassetta: “I doni dello Spirito Santo".

2 Vangelo: Gv 14,23-31. Il brano viene letto da una Apostolina, e citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Non termina la parola.

4 Dice: con le.

5 San Lorenzo, diacono romano, martirizzato il 10 agosto 258. Cf AMBROGIO DI MILANO, De officiis (I doveri), I, 207; Breviarium Romanum, Die 10 Augusti, S. Laurentii Martyris, Ad Magnif. Ant. Vedi AP 1958/2, p. 117.

6 Ha elencato le prime delle sette opere di misericordia corporale.

7 Nella pala d’altare della cappella del Seminario campeggia l'immagine della patrona, la Madonna del Buon Consiglio, contornata da alcuni santi Pastori. Riguardo alle meditazioni di cui accenna di seguito, il PM dovrebbe riferirsi alle novene tenute dal Canonico Francesco Chiesa: «Ci additava il quadro della Madonna del Buon Consiglio. In Seminario, la devozione mariana che ci inculcava, era alla Madonna del Buon Consiglio. “Vedete - diceva - la Madonna del Buon Consiglio tiene sul braccio il Bambino dalla parte sinistra. Il Bambino posa l'orecchio sul cuore della Mamma a sentirne i consigli. La Madonna poi gli prende il piedino per incamminarlo a seguire i consigli". Così ci spiegava sempre il quadro quando eravamo chierici e ci faceva la novena alla Madonna del Buon Consiglio predicata». (Prediche del Primo Maestro per un ritiro mensile. 15 agosto 1960, III, Renderemo conto della nostra vocazione, Figlie di S. Paolo, Roma 1960, p. 29).

8 Si tratta del principale santuario dedicato alla Madre del Buon Consiglio in cui è venerata un'immagine proveniente da Scutari che, secondo un'antica tradizione, fu portata a Genazzano, nei pressi di Palestrina (Roma), nel 1467 da mani d’angeli, mentre infuriava l'invasione turca in Albania.

9 Vedi AP 1958/1, p. 101, nota 3.

10 Il PM dice: le vocazione.

11 Cf ADOLFO TANQUEREY, Compendio di teologia ascetica e mistica, nn. 13591360: “I frutti dello Spirito". «[...] S. Paolo ne enumera nove: la carità, il gaudio, la pace, la pazienza, la mansuetudine, la bontà, la fedeltà, la dolcezza e la temperanza [nota: 1359-1: Galati, V, 22-23. La Volgata ne enumera dodici: “Fructus autem Spiritus est: caritas, gaudium, pax, patientia, benignitas, bonitas, longanimitas, mansuetudo, fides, modestia, continentia, castitas"; aggiunge dunque la longanimità, la modestia e la continenza, e alla temperanza sostituisce la castità]. Ma non è a credere che ne abbia voluto dare una lista completa; onde S. Tommaso fa giustamente osservare che è un numero simbolico, il quale indica veramente tutti gli atti di virtù in cui l'anima trova consolazione spirituale». Anche in CCC 1832: «La tradizione della Chiesa ne enumera dodici: “amore, gioia, pace, pazienza, longanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, modestia, continenza, castità" (Gal 5,22-23 vulg.)».

12 Nei giorni feriali, infatti, vi era Messa propria solo in Quaresima e nelle Ottave.

13 Il PM batte le dita sul tavolo o sui fogli.