Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. I MEZZI DI SANTIFICAZIONE
Accogliere in noi la Grazia
Domenica di Settuagesima, Meditazione, Castel Gandolfo, 25 gennaio 19591

«In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: È simile il regno dei cieli ad un padrone che allo spuntar del giorno uscì a prendere ad opera dei lavoratori per la sua vigna. E pattuito coi lavoratori un denaro al giorno, li mandò alla sua vigna. Ed uscito verso l’ora terza, vide altri stare sulla piazza sfaccendati, e disse loro: Andate voi nella mia vigna e vi darò quel che sarà giusto. E quelli andarono. Di nuovo, poi, uscì verso l’ora sesta e la nona, e fece lo stesso. Uscito poi verso l’undecima, trova altri sfaccendati, e dice loro: Perché ve ne state tutto il giorno qui senza far nulla? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli a loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta poi la sera, il padrone della vigna dice al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga loro la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi. Essendo dunque venuti quelli dell’undecima ora, ebbero un denaro per ciascuno. Venuti poi anche i primi, pensavano di ricevere di più: ma ebbero anche essi un denaro per uno. E, presolo, mormoravano contro il padrone, dicendo: Questi ultimi hanno fatto un’ora sola di lavoro, e li hai trattati come noi che abbiamo portato il peso della giornata e il caldo. Ma egli, rispondendo ad uno di essi, disse: Amico, io non ti fo torto: non hai forse pattuito con me per un denaro? Piglialo questo denaro, e va’; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. E non posso fare del mio quel che voglio? È forse maligno il tuo occhio perché io sono buono?
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Così gli ultimi saranno i primi, e i primi ultimi. E molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti»2.

Questa parabola considerata superficialmente non è tanto spiegabile, ma considerata profondamente ha un senso molto elevato. Ci può essere una spiegazione, una interpretazione più spirituale e un’altra più storica; ma prendendo le cose in generale abbiamo questo: che vi furono degli operai che lavorarono tutta la giornata e avendo pattuito un denaro -allora era una somma! - ebbero come ricompensa un denaro; e vi sono operai che hanno lavorato meno ore, e alcuni - gli ultimi - un’ora soltanto, ed ebbero per ricompensa anche un denaro. E il Signore è stato largo, cioè il padrone è stato buono con gli ultimi, e agli altri non ha lasciato mancare ciò che era giusto, ma egli ha voluto largheggiare con gli ultimi venuti al lavoro. E non posso fare io del mio, fare quello che voglio? O perché io sono stato buono con gli ultimi faccio forse ingiuria a te, e tu hai forse da interpretare la cosa in senso maligno?.
Il Signore ha dato a noi che viviamo oggi innumerevoli grazie. Pensiamo agli uomini che son vissuti prima della venuta di Gesù Cristo, prima che fosse predicato il Vangelo a noi, prima che Gesù venuto sulla terra predicasse la sua dottrina, prima che egli desse la sua vita, sacrificasse se stesso come Ostia vivente, santa, gradita al Padre Celeste: sacrificò se stesso.
Noi abbiamo tanti mezzi adesso per salvarci: la misericordia di Dio è veramente grande con noi. Perciò, mentre lo ringraziamo di averci creato, lo ringraziamo di averci fatti cristiani"3. Mezzi molto più grandi per salvarci, che non quelli che han preceduto Gesù Cristo..., [per coloro] che son vissuti
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prima di lui per migliaia di anni, che son vissuti quegli uomini prima di Gesù Cristo.
Noi adesso abbiamo la dottrina vera, abbiamo la Redenzione compìta. Non si tratta più dei sacrifici dell’antica legge che erano di agnelli, di colombe [...]; ma il sacrificio è quello della Messa dove la vittima è il Figlio di Dio incarnato che si offre continuamente: da quel momento in cui egli si è offerto con il Calvario, si offre continuamente sui nostri altari. Abbiamo la Chiesa, abbiamo il sacerdozio, abbiamo i sacramenti, abbiamo la Messa, abbiamo la Comunione, abbiamo quella maggior cultura religiosa... e quante grazie! Si può dire che viviamo, respiriamo tutta un’aria impregnata di misericordia divina. E se allora non ci facciamo santi con tutti questi mezzi?
Ecco, noi invochiamo [come] santo Abramo, invochiamo [come] santi parecchi dell’Antico Testamento, per esempio Abele, santi dei patriarchi, dei profeti. Sì, ma non ebbero già, loro, tutti i mezzi che abbiamo noi. Ecco quindi che il Signore è stato straordinariamente misericordioso con noi e ci ha fatto vivere in un tempo in cui il salvarsi, il santificarsi è più facile. La ricchezza dei mezzi che ci ha dato il Signore! Non c’era allora lo stato religioso organizzato come è adesso, non c’era il potere del sacerdote di assolverci dai peccati, come è adesso; non c’era una direzione spirituale come è adesso... E allora, con questa abbondanza di misericordia di Dio, non stiamo con gli ultimi, neh? Non facciamo meno bene di quelli che son vissuti nell’antico tempo e che ci han lasciato esempi di virtù!
Utilizzare tutti i mezzi che abbiamo adesso, utilizzare tutti i mezzi che abbiamo adesso. I mezzi innanzitutto... I mezzi sono in primo luogo per voi la vita religiosa, che è una predilezione di Dio, osservandola nel modo più perfetto e tutto in ordine alla santificazione: per dar maggior gloria a Dio e per portare bene alle anime, maggior bene alle anime. Usare bene dei grandi mezzi: Confessione, Comunione, Messa, Visita... comunione spirituale, la corona del rosario, tutto ciò che è spirito di pietà.
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Usare bene i mezzi che ci sono: l’obbedienza, la carità, la pazienza, le opere che ci son da fare, che son tutte buone quelle che vi sono assegnate, quelle che compite nella giornata... farla santa, vero? Utilizzare questi mezzi per riempire la giornata di meriti... riempire la giornata di meriti. Utilizzare tutti i mezzi... si vive in comune: la pazienza, la correzione fraterna, il buon esempio vicendevole; la cura, la premura di rendere la vita comune santa nella pace di Dio in continuo miglioramento, quasi con una gara: «Aemulor enim Dei aemulatione»4[2Cor 11,2], una gara per maggior santità. Da una si imparerà più specialmente lo spirito di fede, dall’altra più la generosità, la prontezza, da un’altra si imparerà più invece la preghiera, la carità, l’umiltà.
E come è detto di sant’Antonio abate5, che abbiam celebrato pochi giorni fa: quando vedeva in una persona una virtù, subito si sforzava di copiare, subito. E così andò progredendo tanto e la sua vita fu veramente una vita di esempio, una vita di santità, una vita che piacque al Signore; ed egli ebbe allora quanti discepoli? Un numero indefinito di discepoli. Sì, perché copiando da ciascheduno di quelli che conosceva e che aveva come suoi compagni, le virtù, ecco, egli si era fatto una raccolta di virtù: non buoni in una parte, ma buoni in tutto! E allora? E allora veramente si arriva a piacere a Dio e si arriva ad essere apostoli. Perché noi facciamo tanto del bene agli altri quanto siamo buoni prima noi, quanto stiamo buoni noi [...].

Dunque noi abbiamo molte grazie, molte grazie, e il Signore è stato misericordioso; non impediamo le grazie, però! Il mare - diciamo - della misericordia di Dio, le acque della misericordia di Dio, non trovino ostacoli ad inondare l’anima nostra.
In Olanda ci son tanti terreni che sono sotto il livello del mare, e [gli abitanti] fermano le onde con delle dighe potenti,
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in quanto l’acqua non può allora inondare quei terreni6... ma se si rompe la diga? Tante volte il nostro orgoglio, la fiducia in noi stessi, eccetera, mette la diga alle acque della misericordia di Dio, e allora la misericordia di Dio sarà meno abbondante; sarà meno abbondante in noi non perché sia diminuita la bontà di Dio, ma perché non c’è la bontà nostra sufficiente perché venga inondata l’anima nostra, la mente, il cuore, la volontà e tutto l’essere, della misericordia di Dio.
Bisogna sempre che diciamo a Dio: Signore, dammi l’acqua della tua misericordia -«Da mihi hanc aquam» [Gv 4,15], gridava la Samaritana -, ma specialmente dammi la grazia di non impedire le tue grazie! L’impedimento maggiore è sempre un po’ l’orgoglio, la fiducia in noi, il credersi, il pensare che tutto stia nella nostra attività, nel nostro fare, e i risultati dipendano più dagli uomini: lo spirito del mondo in noi stessi...
Togliere le dighe che impediscono che l’acqua inondi l’anima: toglier l’orgoglio, la fiducia in noi, l’egoismo. Signore, abbiate sempre pietà di noi, lo diciamo all’esordio o Introito della Messa - chi lo desidera questo, quest’oggi [vi rifletta] -, e ho invocato il Signore ed egli ha soccorso la mia miseria: questo si deve leggere7.
E che generosità: nel non restare oziosamente ad aspettar le grazie, ma collaborare alla grazia, fare generosamente quello che sono i doveri della giornata! Fare quanto sta da
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noi e sperare tutto dalla misericordia di Dio: fa' bene il resto8e il Signore aderirà alla tua buona volontà, cioè soccorrerà la tua volontà che avrai di farti santo. Togliere l’impedimento alla grazia e d’altra parte operare generosamente.
Aver fiducia nel Signore, neh! Lui sa che ci siete e vi pensa come sue figliole: e vi pensa come sue figliole che guarda tutto il giorno con il suo occhio paterno, e provvederà a voi molto di più di quanto provveda agli uccelli dell’aria - eppure agli uccelli dell’aria provvede il Padre Celeste [Mt 6,26] -.
Sì, fiducia: provvederà quei mezzi che sono necessari per la santità e per lo sviluppo della vostra Congregazione.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 49/59 (Nastro archivio 51c. Cassetta 51bis, lato 1. File audio AP 051c). Titolo Cassetta: “Parabola dei vignaioli”.

2 Vangelo: Mt 20,1-16. Il brano viene letto da una Apostolina, e citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Cf Le Preghiere del Cristiano, Ti adoro, mio Dio. Vedi Le Preghiere della Pia Società San Paolo, (Preghiere), ed. 1957, p. 13; [della Famiglia Paolina], ed. 1985, pp. 19; 30.

4 «Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina».

5 Vedi AP 1958/1, p. 19.

6 Questi terreni, che corrispondono alla metà del territorio dei Paesi Bassi, sono situati a un livello inferiore a quello delle massime maree; un tempo periodicamente invasi dal mare, attualmente sono protetti da dighe e percorsi da canali di drenaggio le cui acque vengono pompate in mare (fino al XIX secolo mediante pompe azionate da mulini a vento), in modo da permettere la coltivazione e il sorgere di insediamenti.

7 Cf Missale Romanum, Dominica in Septuagesima, Introitus: «Ps. 17,5,6 et 7. Circumdederunt me gemitus mortis, dolores inferni circumdederunt me: et in tribulatione mea invocavi Dominum, et exaudivit de templo sancto suo vocem meam. Ps. ibid., 2-3. Diligam te, Domine, fortitudo mea: Dominus firmamentum meum, et refugium meum, et liberator meus», «Mi hanno accerchiato i gemiti di morte, i dolori d’inferno mi hanno attorniato: e nelle mie angustie ho invocato il Signore, ed egli, dal suo tempio santo, ha ascoltato la mia voce. Ti amo, o Signore, mia forza. Il Signore è la mia rocca, il mio rifugio ed il mio liberatore». Al termine, seguiva il Kyrie, eleison, come il PM ha sottolineato sopra.

8 Espressione incerta.