Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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23. ESAME DI COSCIENZA E CONFESSIONE
Pentimento e fiducia in Dio
Domenica XVIII dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 20 settembre 19591

Il Vangelo di oggi è ricavato da san Matteo, capo nono.

«In quel tempo: Gesù, montato sopra una barchetta, attraversò il lago e andò (a Cafarnao), la sua città. Quand'ecco gli presentarono un paralitico disteso sopra un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: Confida, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati. Subito alcuni degli Scribi dissero dentro di sé: Costui bestemmia. E Gesù, visti i loro pensieri, disse: Perché pensate male nei vostri cuori? Che è più facile dire: Ti son rimessi i tuoi peccati, o dire: Levati e cammina? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra il potere di rimettere i peccati: Levati su, disse al paralitico, prendi il tuo letto e vattene a casa. Colui alzatosi, se ne andò a casa. E le turbe, vedendo tutto ciò, si intimorirono, e meravigliati, rendevano gloria a Dio che aveva dato agli uomini tale potere»2.

Qui l'insegnamento principale riguarda la Confessione, cioè la remissione dei peccati; poi vi è il fatto della guarigione del paralitico. Gesù difende il suo potere di scancellare i peccati. Egli aveva detto al paralitico: Abbi fiducia, ti sono perdonati i tuoi peccati". E gli altri farisei mormoravano: Come può mai un uomo perdonare i peccati?. Il peccato è l'offesa fatta
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a Dio e solo Dio, allora, può rimettere, perdonare l'offesa ricevuta. Ma Gesù difese il suo potere: È più facile dire a un uomo: alzati, prendi il tuo letto e cammina, o dirgli: ti sono rimessi i peccati? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo - cioè colui che è mandato, il Messia, che era lui -, affinché sappiate che può rimettere i peccati, dico a costui: alzati, prendi il letto e cammina, e torna a casa tua". E quegli obbedì: si alzò, prese il suo letticciolo e si portò a casa sua il suo letticciolo... guarito pienamente.
L'offesa è fatta a Dio. Chi può perdonare non è un altro, ma è colui che è offeso. Come se noi avessimo offeso una persona e andassimo a chiedere perdono ad un'altra: quell'altra non può perdonarci, perché non è stata offesa. A perdonare occorre che ci sia il condono dell'offesa, e il condono si ha solo da colui che ha ricevuto l'offesa, a cui è stata cioè fatta l'offesa.
Confida, ti sono rimessi i peccati". La considerazione che viene spontanea è questa. Il paralitico domandava la guarigione, e Gesù: Ti sono rimessi i tuoi peccati". Perché? Perché i mali, le disgrazie, tante volte avvengono per i peccati. Allora, togli il peccato! Quindi: togli l'impedimento alla grazia, e allora, togliendo il peccato, ci saranno rimesse le conseguenze, cioè saranno scancellate le conseguenze che son precisamente i peccati. Perché per i peccati vengono i mali, ecco: «Propter peccata veniunt adversa»3. Non che vengano tutte le contrarietà per il peccato! Anche ai santi [sono venute] le contrarietà, anche a Gesù, che fu condannato a morte non per peccati suoi. Ma tante volte il peccato è quello che causa il male, la disgrazia, e per ottenere di essere liberati da quel male, bisogna togliere la causa del male stesso che è la colpa.
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Però, questo ci porta a pensare a due cose: la Confessione cancella i peccati quando c'è il pentimento e c'è il proposito; però la Confessione, perché porti i suoi pieni frutti, bisogna che sia preceduta da una preparazione e sia seguita da un ringraziamento.
Qui non intendo solamente dire quella preparazione che si fa in pochi minuti prima della Confessione, ma quella preparazione abituale, quando uno sempre è pentito del male e sempre ha il proposito di non commetterne più. La preparazione lunga è l'esame di coscienza quotidiano, ecco, che si chiama preparazione remota. Quando una persona fa abitualmente l'esame di coscienza ogni giorno, si può dire che è sempre preparato a confessarsi... è sempre preparato a confessarsi perché da una parte conosce il suo male, dall'altra parte detesta il suo male, e ancora, in terzo luogo, vuole il perdono e l'emendazione, la correzione: vuol correggersi! Questa è disposizione abituale... come uno che ama tanto Gesù, è preparato alla Comunione; è una preparazione remota, si può dire una preparazione che è lunga, remota: ma questa preparazione alla Confessione ci mette, ci mantiene nelle disposizioni di avere il perdono.
Perciò eccolo il primo insegnamento: far bene abitualmente gli esami di coscienza, e vivere in quella umiltà: Io ho offeso il Signore, ho ancora tanti difetti, voglio detestarli, li detesto, voglio correggermi. Signore, perdonatemi, sì, come prima grazia, ma poi datemi grazia di non più ricadere".
E magari dire la preghiera che qualche volta viene ripetuta: Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo che alcuno sia ricorso a voi... - eccetera - e sia stato da voi abbandonato. Perciò io, pieno di fiducia, vengo a voi per essere perdonato e per correggermi e per farmi santo. Maria assistetemi, datemi proprio la grazia di condurre una vita tutti i giorni un po' più santa"4. Allora poi alla Confessione bastano pochissimi minuti, perché c'è l'abituale preparazione.
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[In] secondo luogo: il ringraziamento. Il ringraziamento è un sentimento di riconoscenza al Signore che ci ha perdonato, primo. Secondo: la penitenza che dobbiamo fare - che è penitenza sacramentale e perciò ha un valore speciale: tre Ave Maria prese come penitenza hanno più valore che tre Ave Maria dette, supponiamo, alla sera prima di andare a letto; perché questa penitenza è parte della Confessione, sì -. Ma soprattutto, dopo la Confessione, il vero ringraziamento è riparazione ed emendazione, che si fa nella giornata e nella settimana5. Ecco. Riparazione ed emendazione: dove c'era stato l'orgoglio, mettiamo l'umiltà; dove c'era stata l'ira, ci mettiamo la mitezza; dove c'era stata l'invidia, mettiamo la bontà; dove c'era stata la lussuria, mettiamo la purezza; dove c'era stata la pigrizia oppure la tiepidezza, mettiamo il fervore; dove c'era stata mancanza di carità, mettiamo la bontà e la diligenza, l'applicazione, mettiamo l'amore di Dio sempre più vivo; dove c'era stata una fede languida, mettiamo una fede più viva; e così tutto. La penitenza vera e l'emendazione sta nel fare, dopo la Confessione, al contrario di quello che si era fatto prima mancando, commettendo imperfezioni
o peccati: quello, per tutta la settimana. Quando tutta la settimana si fa l'esame di coscienza, di nuovo dopo [vi è] il pentimento: Ecco, oggi starò più buona, domani starò più buona"... e questo vuol dire aiutare i frutti del sacramento, perché la Confessione ha una faccia che riguarda il passato, per pentirsi e ottenere il perdono, e una faccia che riguarda il futuro, per l'emendazione, la riparazione, la santificazione, la correzione... è così, sì.
Certamente che il punto poi centrale di queste disposizioni, sia di pentimento sia di propositi, il punto centrale è nel sacramento. Quando noi ci accusiamo, quando noi rinnoviamo l'Atto di dolore, rinnoviamo il proposito: Non voglio commetterne più per l'avvenire: fuggire le occasioni prossime del peccato"6, ecco. Certo lì [è il punto centrale], perché
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allora interviene Gesù Cristo che per mezzo del ministro di Dio assolve. Il sacerdote è ministro di questa assoluzione: chi assolve realmente è Dio, perché l'offesa è stata fatta a Dio, mica al confessore come persona. Il confessore è il ministro di Dio e attesta che il Signore si compiace di tale pentimento, di tal buona volontà, perdona il passato e conferisce grazia per l'avvenire. Difatti c'è la grazia sacramentale: la grazia sacramentale riguarda il futuro. C'è la grazia santificante che è piena, che entra nell'anima e conferisce una nuova forza e santità all'anima; ma poi c'è la grazia sacramentale che ci aiuta per non ricadere [...] nei giorni seguenti.
Così noi abbiamo sempre da vivere come persone che detestano il male e vogliono fare il bene, ecco; detestano la freddezza e vogliono vivere in fervore; persone che abitualmente sono pronte a un'assoluzione perché hanno sempre quella disposizione di pentimento: e siccome hanno fatto l’esame di coscienza, riconoscono i loro sbagli, e adesso l'assoluzione cade su un'anima ben disposta.
E quel continuo, dopo la Confessione, lavoro di emendazione, quello - eh! - fa sì che la Confessione produca i suoi frutti più copiosi nell'avvenire e che la grazia del sacramento si estenda a tutta la settimana, a tutto il tempo finché non si ritornerà alla Confessione. Vivere abitualmente così. Allora c'è l'umiltà sempre: Io faccio tanti sbagli davanti al Signore, e io spero - dopo l'umiltà c'è la fede -, spero la sua misericordia, e spero che il Signore cambi un gran peccatore in un gran santo, lo spero per l'intercessione di Maria7, per l’intercessione di san Paolo, per l’intercessione di tutti gli angeli del Cielo e di tutti i santi del Cielo", sì. Così, ecco, si ottiene pienamente il frutto del sacramento.
Oh! Domandiamo questa grazia al Signore: sempre essere in buone disposizioni di detestare il nostro male - o pensieri o parole o sentimenti o azioni - e di lanciarci, orientarci decisi nel cammino della santità, della perfezione. Tutti i difetti non
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li eviteremo, ma almeno eviteremo quelli che sono volontari, cioè non si commetteranno imperfezioni e difetti volontari; e poi diminuiranno, i difetti, di numero e di intensità.
Così la volontà è sempre buona, e si può dire che, quando uno cammina così, è disposto a morire in ogni momento perché ha il pentimento e la fiducia in Dio, sì.
Perciò, vedete, per un altro insegnamento, i santi approvavano sempre: Vuoi far la novena per tal grazia, o un triduo, o vuoi fare un voto? Guarda, fa' così: prima confessati - togli la causa dei peccati - e poi dopo ricevi la Comunione" - Gesù con te dà grazia -, e la Comunione che si fa dopo la Confessione è sempre una Comunione generalmente molto fruttuosa, molto ricca di grazie, sì. Quindi i santi [quando sentono]: Prima io offrirò una candela al Signore se sono liberato da quella disgrazia, se ottengo la guarigione", [rispondono]: No, prima bisogna purificare l'anima affinché Gesù ascolti la preghiera". Che noi siamo graditi a lui, non come suoi nemici con il peccato; e perché sia tolta d'altra parte la causa del male.
Oh! Adesso la benedizione perché noi viviamo sempre in queste abituali disposizioni di spirito.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 58/59 (Nastro archivio 58c. Cassetta 58bis, lato 1. File audio AP 058c). Titolo Cassetta: “La remissione dei peccati".

2 Vangelo: Mt 9,1-8. Nella meditazione il brano viene citato liberamente dal PM.

3 Antichissimo detto che attinge dalla sapienza biblica, riferito abitualmente alle sventure che si manifestano a causa del peccato di un popolo o di una nazione. Ad esempio, Girolamo Savonarola lo cita come proverbio, riferendolo alla città di Firenze (cf Prediche sopra l'Exodo, Sermone Quarto, 28 febbraio 1497: «Popolo fiorentino, io dico a' cattivi: tu sai che gli è un proverbio che dice: propter peccata veniunt adversa; cioè che “per i peccati vengono le avversità"»).

4 Cf Preghiere, Orazione di san Bernardo, ed. 1957, p. 145; ed. 1985, p. 209. GIACOMO ALBERIONE, Preghiere, op. cit., pp. 50-51.

5 La Confessione sacramentale era settimanale. Vedi C '58, art. 211.

6 Vedi p. 59, nota 3.

7 Cf Preghiere, Coroncina alla Regina degli Apostoli, ed. 1957, p. 112; ed. 1985, p. 147; Preghiera alla Regina degli Apostoli, ed. 1957, pp. 141-142; ed. 1985, p. 207. GIACOMO ALBERIONE, Preghiere, op. cit., pp.161-162; 181-183.