Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. LA MISERICORDIA DI DIO RAGGIUNGE
CHI SI UMILIA E CONFIDA IN LUI
Domenica X dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 26 luglio 19591

«[In quel tempo: Gesù disse] questa parabola ad alcuni che si ritenevano giusti e disprezzavano gli altri: Due uomini salirono al tempio per pregare: uno era fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo stando in piedi pregava così in se stesso: Signore, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini che sono ladri, ingiusti, adulteri, ovvero come questo pubblicano. Io digiuno due volte alla settimana e dò le decime di tutto quello che possiedo. E il pubblicano, stando lontano, non osava neppure levare lo sguardo in alto, ma si percuoteva il petto dicendo: O Signore, sii clemente con me, peccatore. Or bene io vi dico che questi ritornò a casa sua giustificato, a preferenza dell’altro, poiché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato»2.

Il Vangelo ci parla della misericordia di Dio, e l'Oremus della Messa ci insegna a pregare così: O Dio, che la tua onnipotenza manifesti soprattutto perdonando e compatendo, moltiplica sopra di noi la tua misericordia, affinché quanti anelano alle tue promesse tu li renda partecipi dei beni celesti". Ecco, il Signore manifesta la sua onnipotenza in tante maniere: ad esempio, creando il mondo; ad esempio, operando miracoli, come risuscitare un morto, donare la vista a
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un cieco... Ma la sua potenza la manifesta soprattutto con il perdonare il peccato, con l'usare misericordia con noi. Chi potrebbe perdonare il peccato? Nessuno! Dicevano appunto i farisei: Chi può perdonare il peccato, se non Dio solo?" [Mc 2,7; Lc 5,21]. Dio solo può perdonare il peccato, perché l'offesa è fatta a lui ed egli può usare la sua potenza nel cancellare il peccato. Quando una persona si confessa con pentimento sincero, ecco che, fosse pure in peccato grave, il peccato è tolto, è cancellato; e il Signore, invece del peccato comunica la sua grazia, infonde la sua grazia. Oh! Allora è veramente l'onnipotenza di Dio che si mette in moto, che opera.
Però, chi è che ottiene la misericordia di Dio? Noi tutti dobbiamo salvarci per la misericordia. Se noi guardassimo alla giustizia, nessuno di noi arriverebbe al Cielo, perché anche il Battesimo stesso è stato un grande atto di misericordia di Dio, il quale ha infuso in noi la grazia. Ora, con chi il Signore usa la sua grazia, la sua misericordia? Il Signore dà la sua grazia, usa la sua misericordia con colui che si umilia: questa è la condizione.
E risulta chiaro dalla parabola: quel fariseo disprezzava il pubblicano e disprezzava tutti gli altri. Era entrato nel tempio, si era avvicinato all'altare e, stando lì ritto senza inginocchiarsi - l’inginocchiarsi è un atto di umiltà -, diceva così al Signore: Io ti ringrazio che non sono come tutti gli altri. Eh! Tutti gli altri" voleva dire: Peccatore, io no. Gli altri sono ladri, ingiusti, adulteri, eccetera", come anche quel pubblicano che era in fondo al tempio e stava umiliandosi. Io digiuno due volte alla settimana, pago le decime, eccetera": lodava se stesso, non era che pregasse, lodava se stesso; esponeva al Signore quello che credeva suo merito, anzi, quello che pensava costituisse la sua bontà.
Il pubblicano pregava invece molto diversamente: in fondo al tempio, inginocchiato, non osava alzare gli occhi al cielo, si percuoteva il petto; la sua preghiera era questa: Siate misericordioso con me, o Signore, perché sono un peccatore. Il fariseo si esaltava, il pubblicano si umiliava: E chi si esalta viene umiliato, e chi invece si umilia viene esaltato".
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E difatti il pubblicano tornò a casa giustificato, cioè santo, a differenza del fariseo che tornò a casa con un peccato di più, possiamo dire, per il suo atto di orgoglio, per la sua preghiera vuota di senso e ispirata dalla superbia.
Può essere un'anima molto peccatrice: intanto, se sa umiliarsi quanto deve, può diventare santa! Può ricevere tanta infusione di grazia di Dio, tanta misericordia, da diventare santa. Per esempio, il buon ladrone che aveva peccato fino allora e si trovava sul Calvario crocifisso accanto a Gesù, e riconosce i suoi errori: Noi abbiamo peccato e subiamo la pena del peccato nostro, ma costui, cioè Gesù, che male ha fatto?". E poi pregò Gesù: Signore, ricordati di me quando arriverai al tuo regno". Era stato fino ad allora peccatore. Ed ecco la risposta: Oggi sarai con me in paradiso [Lc 23,41-43]. Dunque, assicurato il Cielo, neppure il purgatorio doveva fare. Dunque il primo santo canonizzato, proprio canonizzato solennemente da Gesù, in quel momento così solenne come era il momento della morte, l'agonia: vicina, voglio dire, la morte.
Allora, ecco che quando uno si umilia quanto deve, allora riceve un'infusione di grazia secondo la misericordia di Dio e secondo la sua umiliazione. Se noi fossimo capaci a capire tutte le nostre debolezze, fragilità, eccetera, allora il Signore riempirebbe l'anima nostra di ogni bene: fede, speranza e carità; sapienza, fortezza, pietà, intelligenza, consiglio, eccetera; il Signore riempirebbe l'anima nostra di tutti i beni celesti. Aspetta che noi svuotiamo il cuore dall'orgoglio e che ci umiliamo e allora, ecco, si fa il posto alla grazia e Gesù la infonde qui, la sua grazia. Un gran peccatore può diventare un gran santo, perché chi si umilia sarà esaltato".
E com'è l’esaltazione? Non è solo la lode di una persona sulla terra, l’esaltazione... È un posto più elevato in Cielo, un'esaltazione eterna! Ecco, che abbiamo tanta fiducia nella misericordia di Dio, ma che in qualche maniera ce la meritiamo, riconoscendo che ne abbiamo bisogno, perché siamo poco ancora illuminati nelle cose sante: specialmente, non è sempre la nostra mente che pensi secondo la fede. Poco allo
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ra, forse, amiamo il Signore... poco! Bisogna che ci umiliamo per quello che può essere il complesso dei nostri difetti, delle nostre imperfezioni... ma non disperarsi! Quello sarebbe un peccato più grosso, come l'orgoglio: il disperarsi è orgoglio. Bisogna invece che mettiamo più confidenza di quello che noi ci umiliamo per i peccati; e cioè, che per quanto siano grandi i nostri difetti e le nostre miserie, che pensiamo sempre che la misericordia di Dio supera tutto: i nostri difetti, le nostre miserie e i nostri peccati. E questa misericordia è sicura: il Signore sempre offre la sua grazia, offre se stesso all'anima nella Comunione quanto più offre il suo dono, la sua grazia.
Dunque, teniamo per sicuro che da una parte ci vuole sempre l'umiltà e dall'altra parte sempre la confidenza. La confidenza deve però essere maggiore dell’umiliazione nostra. Perché? Perché, per quanto siamo piccoli, miseri, il Signore, nella sua misericordia, ci supera: supera la nostra debolezza infinitamente. E quindi fosse anche un peccatore che si è ostinato fino alla fine della vita, ma che alla fine della vita si rivolge al Signore, si umilia, ecco, trova ancora la misericordia e il paradiso aperto. Eppure, supponiamo che questo peccatore sia vissuto sessant’anni e si arrenda al Signore solamente per cinque minuti, la vita di peccato è coperta e il paradiso è aperto. Il Signore non guarda i sessant'anni di peccato, guarda quei cinque minuti in cui l'anima si è riconosciuta; ha accettato, allora, la luce di Dio, la grazia di Dio: si è umiliata e ha confidato. E Gesù non ha guardato i sessant'anni di peccato: ha guardato i cinque minuti di fiducia e di umiliazione e la salva, la conduce in Cielo. La misericordia di Dio è infinita, non possiamo capirla! Tante volte noi ci fermiamo davanti a qualche cosa, qualche difficoltà: la misericordia di Dio è infinita! Confidare, confidare, confidare... sempre! E possono anche essere inveterati i nostri difetti, ma c'è la misericordia, c'è la misericordia.
E nel ricevere i sacramenti portiamo sempre questa disposizione di umiltà e di confidenza. Se non vi farete piccoli
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come questo bambino, non vi sarà posto per voi nel regno dei cieli [cf Lc 18,17], diceva Gesù. E noi facciamoci piccoli, cioè umiliamoci tanto; e allora ecco: Chi si umilia sarà esaltato, diverrà grande". Fare bene i nostri momenti più intimi, momenti di maggior intimità con Gesù, dopo la Comunione, nella Visita, nella Messa, cerchiamo di farci piccoli piccoli come bambini. La via cosiddetta piccola", cioè la piccola via3 è un gran segreto di santità.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 57/59 (Nastro archivio 58b. Cassetta 58, lato 2. File audio AP 058b). Titolo Cassetta: “Parabola del fariseo e del pubblicano".

2 Vangelo: Lc 18,9-14. Il testo letto dal PM è una traduzione che non corrisponde a quella della versione del Messalino usata solitamente.

3 La “piccola via dell'infanzia spirituale" è il cammino di santificazione tracciato da santa Teresa di Gesù Bambino (1873-1897), fondato sull'umiltà e la piccolezza, fino alla piena donazione dell'amore. Si ricava soprattutto nei Manoscritti (Ms) B e C di Storia di un'anima, anche se santa Teresa utilizza questa espressione una sola volta negli scritti: «Voglio cercare il modo di andare in Cielo per una piccola via bella dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova...» (Ms C 271).