Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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11. RISURREZIONE DI CRISTO, RISURREZIONE
FINALE E RISURREZIONE SPIRITUALE
Divenire conformi all'immagine del Figlio
Domenica di Risurrezione, Meditazione, Castel Gandolfo, 29 marzo 19591

«In quel tempo: Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per andare a imbalsamare Gesù. E di buon mattino, il primo giorno della settimana, arrivano al sepolcro sul levar del sole. E dicevano tra di loro: Chi ci ribalterà la pietra dalla bocca del sepolcro? E guardando videro la pietra già mossa, ed era molto grande. Ed entrate nella tomba, scorsero un giovinetto seduto a destra, vestito di bianco e si spaventarono. Ma egli disse loro: Non vi spaventate. Voi cercate Gesù Nazareno che è stato crocifisso. È risuscitato: non è qui: ecco il luogo dove l’avevan posto. Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro, ch’egli vi precede in Galilea; ivi voi lo vedrete, come vi ha detto»2.

Sopra a questo Vangelo, tre pensieri.
Il primo riguarda la nostra fede nella risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo; il secondo riguarda la risurrezione nostra finale; e il terzo, la nostra risurrezione spirituale quotidiana, risurrezione da quello che in noi è difettoso, è imperfetto: perché noi facciamo come una Pasqua quotidiana ricevendo Gesù nella Comunione; e, dall’altra parte, cercando di vivere sempre meglio in Gesù Cristo, considerando la perfezione di Gesù e cercando di avvicinarci a
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quella perfezione che Gesù mostrò nella sua vita... e nello stesso tempo invitò noi a imitarlo.
La risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo: allietarsi! Nella Settimana Santa abbiamo accompagnato il Salvatore nelle sue pene, particolarmente il Giovedì Santo e il Venerdì Santo, e abbiamo accompagnato il Salvatore nelle sue pene nello spirito di Maria, la quale partecipò alla passione del Figlio nella maniera più perfetta, poiché [vi furono] due altari, possiamo dire così: l’altare della croce per il Figlio e l’altare dell’amore per Maria che tanto amava il Figlio, e quanto più lo amava tanto più era profondo il suo dolore nel vederlo così martoriato, nel vederlo crocifisso. E come l’abbiamo accompagnato nelle pene, così adesso lo accompagniamo nella gloria della risurrezione, nella gioia della risurrezione, perché così Gesù morendo sulla croce ha vinto il peccato, ha vinto l’inferno, ha riaperto agli uomini il paradiso.
Sembrava che per qualche giorno i nemici di Gesù riportassero vittoria, non lo volevano: «Tolle, tolle…», levalo, levalo da davanti a noi!, «…Crucifige», mettilo sulla croce [Gv 19,15]. Per un momento sembrava il loro trionfo, ma fu proprio di un momento! Ecco che Gesù esce dal sepolcro glorioso e moltiplica le sue apparizioni, in modo particolare agli apostoli. Ecco che allora noi ci rallegriamo con lui della sua risurrezione, ci rallegriamo perché così è confermata la nostra fede: nessun miracolo eguaglia questo della risurrezione. Egli aveva risuscitato dei morti, ma quando un morto risuscita se stesso deve essere ben Dio3; e con la sua risurrezione noi veniamo confermati nella fede alle parole e a tutta la predicazione, a tutti gli insegnamenti che Gesù aveva dati, sì. Ci rallegriamo con lui in questi giorni e professiamo la nostra piena fede: «Et resurrexit tertia die»4. E ci confermiamo nella fede e di tutta la predicazione che Gesù ha fatto al mondo.
Nello stesso tempo ci rallegriamo anche con Maria; perciò diciamo: «Regina coeli, laetare, alleluia», Regina del Cielo,
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rallegrati, perché il tuo Figlio è risuscitato come aveva promesso5. La fede di Maria non era venuta meno anche quando aveva veduto il Figlio morire, sì. Perché‚ come si era adempita la profezia: Il Figlio dell’uomo sarà tradito, consegnato ai Gentili, condannato a morte e verrà crocifisso, eccetera…, così Maria era pienamente persuasa, aveva una fede profonda che si adempisse anche la seconda parte della profezia, cioè: E il terzo giorno risusciterà [cf Mt 17,22-23; Lc 18,32-33]. Dir bene in questo tempo: «Regina coeli, laetare, alleluia» in questi quaranta giorni che passano dalla domenica attuale, Risurrezione, sino all’Ascensione.
Secondo pensiero: risusciteremo. Gesù Cristo ha compìta la Redenzione dell’umanità, sì: egli è venuto a ristorare6 l’uomo, l’uomo decaduto per causa di Adamo; e l’uomo, tra gli altri castighi che aveva avuto in causa del suo peccato, questo: la morte. Gesù Cristo ha riparato il peccato di Adamo; però la riparazione di fatto per noi come avviene a riguardo della morte? Gesù Cristo ha voluto morire e non ha esentato noi dalla morte, ed ecco che con la morte viene sciolta l’unità, l’unione tra l’anima e il corpo: il corpo al sepolcro e l’anima all’eternità. Ma sotto questo aspetto la riparazione di Gesù si compirà il giorno della risurrezione finale, quando l’anima si riunirà al corpo per vivere di nuovo eternamente insieme: tornerà ad esserci la persona umana. E la risurrezione sarà tanto disuguale tra gli uni e gli altri. Vi è la risurrezione gloriosa come quella di Gesù Cristo, come quella di Maria: splendenti l’umanità di Gesù e l’umanità di Maria. Ma se i buoni risusciteranno gloriosi e adorni delle doti del corpo glorioso, che cosa sarà dei cattivi, degli ostinati? Come risusciteranno? Segnati dai peccati commessi nella loro vita, come i buoni segnati dalle virtù praticate nella vita. E come risusciteranno gloriose le vergini? Gloriosi i martiri, gloriosi gli apostoli?
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Vivere santamente, santificare il corpo perché lì è il frutto: [che] risorga glorioso; santificare gli occhi, l’udito, il gusto, la lingua, il tatto… santificare tutto il corpo, anche compresa la fatica, le piccole privazioni e i sacrifici che si hanno da compiere, e anche i disturbi fisici della salute che possiamo incontrare e ai quali andiamo tutti soggetti.
Terzo pensiero: la risurrezione nostra spirituale. Ecco, certamente già molto si è lavorato per risorgere dai peccati, dai difetti, dalle imperfezioni, ma il cammino è ancor sempre grande, perché il Signore Gesù ci ha dato come ideale di perfezione il Padre Celeste: Siate perfetti come è perfetto il Padre Celeste [cf Mt 5,48]. Però a noi è troppo difficile farci un’idea della perfezione di Dio, e allora il Padre Celeste ha mandato il Figlio come sua immagine, ha mandato il Figlio perché il Figlio di Dio fattosi uomo, vivendo perfettamente in conformità del Padre… noi abbiamo lì il modello, l’esempio. Se vogliamo essere perfetti come il Padre Celeste, guardare Gesù: come ha operato Gesù, ecco così si conosce la bontà, la santità, la perfezione di Dio. E noi, guardando a Gesù e imitando Gesù, noi tendiamo all’ideale della santità: Siate perfetti come è perfetto il Padre Celeste. Come se ci fosse una persona, e sulla parete un grande specchio; allora noi possiamo, invece che guardare la persona, guardare nello specchio dove c’è l’immagine. Non potendo guardare con i nostri occhi, finché siamo esuli7 sulla terra, la bellezza, lo splendore di Dio - questo è riservato in Cielo dove ci sarà la visione -, noi guardiamo l’immagine di Dio, Gesù che è immagine del Padre Celeste. E allora siamo chiamati a conformarci a questa immagine: «Conformes fieri imaginis Filii sui» [Rm 8,29], vivendo come Gesù, imitando Gesù nella povertà, nella castità, nell’obbedienza, nell’umiltà, imitando Gesù nel suo spirito di sacrificio, nel suo amore alla sofferenza, nel suo spirito di sottomissione, e imitando Gesù lavoratore e apostolo. Ecco che allora noi possiamo camminare. Guardare a Gesù, fare come lui: ecco, così tendiamo all’ideale della
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perfezione e della santità; ma ogni giorno togliere qualche cosa di quello che è imperfetto, di quello che non è ancora buono: risurrezione spirituale. Ne rimangono sempre dei difetti… ma prima: condannarli; secondo: cercare di correggerli; e poi se non… sicuramente non riusciamo a corregger tutto, e allora camminiamo sempre nell’umiltà e diciamo al Signore: Se qualche bene ho compiuto, accettatelo; e intanto perdonatemi il male commesso8. E così ogni giorno sempre più sforzandosi di rassomigliarsi a Gesù; come un pittore quando vuole [dipingere] una bella tela: ecco che va studiando, esaminando, lavorando; e poi corregge ciò che è mancante, aggiunge ciò che si può aggiungere, e finalmente ci dà un risultato che lo soddisfa e che potrà anche soddisfare coloro che lo vedranno9.
Dunque, tre pensieri per il Tempo Pasquale: glorificazione di Gesù risorto; secondo, pensare alla risurrezione nostra finale; e terzo, alla risurrezione quotidiana nostra: risorgere tutte le mattine da quello che ieri è stato imperfetto, e mirare sempre di più alla perfezione secondo gli esempi santissimi di Gesù.
Recitate poi bene anche Regina coeli: rallegrarsi con Maria tre volte al giorno.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 54/59 (Nastro archivio 55a. Cassetta 55, lato 1. File audio AP 055a). Titolo Cassetta: “La risurrezione di Cristo e la nostra”.

2 Vangelo: Mc 16,1-7. Il brano viene letto da una Apostolina, e citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.

3 Parola incerta.


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«E risuscitò il terzo giorno». Dalla formula del Credo (Niceno-Costantinopolitano).

5 Il Regina coeli è un’antichissima Antifona mariana, cantata o recitata tradizionalmente nel Tempo Pasquale in sostituzione dell’Angelus; solitamente, si pregava tre volte al giorno - la mattina, a mezzogiorno e alla sera -, come sottolinea il PM al termine di questa meditazione.

6 Il verbo significa, come prima accezione: restaurare, risarcire, riparare un danno...

7 Parola incerta.

8 Cf Le Preghiere del Cristiano, Ti adoro, mio Dio [per la sera]. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 13; ed. 1985, p. 30.

9 Parole incerte. Potrebbe anche aver detto: coloro che provvederanno (sottinteso: alla spesa). E, comunque, il futuro del verbo vedere lo avrebbe pronunciato nella forma antica: vederanno.