Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CAPO VENTESIMO
COME DARE LA DOTTRINA DELLA CHIESA AI PERFETTI (Dotti)

CHE COSA SIA - METODOLOGIA GENERALE - METODOLOGIA PARTICOLARE

CHE COSA SIA


È la terza formazione, che la Chiesa dà ai suoi figli maggiori, che devono perfezionare se stessi e forse anche ammaestrare i fratelli minori.
Qui si compie il ciclo della formazione: dobbiamo avere un «alter Christus», Via, Verità, Vita; l'uomo della fede, cioè il vero teologo; l'uomo della virtù, cioè il santo; l'uomo divino, cioè il sacerdote, l'apostolo.
Questa formazione suppone: una mente non soltanto filosofica, o semplicemente cristiana, ma una mente teologico-cattolica.
Si sviluppa con lo studio, nel senso originale della parola, della Fede o Dogmatica tanto positiva che speculativa; della storia, tanto sacra che ecclesiastica; della Sacra Scrittura, come ermeneutica e come esegesi; della Tradizione come Patristica, come archeologia, ecc. e come parte generale. Inoltre della Morale, sia come Diritto Canonico,
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che come teologia; come ascetica e in quanto mistica, come Sociologia ecc.
Ed inoltre del Culto, sia come funzione ecclesiastica, che come liturgia; o come opera di apostolato nella predicazione, nella vita di opere, nella missionologia, o esplicitamente come pastorale.
Quanto importi si rileva: dalla necessità di avere nella Chiesa la parte docente: la gerarchia di ordine e giurisdizione; dalla necessità di avere una difesa competente della religione cattolica, contro gli assalti dell'incredulità e dell'eresia; dalla necessità di avere le iniziative di conquista delle menti e dei cuori a Gesù Cristo onde si formi un'unica, grande scuola: la cristiana. Avere i vari apostolati, le missioni, un'èlite del pensiero cattolico, capace di mettere in tutta la scienza, la civiltà, le arti, i costumi, la legislazione, la scuola, la stampa, il lievito nuovo, la vita indefettibile di Cristo. Che tutto dia onore a Dio, che la Verità che è Gesù Cristo liberi l'uomo e la società, e li renda veramente figli di Dio.

METODOLOGIA GENERALE


a) La Teologia deve essere studiata secondo la Chiesa cattolica: anzi prima la si impari e vi si creda con tutta la mente, volontà e cuore; con tutto il merito della fede. Chi crede così, comprenderà come han compreso i grandi luminari che sono i SS. Padri ed i Dottori che la Chiesa ci insegna a venerare tanto per la santità che per la dottrina. Il dubbio sarebbe errore di principio; una fede languida è una pericolosissima disposizione per chi entra in questo studio, più alto fra tutti: «Credere oportet accedentem ad Deum»1. Ne viene poi che sia studiata secondo i
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migliori interpreti e maestri nella Chiesa: i trattati che essa approva e indica, i libri dei Dottori e dei Padri, la pratica metodologia, seguita nel centro della Chiesa Romana.
b) Studio in quattro tempi: apprensione, difesa, ricerca, vita. Il primo: è l'esame e l'assimilazione della materia come ci è data dai trattati. Il secondo: è la soluzione delle obbiezioni e l'apologia di difesa razionale e positiva contro gli assalti degli avversari. Il terzo è l'abilità e la pratica per ricercare e conoscere se una dottrina è conforme ai principi della Rivelazione, non solo, ma la preparazione all'insegnamento teologico scritto ed orale. Il quarto è l'utilizzazione della nuova scienza, a credere meglio, a viver più santamente, a pregare più santamente e coscientemente.
c) Lo scrivere per chi deve compiere questi studi e preparargli i trattati, richiede: 1) una preparazione assai più lunga, un dominio sicuro della materia, un amore più vivo a Dio, alla Chiesa ed alle anime. 2) Chiarezza e profondità che risultano dal: seguire i metodi, gli indirizzi, le espressioni, lo spirito tradizionale nella Chiesa; da una buona pratica nella vita; da l'abitudine all'ordine nei pensieri; dal meditare il soggetto secondo insegnano S. Agostino e S. Tommaso. 3) Umiltà, poichè Dio concede di avere tanto maggiore e scelto ceto di discepoli, quanto più a Lui solo ci inchiniamo e alla sua sola sapienza rendiamo onore e gloria.

METODOLOGIA PARTICOLARE


a) La teologia deve entrare decisamente nella vita scientifica e morale dei popoli, così da tutto illuminare e guidare a Dio. Perciò non solo sia chiara, ma getti gli sprazzi suoi divini ad illuminare tutto il sapere e la vita. Quindi si ispiri ad una sintesi universale del sapere ed agire umano.
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b) In questo studio non vi è che un'unica teologia e chi vi attende è un'unica persona. Quindi vi sia una stretta connessione ed un continuo illuminarsi e afforzarsi fra dogmatica e morale e Liturgia; fra storia ecclesiastica, Diritto Canonico, Patristica e pastorale; fra Sacra Scrittura, Omeletica, Catechetica, predicazione, missionologia, apostolato-stampa; non solo, ma di tutte queste scienze assieme fra di loro. E, di più: il teologo tragga dallo studio più largo e umile esercizio di fede, meglio purifichi e più forte renda le sue virtù, un nuovo spirito e nuove preghiere vengano nel suo cuore e su le sue labbra. Non solo, ma si illumini ed irrobustisca la vita pastorale in nuova forza, efficacia, grazia, ampiezza. Lo zelo del Dio delle scienze, Gesù Cristo, è il gran metodo cui ogni pastore tende come al supremo ideale: ottimo è sempre fare come Dio, e non vi è culto maggiore che imitare Colui che adoriamo e veneriamo.
c) Di pochi è lo scrivere pei dotti, per lo scopo di parlare precipuamente alla loro mente: di molti è lo scrivere ai dotti per parlare precipuamente al loro cuore. Ma è poi cosa di pochissimi il lavoro di indagine, propriamente detta; mentre rimane comune l'indagine confermativa e la dilucidazione e la presentazione sotto diversi aspetti ed applicazioni del pensiero della Chiesa.
d) Chi studia e più ancora chi scrive materie teologiche farà bene compiere la Visita al SS. Sacramento, la preparazione e ringraziamento alla Comunione e Messa, la stessa assistenza e celebrazione del S. Sacrificio con l'intendimento di rivolgersi e onorare Gesù Maestro, Via, Verità, Vita. Avrà più lumi e grazie per sè e per i lettori.
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1 Hebr. XI, 6.