Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8-LA FEDE1*
Tutta la vita spirituale è fondata sopra le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.
Per la fede, noi crediamo a Dio; per la speranza desideriamo il paradiso, desideriamo Dio; e per la carità, amiamo Dio. Da queste virtù si sviluppano, poi, come da seme, tutte le altre virtù; le virtù cardinali, le virtù religiose, le virtù morali; e, secondo che siamo ben fondati in queste tre virtù, noi possiamo costruire bene il nostro edificio spirituale. Si tratta come di un candeliere, il quale ha tre piedi e poggiando su questi tre piedi, ecco che sta su e porta la candela, la quale è accesa, illumina... Se mancano queste tre virtù o se sono deboli, l'edificio spirituale non potrà innalzarsi molto; se poi mancano del tutto, non può affatto innalzarsi in nessuna maniera. Allora consideriamo queste virtù che si chiamano teologali, perché riguardano Dio.
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[In] primo luogo, la fede. Che cosa è la fede?
E' credere ciò che non si vede. Noi sentiamo una notizia, sentiamo raccontare un fatto succeduto lontano, non l'abbiamo veduto, non abbiamo assistito al fatto, ma crediamo per la persona che ce lo riferisce. E così, non abbiam veduto il paradiso, ma crediamo perché Gesù Cristo, che viene dal cielo, ce lo ha riferito, ce ne ha parlato, ce lo ha assicurato. Non vediamo Gesù nell'ostia, neppure il gusto ci fa conoscer la presenza di Gesù nell'ostia, ma noi crediamo sulla parola di Gesù Cristo: «Il pane che vi darò, è il mio corpo»1. Così noi non abbiamo visto la creazione, ma crediamo sulla parola della Rivelazione che il tutto venne fatto dal nulla, per l'onnipotenza di Dio. Sulla terra non vediam Dio, direttamente, ma noi crediamo all'esistenza di Dio, tanto per la ragione, come per la Rivelazione. Non abbiamo assistito alla nascita del Salvatore Gesù, ma crediamo perché la Chiesa ce lo insegna. Così tutte le verità del «Credo» e le verità che esplicitamente noi crediamo nella recita dell'«Atto di fede», perché queste verità ci sono state rivelate da Dio, da Gesù Cristo, e la Chiesa ce le propone a credere a nome di Dio. La fede!
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Particolarmente questa fede va esercitata sulle verità fondamentali: la incarnazione del Figliuolo di Dio, la sua predicazione, la sua passione e morte in croce, la sua risurrezione, la fondazione della Chiesa, la remissione dei peccati, la vita eterna, il paradiso. Crediamo che il Signore ci ha messo su questa terra, che siamo usciti dalle sue mani creatrici per un fine, cioè: per conoscerlo, amarlo e servirlo quaggiù e ad andare eternamente in paradiso con questo nostro Padre celeste, dove egli rende felici tutti i figli fedeli. Per la fede, quindi, pensiamo bene della nostra vita presente, la quale vita presente ci è concessa per guadagnare il paradiso. Crediamo alla grazia di Dio, alla grazia santificante che penetra la nostra anima e ci rende figliuoli di Dio, ci dà una vita soprannaturale e ci dà il diritto alla gloria eterna, alla eredità eterna in cielo. Per la fede crediamo al valore delle nostre sofferenze; per la fede, crediamo che dopo la vita presente subiremo un giudizio; crediamo all'inferno, crediamo al paradiso, ricompensa eterna; crediamo la risurrezione finale, la risurrezione della carne e crediamo a quel giudizio universale che è annunziato nel santo Vangelo.
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Ecco, la differenza sta qui: nel vivere secondo la ragione o vivere secondo la fede. Coloro che vivono secondo la fede, ordinano la loro vita all'eternità. E chi vive secondo il senso o anche soltanto secondo la ragione, ordina la vita e cioè fa gli sforzi in questa vita, fatica, studia, per una buona posizione quaggiù, considerando solo il tempo presente senza pensare a quello che sarà dopo la morte, senza pensare all'immortalità dell'anima. Perciò è una vita tutta diversa. Quando non si ha la fede viva, non si crede al valore della vita religiosa e quindi, le persone del mondo che guardano le cose soltanto secondo le apparenze, secondo la vita presente, si stupiscono che quella figliuola lasci un bell'avvenire che le sta davanti agli occhi per portarsi in un convento e sacrificare la sua vita per il Signore, non lo capiscono; ma la figliuola, invece, l'aspirante capisce che è meglio assicurarsi il cielo ed un cielo, un paradiso più bello. E allora il suo ragionamento dipende dalla fede. La fede.
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La fede scaturisce dalla grazia, è infusa dallo Spirito Santo nell'anima, ma questa fede, certamente, si può aumentare. Chi ha fede, vede nelle sorelle l'immagine di Gesù, l'immagine di Dio. E allora, grande carità. Chi ha fede, vede in chi dispone, comanda, l'autorità di Dio e allora obbedisce come a Dio. Chi ha fede, anche nelle tribolazioni non si smarrisce perché vede il grande vantaggio delle tribolazioni, come Gesù Cristo ha sofferto ed è morto sulla croce. E così, vede come sia utile prendere la nostra croce e seguire Gesù. Chi ha fede, l'apostolato lo fa in una maniera diversa, con intenzioni soprannaturali. E chi ha fede, considera tutto quel che deve fare nella giornata, anche le cose minime, le considera come mezzi per aumentare i suoi meriti, per la vita eterna. Chi ha fede, capisce i voti, il loro valore: la povertà, per imitare Gesù Cristo; la castità, seguendo Maria; l'obbedienza, donando tutta se stessa a Dio: «Fiat voluntas tua»1.
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La fede, quindi, è un dono soprannaturale, è una luce, la quale illumina tutto il cammino della vita, quando è viva, quando è coltivata, quando ha preso possesso dell'anima. Non basta recitare le formule, così come sono nel «Credo», come sono nell'«Atto di fede», bisogna che questa fede penetri tutta l'anima, così che i ragionamenti, i pensieri, i sentimenti e tutta la vita sia ordinata al paradiso, al cielo. Oh, il gran dono che è la fede! Ci fanno pena tanti che son nati fuori della Chiesa cattolica e non hanno quella luce che abbiamo noi. Grande riconoscenza al Signore di averci infusa questa virtù, fin dal battesimo. Grande riconoscenza al Signore, perché fin da bambini siamo stati istruiti nelle verità della fede. Grande riconoscenza, poi, al Signore, se noi sentiamo in questo momento di vivere più secondo la fede che secondo la ragione, di vivere di spirito soprannaturale.
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La vita religiosa o è una vita di fede, oppure è inspiegabile.
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Come dobbiamo, allora, noi crescere la nostra fede? La nostra fede dev'essere illuminata. E gli articoli del «Credo», i dogmi della nostra santa religione, quanto più si pensano, tanto più noi abbiamo, sentiamo la gioia della fede e sentiamo la sua efficacia nella vita presente. Ragionamenti che non reggono, alle volte, perché non sono illuminati dalla fede; e ragionamenti che paiono al mondo stranezze. E un Dio crocifisso sembrava una stranezza per coloro che non avevano fede; ma per coloro che avevano fede, è sapienza, potenza, amore di Dio per gli uomini1. Allora, la preghiera di chi ha fede, quanto più viva è! La preghiera di colui che nell'ostia vede, con la sua fede, la presenza di Gesù, Gesù che sente, Gesù che ci guarda: «Praestet fides supplementum sensuum defectui»2. La fede supplisca al difetto del senso, cioè alla povertà dell'occhio che non può vedere quello che è contenuto nell'ostia santa.
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Istruirsi! Le letture spirituali particolarmente sulla Bibbia e sul Vangelo, in modo particolarissimo; le Lettere degli Apostoli, poi; i catechismi sempre ben fatti e sempre più studiati. Ecco, lì le verità sono esposte in modo ordinato, chiaro, semplice, preciso. L'altra cultura seguente illuminerà meglio ciascheduna di quelle verità che son contenute nel catechismo, ma il catechismo è come la base ed è necessario per tutti; tutti devono studiarlo. Poi, le prediche, sentite in spirito di fede, affinché la nostra fede sia sempre più illuminata, si allarghi, si approfondisca. Poi, vedere le cose secondo la fede, nei consigli che vengono dati dal confessore, nella direzione da parte delle Madri. Considerare le cose con fede, sempre secondo la fede.
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Di più, la nostra fede dev'essere alimentata con la preghiera. Se è un dono di Dio, più noi preghiamo e più la nostra fede si rafforza, si fortifica, penetra l'anima: «Credo, o Signore, ma aiuta la mia debolezza nella fede». «Sed adiuva incredulitatem meam»1; ecco. Fate che io creda sempre di più, ogni giorno di più; e che veda le cose sempre meglio in modo... sotto la luce di Dio e che i miei ragionamenti siano conformati alla fede, ispirati dalla fede, illuminati dalla fede.
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La fede, poi, occorre anche manifestarla. Ogni atto di fede che facciamo, per esempio il «Credo», la recita dell'«Atto di fede» è, da una parte, sottomissione della nostra mente a Dio e, dall'altra parte, è un aumento di grazia che abbiamo nel cuore.
Ma questa fede occorre anche manifestarla, non solamente esprimerla interiormente al Signore. I nostri discorsi siano illuminati dalla fede. Non quei ragionamenti del tutto umani. Molte persone nel mondo ragionano come se la Provvidenza non esistesse. Ma noi sappiamo, invece, che il Signore pensa continuamente a noi, pensa continuamente ai suoi figli e non provvede solamente il vestito e la casa e il pane, ma il Signore ci provvede le occasioni di merito. Il Signore interviene in tutti i momenti della nostra vita e ci guida con sapienza ed amore in tutti i passi, quando noi prendiamo le cose secondo la sua sapienza e il suo amore. Però, possiamo progredire nella santità.
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Vedere tutto secondo l'occhio della fede, particolarmente la vita religiosa; aver sempre presente i princìpi su cui essa si fonda e cioè: la chiamata alla perfezione, alla santità, mediante i voti e la pratica della vita comune. Considerar sempre questa vita religiosa, secondo il Vangelo. Perché la purezza? Ad imitazione di Gesù, di Maria. Perché la povertà? Ad imitazione di Gesù e di Maria. Perché l'obbedienza? Ad imitazione di Gesù e di Maria. Perché la vita comune? Perché la vita comune aumenta tanto i meriti, è tutto un esercizio di carità, la vita comune. E allora, siccome la carità è la più grande virtù, ecco la grande utilità della vita religiosa; è il grande mezzo per acquistare, dal mattino alla sera, meriti per la vita eterna.
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Parlare secondo la fede. Sopra le labbra della religiosa, le parole che si hanno da dire, siano sempre conformate alla fede, ispirate dalla fede; sì. Nulla senza lo spirito di fede. Tutto nello spirito di fede, abbiamo.
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E per questo giova tanto venire poi alla pratica: perché devo far questo, perché devo far quello? a qual fine Gesù permette questa tribolazione, per me? Quindi abbiamo poi da pregare per l'aumento di fede. Vi sono persone che vivono tutte secondo la fede e sono i giusti, sono i santi: «Fide, justus, ex fide vivit»1. Vive di fede! E basta la fede per illuminare tutta la via del giusto, tutta la via della santità.
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Ora, particolarmente nella Messa, domandiamo al Signore la grazia di una fede sempre più viva, più sentita e di una fede pratica. Domandiamo l'accrescimento della fede ed esercitiamoci nella fede, oltre che nella vita religiosa in generale, in particolare in riguardo alla santissima Eucaristia.
Che cos'è la Messa? Il sacrificio della croce.
Cosa vuol dire ricevere l'ostia? Vuol dire ricevere il pane spirituale, Gesù Cristo stesso, il quale si fa cibo dell'anima nostra.
E che cos'è la Visita, se non l'accostarsi a Gesù per parlargli, per sentirlo, per ricevere, per protestargli il nostro amore, per offrirgli il nostro cuore, la nostra esistenza. La Visita fatta con fede, lascia una grande letizia nell'anima, una grande consolazione e, soprattutto, porta innumerevoli vantaggi.
Sia lodato Gesù Cristo
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1 Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1956) al gruppo formazione Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla vestizione, entrata in noviziato, emissione dei voti religiosi Roma, Via Portuense 739, 17 marzo 1956 *
* (1) Nastro 3/a (= cassetta 4/b). - Per la datazione, cfr. PM: «...primo luogo, la fede» (cfr. PM in c125). - dAS, 17/3/1956: «Alle 5,30 va [il PM] in via Portuense a predicare alle PD. Rimane fino alle 8». (Cfr. dAS in c125).

1 Cfr. Gv 6,51.

1 Mt 6,10.

1 Cfr. 1 Cor 1, 22-24.

2 Inno Pange lingua: cfr. Liber Usualis, In Festo Corporis Christi, Hymn. in II Vesp., p. 958.

1 Mc 9,23.

1 Rm 1,17.