17-SANTIFICAZIONE INTERIORE E APOSTOLATO1* I frutti da ricavarsi dagli Esercizi Spirituali sono specialmente due: il primo riguarda la nostra santificazione individuale, individuale e tuttavia si può dire anche sociale, in quanto che si vive in società. Tutti gli istituti sono piccole società nella grande società che è la Chiesa, perciò si chiamano o Società o Congregazioni, che vuol dire di nuovo società, o Famiglie religiose, che vuol di nuovo dire società. Perciò anche le virtù sociali come si riassume nella parola o nell'espressione «vita comune».
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Il secondo frutto riguarda l'apostolato, e cioè, dopo avere esaminato come si compie l'apostolato, venire a risoluzioni pratiche, le quali risoluzioni pratiche riguardanti l'apostolato possono essere specialmente tre. La prima è questa: istruirsi sempre di più nell'apostolato per compierlo sempre meglio. Secondo, avere l'amore all'apostolato. E terzo, esercitar l'apostolato nello spirito della Pia Discepola di Gesù Maestro. Perché anche qui, come i propositi individuali e sociali, sempre abbiam da santificar la mente, quindi istruirsi, nell'apostolato. E poi santificare il cuore, quindi amare l'apostolato per amore di Gesù. E poi santificare la volontà, quindi compiere il nostro apostolato, impiegando le forze che abbiamo.
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Può essere che si sbagli e può essere che già si faccia bene. Si dice: dividere il proposito in tre punti: mente, cuore, e volontà. Ma bisogna che sia attorno a un punto: quelle son le tre parti, ma attorno a un punto. Supponiamo che una persona faccia il proposito principale sulla carità. Allora: carità di pensieri, carità di sentimenti, carità di opere. Non che, per esempio, riguardo ai pensieri dice: voglio possedere, lo spirito di fede; e riguardo al cuore: pregherò per le sorelle e riguardo alle opere: farò più bene il mio apostolato di cucina, supponiamo. No, il proposito, generalmente, è uno, ma si vuole santificare tutto l'essere, santificare, cioè la mente, il cuore, la volontà, tutto l'essere.
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Se uno vuole acquistare più pietà, ad esempio, cosa ha da fare? Pietà di mente, pietà di cuore, pietà di vita. Di mente: istruirsi sulla preghiera per far la preghiera bene con intelligenza e con lume sempre più largo, più... una pietà sempre più illuminata, uno spirito liturgico sempre più profondo. Mente.
E poi il cuore. Amare questa pietà; amare la pietà e farla con fede e con perseveranza e con umiltà. Le tre condizioni della preghiera. E poi, quanto alla vita esterna, una vita di pietà: fedeltà a tutte le opere, a tutte le pratiche di pietà della giornata, della settimana, del mese, dell'anno; andare a tempo, farla tutta; imparare anche il canto, quanto è possibile; prendere parte alle funzioni con gaudio spirituale, con slancio dell'animo. E... E poi, su questa via, i passi sono tanti da farsi.
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Così sulla carità. Istruirsi bene sulla carità. E poi modellare il nostro cuore sul Cuore, tutto informato a carità, il Cuore di Gesù. E che la pietà risenta di questa carità. E poi nella vita vi son le sette opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituale. Carità. Perciò non moltiplicar le cose, ma farle bene.
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Del resto, quando vi è un proposito proprio fondamentale, ben sentito, un proposito che invade tutta la mente, che investe tutto il cuore e che informa la vita, si va avanti e andando avanti in quel proposito, se è fondamentale, si va avanti in tutto; mica che quando uno muova i piedi lasci la testa indietro o dimentichi le braccia di portarsele, no. L'essere investito, perché si sia intieramente, l'essere di Dio, investito dalla grazia, tutto l'essere illuminato in quella direzione, tutto il cuore voltato, impegnato in quella direzione, tutta la vita orientata verso quella direzione.
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Quanto al proposito, quindi, di secondo piano - diciamo così - quello che riguarda l'apostolato, ugualmente occorre la santificazione della mente e del cuore e della vita. Istruirsi, dunque, in primo luogo, sull'apostolato. Primo, capire che cosa sia l'apostolato e capire che nell'Istituto vi sono gli apostolati, o vi è l'apostolato, secondo che vogliamo esprimere. Ma non che sia apostolato solamente, supponiamo, il diffondere oggetti religiosi, o che sia apostolato soltanto la pittura o la scuola, no, è tutta la vita dell'Istituto che fa l'apostolato. E una può guardare le galline e fa il suo apostolato; e l'altra può accudire l'orto, fare la cucina, la portinaia, la sacrestana. E' tutto l'Istituto che fa l'apostolato, quindi si fa tutto insieme. Quando uno si nutre, nutre tutte le membra; mica perché si mette il cibo in bocca si nutra solamente la bocca, si nutre tutto il corpo: «siamo membra di membra - dice san Paolo - e formiamo, quindi, con tutte le membra un solo corpo» 1. Così il corpo morale o il corpo sociale che è l'Istituto. Perciò nessuna si creda di essere estraniata dall'apostolato perché magari fa l'autista oppure fa la portinaia. E' tutto l'Istituto assieme. E nell'Istituto vi sono tanti uffici.
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I beati in paradiso, formano il paradiso, ma ciascheduno ha la mansione: «Mansiones multae sunt in domo Patris mei» 1 - dice Gesù. - Tutti insieme glorificano la Santissima Trinità, ciascheduno nella propria maniera, così come nella Chiesa di Dio vi sono tanti uffici e ognuno è un membro della Chiesa. Quindi stare serene in qualunque ufficio, mai pensare di essere estraniate dall'ufficio, eccetto che uno faccia una cosa che non è disposta. Se una cosa non è comandata si estranea dall'ufficio, dall'apostolato.
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Come la vita comune. Può essere che una debba, durante il pranzo, assistere la suora che è inferma, che è a letto, che non può essere lasciata sola, fa eccezione a tutte, le altre sono a pranzo, ma fa la vita comune, perché fa una cosa comandata. Si sottrae, invece, dalla vita comune colei che fa una cosa che non è comandata. Supponiamo che costei abbia, invece che assistenza alla suora inferma, la voglia... va in chiesa a far l'adorazione mentre le altre mangiano. Questa non fa la vita comune. Eh, ma fa una cosa santissima! Una cosa santissima in se, ma non è nella vita comune, cioè è fuori della vita comune e quindi è fuori di quello che è compreso quando ci si fa i voti. E quando si fanno i voti c'è di uniformarsi alle Costituzioni, ecc. Comporre la vita in conformità alle Costituzioni per la santificazione. Non andiamo a cercare, in questo momento, fino a che punto si estende il voto parliamo di santificazione. Perché il voto, quanto all'obbedienza si estende a poco, ma quanto a virtù, a tutto e, quindi, quanto a santificazione, a tutto, e il merito doppio si fa in tutto anche quando la cosa che si sta facendo non è imposta strettamente dal voto.
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Istruirsi. Bisogno di istruirsi in molte cose, far molto conto dell'istruzione. Ad esempio, nelle Costituzioni c'è più lo schema di quello che si ha da fare che il direttorio, molte cose son nel direttorio e cioè negli usi della Congregazione, nelle abitudini che si sono già fatte in Congregazione, quando sono abitudini sante e poi in quello che si viene poi a scrivere dopo, come si applicano le Costituzioni praticamente. E anche in quanto alle Costituzioni, dicendolo di passaggio, sarebbe molto importante che si sapesse un po' di più di Diritto Canonico. Si fanno degli sbagli notevoli, non l'Istituto, che non ne ho veduti propriamente, ma le singole persone.
Istruirsi, istruirsi! Ci sono quei tre bei volumi di don Dragone1, del catechismo che è una teologia pratica; c'è la teologia del Bartmann2 che sono volumi così profondi, per quanto a scienza. Leggere. Prendere i ritagli di tempo e a poco a poco si viene a formare un corredo di istruzione ascetica, istruzione morale, istruzione dogmatica, istruzione liturgica, istruzione canonica, istruzione, invece, storica, ecc. che non è disprezzabile, tenendo conto dei minuti e non perdendo il tempo in cose estranee, cose di amor proprio.
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Ricordo, per parlare di una cosa, per fare un esempio, meglio, di un chierico il quale era delicatissimo quanto all'uso dei ritagli di tempo. Se la scuola tardava un minuto, finiva la ricreazione cinque minuti prima, quando era già dato il segno che era tempo di finire e che ciascheduno doveva provvedere per esser pronto allo studio, supponiamo, alla preghiera, ed eran due segnali, quindi, e poi l'abitudine di aver sempre un libro con sè da leggere, magari nel viaggio. Quando è arrivato ad esser sacerdote possedeva una scienza ascetica e liturgica così ampia che tutti ricorrevano a lui. Ritagli di tempo, diciamo così, come con tanti ritagli di stoffa, alle volte, fanno dei tappeti, con pezzetti, dei tappeti che son graziosi. Istruirsi sull'apostolato.
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Tanto per quello che riguarda la economia domestica, saper fare i conti, saper comprare. Come farebbe una madre di famiglia la quale ha le entrate misurate e bisogna che si contenga la famiglia in quella moderazione per cui si può arrivare alla fin del mese, alla fine dell'anno. E questo è un esempio molto materiale per capire le altre cose che sono pure bellissime e forse anche più delicate. Istruzione. Non si è mai abbastanza istruite.
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Non si sa come noi abbiamo questo torto che non capiamo il valore del tempo. Rièmpiere proprio la giornata di meriti, minuto per minuto, parola per parola. Rièmpiere l'essere di meriti, voglio dire, un po' son meriti con la mente, pensieri buoni, alti; e un po' son meriti col cuore, aspirazioni sante, pregare raccoltamente anche quando si è nei momenti in cui sembrerebbe che fossimo più distratti come passare su una piazza o essere interessate di una cosa che ci ha fatto impressione, fare un bene di qua, un bene di là, essere solleciti, muovere, ecc. non lasciamo mai perdere l'occasione di meriti. Ed è questo, forse, ciò che ci darà più pena (del resto l'ho sempre predicato), ciò che ci darà più pena in punto di morte non saranno tanto i peccati di commissione, sì, quelli si confessano e finito, ma di omissione, omettere di fare il bene che possiamo fare in ogni momento e omettere, tralasciare la corrispondenza alla grazia che abbiamo; la grazia continuata, quella comunicazione con Gesù nell'ostia, durante la comunione, durante la Visita; quell'essere interiormente sempre occupate di cose buone, non distratte, non divagate; non pensare a quel che non ci spetta. Il tempo perduto in tante maniere ci darà una gran pena in punto di morte. Potevo esser ricco e non lo sono. Un po' ho perso una gemma di qua, un po' una gemma di là, e ho sprecato tante grazie, tante ispirazioni, tante occasioni di merito, tante occasioni di esercitare virtù.
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Questo dell'istruzione! Persone che san di tutto e progrediscono e dappertutto si umiliano e domandano e cercano di imparare. E persone che si contentano di una via e non vedono altro che quello, finiscono con l'aver la testa così piccola e quindi la santificazione interiore è più ridotta, molto ridotta. I meriti sfuggono, si lasciano cadere le occasioni. Perché la nostra santificazione sta proprio lì nel santificare la mente, e santificare il cuore, e santificare la vita, le forze, cioè dare a Dio quel che abbiamo, dare a Dio i talenti che abbiamo, spenderli per lui. E se c'è un bisogno in Congregazione riguardo agli apostolati penso che sia più rispetto all'istruzione, sebbene quanto son progrediti gli apostolati da 6, 7, 10 anni: non c'è più paragone, l'Istituto ha fatto un gran cammino. E questa letizia che si vede sempre maggiore nell'Istituto è frutto anche di questo progresso, progresso che è così chiaro, così... considerato anche all'esterno e che quindi indica che molto si è santificato la mente. Tuttavia, sempre di più.
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Allora diciamo così (tanto bisogna che ci parliamo familiarmente). Tempo, diciamo, con le opere non mi pare che si perda tanto tempo, ma io temo sempre delle perdite di tempo riguardo alla mente e riguardo al cuore, l'interno, l'interno, perché la prima santificazione riguarda la mente e il cuore, e l'interno, la vita interiore, che non è però solamente giaculatorie, la vita interiore è imparare, impiegare bene la mente, è pensare a Dio, acquistare una fede sempre più profonda; e col cuore un amore sempre più intenso verso Dio, verso il prossimo, ed esercitarsi nei propositi che son compresi nell'atto di speranza. Quindi le tre virtù teologali di base. Non sbagliamo strada, come se una venendo nell'Istituto, essendo nell'Istituto, deve sol badare a quelle cose che riguardano l'andamento esteriore o - diciamo così - le opere che sono da farsi nell'apostolato, la fedeltà alle Costituzioni; però tutto questo ha da essere innestato, fondato e animato dalle tre virtù teologali. La mente: fede; e il cuore: la carità.
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E poi rafforzare la volontà nel timore del peccato e nel compiere bene le cose per la speranza, con le opere buone che io intendo di fare, che voglio fare, che prego il Signore che mi dia grazia a fare. Ecco, questa santificazione interna, particolarmente nella fede, santificazione della mente; e nell'amore, santificazione del cuore; e nella forza della volontà, per la speranza, santificazione della volontà, rafforzare la volontà, rafforzarla, la volontà.
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Bene, adesso non ho fatto la meditazione che volevo fare. Quindi domandate a Gesù che vi dica anche quello che non ho detto io. E Gesù supplisce sempre ai nostri sbagli.
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Santificazione interna e temere i peccati di omissione, cioè perdita delle grazie, perdita delle occasioni di far del bene, perdita di meriti e perdita dei meriti interni con la mente e col cuore, delle occasioni, perdita in quanto non si santifica abbastanza l'interno. Credo che nell'anno, almeno, facciate bene a rileggere quanto è stato scritto e ora è ridotto in libretto: «La santificazione della mente» 1. Perché la mente è la radice di tutto il nostro operare e perciò se la radice è sana, buona, la pianta crescerà e darà i suoi frutti, i suoi fiori. Santificazione interna. Non perder tempo lì, nell'interno. Tutto ciò che è estraneo a noi o che è fuori del volere di Dio, fuori della volontà di Dio, è tempo perduto.Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1956) al gruppo formazione Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla vestizione, entrata in noviziato, emissione dei voti religiosi Roma, Via Portuense 739, 22 marzo 1956 *
* (1) Nastro 4/e (= cassetta 9/a). - Per la datazione, cfr. PM: «I frutti da ricavarsi negli Esercizi Spirituali sono specialmente due: santificazione e apostolato...» . - dAS, 22/3/1956: «Alle 5,30 va [il PM] in via Portuense per le due prediche» . (La seconda predica, di cui in dAS, non ci è pervenuta).
1 Cfr. Rm 12,5 e passim.
1 Gv 14,2.
1 Si tratta di un'ampia presentazione teologico-catechetica del Catechismo di San Pio X. Don Carlo Tommaso Dragone era nato nel 1911 a Frabosa Soprana (Cuneo) e morì il 12 febbraio 1974 a Roma. E' stato considerato «Uno dei membri più validi della Congregazione, per l'acutezza del suo ingegno, la vasta cultura, lo studio continuo, la tenacia nel lavoro; tutto ricoperto da una naturale modestia. (...) Fu molto intimo del Fondatore, che aveva stima di lui e gli chiedeva frequenti consigli. Scrisse un'opera molto impegnativa sul Divin Maestro e altri libri di valore. Dal 1957 al 1969 fu Consigliere Generale. (...) A lui si poteva chiedere qualunque sacrificio» .
2 BERNARDO BARTMANN, Manuale di Teologia Dogmatica, EP, Alba, 1950, 3 voll.
1 Cfr. n. 166, nota 1.