Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13-VERGINITA' DI MENTE, DI VOLONTA', DI CUORE1*
La parola verginità si riferisce più propriamente al corpo ed è un privilegio. Ma adesso consideriamo la parola verginità in senso largo: la verginità di mente, la verginità di cuore, la verginità di forze, di volontà. Che cosa, propriamente, allora, vogliamo indicare?
Vogliamo dire così: che nella mente non ci stiano un po' pensieri santi e un po' pensieri non santi; e che nel cuore non ci stiano un po' sentimenti santi e un po' sentimenti non santi; e che nella vita non ci stiano insieme opere sante e opere non sante, ma tutto solo e sempre santo nella mente, nel cuore, nella vita; ecco.
Allora verginità vuol dire esclusione del peccato, del peccato; e sia che questo peccato possa essere nella mente, sia che possa essere nel cuore, sia che possa essere nelle parole o nella vita, nelle opere. Esclusione delle venialità deliberate, sia nella mente, sia nel cuore, sia nelle azioni.
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Verginità di mente, perciò. Quando si fa la meditazione, i pensieri sono santi, così quando si prega, si fa la lettura spirituale, i pensieri sono santi. Così quando si impara nella scuola, quando si impiega la mente a far bene l'ufficio che si ha, quello che ci è stato assegnato; allora santità di mente, pensieri buoni. Così quando si devono pensare cose che poi bisogna eseguire, studiare il modo perché riescano bene. Pensieri santi. Pensieri santi quando sono conformi alla fede, si pensa secondo la fede. Pensieri santi quando si pensa in conformità alla speranza. Pensieri santi quando si pensa in conformità alla carità, si pensa in bene di tutti e si pensa a Dio. Pensieri santi son conformi alla povertà, all'obbedienza, all'umiltà, alla pazienza, alla giustizia, alla prudenza, alla fortezza, alla temperanza. In sostanza i pensieri santi son tutti quelli che piacciono a Dio, tutti quelli che ci portano alla pratica della virtù, al progresso spirituale. Tutti questi, i pensieri santi, che riguardano i nostri doveri, cioè sia umani che religiosi, che soprannaturali.
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E i pensieri cattivi? I pensieri cattivi vi possono essere contrari alla fede, contrari alla speranza cristiana, contrari alla carità, all'amore verso Dio, contrari alla carità verso il prossimo, contrari alle virtù cardinali, cioè alla giustizia, alla prudenza, alla temperanza, alla fortezza. I pensieri cattivi possono essere contrari all'umiltà, pensieri di orgoglio. Pensieri cattivi possono essere contrari alla virtù della povertà, al voto della povertà; contrari alla purezza, alla castità, contrari all'obbedienza. Ecco, quando la mente mescola insieme pensieri non buoni con pensieri buoni, non c'è la verginità di mente. Escludere perciò i pensieri non buoni. Supponiamo, ci si confessa, ma poi dopo si è sempre come in preoccupazione del passato, che non sia stato messo del tutto a posto. No, non si deve solamente dire nel «Credo»: «credo la remissione dei peccati», ma si deve credere in pratica e pensare in pratica che i peccati son rimessi.
«Ma non so se ho detto tutto, mi son spiegato bene, se avevo le disposizioni».
Se il confessore dice che basta, deve bastare. E se anche ci fosse stata qualche imperfezione, dal punto che il confessore dice basta, e basta. Sarà rimesso tutto con l'assoluzione.
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Allora la verginità di mente. Una bella mente, bei pensieri. La mente è la parte più difficile da santificare, perché è la più difficile da governare, la mente. Dice la filosofia che della mente non si ha un dominio diretto, ma un dominio indiretto. Perciò se per le altre cose ci vuole una fatica, per la mente ce ne vogliono due. Se per gli altri sensi, cioè le altre facoltà e gli altri sensi, ci vogliono attenzioni, qui ce ne vogliono di più. Sorveglia la tua mente. E il modo di custodire la mente è questo: mettere sempre pensieri buoni, pensieri di raccoglimento, pensieri che piacciono a Dio, nella testa. Voler dire: scappino i pensieri cattivi. Non scappano, non obbedisce la mente, così; occorre pensare ad altre cose buone.
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Porta quel paragone il libro che parla di questo. Supponete che ci sia la camera buia buia. Se voi volete entrare e dite: «Ma, faccio scappare queste tenebre», e magari prendete l'asciugamano e vi mettete a sbattere di qua e di là perché scappino, e loro staranno lì. E allora come si fa a far scappare le tenebre? Si dà un giretto dell'interruttore, ecco vien la luce e le tenebre sono andate. Mettere il pensiero buono. Perciò è anche - diciamo - inutile, se non si fa questo, il raccomandarci alla Madonna: «Maria, aiutatemi!». Ma bisogna farne due cose: «Maria, aiutatemi a mettere un pensiero buono», ecco due cose. E allora il pensiero cattivo non ha più il posto, come se voi girate la chiave, muovete l'interruttore, penetra la luce, le tenebre son fugate. Di conseguenza vedere che cosa noi facciamo. Sorvegliamo la mente? Che sia sempre limpida, serena, bella, vergine dal male? E' come se una persona desse uno sguardo all'Ostia, ecco come usa bene degli occhi, e poi per istrada guardasse, osservasse cose che non si devono osservare. Allora l'occhio non è più bello e mescola degli sguardi santi con degli sguardi non santi, non c'è la verginità. Verginità di mente. Persone che vogliono essere intieramente di Gesù. Ebbene, in primo luogo, sia di Gesù la mente.
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Secondo: verginità di cuore. Quanti atti di amor di Dio fa quella persona e quindi quanti meriti. E se poi i suoi sentimenti son sempre conformi al Signore, sentimenti buoni; voglio dire, si desidera il bene di tutte, si desidera di imparare,di dar la maggior gloria a Dio, di far bene l'apostolato, si prega con raccoglimento, ecco; sentimenti bellissimi, santissimi. Se invece poi, ecco, ci fossero dei sentimenti non buoni: spirito di vendetta, invidia, orgoglio, superbia del cuore, pensieri contro la bella virtù, cioè desideri contro la bella virtù, simpatie non moderate, non frenate, antipatie coltivate. Poi sentimenti contro la giustizia, contro la prudenza, contro la fortezza, contro la carità, contro la pazienza, ecc., ecco lì, mescolanza di bene e di male nel cuore. Allora non c'è la verginità. E se tu dici con cuore: «Vi amo con tutto il mio cuore sopra ogni cosa, Voi bene infinito, eterna felicità», occorre che poi davvero si ami sempre così il Signore. Non la tiepidezza. La tiepidezza è mancanza di amore, di calore spirituale. Allora bisogna che questo cuore sia tutto occupato di Gesù e delle cose che piacciono a Gesù; per esempio, fare la scuola; per esempio. andare a scuola, bene; per esempio fare il proprio... desiderare di fare il proprio ufficio; desiderare che le cose riescano sempre bene, pregare per tutti, amare tutti ugualmente, ecc. E desideri conformati alla fede: «che venga il tuo regno»1, cioè che la Chiesa si estenda in ogni parte del mondo: che bel desiderio! «Che sia santificato il tuo nome»2: che bel desiderio! «Che si faccia la volontà di Dio in terra come si fa in cielo»3. Sono tre pensieri, tre desideri meglio, tre domande che ci ha suggeriti Gesù Maestro. Possederli nel cuore. Come son belli! E così poi anche le altre quattro domande sono desideri santi: «da' a noi il pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai debitori. Non c'indurre in tentazione, liberaci dal male»4. Tutti desideri santi che ci ha suggeriti Gesù, ecco.
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Ma quello che potrebbe togliere, diciamo così, la verginità del cuore, sarebbe, i desideri non buoni, che possono essere curiosità inutili, desiderare di sapere ciò che non conviene sapere, non è cosa nostra: «non plus sapere quam oportet sapere»1. Non desiderare cose contrarie alla mortificazione della gola, contrarie alla mortificazione del corpo. Non desiderare cose che non sono proprie della religiosa, non son conformi alla vita della religiosa: ambizioni, per esempio, preferenze e poi riuscire in quello che è suggerito dall'amor proprio. Allora se c'è questo egoismo, questo amor proprio, non c'è la verginità del cuore.
Rendere purissimo il cuore sull'esempio del cuore immacolato di Maria, che era cuore generoso, cuore pio, cuore umile, cuore santissimo.
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Terzo, la verginità di volontà. Che sarebbe il retto uso delle forze, la santificazione della vita. Quando c'è una parola bella in chiesa, una lode ben cantata al Signore e poi dopo, uscendo fuori, c'è una rispostaccia a una sorella, vedete che la lingua un po' si adopera per Dio e un po' si adopera contro Dio. Sempre, solo, in tutto: le parole che piacciono a Dio. Si capisce che in chiesa la lingua dice delle belle e santissime cose. E che siano belle e santissime le cose anche fuori di chiesa, anche quando dentro vi è un po' di travaglio, un po' di lotta. Ecco, che sappiamo frenare la lingua. Frenar la lingua perché non parli, non abbia espressioni contrarie alla fede, contrarie alla speranza cristiana, contrarie alla carità verso Dio e verso il prossimo. Che non abbia parole di rancore, di invidia; che non abbia parole di orgoglio, che questa lingua non parli quando non si deve parlare e parli invece quando si deve parlare. Se parla quando deve confessarsi, ottimamente; se parla, invece, fuori del tempo, quando è silenzio, e non bisogna parlare; sì. Che si adoperi la lingua soltanto nel bene, anche nei buoni scherzi in ricreazione, anche in quello che è complimento di bene, che si può fare, anche quando c'è da incoraggiare, da sostenere, da consolare. Santificazione della lingua.
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Verginità di lingua e verginità di azioni, in opere. Se diciamo al Signore: «vi amo con tutto il cuore» e poi alla prima occasione una bugietta, un po' di perdita di tempo e poi dopo una piccola trasgressione degli orari, una mancanza di rispetto alla sorella o una mancanza riguardo alla povertà e un atteggiamento di orgoglio, facilità a giudicare, condannare, ecco, vedete che la vita si contraddice. Facciamo i propositi e poi, se son fatti al mattino, va molto bene, è un atto di amor di Dio il proposito. Ma se poi di lì a due ore si fa al contrario?... Se ci si confessa, supponiamo, al venerdì e, al martedì, al mercoledì, già il fervore è tutto caduto e ci vuole di nuovo uno sforzo a rimettersi a posto, vedete che si fa la volontà un po' bene, un po' male. Così nei ritiri mensili, così negli Esercizi Spirituali. Non due, tre mesi dell'anno fervorosi e due, tre mesi o più ancora, tiepidi. Verginità di volontà. Sempre costanti. Tutte le forze per il Signore.
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Quando c'è questa verginità si governano gli occhi, si governa la lingua; si governa l'udito, si governa il tatto, si governa il gusto. Quando c'è questa verginità si governano anche i sensi interni; sì. Tutto bello, tutto santo, che tutto piace a Dio. Una veste bianca, ma se si butta sopra un po' d'inchiostro oppure uno schizzo di fango, ecco, non è più del tutto bianca. Così, quando in mezzo a tante belle cose, buone cose, sante cose, schizziamo un po' di veleno o facciamo qualche cosa che è peccato veniale, almeno veniale deliberato. Il peccato veniale deliberato.
Ecco allora; abbiamo da meditare le parole: «Tutta mi dono, offro, consacro»1. Tutta. Il che vuol dire: verginità di pensiero, di cuore, di azioni, di parole. Tutta. Non mescolanza di bene e male.
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Vi è un commento sul Vangelo su quelle parole della Scrittura: «Bene omnia fecit»1: Gesù fece tutte le cose bene. Tutte. Non una cosa bene e l'altra non bene, ma tutte le cose bene. «Bene omnia fecit». E quella persona se ha da studiare, studia bene; se ha da pregare, prega bene; e se ha da trattare con le sorelle, le tratta bene; e in refettorio si comporta bene, in ricreazione si comporta bene e si comporta bene anche a letto e si comporta bene a tavola e si comporta bene nel vestire e in tutto quello che riguarda la sua persona. Ecco, pensa in bene, ama il bene, opera il bene.
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Che purezza! Perché spessissimo quando si dice purezza la si confonde con castità. E' vero che la purezza comprende anche la castità, ma la purezza è molto più estesa. Purezza vuol dire non peccati, mondi. Vuol dire mondezza, sia dal peccato grave e sia dal peccato veniale; «beati immaculati in via, qui ambulant in lege Domini»1.
Comprende tutto, la parola «purezza». E' purezza perché si osserva il primo comandamento, perché si osserva il secondo, perché si osserva il terzo, il quarto, tutti i comandamenti. Purezza perché si praticano le virtù religiose, purezza perché si praticano le virtù morali, non si offendono né le virtù morali, né le virtù religiose.
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Oh, quanto abbiamo da progredire in questa mondezza! Preparare un bel dono a Dio: una mente pura, un cuore puro, una vita integra, pura. Tutto, sempre, solo per Gesù! Che pensiamo e desideriamo e facciamo le cose così bene da poterle portar tutte a Gesù nella comunione, offrirgliele. Che domani mattina si possa portar la intiera giornata di oggi a Gesù: è stata bella, è stata bianca, la giornata, te l'offro. Così le grazie della comunione saranno più abbondanti. Verginità di mente, di cuore, di volontà, di forze.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1956) al gruppo formazione Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla vestizione, entrata in noviziato, emissione dei voti religiosi Roma, Via Portuense 739, 19 marzo 1956 *
* (1) Nastro 4/a (= cassetta 7/a). - Per la datazione, cfr. PM: «...consideriamo... la verginità di mente, di cuore, di volontà» (cfr. PM in c157. - dAS: cfr. c157.

1 Mt 6, 10.

2 Mt 6,9.

3 Mt 6,10.

4 Mt 6,11-13.

1 Rm 12,3.

1 Cfr. Formula della professione religiosa delle PD, Cost. (1948), art. 89.

1 Mc 7,37.

1 Sal 118,1.