Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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41-LA TERZA PARTE DELLA VISITA EUCARISTICA1*
... la meditazione precedente. E siamo al terzo punto per l'adorazione». E specialmente per supplicare Gesù Bambino delle grazie di cui sentiamo il bisogno. Ecco cosa si ha da fare nella terza parte della Visita. Figurarci di essere i pastori i quali sentono gli angioli del cielo che cantano il «Gloria in excelsis Deo»2. E l'angelo che si avvicina ad essi e dice: «E' nato a voi il Salvatore del mondo. Andate a Betlemme e troverete un bambino con la madre, nella greppia. Ed essi andarono frettolosamente e trovarono secondo che l'angelo aveva annunziato»3.
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Andare frettolosamente a Gesù, a Gesù bambino, a Gesù che è nell'Ostia e portare il nostro dono e offrire il nostro cuore, primo. Difatti i pastori portarono a Gesù delle offerte che rimasero come omaggi al Maestro divino.
Portare i nostri cuori, portare le nostre volontà, portare la nostra salute, portare la nostra intelligenza, portare gli occhi, l'udito, la lingua e tutto il nostro essere, a Gesù. Offrire a Gesù. La comunione spirituale sarà un mezzo per cominciare la terza parte dell'adorazione. E proprio pensare di aver Gesù Bambino davanti e parlare direttamente con questo Bambinello o anche andare più avanti e figurarsi che Maria deponga sulle vostre braccia il Bambino, come fece con santo Stanislao Kostka dopo che aveva ricevuto la comunione: gli diede questa grande consolazione di mettere fra le sue braccia il Bambino Gesù; sì.
E allora vi fermate a parlare al Bambino. Allora si fanno tutte le comunicazioni, si apre il cuore, si dicono tutte le cose che vengono su dal nostro animo, parlando familiarmente col Bambino, baciandogli spiritualmente più volte le manine, il cuoricino e poi chiedendo, che cosa?
In primo luogo, che sia fatta la sua volontà; in secondo luogo, che possiamo farci santi; in terzo luogo, che compiamo bene il nostro ministero, il nostro apostolato; ecco. Trattenersi familiarmente con Gesù. E rappresentiamoci proprio come poveri, davanti a lui, perché siamo tanto poveri, abbiamo tanto bisogno di grazia, siamo tanto ignoranti; abbiamo un cuore che, tante volte, è disorientato; abbiamo tante volte l'inclinazione e qualche volta, anche assecondata, verso ciò che non è santo, ciò che non è perfetto; ecco. Che Gesù risani questo cuore, che ci metta la manina sua sopra il cuore. Pregare Gesù che diriga i nostri passi, ci faccia camminar bene; che ci faccia comprendere che cos'è la vita.
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Ma che cos'è la vita? Vediamo come è stata la vita di Gesù, così la nostra. La vita di Gesù che comincia col presepio e finisce con il sepolcro. Questa vita ha dei fini. Il Signore ci ha creati per qualche cosa e questi fini sono la gloria di Dio e sono la nostra felicità eterna: ecco. Allora, che possiamo aver questa fede di capire sempre, ritener sempre la mente a posto, nelle idee giuste. Creati per conoscere, amare e servire Iddio e goderlo in eterno, in cielo. Che non dimentichiamo mai questo. Allora tutto ci si spiega, perché accade questa cosa, accade quell'altra; perché siam messi in questa necessità, in quell'altra. Ma è sempre per un fine, e cioè per il paradiso. Questa grazia è suprema. Tener sempre in mente il perché siamo qui. Perché sei creato? Perché sei religiosa e proprio religiosa Pia Discepola? «Ad quid venisti» su questa terra? «Ad quid venisti» nella vita religiosa? Persone che si fanno proprio il concetto di, avendo lasciato quasi niente a casa e forse delle tribolazioni, delle pene, di trovare un piccolo paradiso nella vita religiosa da soddisfare tutte le loro voglie, i loro desideri che non sempre sono retti. Ma noi, abbiamo la mente fissa al fine? Questa è la grazia da chiedersi all'angelo custode, il quale, mentre che accompagna noi nella via della vita, è sempre inabissato nel mistero, nel gaudio, nell'amore della Santissima Trinità, sempre nella visione beatifica. Noi, mentre che abbiam tante cose e ci troviamo ogni ora, ogni momento, in tanti pensieri e in tante circostanze, in realtà non abbiam da fare altro che questo: salvarsi. «Unum necessarium»1.
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E a Gesù Bambino vennero anche i Magi. Oh, i Magi vennero da lontano e vennero con sacrificio e vennero con fede e furono assistiti dalla luce di Dio e dalla sua grazia fino a giungere là «ubi erat puer; supra domum ubi erat puer»1. Dunque, ecco, il Signore li ha prevenuti, ha fatto comparire loro la stella. E a ognuna di voi è comparsa la stella della vocazione.
Ringraziare il Signore della vocazione e corrispondere con riconoscenza amorosa al Signore; riconoscenza amorosa ed operosa insieme. Ecco, il Signore ci previene con le sue grazie. Il più delle grazie che riceviamo non furono neppur chieste a Dio. Quante volte uno, quasi si lamenterebbe che non riceve pregando, ma riceve di più di quanto chiede e moltissime grazie senza che le abbia chieste. Fiducia nel Signore! Fiducia nel Signore! Guidatemi; ora mi avete condotta fino qui, ora al paradiso, nella via della santità. Non voglio trovarmi, poi, imperfetto e a metà dei meriti che dovevo farmi. Voglio santificare tutti i momenti, tutti.
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E i Magi furono assistiti per la strada. Prima fu la stella a guidarli, poi la stella scomparve quando si trovarono in Gerusalemme, perché lì non c'era bisogno della stella, potevano chiedere, in Gerusalemme. E quando il Signore ci dà già una grazia che è sufficiente, non ne dà un'altra, tante volte; quindi, noi domandiamo piuttosto la grazia di corrispondere alle grazie che non solamente sollecitare la molteplicità delle grazie; ecco.
E i Magi domandarono: «ubi est qui natus est rex Judaeorum?»1: dov'è che è nato il Re dei Giudei? E tutta Gerusalemme si conturbò e il Re pure. E il Re volle sapere dai sacerdoti, quando e dove doveva nascere il Messia. E seppe che era presso a poco quello il tempo e che la città natale del Messia, sarebbe stata Betlemme. E allora parlò segretamente ai Magi dando loro l'ordine di andare e cercare il fanciullo e di venire a riferire poi a lui, perché anch'egli intendeva di andarlo adorare.
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Ecco, vediamo qui quel che succede. I sacerdoti annunziano che quello era, presso a poco, il tempo della nascita del Messia e che Betlemme era la città del natale indicata dalle Scritture. E mandano gli altri. Non dovevano muoversi loro? E quei secolari trovano Gesù e quei sacerdoti non vanno a Gesù.
Vedete che, quando si abusa della grazia, dopo possiamo trovarci male, veniam privati. Furono acciecati. Indicare agli altri la strada del paradiso e non saperla percorrere noi, cosa sarebbe? Oh, quanto infermi siamo! E così avvenne di quei farisei, di quei sacerdoti i quali si erano abituati a una osservanza materiale della legge, dimenticando quello che era lo spirito della legge. Che cecità! Se davvero Erode avesse avuto la voglia di andare ad adorare Gesù, per poco che fosse furbo, mandava [ad] accompagnare i Magi da due suoi soldati, da due suoi fidi che poi venissero a riferire. Invece li lascia partire soli. E quando il diavolo fa le pentole, non sempre ci mette il coperchio. E quante volte capita a noi! Si crede di essere molto astuti, di combinarle e aggiustarle bene e poi il Signore al giudizio scoprirà tutto. Altro che coperchio! E poi, qualche volta, sono anche cose scoperte dagli uomini. E Erode ingannò se stesso.
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E i Magi, usciti di nuovo da Gerusalemme, ritrovarono la stella, la quale li guidò fino alla casa, alla grotta dove stava il Bambino. Se siamo perseveranti nella vocazione, avrem sempre, giorno per giorno, le grazie. [Se] il Signore avesse anche da operare un prodigio, quando noi siamo docili, buoni, il Signore interverrà e opererà il prodigio.
E andarono e offrirono i loro doni. E allora, nella Visita, proviamo a offrire: l'oro che è la nostra intelligenza, simbolo; e la mirra che è la mortificazione del nostro corpo, simbolo; e l'incenso che è la nostra pietà, la nostra preghiera, come simbolo.
Promettiamo, allora, a Gesù, di sapere esercitare bene la preghiera, esercitarci bene nella preghiera e accrescere la nostra fede e mortificare il nostro corpo; ecco.
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Vediamo che cosa è avvenuto dopo. I Magi, in premio, furono avvertiti in sogno di non passare da Erode, perché le intenzioni di Erode erano sinistre. Erode fu deluso. Ma ritornarono in patria. «Per aliam viam reversi sunt in regionem suam»1. Ebbene, sono onorati come santi. Il Signore, veduta la loro corrispondenza, aumentò su di loro la grazia sempre di più, arrivarono alla santità.
Se corrispondiamo, Gesù ogni giorno aumenterà le grazie. E come i Magi, da allora, vissero santamente e sono onorati sugli altari, così, ecco che vivremo anche santamente. Quando si corrisponde, il Signore dà sempre di più; ma quando non si corrisponde, si sprecano le grazie, il Signore che cosa deve fare? Se noi buttiamo via il pane, hanno da portarcene altro, che ancora butteremo via? No. Quindi rispondere bene alle grazie e fidarsi che aumenteranno ogni giorno, secondo il bisogno, le circostanze. Dio ci condurrà alla santità.
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E allora, inginocchiàti bene lì nel presepio, recitiamo il rosario, meditando Gesù nel rosario e meditando Maria nel rosario. E se ci dà più consolazione, ripetere tante volte il terzo mistero gaudioso, la nascita di Gesù nel presepio, e ricavare questi sentimenti buoni.
La Discepola, un'altra Gesù. Vive Gesù. «Donec formetur Christus in vobis»1.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 * Nastro 1/a (= cassetta 21/a). - Per la datazione, cfr. PM: «... la meditazione precedente. E siamo al terzo punto per l'adorazione... La comunione spirituale sarà un mezzo per cominciare la terza parte dell'adorazione» . (La collocazione cronologica di questa meditazione non offre garanzia. Manca l'inizio della meditazione e la “precedente” citata dal PM non ci è pervenuta. Si pensa possa essere stato, forse, un ritiro: cfr. dAS e dAC di questa stessa nota). - dAS 2/12/1956: «Alle 15,30 [il PM] va dalle PD di via Portuense a predicare un ritiro» . 3/12/1956: «Alle ore 6 parte per via Portuense (PD) per la meditazione del ritiro». - dAC, 2/12/1956: «Ritiro PM. 1a meditazione: L'Immacolata; 2a meditazione: La grazia, unione con Dio; 3a meditazione: La comunione-Visita-Messa». Ma le meditazioni di questo ritiro, citate in dAC, si sono collocate in dicembre del 1957 perché nella prima meditazione vi è un indizio che pare si riferisca al 1957. Dice infatti il PM: «La domenica presente ha particolare importanza. Primo, perché questa è la domenica con cui si incomincia il mese, che è l'ultimo mese dell'anno... Poi, questa domenica ha importanza perché vi è l'inizio dell'anno liturgico...». Le parole del PM che abbiamo sottolineato, sono state interpretate come: domenica 1° dicembre, inizio dell'anno liturgico. E poiché l'inizio dell'anno liturgico al 1° dicembre cadeva nel 1957, e non nel 1956, si è state spinte a determinare la collocazione cronologica di questo ritiro - prediche 37-39 - nel 1957. Rimane, però, il dubbio.

2 Lc 2,14.

3 Cfr. Lc 2,8 ss.

1 Lc 10,42.

1 Cfr. Mt 2,9.

1 Mt 2,2.

1 Mt 2,12.

1 Gal 4,19.