Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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40-L'APOSTOLATO LITURGICO1*
L'apostolato è destinato ad onorare il Maestro Divino che è Via, Verità e Vita.
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Ora, per onorare completamente il Maestro Divino, dobbiamo ricordarci di due cose: primo, che l'uomo si compone di tre facoltà e cioè: intelligenza, volontà e sentimento. E allora, per dare un culto pieno, un culto di tutto se stesso a Gesù, deve sottomettere la mente con la fede e deve sottomettere la volontà con l'obbedienza e deve sottomettere il sentimento con l'amore.
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E, d'altra parte, per onorare intieramente Gesù Maestro, considerare che egli è Verità, perciò adoperare la nostra mente a considerare il Signore, secondo il primo fine che ha l'uomo, il primo fine che ha l'uomo sulla terra: perché sei creato? Per conoscere Dio, primo. Conoscere Dio nel Figlio suo, perché nessuno vide il Padre, ma lo vide il Figlio che lo rivelò1.
E il secondo fine dell'uomo è di amare e amare Dio in Cristo, nel Figlio suo e col Figlio suo. E così viviamo il sentimento.
E poi, Gesù Cristo è ancora Via, oltre che essere Vita; è ancora Via, e noi abbiamo da imitare le sue virtù, osservare i suoi comandamenti e praticare i consigli.
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L'apostolato pure deve, allora, farsi in modo di onorare il Maestro Divino Via, Verità e Vita.
Ognuno dei tre apostolati deve prendere la mente, deve prendere il cuore, deve prendere la volontà.
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Parlando dell'apostolato liturgico: conoscere la liturgia e farla conoscere. Prima parte.
Seconda parte dell'apostolato liturgico: seguire le prescrizioni della liturgia e farle seguire. Le prescrizioni della liturgia si conoscono studiando le disposizioni della Chiesa, non solo, ma praticandole.
E poi, arrivare al frutto della liturgia che è l'unione di noi stessi con la Chiesa, con Gesù Cristo. Il frutto è la grazia e qui sta la perfezione: unirsi a Gesù Cristo, a Gesù Cristo che è veramente il Liturgista, Gesù Cristo che continuerà la sua liturgia eterna negli splendori della gloria eterna. E la liturgia sulla terra ne è come un riflesso, da una parte, e dall'altra, è il mezzo per arrivare a quella liturgia gloriosa, beatificante e che si rivela in paradiso.
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Ora, apostolato liturgico; primo: conoscenza.
Conoscenza della liturgia. Si può conoscere la liturgia nella sua forma tecnica, esteriore, ma quello che più importa è conoscere la liturgia nel suo spirito, quello che l'anima, la liturgia. La forma esterna, tecnica della liturgia è più facile: ci sono le cerimonie; ci sono le parole del Messale, del Breviario, del Pontificale, del Rituale. Conoscere questo è conoscer le cerimonie con cui la liturgia, che è il culto pubblico, viene esercitata, sì. E quanto più noi veniamo a conoscere queste cerimonie, queste parole, questi riti, queste divozioni che concorrono a celebrare meglio la sacra liturgia, tanto più noi accompagniamo le disposizioni, accompagniamo l'azione che la Chiesa, per mezzo dei suoi ministri, esercita. Ma occorre penetrare il senso.
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La liturgia ha un doppio fine. Il primo riguarda Dio e il secondo riguarda noi. Siamo noi che dobbiamo onorare Iddio: «Gloria a Dio e pace agli uomini»1. Dobbiamo onorare Iddio, cioè l'adoriamo con le funzioni liturgiche, e lo ringraziamo e lo propiziamo e lo preghiamo, cioè lo supplichiamo, domandiamo le grazie. Dietro alla cerimonia vi è questo senso: se si fa il segno di croce è per onorar dei misteri e specialmente onorare il mistero della Trinità e il mistero dell'Incarnazione, della morte di Gesù Cristo. E se facciamo la genuflessione, noi adoriamo il Padre in Cristo, con Cristo: «per ipsum et cum ipso et in ipso».
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Si glorifica Iddio e cioè, la Chiesa diviene, per mezzo dei suoi ministri, la voce, riassume la voce di tutta l'umanità che dovrebbe sempre prestare a Dio il culto supremo come principio e come fine e come supremo governatore. La Chiesa riassume i doveri che hanno gli uomini tutti, che ha l'umanità intiera e si fa voce e opera per essi, per tutti, rappresentandoli tutti innanzi a Dio.
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E quel sacerdote che dice il Breviario rappresenta tutti i cuori, tutte le menti, tutti gli uomini che in gran parte dimenticano il loro Creatore; e adempie, supplisce, il sacerdote, adempie il dovere per tutti gli uomini e supplisce alle loro dimenticanze o alle loro ignoranze.
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E Dio, nella liturgia, viene riconosciuto pubblicamente. Le funzioni che si celebrano, le chiese che sono erette, che sono generalmente i più begli edifici delle città, e tutta la solennità che accompagna lo sviluppo della liturgia, ecco, è il culto pubblico. E tuttavia questo non si opera dagli uomini semplicemente, questo, ma in Cristo, tutto passa per mezzo di Gesù Cristo. E la voce degli uomini è il culto nostro convalidato e avvalorato dai meriti della passione e della redenzione e dalla preghiera stessa di Gesù nella liturgia e accetto e gradito al Padre celeste [cioè diviene degno] del Padre celeste. Così che noi adoriamo in modo degno in Cristo e ringraziamo in modo degno in Cristo e soddisfiamo in modo degno in Cristo e supplichiamo in modo degno in Cristo.
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La liturgia, poi, ha per fine di comunicarci la vita di Dio, cioè, attraverso al Mediatore e attraverso a Gesù Cristo, il Liturgico, il quale compie per mezzo dei sacerdoti, questo culto pubblico, la vita di Cristo vien comunicata alle anime. Ecco il sacramento del battesimo, ecco il sacramento dell'Eucaristia, ecco il santo sacrificio della Messa, ecco gli altri sacramenti, ecco poi, tutte quelle cerimonie e quel complesso di celebrazioni che si hanno nella Chiesa di Dio, son tutte destinate a preparar l'anima alla grazia, alla vita di Dio in noi, oppure a comunicarla, questa grazia, questa vita di Dio in noi, oppure a farla fruttificare, renderla stabile affinché vivendo noi di Dio, possiamo esser degni un giorno di raggiungere e partecipare all'eterna celebrazione liturgica in paradiso. La Chiesa è per i fedeli, oltre che essere «domus Dei»1, è anche «porta coeli»1, perché da una parte è per l'onore di Dio e, dall'altra parte, per preparare gli uomini al cielo. «Porta coeli». Quindi: «domus mea, domus orationis est»2.
Preghiera, la quale preghiera appunto serve per noi, a stabilirci in Dio e vivere della vita soprannaturale, in Cristo. Capire la liturgia.
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Secondo, farla capire. Il vostro apostolato non è solamente di dare crocifissi o magari fare un altare, oppure fare oggetti religiosi, confezionare pianete, ecc., è di far capir la liturgia. Far conoscere la sacra liturgia al mondo, agli uomini prima ai fedeli e poi, si comprende, agli infedeli i quali troveranno nel culto cristiano, nelle cerimonie sacre, qualche cosa che soddisfa i sentimenti loro e il bisogno che in fondo sentono di riconoscere un Principio, Uno superiore a loro e di prestargli omaggio di adorazione, di riconoscenza.
Perciò la liturgia si esercita, in primo luogo, con la conoscenza e secondo col far conoscere. Conoscere e far conoscere. La «Vita in Christo et in Ecclesia»1 ha questo scopo. Le pubblicazioni liturgiche dovrebbero aumentare e allora, sia per mezzo del periodico, sia per mezzo del libro, sia per mezzo della filmina, sia per mezzo della pellicola, ecc., si contribuisce a far conoscere la liturgia della Chiesa. In questo vi è tanto da progredire perché importa, da una parte lo studio della sacra teologia per meglio conoscere, e, dall'altra parte, importa pure l'amore alla liturgia. Foglietti e opuscoletti e magari libri; ecco.
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Avete ancora da comporre ore di adorazione nello spirito vostro e cioè, libri che portino vari esempi di Visita al Santissimo Sacramento fatta secondo il nostro modo per onorare Gesù Cristo Via, Verità e Vita, dividendola, quindi, in tre punti. Queste pubblicazioni sono rare, quasi ancora non si è incominciato, vi è appena qualche saggio. Nel vostro apostolato eucaristico, è compreso questo. Occorre stampare. Si potrebbe cominciare da alcuni saggi che poi potranno essere corretti. Ma se una Pia Discepola fa bene l'ora di adorazione, dopo non trova mica molta difficoltà a stendere quei pensieri e quei sentimenti coi quali ha fatto la sua Visita, la sua adorazione. Così del culto eucaristico, dell'apostolato eucaristico, e così del culto e dell'apostolato liturgico.
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In secondo luogo, la liturgia occorre praticarla. E cioè, occorre che noi ci uniformiamo alla Chiesa. Quello che dobbiamo seguire non è un Congresso, non è un'opinione di un teologo o di un liturgista. Noi abbiamo da seguire, invece, il «sensum Ecclesiae», poiché le discussioni possono essere molte e sono lodevoli e quanto più si parla e si studia un argomento liturgico, tanto più si prepara la materia. Ma un giorno verrà la decisione della nostra suprema autorità. E' il «sensum Ecclesiae» che poi abbiam da seguire, non «opinio theologorum» - ha detto il Papa nella conclusione dell'aggiornamento pastorale1.
Oh, le prescrizioni liturgiche, quindi. Questo studio è necessario alla Pia Discepola, specialmente nel periodo di preparazione. Ma poi eseguire. E fate bene a eseguire i vostri canti. Rendere sempre migliori le funzioni. Perché è la Chiesa che ci guida e nella Chiesa vive Gesù Cristo e la Chiesa, quindi, continua a essere Gesù Cristo che guida le anime. Seguire, perciò, la Chiesa.
Vedete, allora, come tutti gli oggetti, tutti i paramenti e tutto quello che producete nello spirito liturgico, sia conformato, da una parte, al gusto artistico e, dall'altra parte, sia conformato allo spirito della Chiesa. Lo spirito della Chiesa è lo spirito che vi è dietro la forma, la materia esteriore, l'azione esteriore, le parole che si pronunciano, costituiscono l'anima della liturgia.
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Pensate un poco a Maria come è stata fedelissima alle pratiche liturgiche dell'A.T. e poi, stabilito il N.T. in Cristo, è diventata fedelissima alla nuova liturgia, la liturgia del N.T.
Quanto alla liturgia dell'A.T., ecco, la funzione della circoncisione. Maria ha voluto il Bambino circonciso secondo prescriveva la legge nella liturgia antica. Non era obbligata a presentare Gesù bambino al Tempio e a riscattarlo, ma ha fatto tutto con perfezione. Nel Vangelo è: tutto, «perfecerunt omnia»1: presentando il Bambino e presentando l'offerta e riscattandolo. Con perfezione. Così Maria, sebbene non obbligata andare al Tempio di Gerusalemme in certe circostanze, solennità dell'anno, nel Vangelo risulta che è andata, abbondando, diciamo così, nell'osservanza liturgica. E così nell'andare alla sinagoga; e così nell'intervenire ai sacrifici, alle funzioni.
Quando poi Gesù Cristo stabilì il nuovo sacrificio, ecco, ella lo comprese più di tutti. Il nuovo sacrificio era quello del suo Figlio e che il suo Figlio istituendo la santissima Eucaristia aveva dato una perpetuità a quel sacrificio. E come avrà assistito bene la Messa che veniva celebrata da san Giovanni, Maria. E certamente che essendo la liturgia, allora, compita nelle sue forme essenziali e ancora in formazione nelle forme accidentali, non aveva raggiunto tutto quel complesso di perfezionamenti che poi ha raggiunto. Maria vi partecipava com'era e, quanto a spirito, compiva sia la sua parte bene e poi la intendeva più santamente e più profondamente.
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Oh, perciò, nel compimento, nel fare da una parte le cerimonie, pronunciar le parole, eseguire i canti, ecc., noi, e sia nel far conoscere queste cerimonie, questi canti, il senso delle parole, ecc., seguiamo la Chiesa.
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Il Papa ha avvertito: non correr dietro a ogni novità e non essere schiavi di tutte le forme dell'antichità. L'Enciclica lo dice chiaramente.
D'altra parte, nel discorso tenuto dopo il Congresso liturgico, si può dire che il Papa ha richiamato alcuni princìpi e cioè che la Chiesa non è solamente che abbia da occuparsi di liturgia e i sacri ministri devono soltanto fare le funzioni liturgiche. Ha detto: ci sono altri due uffici per la gerarchia ecclesiastica, cioè: insegnare, in primo luogo, e, in secondo luogo, guidare, reggere le anime.
«Mysterium fidei», «mysterium regiminis» (1) semplicemente (...).
Oh, poi in quel discorso ha sempre confutato errori che stanno introducendosi nell'interpretazione della liturgia: è stata come una polemica e ce n'è bisogno, perché molte cose che si dicono adesso che sono mica proprio secondo lo spirito della Chiesa e neppure secondo la verità; affatto; sono errori che appartengono all'elenco delle eresie; in riguardo all'interpretazione, stare saldamente alla Chiesa romana1.
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E perché certi Cristo"&, certe figure del Crocifisso in quella maniera? Il senso e lo spirito è diabolico. Fare in maniera che divenga ridicolo il culto cristiano e che più niente attiri a capire il dolore della passione, per capire ciò che ci stava dentro e cioè quel che si compiva su quella croce, cioè la riparazione per tutta l'umanità e la glorificazione del Padre celeste.
Come ha detto il card. Costantini, molti si lasciano guidare da quello spirito massonico di mettere in ridicolo. Madonne lunghe che non son mai esistite. La Madonna bisogna farla com'è, se no, non c'è né liturgia e tanto meno arte e verità, perché non era così. Oh, la Chiesa, la realtà. Non diventiamo ridicoli, perché allora seguiamo la tendenza massonica che sta adesso estendendosi. E' un modo nuovo di far diventare ridicole certe cose sacre. Perché fanno i dispetti (?).
Terzo: riguardo alla liturgia occorre che ci sia l'apostolato e si venga a pensare a quello che è il centro della liturgia: unire le anime a Dio.
Siccome è già passato il tempo, solo alcune cose: nell'apostolato liturgico seguire lo spirito della Chiesa.
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Nei Centri di diffusione pensare che si è come in chiesa; non come questioni (?) estranee e non forma di negozio; tuttavia essere esattissime nella contabilità e sapere operare con saggezza anche sotto l'aspetto economico perché se non lo facciamo con esattezza e con ragionevolezza secondo le regole che vengono date, noi siam nemici dell'apostolato, perché l'apostolato che si carica di debiti vien distrutto, non può più continuare; e d'altra parte, non è un negozio, si sa, è la suora che si mette a servizio della Chiesa e, per quanto sta da lei, coopera a rendere il culto sempre più dignitoso e adatto (?). Disegno (?) di Dio. Tutto fare e tutto usare come cosa di Dio, come a servizio della Chiesa.
D'altra parte bisogna sempre notare che è facile correre dietro alle novità e a quello che è solamente più curiosità che non l'insegnamento, che non è veramente degno di stare in chiesa (?) e non serve a eccitare la pietà.
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L'apostolato, poi, della liturgia, in questo deve andare molto più avanti e occorrerà poi fare gli altari oltre che i vasi sacri e i paramenti; pensare alle chiese, pensare come fare a introdurre la liturgia nelle famiglie, nelle scuole, che c'è anche una parte, per esempio, la preghiera: e ci vuole il Crocifisso nelle scuole; così l'insegnamento delle preghiere liturgiche e del canto liturgico, come i catechismi liturgici, e quanto servono.
Ma le altre cose che si dovrebbero dire, le sentirete nei giorni seguenti, perché un po' di aggiornamento, anche in questa materia occorre che si abbia (?). Però, in generale, bisogna stare attenti a due cose: primo, che sia veramente liturgico (e che si comprenda?); e secondo, che non si ascoltino tutte le novità; sì, mai (?). Non dovete precorrere alla liturgia (?), non avete l'ufficio di discutere, ma di praticare le cose dette dalla Chiesa mano mano che passano i tempi e che indica, che indica. Non precorrere, ma seguire e far capire e far praticare tutto nel senso di unire le anime a Dio e dare a Dio la maggior gloria in Cristo.
E' necessario proprio sentirsi diversi; ripetere queste parole: non precorrere, ma seguire (...). Stare con la Chiesa
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (ottobre 1956) alle Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 14 ottobre 1956 *
* (1) Nastro 1/c (= cassetta 20/b). - La registrazione di questa meditazione risulta particolarmente difettosa, per cui il testo presenta lacune qua e là, e, verso la fine, non siamo riusciti a ricostruire il testo nella sua interezza - Per la datazione, cfr. PM: «... parlando dell'apostolato liturgico... è il “sensum Ecclesiae” che noi abbiamo da seguire, non “opinio theologorum” - ha detto il Papa nella conclusione dell'Aggiornamento Pastorale» . - dAS, 14/10/1956: «Verso le ore 6 va [il PM] a predicare a Villa san Ciuseppe, Sampaolo Film (ritiro). Va poi anche dalle PD (Esercizi SS.)» . - (In dAC, in questa data e in questa ora, risulta un'altra meditazione del PM tenuta alle PD, a noi non pervenuta. Può darsi che la nostra sia stata fatta anche lo stesso giorno in un'altra ora, oppure in un altro giorno)

1 Cfr. Gv 1,18.

1 Lc 2,14.

1 Gn 28,17 e passim.

2 Lc 19,46.

1 Periodico mensile edito dalle PD.

1 . Cfr. Pio XII, Discorso ai partecipanti alla VI Settimana di Aggiornamento Pastorale, 14/9/1956, in Atti e Discorsi di Pio XII, EP, vol. XVIII, 1956, p. 145.

1 Lc 2,39.

1 Cfr. Pio XII, Allocuzione di SS. Pio XII ai partecipanti al Congresso internazionale di liturgia pastorale, 22/9/1956, in Atti e Discorsi di Pio XII, EP, vol. XVIII, 1956, pp. 159-178. Più esattamente sarebbe: » «Ministerium» , ecc.