Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3-SANTIFICARE LA MENTE, LA VOLONTA', IL CUORE1*
Vi preparate a dei grandi passi per la vostra vita, passi che sono anche, in parte, decisivi. E allora abbiamo da fare due cose: primo, cominciare con molta umiltà, sapendo che la necessità delle grazie è maggiore e, dall'altra parte, con grande fiducia, perché il Signore proporziona sempre le grazie alle necessità.
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Il Signore è come un buon padre e come una buona mamma insieme1. Tutte le belle qualità che può aver un buon padre il Signore le ha infinitamente più belle; e tutte le belle qualità che può avere una mamma il Signore le ha infinitamente più belle. E Egli unisce in sé le qualità di padre e le qualità di madre, perché è lui l'origine, è lui la fonte, è lui che ha dato ai padri e alle madri insieme le belle qualità che possono avere2.
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Accostarsi a Gesù Maestro e, in questo primo incontro, questa prima meditazione, chiediamo al Divino Maestro la grazia che voglia santificare la nostra mente e santificare il nostro cuore e santificare la nostra volontà, la nostra vita in questi giorni, così da rigettare gli errori di mente, rigettare le cattive tendenze del cuore e correggere le debolezze della volontà.
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Discepole di Gesù Maestro, il che significa volere stare nella scuola del Maestro Divino. Ma è una scuola la quale non è come tutte le altre scuole. Le altre scuole insegnano scienze umane, i maestri danno una qualche spiegazione e si può dire che in generale si riducono a istruire la mente. Nella scuola del Maestro Divino, invece, vi è l'istruzione della mente, sì, ma su verità soprannaturali, divine e insieme vi è la riforma della vita, il cambiamento di vita, perché sia uniformata alla vita di Gesù Cristo. Egli è la restaurazione del cuore, dei sentimenti. In Cristo.
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Primo, domandare la grazia di santificar la mente. Cioè che la nostra mente sia bene illuminata in questi giorni. Illuminata, di quale scienza? Della scienza che fa i santi.
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Sulla terra vi sono tante mansioni, come vi son tante mansioni in cielo. E vi sono gli avvocati e vi sono gli ingegneri e vi sono gli industriali e vi sono gli operai e vi sono i commercianti, i politici, ecc.; tante mansioni vi sono sulla terra. Vi sono anche i sacerdoti, vi son le suore e le suore di tanti Istituti. Tutte queste persone devono possedere cognizioni che son diverse in uno stato o nell'altro. Però vi è una scienza quale è necessaria a tutti ugualmente, tanto al Papa come allo spazzacamino che è nero. E quindi tanto ai cardinali che son rossi e quanto son necessari ai selvaggi che stanno ancora nelle foreste vergini. Ecco; è la scienza dei santi.
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Poiché poco importa uno stato o l'altro; è il farsi santi che è necessario. Questa scienza che può possedere una contadinella più che una laureata; questa scienza che può possedere una giovinetta a 14 anni come sant'Agnese e può mancare in una persona, in una matrona adulta, in una regina. La scienza di farsi santi. Possono essere cento in una comunità e dieci averla, dieci non averla; dieci averne un po' e dieci averne meno. E' una scienza la quale non è propria né delle Superiore né delle aspiranti soltanto, è propria di tutti, necessaria a tutti, la scienza dei santi, quella che è indicata nel libro della Scrittura che s'intitola «Sapienza» ed è la sapienza divina; quella sapienza che è dono dello Spirito Santo, che prende quattro nomi: «riposerà sopra di lui il dono della scienza, il dono della sapienza, il dono dell'intelletto, il dono del consiglio»1. Questa sapienza!
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Vedremo in paradiso passare avanti delle cuoche che non sapevano far altro che sbucciare le patate e le cipolle e rimanere indietro matrone le quali erano servite a puntino e erano superbe nei loro vestiti. I posti si invertiranno. Quasi si potrebbe applicare anche qui: «I primi saranno gli ultimi e gli ultimi, i primi, nel regno di Dio»1. Dipende, in primo luogo, da questa sapienza.
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Adunque, questa sapienza, che diciamo sapienza dei santi, che cosa riguarda? Conoscere il Signore. Conoscerlo, il Signore, nel catechismo, conoscerlo nella Scrittura, nel vangelo; conoscerlo, il Signore, nelle predicazioni, negli esami di coscienza; conoscerlo, il Signore, nelle varie conferenze che si ascoltano; conoscerlo nelle letture pie: libri dei santi, libri di ascetica, libri di liturgia. Conoscere il Signore. Ma questo è solamente teoria!
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Conoscere che cos'è la vita nostra: è un breve spazio di tempo che dobbiam passar sulla terra e che per sé vale ben poco, ma vale tutto in riguardo all'eternità, perché da questo breve spazio di tempo, fossero anche cent'anni, dipende l'eternità, che non è fatta solamente di miliardi di anni e di secoli, ma di un numero di miliardi interminabile, se si potesse dir così, un'interminabile durazione senza mutazione. L'eternità!
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Pensare che la vera sapienza sta nel fare il volere di Dio, nel compiere questo volere di Dio, giornalmente, ora per ora, momento per momento, nell'operare sempre per il paradiso, non per la terra; nel volerci assicurare la salvezza; e non soltanto il paradiso, ma un paradiso bello. Nel farci santi, questa sapienza sta.
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E allora ecco che verran le conseguenze: dunque, io amerò le Costituzioni; io amerò il mio ufficio; io me ne starò sereno dovunque sono non badando a quello che succede attorno; badando solo a quello che succede in me; io mi guadagno i maggiori meriti per il paradiso. Questa è la sapienza dei santi! Quindi, o disprezzati o onorati, faceva lo stesso per loro. Con la medesima indifferenza sentivo parlare di un grande personaggio e si vestiva con gli abiti da cardinale e poi passava agli abiti più comuni del sacerdote, non dava nessuna importanza a questo perché ciò che importa sono i meriti interni, lo stato di grazia, l'unione con Dio, l'unione di sentimenti, l'unione di volere col Signore, l'unione del cuore, col cuore del Maestro Divino. Scienza dei santi!
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Se impariamo questa scienza dei santi negli Esercizi noi facciamo un gran passo nella vita, che non è solamente il passo decisivo di far la vestizione o entrare nel noviziato o uscire, fare la prima professione, perché tutto questo può stare anche con un'anima arida, un'anima che sente poco Iddio e poco ordina la sua vita all'eternità. Si fa un gran passo quando la vita invece che ordinata al nostro egoismo, a noi quindi, alla comodità, alla stima, ecc., si ordina a Dio anziché all'io. Quella è la decisione. E questo passo può farlo una fanciulla di 15 anni e può essere che in una persona matura non entri, non si faccia questo passo. Quindi starcene umili, col capo chino invocando luce e pietà e misericordia.
Maestro Divino, «doce nos»: insegnaci la sapienza dei santi che procede dallo Spirito Santo e conduce alla santità.
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Secondo: domandare, in questi giorni, la grazia di trasformare il nostro cuore, orientarlo verso Iddio. Che cosa cerchiamo noi realmente nella nostra vita? Amiamo il Signore o amiamo noi stessi? Quello che ci dà preoccupazione è la gloria di Dio o la nostra superbia? la voglia di comparire, l'ambizione? Quello che ci sta a cuore è evitare i sacrifici e starsene comodo quanto è possibile? oppure è fare i sacrifici che son necessari e amare il Signore con tutto il cuore, fino al fondo, in tutte le fibre dell'anima? Vi è qualche attaccamento a qualche cosa o a qualche persona o vi è solamente l'attaccamento a Gesù Ostia, a Dio, al paradiso? Si può davvero dire con tutta l'anima: Signore, io vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, voi bene infinito ed eterna felicità? Il nostro cuore comunica col cuore di Gesù? E allora noi meditiamo se abbiam lo spirito di preghiera, se il nostro cuore ha pietà, la vera pietà, la vera divozione, il vero spirito liturgico, se ama l'orazione, tutte le pratiche, il nostro cuore; se il nostro cuore si trova bene, a suo agio, quando riposa in Dio, quando si va in chiesa, quando ci si può fare la meditazione, quando si arriva, avvicinarsi e ricevere Gesù con calore, non tanto sensibile, quanto spirituale, ecco.
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Domandare la grazia di saper pregar bene, quindi, in una parola: «Doce nos orare»1. Insegnaci a pregare. E allora chi avrà imparato a pregare bene, avrà imparato a viver bene, avrà imparato a salvarsi, santificarsi. Poiché le grazie vengono di là. Sempre quella preghiera umile che sta riassunta in queste poche parole: «da me nulla posso». E preghiera confidente che sta sunteggiata nelle altre brevi parole: «ma con Dio posso tutto». Umiltà e confidenza.
Vi è lo spirito di orazione? o solamente facciamo le pratiche con un po' di freddezza? qual è il calore della nostra preghiera e quali sono le disposizioni per la preghiera? vi è l'umiltà, la confidenza, la perseveranza? Domandare lo spirito di orazione; «spiritum gratiae et precum»2, come si dice nella Scrittura.
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In terzo luogo, abbiam da chiedere a Gesù la grazia di imitarlo, di seguirlo, la grazia di dargli tutte le nostre forze, ecco. Osservanza dei comandamenti, osservanza dei voti, osservanza delle disposizioni che vengono date, il compimento degli uffici, la fedeltà agli orari, l'impegno, la forza nei propositi. Ecco, domandare al Signore la grazia di questa fedeltà.
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Vediamo che c'è bisogno di rafforzar la volontà. Quante volte avviene che si fa il proposito alle 6 e alle 8 si è già dimenticato. Quante volte avviene che ci si confessa, supponiamo al sabato, e al martedì non si sente più l'effetto, quasi non si sa più che proposito si era fatto. Quante volte avviene che si fan gli esercizi e poi dopo che negli Esercizi si è sentita una forza nuova, quell'anima, dopo due, tre mesi non sente più, perché c'è l'incostanza, perché la volontà è debole, le forze non sono totalmente consacrate al servizio di Dio. Cominciamo a preoccuparci e cercare altre cose e allora molte parole e molte azioni non sono ispirate dall'amore di Dio. Ci vuole forza.
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La virtù è una forza. Non è, la virtù, un semplice desiderio, non è un «vorrei». Nella vita religiosa non si può pensare a dei «vorrei»: o si è veramente forti, generosi, fervorosi, o religiosi non si è, non si è. E cioè, uno può portar l'abito, può chiamarsi col nome di fratello o di sorella, ma religiosi non si è in realtà, nello spirito. Il Signore ci perdoni che troppe volte curiamo più l'esteriorità che non l'interiorità, il senso interno dell'amor di Dio. Ci apra il Signore la intelligenza a conoscere noi stessi, cosa siamo e come siamo. Ecco.
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Domandare al Signore, quindi, la grazia di amarlo con tutte le forze: perciò le tre domande: che il Signore ci dia la grazia di amarlo con tutta la mente, e amarlo con tutto il cuore e amarlo con tutte le forze, il che equivale alla santificazione della mente, santificazione del cuore, santificazione delle forze, della vita, della volontà; ecco. Accostiamoci, allora, agli Esercizi con questo spirito, con queste tre domande presentiamoci innanzi all'Ostia divina e preghiamo.
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Quando un'anima è compresa di queste cose non ha tanto bisogno di libri, ha tante cose da dire sue; tante domande da fare che le escono dal profondo del suo essere; ecco.
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Ora, gli Esercizi come farli perché siano fruttuosi? Sempre negli Esercizi tener presenti queste tre domande da ripetere ogni giorno, non solo, ma in tutte le pratiche di pietà, tutte le pratiche principali: al mattino entrando in chiesa per le orazioni, alla Messa, alla comunione, alla Visita, nei rosari, nella Via Crucis. Sì, queste tre domande: Signore, voglio adempire almeno il primo precetto che ci avete dato, Maestro Divino: con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta la vita, cioè tutte le forze. Questo deve restare a base degli Esercizi.
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Secondo: negli Esercizi essere osservanti, particolarmente del silenzio e degli orari come sono disposti, adattandosi anche a qualche mortificazione. Si capisce che se abbiamo da fare degli Esercizi per diventar santi cominciamo a santificare questi giorni con l'esatta osservanza. Come potremmo dire: comincerò dopo gli Esercizi? No, i giorni di Esercizi devono essere i più santi dell'anno, per conseguenza proprio in questi giorni l'esatta osservanza e fatta con amore, per Gesù, per il paradiso. Osservanza. Oh, nell'osservanza, specialmente del silenzio, il Signore parlerà all'anima. E, sì, vi sono le prediche, vi son le letture, vi son le conferenze, si sentono degli avvisi, ma tendiamo sempre l'orecchio a Gesù, parla egli al nostro cuore, parla in una maniera ineffabile, silenziosa per l'orecchio, ma invece preziosa per il cuore, forte alle volte, per il cuore. Parla Gesù e parla proprio all'anima secondo le sue necessità, secondo le sue condizioni spirituali, parla. Lasciamogli del tempo a parlare a Gesù, a Gesù; egli non sarà nel vostro cuore, nel nostro cuore, un silenzioso, un muto. Parlerà.
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Entrando negli Esercizi cominciare a dire il «Miserere»,il «Miserere», il quale dev'essere rivolto a due scopi: domandare perdono dei peccati, sì, ma soprattutto domandare le grazie per questi giorni: la grazia di essere bene illuminati, la grazia di conoscere noi stessi con gli esami di coscienza, la grazia di capire le letture spirituali, gli avvisi, la grazia di raccogliere poi tutto il frutto in buoni propositi, la grazia di fare una santa confessione, la grazia che gli Esercizi segnino una vera conversione. Sì, un bel «Miserere». Certamente che per compire questa preghiera giova tanto recitare il «Segreto di riuscita», il «Patto» o «Segreto di riuscita». Quando, in sostanza, si dice: Signore, io son nulla, sono tanto peccatore, ma voi siete la stessa misericordia, la sapienza eterna, la scienza, ecc., confido in voi, spero tutto e solo da voi. Sì, il «Miserere».
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Ugualmente fin da stasera incominciare a prepararsi per la confessione, perché si vede subito allora quali sono i bisogni della nostra anima e si vede subito quale frutto dovrò ricavar da questi Esercizi. Per una persona possono essere, conoscere la vocazione; per un'altra, il fine particolare degli Esercizi può essere l'acquisto dell'umiltà; per un'altra può essere lo spirito di orazione; per un'altra, l'obbedienza; per un'altra può essere l'acquisto della pazienza, può essere l'acquisto del fervore, della generosità, secondo.Nell'esame di coscienza sappiamo subito come orientare gli Esercizi Spirituali, e orientarli per un fine particolare, per un fine particolare. Vi sono dei fini generali, anche; per esempio per chi deve fare i voti, per chi si trova nel tempo di aspirandato; per chi già ha fatto i voti e deve rinnovarli, ecc. Vi sono condizioni comuni, ma vi sono anche condizioni e necessità che sono proprie di ogni anima; ecco. Cominciando subito con l'esame di coscienza, noi troviamo i maggiori nostri bisogni e vediamo subito i frutti da ricavarsi dagli Esercizi; allora li indirizziamo lì, anche i consigli che chiediamo, anche le letture che facciamo, anche le suppliche, le preghiere che presentiamo a Gesù saranno orientate verso quei punti determinati. Allora gli Esercizi saranno giorni di gioia spirtuale, di consolazione e di frutto. E può essere che anche per qualche anima, no, siano un po' giorni di tribolazione interna, di sofferenza interna. Ma allora: confidenza in Gesù.
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Come si comportò la Maddalena verso Gesù? Come si comportò con Gesù l'emorroissa? Come si comportò con Gesù la Cananea? Come si comportò con Gesù la Samaritana? Come si comportò con Gesù Marta? E come si comportò con Gesù Maria? ecc. Troviamo sempre in quelle donne di cui ci parla il vangelo un po' identificati, quasi fotografati, i bisogni dell'anima nostra. Poiché questo Maestro Divino ha fatto succedere nella sua vita e ha voluto che fossero scritti nei santi vangeli, quegli episodi, quei fatti che convengono e che rispecchiano le necessità di ogni anima, in generale. Ma poi le necessità speciali delle anime. E noi nel vangelo troveremo qualche pagina che sembra proprio stata scritta per noi e qualche discorso, qualche esortazione del Maestro Divino che ci pare ancora che parli adesso, ci pare ancora che la sua parola viva penetri la nostra anima, ora. E alle volte avviene che pure nel tormento interiore o nelle speranze che ci animano aprendo a caso il vangelo o l'Imitazione di Cristo, troviamo la frase che fa per noi. Dio guida, Dio è infinitamente provvidente, è buon Padre.
Jesu Magister, Via Veritas et Vita. Regina Apostolorum. Sancte Paule apostole.
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1 Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1956) al gruppo formazione Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla vestizione, entrata in noviziato, emissione dei voti religiosi Roma, Via Portuense 739, 14 marzo 1956 *
*Nastro 2/a (= cassetta 2/a). - Per la datazione, ci riferiamo al PM stesso e al dAS. PM: « In questa prima meditazione chiediamo al Divin Maestro la grazia...» (cfr. nostra nota c186); «Vi preparate a dei grandi passi per la vostra vita, passi... decisivi» (cfr. dAS qui di seguito). - dAS, 14/3/1956: «Verso le ore 17, parte [il PM] per andare dalle PD in via Portuense per iniziare il corso di Esercizi Spirituali alle novizie».

1 Cfr. Is 49, 15 e passim.

2 Cfr. Ef 3. 15.

1 Cfr. Is 11, 2.

1 Cfr. Mt 19,30.

1 Lc 11, 1.

2 Zc 12, 10.