Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25-IL GIUDIZIO DI DIO1*
Abbiamo da camminare sempre nella verità perché il giudizio di Dio sarà nella verità. Qualche volta avviene che noi diciamo delle parole non del tutto prudenti. Volendo difendersi, oppure volendo manifestare qualche cosa di bene che si fa: «Il Signore vede tutto», «Il Signore al giudizio di Dio farà vedere le cose come sono». Queste parole, prese bene, stanno bene, ma prese come suonano, non sempre bene, perché noi dobbiamo piuttosto dire: il Signore vede tutto e vede i miei difetti, vede il mio male, anche. Perciò sempre l'umiltà.
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Certamente abbiam da fare le cose bene non per gli uomini, ma abbiam da farle bene perché Iddio vede. Gli uomini si ingannano, innumerevoli volte, ma Dio vede il cuore, Dio vede i pensieri. Il bene facciamolo sempre e non lasciamolo mai, facciamolo sempre in vista del giudizio di Dio, del premio che Dio darà. Non è vano il vostro lavoro, esso viene calcolato da Dio e Dio che vede nell'occulto retribuirà anche un solo pensiero santo, anche un solo desiderio santo. Non fermiamoci, anche, nel bene perché vi sono disapprovazioni o malcontenti; no, sempre andare avanti. Il Signore vede, e vede, e allora noi ci teniamo umili perché abbiam tanti difetti; e vede che continuiamo a fare il bene perché abbiam desiderio di amarlo e di compiacergli, di fare la sua volontà, anche se sbagliamo, e degli sbagli ne facciamo tanti, tanti, tanti; ma quando non son volontari, se le cose si fanno con retta intenzione, il premio vi sarà ugualmente, sebbene oggettivamente la cosa non fosse indovinata, non fosse la migliore, ma l'intenzione è cosa fondamentale. Può cambiare tutte le cose, che per sé moralmente sono indifferenti, in opere sante; e può cambiare anche il bene, che per sé è bene, farlo diventar male per la nostra intenzione, quando l'intenzione non è soltanto vana, ma è ancora cattiva. Dio vede il cuore: «scrutans renes et cor» 1, Dominus. Il giudizio di Dio.
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Comunque avvenga la nostra morte, noi stiamo sempre preparati. Recitiamo di tanto in tanto, o almeno almeno nel ritiro mensile, la preghiera dell'accettazione della morte. Subito dopo che saremo spirati, lì si compirà il giudizio e si compirà in un istante, in quel luogo stesso dove l'anima, spirata che sia, si presenta al Signore; e di lì a un istante, da che l'anima è passata all'eternità, già la sua sorte è fissata, già essa si trova nel luogo in cui Iddio, giudicandola, le assegnerà o il paradiso eterno o la perdizione eterna; il purgatorio è cosa di tempo e termina; chi cade in purgatorio sa, tuttavia, che è salvo, sebbene sia ritardato l'ingresso in cielo.
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Presentarsi a Dio, a Dio il quale è onnisciente, conosce tutto. Egli ha dimenticato nulla, da quando noi abbiamo raggiunto l'uso di ragione, fino all'ultimo momento; nulla delle parole dette, nulla delle opere compiute, nulla dei sentimenti avuti e nulla dei pensieri ritenuti volontariamente; nulla: né quello che si è compiuto nell'oscurità, né quello che gli uomini non hanno veduto. Dio ha veduto tutto. E grande consolazione è questa per chi fa bene: Dio ha veduto tutto; e, d'altra parte, inculca grande timore, questo, anche, per chi non fa bene: Dio ha veduto tutto. Allora: «confige timore tuo carnes meas; a judiciis enim tuis timui» 1. Signore, imprimi nel mio cuore un grande timore poiché io pensi ai giudizi di Dio, pensi ai giudizi tuoi.
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Presentarci davanti a un Giudice che si è amato: Gesù riceve con volto sereno la sua discepola, l'anima che ha operato bene. Sempre si è operato, pure non vedendolo il Maestro Divino con gli occhi, ma si è operato in amore, ed ecco finalmente che è giunto il momento della vita eterna, eterna. Che bell'incontro fra il Diletto e la sua diletta, quello, se si è state buone.
Ma come sarebbe l'accoglienza che fa Gesù per un'anima infedele, per un'anima che si era consacrata a lui e con tanti propositi e buona volontà, poi ha sempre tramandato di giorno in giorno la sua piena conversione a Dio? Le sue proteste: «tutta mi dono, offro e consacro» 1 erano a fior di labbra, forse.
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E presentarsi a Dio onnipotente, il quale quando pronuncia la sentenza, immediatamente la eseguisce. O sempre in cielo, e l'anima entra subito; o vi sono ancora macchie veniali, oppure responsabilità da mettere a posto, ma sostanzialmente l'anima è in grazia di Dio: purgatorio; o l'anima è in peccato, in peccato e immediatamente l'anima cadrà nell'inferno trascinata giù dal peso del suo male.
Oh, pensiamo al gran giorno, perché la morte non fa mica tanta paura per quello che è, pure essendo spesso accompagnata da dolori esterni; ma per quel che segue, fa paura la morte. Il giudizio di Dio.
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Siccome dobbiamo considerar la parte, noi, del giudizio, per farsi un'idea più esatta, diciamo: dopo la comparsa davanti al Giudice, l'anima viene esaminata; esaminata sopra i comandamenti in tutto quello che proibivano e in quello che ordinavano; esaminata sui consigli evangelici, i voti; esaminata sopra le virtù, specialmente le virtù dell'umiltà, della pazienza e delle virtù religiose e, particolarissimamente, in primo luogo, sulle virtù teologali e cardinali.
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Vi sono anime che hanno raccolto nei loro giorni di vita, da ogni circostanza, da ogni avvenimento lieto o triste, da ogni occupazione, da ogni ufficio che hanno compiuto, meriti e meriti. Anime, persone che han dimenticato cosa avevano fatto a sette anni, a otto anni, a dieci anni, han dimenticato quello che avevano fatto a quindici anni, a vent'anni. Ma il Signore ricorda tutto: quell'amore, quella delicatezza, quella diligenza con cui avevano operato. Ricorda tutto il Signore, e quindi l'anima sarà, alle volte, come sorpresa, se era un'anima umile, che non contemplava il bene fatto, né se ne compiaceva, l'aveva offerto a Dio. Quanto bene si presenterà, quanti meriti! Sarà una sorpresa.
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Ma vi è anche l'anima tiepida, forse? E ricordare il giudizio di Dio per essa. E dice un autore: Come da una carne corrotta, abbandonata, vengono fuori tanti vermi e tanto odoraccio, così da quell'anima vengono fuori, si scoprono tanti peccati, venialità, magari; eh, fossero solo e sempre venialità, procedenti da tiepidezza, che non fossero qualcosa di peggio; ecco: le disobbedienze, le malevolenze, i sospetti, i giudizi infondati, l'orgoglio interno, le invidie, le piccole ribellioni, ecc. Oh, quanti vermi! E che odore d'inferno da certe anime! e che odore di purgatorio da altre! «Omnia nuda et aperta sunt oculis eius» 1. E questo si fa in un momento. E l'anima vedrà tutto quel che doveva fare e vedrà quello che in realtà ha fatto.
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Una grande gioia per l'anima che ha fatto bene. Come verrà spontaneo il canto: «Magnificat anima mea Dominum» 1: L'anima mia loda Iddio.
E l'anima in peccato, quale terrore! Verrebbe la voglia di non parlarne neppure. Eppure, san Bernardo ci avverte: «Descendamus in infernum viventes, ne descendamus morientes». Il che significa: meditiamo l'inferno mentre siamo in vita, per non cadervi dentro dopo la morte.
L'anima bella, cara a Dio, ringrazierà il Signore, quindi, di tutti i benefici, di tutte le ispirazioni, di tutte le grazie e particolarmente della grazia delle grazie: la corrispondenza, cioè, alle grazie di Dio. Riconoscenza al Signore, in quanto amore, allora.
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Ma l'anima che non ha fatto bene, potrà portare scuse? potrà difendersi? Come può uno scusarsi davanti a Dio, difendersi? Iddio dice sol la verità. Come si difende? o si scusa? Se c'eran delle scuse, il Signore le ha vedute e non ti incolpa. Se alla domenica non sei andata a Messa perché avevi una malata grave da assistere e non vi era chi sostituisse, ma il Signore non ti incolpa per la mancanza dell'assistenza alla Messa, anzi te ne dà il premio, perché hai lasciato Iddio per Dio, cioè hai lasciato di andare alla Messa per amore di Dio, per amore di Dio e di quell'anima, hai fatto doppio merito; per amore di quella persona. Del resto vale niente dire: altri non facevano anche bene: era troppo difficile; pensavo poi di convertirmi più tardi, ecc. Tutto questo non vale davanti a Dio perché il Signore ha veduto tutto e sa tutto e giudica secondo rettitudine e giustizia, perché la sua giustizia è infinita.
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Vi possono essere degli errori nei giudizi degli uomini e anche presso i tribunali di questa terra; qualche volta si può condannare l'innocente e assolvere il colpevole; ma davanti a Dio che non ha bisogno di testimoni...
Del resto tutto è testimone di quel che abbiam fatto; noi abbiam santificato tutti i posti dove siamo stati? in famiglia, piccolini; a scuola, in chiesa, allora; poi più avanti nei luoghi dove siamo stati dai dodici ai diciotto anni, venti: le scuole, le compagnie frequentate, le cose vedute, il comportamento anche esterno, le relazioni... Ma Dio ha veduto tutto. Tutti i luoghi testimoniano in bene se abbiam tutto santificato; santificato anche l'abito; e in male se avessimo, invece, seminato peccati un po' dappertutto e lordato un po' tutti i muri nei quali abitavamo. Oh, «humiliamini sub potenti manu Dei» 1. Umiliamoci sotto la potente mano di Dio.
E poi successivamente, entrati nella vita religiosa, come è stato il nostro comportamento? successivamente, il noviziato, la professione temporanea, la professione perpetua, le Case dove si è stati, gli uffici che si sono occupati, le persone con cui si è convissuto, le occasioni di male e le occasioni di bene, tutto, tutto sarà testimone.
Sant' Agostino esprime così: «clamabunt lapides de pariete» 2: grideranno le pietre dei muri come testimoni del bene fatto e testimoni del male fatto. Cosa potrà dire l'angelo custode che ci ha accompagnati: dovrà lodare la nostra corrispondenza ai suoi suggerimenti, ai suoi consigli o la nostra sordità, resistenza ai suoi consigli, ai suoi inviti?
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Noi religiosi, poi, delle scuse ne possiamo portar poche, se potessimo anche esprimerci così, che non è giusto, ne possiam portar nessuna, in realtà, ma tanto meno noi, voglio dire. Perché, chi ha ricevuto più grazie di noi? Altri poveri cristiani non hanno avuto una grande istruzione, si trovavano in tanti pericoli, anche volendoli evitare, erano obbligati a occuparsi tanto di cose terrene, i lavori, preoccupazioni per la famiglia, ecc. Ma noi che cosa abbiamo, se non una continuità di grazie e di comodità di fare il bene? Istruzione abbondante, buoni esempi delle sorelle e buoni esempi dei santi, specialmente ricordando gli esempi delle sorelle già defunte; gli esempi del Maestro Gesù. E la comodità dei sacramenti? delle funzioni? e poi tutto quell'aiuto che è venuto da chi ci guidava. Se nessuno potrà scusarsi, noi religiosi tanto meno.
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E la sentenza quale sarà? E' una sentenza tutta di amore per chi ha fatto bene, sentenza che esce dal cuore amantissimo del Salvatore. «Vieni, o mia diletta» 1. E l'anima si lancerà, diciamo così, verso Gesù, ne abbraccerà i piedi.
Ma se l'anima si trovasse male, anche solo se si troverà con dei difetti non corretti, non detestati, con degli attaccamenti: così hai corrisposto al mio amore particolare? Se poi si trattasse di un'anima che è vissuta sulla terra distaccata da Dio, in peccato, ed è morta così? Oh, riflettiamo noi: «Statutum est hominibus semel mori et post mortem judicium» 2. E' stabilito che ogni uomo muoia e che dopo la morte incontri il giudizio.
E allora, guidati da questo pensiero, l'esame di coscienza, il dolore dei peccati, i propositi di ripararli e i propositi di convertirsi, verranno spontanei.
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Vi sia largo di grandi grazie il Signore in questa giornata e cerchiamo di metter tutto a posto e per lanciarsi nel futuro in una vita di amore, di fervore. Vere Pie Discepole, Pie Discepole di Gesù Maestro.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (14-21 giugno 1956) alle Superiore Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 16 giugno 1956 *
* (1) Nastro 5/e (= cassetta 13/a). - Per la datazione, cfr. PM: «... il giudizio di Dio sarà nella verità» (cfr. PM in c381). - dAS e dAC (cfr. c348).

1 Ap 2,23.

1 Sal 118, 120.

1 Formula della professione religiosa delle PD, Cost. (1948), art. 89.

1 Eb 4,13.

1 Lc 1,46.

1 1 Pt 5,6.

2 Cfr. Ab 2,11.

1 Ct 2,10.

2 Eb 9,27.