Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19-IL REGNO DI GESU' CRISTO IN NOI1*
Abbiamo considerato, ieri sera, la preghiera di Gesù quando stava per incominciare la sua passione, dopo l'ultima Cena, quindi, e prima di entrare nell'orto del Getsemani. Il primo punto è indirizzato a questo: Gesù prega per Sé e domanda che sia glorificato egli e che sia glorificato il Padre suo. La gloria di Gesù Cristo è, in primo luogo, la sua risurrezione, la vittoria sul peccato e sulla morte; poi la sua ascensione al cielo dove siede alla destra del Padre.
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Ma vi è un'altra gloria che egli chiede e questa si deve ancora sempre compiere, si è compiuta in tante anime, si compie adesso in tante anime, si compirà in tante anime. Gesù Cristo vuol regnare. Vuol regnare nelle anime, vuol regnare nella società. Quando il Vangelo sarà predicato al mondo intiero, quando gli uomini saranno docili alla sua parola e crederanno; quando le Nazioni lo riconosceranno come Maestro e come Re e come Sacerdote e Vittima; quando le leggi saran conformate al Vangelo; quando sarà fatto un solo ovile con un solo Pastore; quando i costumi, la scuola, quando i mezzi moderni della diffusione del pensiero si conformeranno a quello che la Chiesa insegna, la stampa, il cinema, la radio, la televisione, ecc., egli regnerà: «Oportet eum regnare» 1. E, il suo regno, per Maria Regina.
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Particolarmente in questo noi consideriamo la Visita, l'Adorazione al Santissimo. Sacramento, come apostolato, apostolato eucaristico.
Chiedere che Gesù regni nel mondo finché si compisca la profezia: «Laudate Dominum, omnes gentes, laudate eum, omnes populi, quoniam confirmata est super nos veritas eius» (o misericordia eius)1, perché la verità di Gesù Cristo è entrata in tutti e tutti son guidati da quello che egli ha insegnato: vita pubblica e vita privata.
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Particolarmente fermarci su questo pensiero: Gesù vuol regnare nelle nostre anime, vuole possedere tutte le nostre anime. Quando le anime saranno intieramente sue ed egli sarà il padrone, diciamo così, di tutti i sentimenti, sarà il centro di tutti i cuori, allora egli regnerà. Egli vuole entrare in noi, così da vivere in noi. Il punto di arrivo è quello che egli «vivit vero in me Christus» 1. Vive in noi Gesù Cristo.
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E il Vangelo di quest'oggi lo ricorda bene, perché oggi celebriamo la festa di san Filippo e Giacomo. Ora, ecco, san Filippo faceva delle domande ingenue al Salvatore, si vedeva che aveva capito piuttosto poco dalle predicazioni, aveva capito piuttosto poco, tanto che Gesù lo rimproverò: «Da molto tempo, da tanto tempo sono con voi e non mi avete ancor conosciuto?» 1. Alle volte si arriva a non conoscerlo mai Gesù, pur standogli vicino e si muore senza aver conosciuto Gesù. «Tanto tempore vobiscum sum, et non cognovistis me?» 1. Ah, se non c'è l'umiltà, la luce di Dio non entra, come se c'è terra, la luce non penetra sotto la terra anche se sotto la terra ci fosse una grotta, chi entra in quella grotta si trova al buio. E uno può anche sedere vicinissimo a Gesù e può anche ricevere Gesù nel suo cuore e aver poca luce. «Tanto tempore vobiscum sum».
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E soggiunge: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» 1. Ecco il possesso che Gesù vuole prendere di noi! Vuole vivere in noi! Il nostro essere ha quasi da scomparire, cioè hanno da scomparire i nostri pensieri perché prendiamo i suoi. Vive nella mente. Hanno da scomparire i nostri desideri, i nostri sentimenti, perché Gesù vuol mettere i suoi sentimenti, il suo cuore in noi; hanno da scomparire tutte le nostre volontà, tutti i nostri capricci, tutte le azioni che son troppo umane perché Gesù vuole mettere la sua volontà in noi. E in queste tre cose sta il vero amor di Dio. Non illudiamoci che qualche sentimentalità del cuore basti. Ci vuole tutto: la mentalità di Gesù Cristo, la sentimentalità di Gesù Cristo, la volontà di Gesù Cristo in noi. Se vi è solamente una parte, Gesù non vive in noi, come se mettete un candeliere sull'altare che abbia un solo piede, non sta su.
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Ora, adunque, pregare perché Gesù viva in noi; pregare perché Gesù viva in tutte le anime, particolarmente nelle anime, nei cuori, nelle menti, nelle volontà di tutte le Pie Discepole finché si possano dire: Pie Discepole del Maestro Divino. Che lo seguono, non come una macchina per istrada segue l'altra, no; e neppure come una scolara segue la maestra, ma che lo seguono le anime prendendo i suoi pensieri, i suoi sentimenti, il suo cuore, la sua volontà. Vedere, allora, in noi se la vita di Gesù Cristo può crescere oppure muore. Vi sono delle piante che sono nate e han messo qualche filo d'erba, si son mostrate come piccole, forse a stento uscite dal terreno e son soffocate, perché una parte del seme è caduto fra le spine. E le spine son le passioni, sono i propri desideri, son le proprie volontà; soffocano Gesù; anche se voi piantate dieci volte un seme in un terreno buono, ma vi sono le spine, le ortiche sopra, ecco che potrà mostrarsi un po' nato, quel seme, ma sarà soffocato1.
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Occorre lasciare vivere Gesù in noi perché la comunione è destinata a questo e può portare questo frutto: la nascita di Gesù in noi. Ma se poi i nostri pensieri, le nostre vedute, i nostri sentimenti, i nostri capricci, l'attaccamento alle nostre volontà continuano a rappresentare e ad esser le vere spine, anzi, soffocano Gesù. Gesù geme nel cuore nostro perché non può operare. Quando viene Gesù, egli è la grazia: «Io son la Vita» 1, cioè la grazia. La grazia deve produrre tre frutti o tre manifestazioni che sono i pensieri divini, i sentimenti divini, i voleri divini. Ma se noi continuiamo [ad] avere i nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri desideri, non produce il frutto, le spine che rappresentano i pensieri nostri egoistici, i nostri sentimenti egoistici, i nostri voleri e desideri e forse azioni, parole egoistiche, tutto questo soffoca Gesù. «Oportet illum regnare» 2.
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Ma non nel regno, secondo si pensa quale avviene nella società quando un re comanda, quando un presidente di Repubblica comanda. Non vi è un re così geloso come Gesù Cristo. Vuol regnare solo. Non che noi lo soffochiamo e compiamo quell'atto così indegno. Gesù ha dei pensieri, ma noi pensiamo come vogliamo e Gesù lo lasciamo lì e daccanto gli mettiamo il nostro io e Dio non regna. Gesù ha i suoi sentimenti e daccanto gli mettiamo i nostri. Egli è lasciato solo perché noi desideriamo, vogliamo, odiamo secondo il nostro egoismo. Gesù è lì, ma noi non lo obbediamo, non abbiamo, cioè, la sua volontà. Egli è lasciato lì come un ospite, il quale è venuto, è entrato in casa, ma nessuno lo ha ascoltato; nessuno ha voluto sentirlo, nessuno ha voluto amarlo, riceverlo; nessuno si è piegato alle sue domande. Vuole regnare.
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Distinguiamo bene la pietà superficiale dalla pietà profonda, quando Gesù regna in un'anima. Allora noi ricevendo Gesù condanniamo i nostri pensieri egoistici, i nostri sentimenti egoistici, i nostri voleri egoistici. Regna tu, sostituisciti a me. Tu solo mi basti. Voglio te intieramente. Voglio che penetri tutte le mie facoltà interne ed anche i sensi esterni. Essere intieramente tuo, in modo che non muova un occhio, non apra un momento la bocca, che non muova un piede se non nella tua volontà e secondo i tuoi desideri. Anime di cui Gesù prende possesso intiero. Esse dicono: io son tutta tua e Tu sei tutto mio. Vi sono delle cose intime che si compiscono tra Gesù e l'anima che ha fatto la comunione che nessuno vede, ma si mostreranno poi i frutti a suo tempo.
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Allora, lasciamo che Gesù sia padrone di tutto il nostro essere? Tanto per fare un esempio da spiegarsi: vi sono sette vizi capitali: se regna l'orgoglio, non c'è l'umiltà di Gesù; se regna l'avarizia, l'attaccamento alle cose del mondo, non c'è la povertà di Gesù; se regna l'invidia, non c'è la carità di Gesù; se regna l'ira, non c'è la mitezza di Gesù; se regna la lussuria, non c'è la verginità di Gesù; se regna la golosità, non c'è la mortificazione di Gesù; se regna la pigrizia, non c'è il fervore di amore di Gesù per il Padre e per le anime. Ecco l'esempio che vale soprattutto per il nostro cuore. Quanto più poi è complesso quello che riguarda i pensieri, i quali sono anche più difficili da dominare, i quali sono anche più difficili da sostituire ai pensieri di Gesù. Allora, noi con grande amore veniamo a Gesù: «Oportet illum regnare» 1.
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Questo lavoro non è di un giorno perché il nostro io è come la gramigna che rinasce sempre finché non è totalmente sradicata e messa con le radici al sole, e anche qualche volta, messa con le radici al sole, e ritorna, trova ancora da abbarbicarsi in qualche cosa che la nutre. Qualche volta c'insuperbiamo di esser pii, di essere buoni, di amar la pietà, di voler sentir tante Messe e di fare questa o quell'altra opera, specialmente se è un po' eccezionale e non ci accorgiamo che vi è una spinta a queste pratiche, una spinta che nasce dall'orgoglio, dalla superbia, la voglia di distinguersi, di essere osservati o anche solamente per avere una soddisfazione interna: io prego molto... E vi sono dei sentimenti di umiltà che costituiscono la più bella preghiera che si possa fare a Gesù pur quando uno non dice neppure una parola, pur magari, quando uno è per istrada e si umilia in se stesso e si vede tanto indegno di Dio.
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Allora la preghiera della Visita accompagni bene la prima parte della preghiera di Gesù Maestro: «Pater, venit ora, clarifica Filium tuum ut Filius tuus clarificet Te» 1. Gli hai dato potere di fare dei figliuoli, cioè di regnare nelle anime. Un Padre che vive nei figli. Egli, il nostro Padre, che vive in noi. Oh, allora migliorare tanto il primo punto della Visita al Santissimo Sacramento.
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Se fosse vero, se potessimo ottener questo: che tutte le Pie Discepole avessero i pensieri, i sentimenti, i voleri, i desideri di Gesù! Allora tutto del Divin Maestro, non di titolo, non per stamparci sopra un bel nome, ma perché davvero si vive così. Che fioritura di anime! Come starebbe bene Gesù fra le Pie Discepole! Allora il titolo «del Divin Maestro» sarebbe non solo messo sulla carta, ma sarebbe vissuto. Io sono di Gesù. Io sono con Gesù e Gesù è mio. Quando non ci siano più discordanze fra noi e Gesù, né discordanze di pensieri, né discordanze di sentimenti, né discordanze di voleri, sarebbe una pace generale, e non che il demonio ci lasci vivere in pace, in un altro senso, ma le tentazioni sarebbero vinte, la battaglia sarebbe vittoriosa e Gesù regnerebbe.
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E se c'è la battaglia, la battaglia stessa compisce l'unione con Gesù, la rafforza, l'unione con Gesù, perché ogni vittoria è un rafforzamento di questa unione con Gesù; in ogni vittoria Gesù prende possesso di una nuova fibra del cuore, di una nuova parte dell'intelligenza, della mente; prende possesso della nostra volontà e va fino a dei limiti estremi finché non si desidera più di vivere che di morire, di essere poveri o di esser ricchi; di aver da soffrire o aver da godere; di essere di qua o di essere di là; di avere un ufficio o di averne un altro; di vedere un successo o di vedere un insuccesso. Come Gesù andava in Gerusalemme in trionfo e tutti cantavano: «Benedictus qui venit in nomine Domini» 1 e mettevano i loro vestiti sopra la strada perché egli vi passasse sopra e tutti sventolavano i rami di oliva e le palme, così Gesù andava volentieri, il giorno che si avvicinava per l'ultima volta e per morirvi, a Gerusalemme. Quel giorno andava avanti e precedeva, con passo svelto, gli apostoli che stentavano a tenergli appresso. Si trattava di iniziar la sua passione, l'evangelista lo descrive bene. Dunque il trionfo o la passione è lo stesso. Gesù, allora, finisce di esser padrone di quella anima, di vivere in quell'anima, la quale vive ancora: «vivo ego», ma veramente non più io, perché ho altri pensieri, non son più umani, ma son divini; ho altri sentimenti: non son più umani, ma son divini; ho altri voleri: non son più umani, ma son divini: «vivit vero in me Christus»2.
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Legarvi bene tutte in accordo in un desiderio, un'aspirazione sola: far bene il punto della Visita: «Padre, è venuta l'ora, glorifica il Figlio tuo, affinché il tuo Figlio glorifichi te» 1. E glorifica Gesù, che cosa? L'anima perfettamente unita a lui. Il frutto del suo insegnamento, gli esempi che ci ha lasciato, la passione che ha sostenuto, hanno frutto. Sono anime che son del suo regno e, dice san Paolo, che egli li presenterà al Padre suo come sua conquista e come sua gloria2.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Ritiro mensile alla comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro nella festa dell'Ascensione Roma, Via Portuense 739, 11 maggio 1956 *
* (1) Nastro 26/b (= cassetta 10/a). - Per la datazione, cfr. PM: «Abbiamo considerato ieri sera la preghiera di Gesù» ; «Oggi celebriamo la festa di san Filippo e Giacomo» (Nel 1956 tale festa cadeva l'11 maggio; attualmente ricorre il 3 maggio). - dAS, 11 maggio 1956: «Dopo la Messa in santuario [il PM] va in via Portuense» . - dAC (cfr. c253).

1 1 Cor 15,25.

1 Sal 116.

1 Gal 2,20.

1 Gv 14,9.

1 Gv 14,6.

1 Cfr. Mt 13,7.22.

1 Gv 14,6.

2 1 Cor 15,25.

1 1 Cor 15,25.

1 Gv 17,1.

1 Mt 21,9.

2 Gal 2,20.

1 Gv 17,1.

2 Cfr 1 Cor 15,24; Ef 1,14.