Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6-LA CONFESSIONE1*
Gli Esercizi Spirituali sono per dare uno sguardo al passato onde regolare i nostri conti con Dio, cioè ringraziare il Signore dei benefici ricevuti e domandargli perdono delle nostre incorrispondenze.
E in secondo luogo, per provvedere al futuro e cioè, per il futuro fare migliori propositi e soprattutto pregare perché la nostra volontà sia rafforzata e costante nella vita nuova. E allora occorre che santifichiamo il momento, il tempo presente, cioè i giorni degli Esercizi.
In riguardo al passato, la riconoscenza e, nello stesso tempo, il pentimento così che il passato sia messo tutto a posto, a tacere, sia regolato, soddisfatto ogni colpa e soddisfatta ogni pena, così che uscendo dagli Esercizi si possa dire: dovessi anche morire adesso, mi pare che non farei il purgatorio. Allora, la confessione, come prima cosa, poi le mortificazioni, le indulgenze che si possono acquistare.
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La confessione. Confessione è il sacramento della misericordia di Dio. La confessione è il riassunto della redenzione.
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Il Figliuolo di Dio si è incarnato per noi, per la nostra salvezza: «iniquitates nostras ipse tulit»1: egli prese sopra di sé tutti i nostri debiti, le nostre iniquità. E così il Padre celeste lo caricò di tutti i peccati degli uomini e delle responsabilità degli uomini, nel Getsemani. Allora egli risultò macchiato e come coperto di tutta la lebbra umana. E quale parte dell'uomo vi è che non abbia peccato? Perciò il Salvatore dalla punta dei piedi al vertice del capo: «non est in eo sanitas»2. Non vi era parte sana.
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Ecco, quindi, noi abbiamo da umiliarci. Da una parte riconoscere le nostre mancanze, poiché la confessione deve esser prima fatta interiormente. Riconosco i miei torti, riconosco le mie colpe davanti a Dio e le dichiaro nel confessionale. Poiché il Signore ha voluto non perdonare direttamente le colpe nostre, a ciascheduno di noi, ha voluto che tutto passasse per il ministero sacerdotale. E come il sacerdote deve confessarsi lui, così deve ascoltare le confessioni degli altri. E tutto quello che il sacerdote avrà sciolto sulla terra, sarà sciolto in cielo1. Perciò, dopo l'assoluzione: tranquillità, serenità.
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Quale confessione fare negli Esercizi Spirituali? Negli Esercizi Spirituali non tutti hanno da fare la medesima confessione. Vi è la confessione settimanale; vi è la confessione annuale; vi è la confessione straordinaria; vi è la confessione generale.
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La confessione settimanale sapete qual è. E' la solita che si fa ogni otto giorni e riguarda la settimana che si conchiude, cioè la settimana che intercorre dall'ultima confessione alla presente.
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La confessione annuale riguarda un anno, e le persone che hanno questa abitudine, ogni anno, negli Esercizi, dare uno sguardo generale all'annata passata sia perché in questa maniera è più facile eccitarsi al pentimento e sia perché si può anche rimediare a qualche confessione che non avesse del tutto le disposizioni, che fosse stata un po' affrettata o superficiale. Queste persone cercano ogni anno di sistemare i loro conti con Dio. Va tanto bene, questo, particolarmente quando si è già fatto una confessione generale nella vita, e allora ogni anno si ritorna a rivedere i debiti che vi sono con Dio, soddisfarli intieramente per potere, quindi, vivere nella pace del Signore e qualunque giorno che il Signore ci chiamasse, anche improvvisamente, pronti. Andare a lui con la fiducia di un giudizio favorevole: «Vieni, o benedetto, nel regno del Padre mio»1.
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Vi è la confessione straordinaria. Questa confessione straordinaria può riguardare due anni, tre anni, cinque, sei anni, perché prima di quella data, supponiamo cinque anni, si è perfettamente in pace e allora la persona può essere che pensi così: da quel momento mi pare di aver turbamenti di coscienza, vorrei rasserenarmi totalmente, essere, quindi, in pace anche innanzi a una morte improvvisa. Si chiama straordinaria perché è di un tempo straordinario, ma può essere anche straordinaria per un altro rispetto. Supponiamo che la persona, l'anima, sia tranquilla per tutto, meno che su un comandamento, sopra qualche comandamento ha forse una pena, forse perché ha peccato ignorantemente e tuttavia, sebbene allora non sapesse che cosa faceva, che quella mancanza costituisse peccato, ora desidera di dichiarare la sua mancanza anche per non ricadere più in avvenire, aver più grazia, quindi. Può essere, questo, contro il primo comandamento e può essere contro il secondo; può essere contro il quarto e può anche essere contro il quinto o il sesto. Allora si chiama confessione straordinaria in quanto che si riferisce ad un punto particolare, ad un comandamento particolare, ad un obbligo particolare, ma in tutto il complesso della vita.
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Poi vi è la confessione generale. La confessione generale comprende tutti i tempi della vita, tutti gli anni, e comprende tutti gli obblighi che vi erano e che la persona aveva: comandamenti di Dio, i santi voti, le virtù, gli obblighi del proprio stato.
Ora, questa confessione generale di tutta la vita, è obbligatoria? vi è qualche caso in cui si deve fare o è meglio non farla? o farla spesso?
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La confessione generale, qualche volta è nociva, per quelle anime, cioè, che sono scrupolose e che pensano di mettersi in pace dichiarando una volta tutto; ma siccome non si riesce mai a dichiarare tutti i particolari, avviene poi che finita la confessione comincian le pene più di prima; sì, si ha timore più di prima. Quindi le persone scrupolose non sono in grado di fare la confessione generale, ordinariamente. E poi potrebbe essere una disobbedienza o una mancanza di fede, la confessione generale. Il confessore ha detto: «Basta per quello che c'è stato finora nella vita, non ripetere mai più». E si obbedisca. Come si può far piacere a Gesù disobbedendo?
«Eh, ma faccio un ossequio al Signore!». Oh, e non si fan gli ossequi disobbedendo, però, eh? E, d'altra parte, vi è questo da dire, che i particolari non son necessari, per lo più, eccetto che entriamo in quelle cose, in quelle circostanze che son descritte nella teologia e che anche, in qualche maniera, sono esposte nel catechismo. D'altra parte, quando il confessore dice: «Basta, non ritornarci più sopra», si è in piena tranquillità, perché se anche ci fossero delle cose non dette, non spiegate bene, ecc., restano assolte indirettamente. Quindi non si può mai essere così sicuri di essere assolti come quando il confessore dice così.
«Ma poi se vado all'inferno, vado io, non va il confessore». Non ci andrà né l'uno né l'altro, né l'uno né l'altro. Tutti e due hanno acquistato merito: il confessore amministrando bene un sacramento, come deve fare, deve dirlo, e dando un'obbedienza; e l'anima facendo l'obbedienza; l'uno, dandola, e l'altro, ricevendola con intenzione di compierla.
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Secondo, la confessione generale può essere, qualche volta, necessaria, invece; necessaria perché vi è un certo punto della vita, perché vi è un certo genere di mancanze che non si sono accusate e che si sa che erano gravi, mancanze; e forse, nel corso dell'anno, e forse nel tempo antecedente all'entrata nell'Istituto, può essere che vi sia bisogno di mettere a posto del tutto. L'anima sente: se morissi adesso non mi troverei tranquilla a comparire al tribunale di Dio. Allora, almeno una volta, la confessione generale che, per lo più, conviene o all'entrata nell'Istituto o alla vestizione o all'entrata al noviziato, oppure alla professione temporanea o alla professione perpetua. E' vero che, generalmente, per la perpetua conviene, sì, può essere utile, almeno, la confessione dei cinque anni passati in professione temporanea. Ho detto che vi son dei casi in cui è del tutto necessaria poiché c'è da ripensare a quelle azioni, c'è da ripensare ai pensieri, sentimenti. E poi vi è da ripensare alle confessioni fatte non bene e, forse, alle comunioni fatte non bene. A questo punto, però, non bisogna essere scrupolosi, ma neppure troppo larghi. Camminare nella verità, come si è davanti a Dio.
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Ricordando questo: che le amicizie particolari, e specialmente se sono alquanto spinte, sono più gravi che le cose fatte con persone di diverso sesso. D'altra parte, non è certamente buono che uno impari ciò che riguarda i cosiddetti misteri della vita, o la realtà della vita meglio, riguardi, ciò che riguarda la nascita dei figliuoli, ecc., che si venga a sapere soltanto per mezzo del peccato o della malizia o dell'impurità. Le persone che educano hanno certamente l'obbligo di prevenire con l'istruzione, l'illuminazione di coloro che si trovano in quell'età in cui si destano certe curiosità e il corpo fa uno sviluppo naturale, che è disposto da Dio ed è disposto da Dio appunto perché egli vuole la conservazione della specie umana, anzi vuole il «crescite»1, l'aumento. Quindi vi sono dei casi in cui è realmente necessaria la confessione generale. Alle volte queste cose possono accadere per troppa amicizia con secolari, con benefattori, sotto un aspetto, sotto un altro; assentarsi troppo dalla vita comune per confidarsi fuori e vivere un tempo notevole fuori, e allora è proprio un'amicizia particolare velata sotto l'aspetto di voler fare un servizio o di ricevere una beneficenza. Queste cose possono essere più gravi con fratelli, con sorelle e perciò in tutti gli Istituti vi è la regola: due sorelle non stiano nella stessa casa. E' vero che si dà qualche eccezione, ma le eccezioni non costituiscono regola e per far le eccezioni ci vogliono dei motivi proprio particolari, quando si tratta veramente di anime sante, che si aiutano; ma anche in questo è rarissimo il caso.
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Quando poi il confessore abbia detto: «ora non rifare più confessioni generali, anche se dovessi essere in punto di morte non parlare più di questa materia», allora occorre obbedire, ho detto. Il demonio è molto furbo, astuto, eh: fa sempre ritornare su quelle medesime cose che è meglio dimenticare. «E, ma, mi dan sempre pena, e come faccio?». Nelle confessioni si dirà poi sempre: «Mi confesso anche in generale dei peccati della vita passata». Ma non si discenda più a nessun punto, neppure a dire: quelle cose che erano contro la purezza, perché già si sa che se un'anima è pura, si salva sicuro e si comprende facilmente la cosa, da tutte. Il demonio riporta le persone a tornare a esaminarsi e fermarsi: e questo particolare e quell'altro, la parola e l'atto e il pensiero e il desiderio, perché così sa che eccita altre tentazioni e abbassa il livello morale e scoraggia le anime. No, detto questo, basta e basta, neppur più pensarci. «E se viene un tormento spirituale?». E non si ascolta. E' una pena interiore, ma cercar di dimenticare, di passarci sopra come se fosse una tentazione di ritornarci sopra, è una tentazione vera. E ascoltare una tentazione è sempre un pericolo, se non è già un peccato.
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Adesso, quest'oggi, tutte insieme domandiam le grazie perché le nostre confessioni siano sempre sante e tranquillizzino l'anima e ottengano a noi la grazia per non ricadere più.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 (1) Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1956) al gruppo formazione Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla vestizione, entrata in noviziato, emissione dei voti religiosi Roma, Via Portuense 739, 16 marzo 1956 *
* Nastro 2/d (=cassetta 3/b). - Per la datazione, cfr. PM: «Gli Esercizi Spirituali sono per dare uno sguardo al passato (...). Allora, la confessione...». dAS, 16/3/1956: «Alle 5,30 va [il PM] in via Portuense a predicare alle PD» (cfr. dAS c125).

1 Cfr. Mt 8, 17.

2 Is 1, 6.

1 Cfr. Gv 20, 23.

1 Cfr. Mt 25,34.

1 Gn 1,28.