Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31-LA CARITA' VERSO DIO1*
Domandiamo frequentemente la virtù della carità verso Dio. Il primo e massimo comandamento è questo: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta la volontà» 2. Primo e massimo.
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La persona che fa la professione con tutta la sua anima e che dice: «Tutta mi dono, offro e consacro» 1, compie un atto della massima carità, poiché essa dicendo: «tutta mi dono, offro e consacro» significa che intende di amare il Signore con tutta la sua mente, con tutto il suo cuore, con tutte le sue forze. Amore è unione: di mente, di cuore, di volontà. Perciò l'aver fede e l'aver lo spirito di fede è già amore con la mente; e volere seguire i comandamenti, i consigli evangelici, è già carità perché si è uniti con Dio di volontà. Desiderare Iddio, voler Dio solo e quindi impegnarsi a vivere uniti con Dio e sospirare l'unione eterna con Dio in paradiso, questo è amore del cuore, amore dello spirito. Quindi la religiosa vive di amore individualmente e di più, vive di amore, in quanto al suo apostolato, vive di amore, allora, verso il prossimo.
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Oh; primo: che cosa significa aver carità?
Aver carità vuol dire preferire Iddio a tutto: vuol dire preferir Dio a tutti, a tutto e a noi stessi. I martiri, quindi, sono quelli che hanno dimostrato una carità più intensa poiché han preferito Dio alla propria vita. E «nessuno ama di più di colui che dà la vita per l'amato» 1. Quindi hanno avuto la somma carità.
Ma anche chi spende la vita quotidianamente nel servizio di Dio, nell'apostolato, nel compimento della vita religiosa e dei doveri annessi, anche qui vi è l'amore pieno di Dio, l'amore completo di Dio.
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Ecco allora, la vita religiosa è una vita di amore. Parliamo sempre della vita ben vissuta, poiché vi è sempre il pericolo che la fiamma si elevi offuscata da fumo e si allarghi con fumo e che il fumo si estenda tutto attorno. - Ma non vi è il fuoco là? E' appunto perché c'è il fuoco, che c'è il fumo, ma è un fuoco che produce un fumo. Perché? Perché non brucia tutto l'alimento del fuoco, perché vi sono elementi che non vengono consumati. Perché c'è quel fumo nero che esce da quei camini? (parliamo per esempio, dei camini dove il fuoco è tenuto con la nafta). Perché la combustione non si fa bene. E allora la vita religiosa può essere una vita che non porti alla combustione vera, cioè a viversi totalmente di amor di Dio. Lasciare che tante cose, tanta fuliggine passi ancora e si estenda, e da una parte produce un cattivo odore, dall'altra parte offusca anche l'aria: non si vede più così bene quando c'è tanto fumo. E poi non produce tutto quel calore che... verso Dio, tutto quel desiderio di Dio che dovrebbe produrre questo amore a Dio. Quando non vive più l'io e la vita religiosa, quindi, è vissuta in pieno come il momento della professione, allora si ama Iddio con tutto il cuore, non con una parte; con tutta la mente, non con una parte; con tutta la volontà, tutte le forze, non con una parte. Ecco la persona veramente di Dio, cioè religiosa. E allora, come san Paolo dice: «homo Dei, tu autem, o homo Dei» 1: tu, o uomo di Dio. Così parla al suo discepolo. Questa parola si può riferire alla religiosa, al religioso: tu che sei di Dio.
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L'amore a Dio si riferisce, in primo luogo, alla vita presente e poi, in secondo luogo, e come compimento della vita presente, al cielo, all'eternità. Poiché è appunto la carità che rimane in eterno1; poiché sulla terra si ha questa unione di mente, di volontà, di cuore, ma è una unione che si può rompere un po', si può offuscare, si può rallentare. Invece in paradiso il sigillo è pieno, la professione è eterna, non si rallenterà più, non si romperà mai più; neppure vi saranno tentazioni, occasioni o pericolo di retrocedere, di raffreddarsi, di intiepidirsi.
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Le parole, dunque, di san Tommaso sono molto da assecondarsi e da considerarsi: unione di mente, unione di cuore. Amare Gesù sopra ogni cosa; quindi: sopra il posto che si occupa, sopra l'ufficio che si occupa, sopra le cose da fare e in cui ci sentiamo più inclinati. Dio, Dio! Contentar Dio; Dio solo mi basta; dar gusto a Dio, sempre. Esser gelosi della mente, niente di questa nostra mente che è la facoltà più bella, il più gran dono che ci ha fatto il Signore, nessuna parte sia occupata da pensieri contrari all'amor di Dio, cioè a pensieri contro la fede o contro la speranza o contro l'obbedienza o contro l'umiltà o contro la delicatezza di coscienza, niente contro Dio; niente della mente che sia occupato da pensieri cattivi. Possono venire tante distrazioni, ma non volontarie non offuscano l'amor di Dio, quando son combattute, anche se si ostinano, queste distrazioni.
Del resto, vi sono persone che parlano di distrazione, e veramente non hanno propriamente distrazioni. Viene loro in mente, quando pregano, l'ufficio che han da fare, la spesa che han da fare, il cucito che avran da fare o la cucina che avran da fare. Ecco, se vengono in mente, raccomandiamole al Signore perché possiamo farle per amore di Dio e possiamo farle a suo servizio con perfezione, quanto ci sarà possibile. Amor di Dio.
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Desiderare il paradiso, in secondo luogo. Se si ama una persona, se ami la mamma, desideri di vederla; se ami il papà, desideri di vederlo. E allora il desiderio di veder la mamma del paradiso, di vedere Gesù, il grande Maestro, di vedere Iddio Padre che così ci ha amato da darci il suo Figlio a Maestro, a ostia, a sacerdote eterno, ad amico nostro, a fratello. Così ci ha amati. E così amare Gesù, il quale: «dilexit nos et tradidit semetipsum pro nobis» 1. Ci amò e andò a morire per noi. Desiderio del paradiso. «Cupio dissolvi et esse cum Christo» 2.
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Questo Paolo, che è rappresentato qui nella sua statua, è figurato nell'atto in cui dice: «desidero di terminare questa vita e di andare in paradiso, di andare con Gesù». Ma poi soggiunge: però non sia fatta la mia volontà - dice in altre parole - quello che piace a Dio, quando vorrà Iddio1. Questo è il primo pensiero, il primo sentimento che esprime san Paolo col suo atteggiamento. Poi due altri. Oh, desiderio del paradiso.
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Quando ci si fa il nido, un nidino sulla terra: «qui nessun mi tocchi; ah, quello non spetta a me; a fare una trasposizione di ufficio o un cambiamento di posto, sembra di cavare i calli, strappare le unghie... eh, allora... Noi ci accorgiamo che siamo ancora pieni di noi stessi? e che il Signore non può essere il Padrone totale del nostro essere? che ci son troppe fibre del cuore che non gli appartengono? Vogliono questo, amano quello, vogliono solo quella persona, hanno queste maniere di vedere, il bisogno di giudicare le altre, il bisogno... Ma siate di Dio! secondo la vostra professione. Pensiamoci. Dev'essere, la vita, conformata alla professione, se no siamo religiosi di nome come quei cristiani che son cristiani per il battesimo, ma che non vivono da cristiani. La professione non è tanto, diciamo così, da emettersi, quanto da vivere, da farla, con la vita.
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Oh, adesso, come alimentare l'amore di Dio? Ecco, voi l'alimentate tutti i giorni se fate l'esame di coscienza, la meditazione, la Visita, l'assistenza alla Messa, le confessioni, ecc., nello spirito del Maestro Divino Via, Verità e Vita.
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La meditazione, in primo luogo, è per illuminar la mente, come sono gli Esercizi Spirituali che, i primi giorni, per illuminar la mente.
Allora ecco l'esercizio di amore di mente: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente» 1.
Secondo punto della meditazione è l'esame, è l'applicazione a noi: domandar perdono di quello che non fu fatto bene e ringraziare di quello che fu fatto bene. L'amore del cuore (cioè, l'amore della volontà). Vogliamo che tutta la volontà sia di Dio. Terza parte è pregare. Pregare, unirsi a Dio, protestare di amare lui solo. Pregare per osservare i propositi, per vivere raccolti, uniti a Gesù, sentire Gesù nel nostro cuore, nella giornata. Amare il Signore con tutto il cuore. Sentirlo vicino, dentro. Ci può essere sposo più intimo con la sua sposa che Gesù? il quale non daccanto, ma è dentro, perché si è fatto nostro alimento e abita ancora nel nostro cuore ancorché le specie eucaristiche si siano consumate, abiterà spiritualmente. Allora la meditazione è tutto amor di Dio ed esercizio per acquistare l'amor di Dio.
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Prendiamo la Messa. La prima parte è didattica, cioè istruttiva. E allora noi, seguendo la Messa fino al «Credo» compreso, secondo la liturgia, noi protestiamo di amare il Signore con tutta la mente, vogliamo che la fede nostra sia sempre più viva e la nostra mente sia sempre più occupata delle cose di Dio, della sua volontà. Ecco, questa parte: amare Iddio con tutta la mente.
Poi vi è la parte sacrificale. Fino a che punto amare? Fino a morir con Gesù, cioè a sacrificarci con Gesù, a sacrificargli la nostra volontà, le nostre voglie, i nostri capricci, i nostri comodi, ecc. Allora l'amore di Dio con tutte le forze, fino al sacrificio di noi stessi.
Terzo, poi, vi è la parte della Messa che ha il suo centro nella comunione: con tutto il cuore. Amore a Gesù con tutto il cuore e si stabilisce l'unione più completa mediante la comunione con lui, se non sacramentale, almeno spirituale, in maniera che il nostro cuore non abbia altri sentimenti che il Cuore sacratissimo di Gesù. Unite pienamente al Maestro Divino.
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Se si fa la Visita, la Visita si divide in tre parti: la prima [è] esercizio di amore di Dio con tutta la mente; la seconda [è] esercizio dell'amor di Dio con tutta la volontà; la terza è l'esercizio dell'amor di Dio con tutto il cuore.
Non che si devono dividere queste cose con quasi scrupolo come se si tenesse che solamente alla fine si volessero fare gli atti di amore; possono essere fatti atti di amore anche nel primo punto perché intanto il primo amore è con la mente. Quindi la prima parte della Visita è lettura spirituale, è considerazione spirituale di qualche verità divina: può essere la passione e morte di Gesù Cristo e può essere un punto del vangelo, può essere un tratto della Bibbia, può essere un libro di lettura spirituale che fa per noi, ecc. E si protesta di credere e uniformare i nostri pensieri a quelli di Gesù, a quelli scritti nel Vangelo, ai pensieri stessi di Gesù quando si immolava sulla croce, quando si immola sugli altari.
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La seconda parte è esame di coscienza, affinché nella nostra vita non ci sia niente discordante da quello che vuole Gesù. Un figlio ama il padre quando lo ascolta. Dice Gesù: Il padre aveva due figliuoli e ha chiamato l'uno e gli ha detto: va' a fare la tal cosa. Ed egli rispose «sì» e poi non ci andò. Chiamò il secondo: va' a fare la tal cosa. Egli non diede quasi risposta e andò subito a fare. Chi ha amato il padre realmente? Chi ha fatto la volontà del padre, dei due1.
Ecco allora abbiam da detestare tutto ciò che non è ancor virtuoso, non è ancor santo, specialmente in quei punti determinati che costituiscono i nostri propositi principali perché abbiamo riconosciuto che quelli erano i bisogni nostri speciali. Quindi l'esame di coscienza generale è quello della Visita e l'esame particolare è pure nella Visita, sebbene l'esame particolare ci sia anche il preventivo e sia anche alla sera. E allora, atti di pentimento, preghiera perché il Signore ci prenda totalmente e che non abbiamo altro volere che il suo e che siamo abbandonati in lui, sempre: quello che ti piace: vivere o morire; essere in un posto o essere in un altro; essere umiliata, malcompresa o essere lodata, ecc.: solo, sempre, il tuo volere. Non preferisco nulla, son nella piena indifferenza. Ciò che piace a te, piace a me e se non mi piace, faccio in maniera che mi piaccia assecondare, perché mi piacerà sempre essere tutto in te.
Allora quante cose si possono dire qui, di ringraziamento a Gesù, il quale si è degnato di prenderci e farci suoi senza alcun mezzo, direttamente.
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E già, così come una parentesi, spieghiamo un punto che qualche volta può essere costituisca una specie di obiezione. Il matrimonio è sacramento, dunque è cosa altissima: «hoc dico in Christo et in Ecclesia» - dice san Paolo1. Allora è più che la professione, che non è sacramento? Non è vero. Perché il matrimonio, come sacramento, è per portare all'amor di Dio, è un mezzo. Colei, invece, che si consacra a Dio ottiene già il fine: l'unione. Cosicché il matrimonio è un mezzo per unirsi a Dio, per il suo altissimo simbolismo, cioè dell'amore che Cristo porta alla sua Chiesa. Ma la religiosa è già entrata nel centro della Chiesa ed è entrata nell'unione con Gesù. Quell'unione e quell'amore che nel matrimonio è solamente simboleggiata, invece qui è già ottenuto. E' saltare il mezzo per andare direttamente al principale. Saltare quello che non è più far la via, è già essere arrivati. Ed è meglio già essere arrivati che dover viaggiare ancora.
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Oh; terzo punto, poi, della Visita: comunione spirituale, rosario, offerta del cuore, riparazione dei mali commessi e desideri di bene, di santificazione per noi e per gli altri; proteste di far bene l'apostolato per l'amore del prossimo, ecc. Tutto in unione, amore del cuore. Così vedete che, l'esame di coscienza, cioè la meditazione, la Messa, la Visita portano all'amore intiero verso Gesù. Ugualmente dell'esame di coscienza perché prima bisogna esaminare i pensieri e poi bisogna esaminare le azioni che comprendono anche le parole e poi bisogna esaminare i sentimenti del cuore. E si confessa parimenti così: sui pensieri, sulle azioni e sopra il cuore, i sentimenti del cuore. Allora anche la confessione è fatta nello spirito di Gesù Maestro Via, Verità e Vita. Esame di coscienza e quindi confessione portano lì.
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Dev'essere la vita, dev'essere così: tutto un esercizio di amore. Avete le istruzioni, le letture, tutto l'insegnamento dell'apostolato e l'impegno di capir sempre meglio l'apostolato, di farlo sempre meglio. Quello è amor di Dio con la mente, è amore al Maestro Divino con la mente. Poi, il fare questo e cioè, l'osservanza degli orari, l'impegno. Supponiamo, per dipingere meglio, per operare meglio nei Centri, tutto questo riguarda la volontà, come sarebbe la obbedienza, la bontà con tutte, la longanimità, la pazienza, l'umiltà, ecc., tutto questo è amore a Gesù con la mente, non solo, ma anche con la volontà, con la volontà di tutto.
E terzo, la preghiera vostra: amore col cuore: accostarsi al sacramento della confessione, della comunione; fare le Visite al Santissimo Sacramento, ascoltare le Messe; dire quelle belle cose a Maria nello spirito proprio della santa Giuliana che festeggiamo oggi: «dilexisti justitiam et odisti iniquitatem, propterea unxit te Deus oleo laetitiae prae consortibus tuis»1. Allora l'anima si stabilisce in Dio, il cuore si stabilisce in Dio.
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Ecco quindi, che anche tutta la vita è conformata, non solo, ma è impastata, è vissuta in questo amore a Gesù Maestro Via, Verità e Vita, è composta, è proprio secondo l'espressione che si dice nella professione: uniformare la mia vita alle presenti Costituzioni che sono così, e sono così le Costituzioni di tutte le Famiglie Paoline1. Ora, quindi, che cosa significa: amare il Signore con tutto il cuore e come si può esercitarsi in questo amore e come si può progredire in questo amore?
Bene la meditazione, bene la Messa, bene la Visita, bene l'esame di coscienza, bene la confessione e ugualmente si deve dire della comunione. Questi sono i mezzi per crescere in questo amore a Gesù. Questo è esercizio di carità verso Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi spirituali (14-21 giugno 1956) alle Superiore Pie Discepole del Divin Maestro Roma, Via Portuense 739, 19 giugno 1956 *
* (1) Nastro 7/a (= cassetta 16/a). - Per la datazione, cfr. PM: «...santa Giuliana che festeggiamo oggi» [19 giugno 1956]. «Domandiamo la carità verso Dio» (cfr. PM in c448). - dAS e dAC (cfr. c448)

2 Cfr. Mt 22,37.

1 Formula della professione religiosa delle PD, Cost. (1948), art. 89.

1 Cfr. Gv 15,13.

1 1 Tm 6,11.

1 Cfr. 1 Cor 13,8.

1 Ef 5,2.

2 Fil 1,23.

1 L.c.

1 Mt 22,37.

1 Cfr. Mt 21,28-31.

1 Ef 5,32.

1 Sal 44,8.

1 Cfr. nota al n. 467.