Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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43-PREPARAZIONE AL SANTO NATALE1*
Sono venuto a farvi gli auguri di buon Natale.
E che possiamo ricevere bene il Bambino e tenerlo bene; e poi, riportare da queste solennità, quella pace, quella letizia, quella grazia che queste solennità sono destinate a produrre nelle anime nostre. E per avere queste grazie dal Bambino, che cosa bisogna fare?
Prepararsi al Natale è come prepararsi alla comunione, quindi le disposizioni che vogliamo avere per fare santamente la comunione, sono ancora le disposizioni da portare nel nostro cuore per il santo Natale.
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Per fare la comunione, prima di tutto si richiede lo stato di grazia, cioè che l'anima sia esente da peccato mortale: da peccato mortale certamente commesso, da peccato mortale certamente non ancora perdonato, perché nel dubbio, con l'atto di pentimento sincero, si può fare la santa comunione.
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Lo stato di grazia. Ricevere il Bambino in una culla bianca e cioè, preparare nel nostro cuore un presepio tutto bianco. Questo è ciò che desidera Gesù. Egli, Gesù, è nato in una grotta, che certamente non era pulita. Là, era un ricovero degli animali, specialmente quando erano sorpresi al pascolo da qualche temporale e poi dal freddo più intenso; ma Gesù non disdegnò la grotta, pur non pulita e la tradizione, poi, ha usato di mettere nella grotta un bue e un asino. Ma in quella grotta vi erano due persone santissime: Maria santissima, Giuseppe santissimo. E allora, ecco, egli si trova bene in mezzo a queste due persone che avevano un'anima e un cuore così bello!
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Portare al Natale, un'anima bella e quindi, primo luogo, far bene una confessione, la quale serva non solo a metterci in grazia o confermar la grazia che già c'è e ad ampliarla, ma che serva anche a togliere quei residui di peccati, di difetti, in quanto son volontari. Qualche cosa d'involontario accade sempre e non dispiace, non offende Gesù; ma detestare tutto ciò che può disgustare Gesù: ogni venialità e ogni freddezza, indifferenza; ogni tiepidezza, ogni nostro attaccamento o attaccamento di idee o attaccamento di volontà o attaccamento di sentimento, poiché Gesù vuol venire a noi come Verità e Via e Vita, nel presepio. Allora togliere ciò che impedisce la sua grazia, ciò che impedisce i frutti del presepio; detestarli più di cuore, in queste occasioni.
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Considerare la bontà del Figliuolo di Dio che si è incarnato e prende la figura di un Bambino: «exinanivit semetipsum, formam servi accipiens»1 - come dice san Paolo. Si rimpicciolì, quasi si annientò: «exinanivit semetipsum». E considerare la bontà del Padre celeste che ci manda il suo Figlio per salvarci. E considerare lo Spirito Santo il quale entrò nell'incarnazione: «Spiritus Sanctus descendet in te»2. E santificò il Figliuolo di Dio incarnato, abitò in lui.
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Ecco, riconoscenza alla Santissima Trinità. Ma questo nostro sentimento di riconoscenza si dimostra specialmente col detestare la colpa. Se uno ama molto il Bambino, se uno ama molto il Signore: «charitas operit multitudinem peccatorum»(3). Anche una quantità di peccati viene coperta e viene coperta dall'amore. Sì, «le sono rimessi i molti peccati perché molto ha amato»1. Quindi accedere a Gesù con l'anima bella, tutta bianca e preparargli nel nostro cuore una culla tutta di pannilini candidi, come per la comunione, per aver maggior frutto.
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Seconda condizione, per accostarsi bene alla comunione, è di avere una fede viva. Chi è che viene a noi nella santa comunione? Noi diciamo: nell'Eucaristia vi è Gesù Cristo in corpo, sangue, anima, divinità. Ugualmente nel presepio. E nella comunione riceviamo quel Bambino che è nato dalla Vergine, quel Bambino che gli angioli hanno adorato a Betlemme, che i pastori hanno adorato a Betlemme, che i Magi son venuti a cercare dall'Oriente per adorarlo, riconoscendo in quel Bambino, il Figlio di Dio incarnato, il Messia, il redentore dell'umanità. Fede viva. Chi è, dunque, quel Bambino? E' il nostro Dio. E' l'unigenito del Padre, è la stessa sapienza del Padre. E' colui che ci ha amato da tutta l'eternità. Il presepio è tutta una scena di amore e non dovremmo... poi quando vennero i pastori, quando arrivarono i Magi e si allargò anche per il canto degli angioli: «Gloria a Dio e pace agli uomini»1. Entrare, quindi, con fede e amore in quella grotta e prostrarci davanti al Bambino, ecco.
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La perfezione dell'amore di Dio si ha quando si arriva all'amicizia, all'amicizia col Signore.
E amicizia, cosa significa? Amicizia significa scambio di doni, reciprocità, cioè, mentre che Dio si è donato a noi, noi donarci a lui. Scambio di doni. Dio che si dona a noi, tutto, nella comunione si dona a noi Gesù, com'è, Figlio di Dio incarnato. Ed è proprio la suora che si dona tutta a Gesù nei santi voti; non vuole più altro amore che l'amore di Gesù. Ella può dire davvero: Gesù, sei tutto mio, ed io son tutta tua. Questo è il senso della professione. Tra me e te non ci dev'essere neppure un foglio di carta, un sentimento di altre tendenze, un affetto e un affetto estraneo. L'intimità fra la suora e Gesù.
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Allora, vedere se l'amore a Gesù arriva fino a questo punto. E sarebbe l'amore perfetto. Se non è ancora arrivato, tendere con tutte le forze, perché poi questo è il paradiso, giacché se noi abbiamo l'amore puro, possiamo dire che non si passerà dal purgatorio. E il paradiso è la carità, l'unione con Dio. Questa unione che porterà l'anima a dare il suo dono, il suo contributo di lode, di gloria, di servizio alla Santissima Trinità per tutta l'eternità.
Qui, abbiamo da considerare Gesù sotto i veli eucaristici. Sappiamo che col Figlio di Dio è sempre il Padre e lo Spirito Santo, perché in Dio c'è una sola natura, sebbene tre Persone. Ma là lo vedremo «faccia a faccia»1 «come egli è»2 e lo ameremo in quella visione, lo ameremo e lo godremo eternamente.
La suora vuol fare sulla terra una vita già di cielo, di preparazione come di anticamera. Com'è bella questa vita! E allora entrare nel presepio e proprio in questa circostanza ravvivar l'amore e voler tendere all'amore perfetto, più perfetto possibile.
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Poi, la preparazione alla comunione si deve fare con la speranza, la speranza di ricevere le grazie. L'atto di speranza è un atto di fiducia, di accostarci a Gesù e ricevere quelle grazie necessarie per la nostra anima e quelle grazie che ci stanno a cuore.
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La Pia Discepola, poi, avendo un apostolato eucaristico, allarga i suoi desideri, il suo cuore si dilata perché ella è di Gesù e vuole avere il cuore di Gesù, cioè i sentimenti, i desideri di Gesù, le suppliche che Gesù dal tabernacolo manda al Padre: «ut fiet unum ovile et unus pastor»1. E' ancora questo il desiderio di Gesù: che di tutta l'umanità si faccia un solo ovile ed un solo pastore governi questo ovile. Tutti nella Chiesa, tutti sotto il vicario di Gesù Cristo, il pastore universale. Sì, le grazie dunque, primo luogo, necessarie per noi.
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E che cosa chiedere al Bambino? Ecco, al Bambino, considerandolo come il Maestrino che è nato, chiederemo questa grazia: di metterci nella sua scuola. E domanderemo alla Madonna che ci accompagni alla scuola come vostra mamma vi accompagnava quando andavate all'asilo o alle prime classi elementari. E che la Madonna vi faccia accettare in quella scuola; non abbiamo altra raccomandazione che questa. Oh, allora, dire a Gesù che ci accetti nella sua scuola, scuola di santità.
Se Gesù, prima di predicare, ha fatto, cioè, prima ha compiuto quelle opere, ha praticate quelle virtù che dopo ha insegnate, ecco la scuola.
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In quella scuola, che cosa si impara? S'impara la pazienza, s'impara l'obbedienza, s'impara l'umiltà, s'impara la semplicità. Farci bambini e condotti da Maria all'asilo dove insegna Gesù. E se non ci facciamo come quel bambino, non c'è posto per noi nel regno di Dio, ha detto Gesù1. Questa semplicità, questa umiltà, questa docilità, ecco: «Se non vi farete come questo bambino, non c'è posto per voi nel regno dei cieli»1. E noi vogliamo essere semplici, buoni, docili, pieni di sincerità, di carità, di premure, di fiducia in Dio, come il bambino.
Allora chiedere che Gesù ci accolga in questa scuola di santità; ed entrando in questa scuola, in questa università, diciamo così, dove insegna l'unico Maestro: «Magister vester, unus est: Christus»2, allora lo seguiremo passo passo nella sua vita privata, poi nella sua vita pubblica, poi nella sua vita dolorosa, poi nella sua vita gloriosa, in cielo. Entrare in questa scuola; sì.
Allora questa è la grazia, che contiene tante grazie, che domanderemo a Gesù Bambino.
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Poi, ho detto: pensare al mondo intiero. Questo Figlio di Dio incarnandosi è comparso in quel presepio, è venuto per tutta l'umanità, a cercare tutti gli uomini, a cercare ciò che era perito1. E che cosa era perito? Il genere umano per causa dei progenitori. Allora, che gli uomini vengano a lui. Se egli porta a loro la pace, se egli porta a loro la grazia che è la vita soprannaturale, se egli riapre di nuovo il paradiso che era stato chiuso, se egli porta la verità, se egli viene a insegnare quale sia la strada del paradiso, che gli uomini la seguano. Oh, quanta parte di umanità non conosce ancora Gesù! E quanti, pur conoscendolo, non lo accolgono! E non vi è da stupire che, pur nella sua nazione: «sui eum non receperunt»2. Molti non l'hanno accolto. Ma l'hanno accolto bene san Giuseppe, Maria, gli Apostoli. Ecco, che tutta l'umanità l'accolga: «quotquot autem receperunt eum, dedit eis potestatem filios Dei fieri»3. Ma quelli che l'hanno accolto divennero figli di Dio.
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Dunque, tre condizioni per accostarci al presepio, le tre condizioni e disposizioni che noi vogliamo avere nel nostro cuore, quando ci accostiamo alla comunione: primo luogo: grande innocenza, anima bella; secondo luogo: grande fede, unita all'amore. Fede: chi è quel Gesù bambino? E amarlo. E terzo: accostarci con fiducia, ossia con speranza per noi e per l'umanità.
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Sì, specialmente in questa cappella, raccolte tutte nelle vostre adorazioni belle che dovete imparare a far bene fin da principio, quando entrate nell'Istituto, e poi sempre migliorare. In questa cappella s'innalzino al Signore tante suppliche: «Laudate Dominum omnes gentes, laudate eum omnes populi»1. Che tutte le genti, cioè tutte le nazioni, tutti i popoli, lodino il Signore, lodino Gesù Cristo e lo riconoscano e abbiano i frutti che gli angioli hanno augurato agli uomini sulla capanna di Betlemme. Il loro canto è stato un augurio-preghiera, cioè: gloria a Dio e pace a questi uomini che si mettono di buona volontà. Allora l'augurio sarà certamente realizzato: «pace agli uomini di buona volontà»2. E prima noi.
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Che il Bambino venga a voi con tanto amore. E voi affrettatevi a lui con queste disposizioni.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Meditazione alla comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro
Roma, Via Portuense 739, 21 dicembre 1956 *
* Nastro 9/b (= cassetta 22/a). - Per la datazione, cfr. PM: «Sono venuto a farvi gli auguri di buon Natale...» . - dAS, 21/12/'56: «Verso le ore 6 va [il PM] in via Portuense».

1 Fil 2,7.

2 Lc 1,35.

1 1 Pt 4,8.

1 Lc 2,14.

1 Cfr. ICor 13, 12.

2 Cfr. I Gv 3, 2.

1 Gv 10,16.

1 Cfr. Mt 18,3.

2 Mt 23,10.

1 Cfr. Lc 19,10.

2 Gv 1,11.

3 Gv 1,12.

1 Sal 116,1.

2 Lc 2,14.