Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16-COMMENTO ALLA CORONCINA DI SAN GIUSEPPE 1*
Abbiamo da considerare ora la coroncina a san Giuseppe. Contemplare la serenità celestiale, la gioia tutta soprannaturale che regnava nella casa di Nazareth e che deve regnare in ogni casa religiosa allorché tutti hanno nell'animo quel proposito, quell'impegno: attendere alla perfezione e compiere il proprio apostolato. Allora si avverano le parole: «O quam bonum et jucundum habitare fratres in unum» 2. Che cosa bella e gioconda abitare insieme fratelli che si amano! E così è in riguardo ai conventi tutti.
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Quanto a san Giuseppe chiediamo sette grazie e la coroncina si divide appunto in sette punti.
Primo, onoriamo san Giuseppe come cooperatore della Redenzione, per chiedere a noi lo spirito di apostolato. Secondo, onoriamo san Giuseppe come modello di vita interiore per chiedere a noi la santità interiore: della mente, del cuore. Poi, onoriamo san Giuseppe perché è il santo della Provvidenza, onde chiedere a noi la provvidenza divina, cioè le grazie divine sia per lo spirito come per il corpo. Poi, onoriamo san Giuseppe per le sue intime comunicazioni col Bambino Gesù, col fanciullo Gesù onde chiedere a lui un amore così intimo, come egli possedeva, a Gesù. Onoriamo san Giuseppe per le sue comunicazioni intime, per la sua devozione, venerazione alla sua santissima sposa, per chiedere a noi un grande amore a Maria, una grande fiducia in Maria. E onoriamo san Giuseppe, perché protettore degli agonizzanti, onde assista tutti i morenti della giornata o della notte e voglia assistere poi anche noi negli ultimi istanti. E onoriamo san Giuseppe come protettore della Chiesa universale, onde anche noi possiamo avere questa grazia di esser buoni figliuoli della Chiesa e che egli difenda la Chiesa dalle ostili insidie e dal male.
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Primo: san Giuseppe cooperatore della redenzione. Cooperatore della redenzione perché egli con Maria fu destinato a preparare al mondo, nella sua maniera, l'ostia di propiziazione e il sacerdote eterno e il Maestro Divino. Egli, quindi, fu associato a Maria in questa mirabile opera: preparare la redenzione, prepararla direttamente, poiché fu volontà di Dio che san Giuseppe rappresentasse proprio la paternità celeste di Dio. Egli, padre putativo rispetto a Gesù; il Padre celeste, Padre eterno, Padre naturale. Oh, se san Giuseppe cooperò alla redenzione del mondo, ecco cooperiamo pure noi nella nostra posizione, cooperiamo specialmente coi buoni esempi, con la preghiera, cooperiamo anche con la parola, con le edizioni, perché la redenzione del mondo sia applicata alle anime e applicata più largamente e applicata anche più profondamente. Che il mondo sia veramente cristiano, cioè che gli uomini vivano secondo Gesù Cristo.
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Nel secondo punto sono da sottolinearsi le parole: «modello di ogni virtù, otteneteci il vostro spirito interiore». San Giuseppe non faceva rumore, ma la sua vita era tutta nel suo interno e le manifestazioni esterne erano un risultato, un riflesso dell'interno. San Giuseppe fu obbedientissimo alle prescrizioni della legge mosaica; fu obbedientissimo nell'eseguire i voleri di Dio. Allora ottenga a noi questa vita interiore, questo impegno di santificazione. Questa vita interiore e questo impegno di santificazione si riferisce prima alle virtù teologali, poi alle virtù cardinali, quindi alle virtù religiose, alle virtù morali, ai doni dello Spirito Santo.
Anime che vivono veramente della vita di Dio, vivono in Dio e Gesù Cristo vive in loro. Chiediamo di esser penetrati da questi doni celesti perché pensiamo sempre come pensava Gesù, seguiamo e operiamo sempre come operava Gesù, parliamo sempre come parlava Gesù e tutto sia diretto verso la vita eterna in quell'unione e intimità che è possibile a noi sulla terra. Soprannaturalizzarsi! «Il giusto vive di fede» 1. Soprannaturalizzarsi!
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San Giuseppe è chiamato, ed è, dal Papa, designato come il modello dei lavoratori e come l'amico dei poveri, degli umili e come il consolatore dei sofferenti e il protettore degli emigrati e il santo della Provvidenza. E quindi il mondo si rivolge con fiducia a san Giuseppe. E dov'è che non si prega san Giuseppe? quante chiese, quanti altari, quante immagini, quante istituzioni, quante opere consecrate a san Giuseppe, nel mondo. La Chiesa addirittura vi dedica un mese e vi sono come tre feste: quella che abbiam celebrato il 19; poi quella che celebreremo il primo di maggio, in principio di maggio, e poi lo sposalizio di Maria con san Giuseppe; sì.
Allora chiediamo tutte le grazie per intercessione di san Giuseppe, ma anche le grazie materiali: l'amore al lavoro: «Nonne hic est fabri filius?» 1, dicevano di Gesù. Questo non è il figlio del fabbro del paese?
Ecco, allora domandiamo al Signore tutte le grazie materiali per i poveri, gli ammalati, gli emigrati, i sofferenti; sì. E chiediamo che le leggi sociali siano applicate e che viva tra le Nazioni, in mezzo agli uomini, il rispetto, la carità vicendevole e che le Nazioni si compongano e si ordinino secondo le encicliche del Papa. Oh, quanti passi ci sono ancor da fare! Il Vangelo trova difficoltà. Ma il Vangelo è come un piccolo lievito il quale è messo nella farina «donec fermentatum est totum» 2. Finché tutta la pasta è fermentata. Così il Vangelo poco per volta farà fermentare con lo spirito cristiano tutto il mondo. Raccomandiamo a san Giuseppe che il gran giorno si acceleri, arrivi più presto.
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Poi onoriamo san Giuseppe nella sua grande fortuna di comunicare direttamente e così familiarmente con Gesù. Pensiamo come lo stringeva al suo petto, quando era bambino; pensiamo come egli lo accarezzava, come procurava tutto quel che c'era bisogno al bambino, col suo lavoro. Pensiamo come erano sante le piccole conversazioni, le conversazioni umili fra Giuseppe e il fanciullo e il giovinetto Gesù. Pensiamo con qual rispetto insegnava a Gesù a lavorare e come egli era stupito, meravigliato come il Figliuolo di Dio lo obbedisse e come ammirava il progresso in virtù, in età, grazia1, Gesù, sotto i suoi sguardi.
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Chiedere di entrare in questa intimità con Gesù. Non considerarlo lontano, lontano; come poteva avvicinarsi - diciamo così - di più Gesù a noi che col farsi nostro cibo? Perché considerarlo lontano? Eh, vive in noi, dopo la comunione sacramentalmente e, scomparse le specie eucaristiche, spiritualmente. Allora parlargli con familiarità, dirgli tante cose, tutti i nostri pensieri, preoccupazioni, desideri.
E' bello quel quadro che rappresenta san Giuseppe seduto, dopo il suo lavoro, e il bambino che si arrampica sulle ginocchia di san Giuseppe e poi gli asciuga il sudore. Così, l'intimità con Gesù, particolarmente quando si fa la comunione o ci si trova alla Visita.
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San Giuseppe ebbe questa grazia di essere unito a Maria nella sua missione e fu disegno del Padre celeste che egli, vergine, custodisse la Vergine e procurasse alla Vergine il necessario e convivesse con lei e con lei avesse conversazioni santissime e vi fosse fra lui e la Vergine come una gara di virtù, di santità. Chi può immaginare, anche solo immaginare come si amavano soprannaturalmente, come si rispettavano queste due santissime persone e quale progresso andassero facendo giorno per giorno nella santità. Domandar la divozione a Maria, di amarla, imitarla, pregarla, zelarla, come già è stato accennato stamattina. E che san Giuseppe protegga le vocazioni; che san Giuseppe sia considerato come il modello dei padri di famiglia. C'è tanto bisogno che le famiglie si compongano nello spirito cristiano. Pregare per le vostre famiglie; che tutti si salvino; che tutti si ricongiungano un giorno in cielo, beati, felici, dopo il pellegrinaggio terreno.
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Abbiamo poi da domandare, al sesto punto, che san Giuseppe protegga gli agonizzanti. Le parole da sottolinearsi o mettersi in corsivo, sono: «Protettore degli agonizzanti, vi supplichiamo per tutti i morenti e per la vostra assistenza nell'ora della nostra morte».
San Giuseppe ebbe una morte santissima, per il primo, perché meritata con la sua vita santa; e san Giuseppe ebbe una morte santissima perché assistito da Maria e da Gesù. Che felice morte: Allora, che anche noi siamo assistiti in punto di morte da Gesù: confessione, viatico, Olio santo, indulgenza plenaria, raccomandazione dell'anima. E siamo assistiti da Maria: «prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte». Perché, come si passa all'eternità, così si resta: «nell'ora della nostra morte». E raccomandiamo che tutti i morenti si riconcilino con Dio, accettino con rassegnazione la volontà di Dio e rimettano il loro spirito nelle mani di Dio.
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Poi abbiamo da onorare san Giuseppe come protettore della Chiesa universale. «Volgete benigno lo sguardo sopra il Papa, l'episcopato, il clero, i religiosi, i cristiani», tutti; ecco. Nella preghiera composta da Leone XIII si dice: «Come un giorno scampaste dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendete la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità». La Chiesa per cui Gesù Cristo ha dato il suo sangue « [quam] acquisivit sanguine suo» 1. E sì, la Chiesa risulta di anime, ecco, è composta di uomini, cioè di anime, e che queste anime siano docili alla grazia, vivano in grazia, si santifichino; almeno tutte quelle che sono nella Chiesa militante arrivino alla Chiesa trionfante, alla Chiesa trionfante.
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Ora, certamente non tutti i cristiani sono buoni. In Italia vi sono, quanti milioni di cattolici? ma se voi li guardate far Pasqua, i milioni sono ridotti e cioè non sono i 49 milioni che formano la cittadinanza italiana, come è stato pubblicato, 49 milioni, quelli che fanno la Pasqua e quelli che vivono da cattolici. Pregare. Questa Nazione fortunata, la quale avrebbe la missione di compiere nel mondo un'opera missionaria; dovrebbero partir di qui il numero maggiore dei missionari, dei predicatori, degli scrittori, dei difensori della Chiesa; sì. Che l'Italia formi come un cenacolo di carità, di pietà, di vita eucaristica, di vita mariana, di vita paolina.
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E per quanto si riferisce a noi, vorrei che tutta la vostra famiglia fosse un cenacolo di carità vicendevole, carità vicendevole, nella bontà, nell'unione, ecco, molto più si progredisce e molto più si fa e molto più si opera alla gloria di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1956) al gruppo formazione Pie Discepole del Divin Maestro in preparazione alla vestizione, entrata in noviziato, emissione dei voti religiosi Roma, Via Portuense 739, 21 marzo 1956 *
* (1) Nastro 4/d (= cassetta 8/b). - Per la datazione, cfr. PM: «Domandare la devozione a Maria, di amarla, imitarla, pregarla, zelarla... come già è stato accennato questa mattina» (cfr. PM in c202). - dAS (cfr. c202).

2 Sal 132,1

1 Rm 1,17.

1 1 Mt 13,55.

2 Mt 13,33.

1 Cfr. Lc 2,52.

1 At 20,28.