4. LA LITURGIA *
Segno di Croce - Genuflessione - Ultimo Vangelo della Messa. Questa mattina chiediamo al Signore specialmente due grazie; la prima grazia, questa: domandare al Signore di poter far bene il ritiro mensile domenica prossima. Il ritiro mensile serve per incominciare bene il mese. Seconda grazia: comprendere, stimare, amare sempre di più la sacra liturgia. La liturgia è come un fiume che attraversa l’anno, il quale perciò si chiama anche anno liturgico, fiume di grazie, di luce, di benedizioni.
Il primo venerdì del mese ci ricorda quello che avvenne nell’ultima Cena di Gesù. In quella cena Giovanni, l’Apostolo prediletto, posò il suo capo sul petto adorabile di Gesù. E dice il Breviario: «Fluenta Evangelii de ipso sacro Dominici pectoris fonte potavit: Giovanni, posando il suo capo sopra l’adorabile petto del Salvatore, bevve, si dissetò a quella fonte»1 con le verità che Gesù Cristo aveva predicato. E ogni volta che noi veniamo alla Visita del santissimo Sacramento, se entriamo in comunicazione con Gesù, noi attingiamo, beviamo, ci dissetiamo di quelle verità che Gesù Cristo ha predicato nel suo ministero pubblico. A quel Cuore si comprende e si attinge lo spirito di amore del santo Vangelo.
Ecco che stamattina siamo al primo venerdì. Posare un momento il nostro capo misticamente sul petto adorabile di Gesù e attingere insegnamenti. L’insegnamento di questa mattina: imparare, meditare, amare la liturgia. La liturgia, ho detto, è un gran fiume: fiume di grazie e di benedizioni, però parlandone
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in generale non sempre se ne può comprendere tutto il bene che essa è destinata a portare alle nostre anime.
Prendiamo alcuni punti: il segno di croce. Siamo abituati a farlo e farlo soventissimo, cosicché alle volte non fa più quella impressione che dovrebbe esercitare sopra le nostre anime. Pensiamo al segno di croce: è uno degli atti più semplici e più comuni della liturgia. Con il segno di croce si amministrano i sacramenti. Con il segno di croce si danno tutte le benedizioni, sugli altari e tantissimi [segni di] croce si fanno nella Messa dal sacerdote. Perché? Perché dalla croce [proviene] tutta la redenzione e tutta la grazia. Facendo il segno di croce, se noi riflettiamo, professiamo la nostra fede nell’unità di Dio, nella Trinità di Dio, nel mistero dell’incarnazione, della passione, della morte, della redenzione di Gesù Cristo. Facendo il segno di croce noi benediciamo noi stessi se il segno di croce è fatto sul nostro corpo. Al segno di croce sono annesse indulgenze. Con il segno di croce intendiamo santificare il nostro corpo, facendo il segno di croce ricordiamo gli esempi di pazienza che ci ha lasciato Gesù, come egli ha sofferto per nostro amore e che cosa deve fare il discepolo che vuol seguire Gesù Maestro: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»2. Ciò vuol dire: Mi ami, mi imiti, imiti i miei esempi.
Grande atto il segno di croce e questo atto è tanto più da considerarsi quando ci alziamo al[la lettura del] Vangelo nella Messa. Allora sono tre i segni di croce; il sacerdote [invece] ne fa quattro e cioè il primo sopra il Vangelo. Con quel segno di croce il sacerdote intende dire: Dal Vangelo ogni verità. Il sacerdote prende l’insegnamento del Vangelo e considera e fa considerare che è dal Vangelo che viene la nostra salute eterna, la nostra salvezza. Dal Vangelo, tutto!
Il segno di croce sulla fronte [è] perché possiamo credere fermamente. Ognuno segnandosi sulla fronte, dice: Signore, purificate la mia mente; Signore, infondete in me un vero spirito di fede. Poi il segno di croce sulla bocca, sulle labbra, e cioè: Signore, che io professi a fronte alta la mia fede, che io reciti sempre bene il Credo, che io possa recitare l’atto di fede in
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punto di morte, quando bacerò per l’ultima volta il Crocifisso. Intendo morire nella fede della Chiesa romana come figlio devoto di questa madre, che mi ha accolto bambino e mi ha dato la vita soprannaturale, e che adesso mi consegna a Gesù Cristo, a Dio per il premio. [Poi] il segno di croce sul cuore, sul petto, e vuol dire che noi amiamo la nostra fede, che intendiamo vivere secondo la fede, che la nostra bandiera sia sempre la croce: «In hoc signo vinces: Con questo segno vincerai»3.
E quando sarai tentato: Per signum sanctae Crucis, ab inimicis nostris libera nos, Domine: Per mezzo del segno della Croce, o Signore, liberaci dai nemici. E quante volte il segno di croce basta a cacciare il nemico! E quante volte, non è necessario fare stranezze all’esterno, [ma] mettendo la mano in tasca, le nostre mani si incontrano con il Crocifisso, con la corona e con il Crocifisso della corona che portiamo con noi; il toccare con il dito il petto di Gesù crocifisso serve di invocazione: Ab inimicis nostris...: Liberaci dai nostri nemici.
E con il segno di croce si chiude la giornata? Con il segno di croce si apre la giornata al mattino? Il sacerdote ci ha fatto il segno di croce quando bambini fummo portati al Battesimo. E i nostri amici, i nostri fratelli ci metteranno fra le mani, dopo la morte, sopra la nostra salma, il Crocifisso in segno di quella fede che abbiamo avuto e di quella speranza nella Passione di Gesù Cristo per cui noi crediamo di salvarci. Questo è un piccolo atto di liturgia, ma quante cose, per chi riflette, in breve ricorda!
Un altro atto liturgico: la genuflessione. Sento che generalmente nelle nostre case i giovani si mettono in fila per la genuflessione e poi, al segno dell’assistente, recitano: Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento; in qualche casa all’estero dicono: Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi4. Più comunemente ora si dice: Jesu Magister, Via, Veritas et Vita, miserere nobis. È sempre il medesimo senso,
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cioè noi professiamo di adorare Gesù nostro Dio e nostro Salvatore. Non è solo il ginocchio che si piega, la genuflessione prende il suo significato dall’intenzione. Si fa la genuflessione al Papa e si fa la genuflessione al santissimo Sacramento: al Papa è un atto di riverenza come al vicario di Gesù Cristo; e [in chiesa] è un atto di adorazione a Gesù Cristo come Dio. Non è solo il ginocchio che si piega, si piega il ginocchio, ma noi intendiamo piegare la nostra mente e fare un atto di fede. Si piega il ginocchio e noi intendiamo piegare la nostra volontà e dire: obbedienza! Si piega il ginocchio e noi intendiamo invocare da Gesù la grazia di imitarlo, di far bene la Visita, di ascoltare bene la Messa, di diportarci bene in chiesa, di erigere tabernacoli a Gesù e rendere le nostre chiese secondo le intenzioni della Chiesa stessa, [ossia] sempre più degne abitazioni di Dio: nobiscum Deus5: il santo Emmanuele, Gesù Cristo, [secondo] il gusto liturgico e il gusto artistico.
Volevo ancora ricordare un altro atto liturgico: l’ultimo Vangelo della Messa, cioè il Vangelo di S. Giovanni6. Da considerarsi bene: quel Vangelo è diviso in tre punti. Il primo riguarda la generazione eterna del Verbo; il secondo ricorda la missione di Giovanni Battista, precursore di Gesù Cristo; il terzo riguarda l’Incarnazione del Verbo, incarnazione di Gesù Cristo in noi, cioè la nascita spirituale mistica di Gesù Cristo nelle nostre anime: «Dedit eis potestatem filios Dei fieri»7. Figli di Dio diventiamo per la grazia di Gesù Cristo. Egli che «Verbum caro factum est»8, egli che si umanizzò e diede a noi il potere di diventare in lui figli di Dio. Questo Vangelo è ricchissimo di insegnamenti, ci porta in una atmosfera altissima di spiritualità e di luce. Mi sembra che ci sia bisogno di rifletterci più sovente e, se si può e se uno è capace di meditarlo, è un ottimo ringraziamento alla Comunione; difatti la Chiesa ce lo fa leggere dopo la Comunione. Il sacerdote lo legge appunto come ringraziamento alla Comunione che ha fatto nella Messa.
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Ora, se il semplice segno di croce, se il semplice atto di genuflessione, se la semplice lettura dell’ultimo Vangelo è così ricca di insegnamenti ed è una preghiera così efficace, riflettiamo: quante cose possiamo imparare da tutto il complesso della liturgia nel corso dell’anno! È molto bello il cortometraggio sulla Messa, sono state ben fatte le filmine catechistiche sulla Messa, è molto utile adoperare libri che ci insegnano a capire sempre meglio la Messa. Acquistiamo lo spirito liturgico.
Ora, tre domande, a modo di esame di coscienza: 1) Come facciamo il segno di croce al mattino, arrivando in chiesa, uscendo, prima e dopo la tavola, prima e dopo lo studio, prima e dopo l’apostolato? Alle volte il segno di Croce è fatto bene, con fede e qualche volta è un segno di croce difficile da definire se sia un gesto o un atto di devozione. Attenzione! 2) E i segni di croce che si fanno alla lettura del Vangelo nel corso della Messa sono accompagnati da sentimento interno? 3) Come facciamo la genuflessione? E a queste tre domande ciascuno può anche aggiungerne una quarta: 4) Come accompagno la lettura del Vangelo: «In principio…» [dal momento che] il più delle volte la Messa termina con questo Vangelo? Ho capito bene il senso? E cerco di capirlo meglio?
Propositi: il segno di croce, la genuflessione, l’ultimo Vangelo della Messa. E chiediamo la grazia di ricavare dalla liturgia le verità che la Chiesa insegna, le grazie che dobbiamo chiedere al Signore con quelle preghiere e quegli insegnamenti ascetici e morali che la Chiesa intende darci. La liturgia è da penetrarsi, intendersi bene! È una grande grazia lo spirito liturgico in un’anima! Accompagnare la Chiesa, pregare con la Chiesa. Facciamo il patto con Gesù per avere maggiore intelligenza e maggior amore alla sacra liturgia.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 4 (20,5x29), tenuta alla FP, [Roma], venerdì, 5.2.1954. Non è indicato il luogo. Nella cronaca di don Speciale si legge che, assente il sacerdote predicatore, “il Primo Maestro accetta di tenere lui la meditazione alla comunità” (1954, p. 1400). I curatori dei dattiloscritti successivi hanno aggiunto a mano: “Sacra liturgia e spirito liturgico”. Vi è un originale con correzioni a mano da cui si è ricavato un dattiloscritto recente. Si considera come originale il testo senza correzioni.
1 Cf Breviarium Romanum, festa di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista, 27 dicembre, I Nocturno, Lectio II, responsorium.
2 Cf Mt 16,24.
3 L’imperatore romano Costantino (IV secolo d. C.), nella battaglia di Ponte Milvio sul fiume Tevere, presso Roma, il 28 ottobre 312, ordinò che sulle armi del suo esercito fossero incise queste parole.
4 Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo.
5 Cf Is 8,10: «Dio è con noi».
6 Cf Gv 1,1-14. Prima della riforma liturgica, promossa dopo il Concilio Vaticano II, la Messa terminava con la lettura del Prologo del Vangelo di S. Giovanni.
7 Cf Gv 1,12: «A quanti l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio».
8 Cf Gv 1,14: «E il Verbo si fece carne».