12. IN OCCASIONE DELLA PROFESSIONE RELIGIOSA
DELLE FIGLIE DI SAN PAOLO *
Con il Magnificat abbiamo ringraziato il Signore il quale si è degnato di chiamare a sé questi fiori eletti, che ora sono messi accanto al tabernacolo per tutta la vita. Essi devono da una parte dare grande gloria a Dio e dall’altra attendere alla perfezione religiosa, e inoltre consecrare e spendere le loro forze nell’apostolato. Le Figlie di San Paolo, come le altre Famiglie Paoline, sono persone che lavorano, e lavorano assiduamente [nell’apostolato].
Adesso, essendo breve il tempo1, aggiungo una parola di ringraziamento a tutti i genitori, ai parroci, ai cooperatori, a tutti i parenti e alle persone che hanno aiutato queste figliuole a raggiungere questa meta dello stato religioso. Particolarmente una parola di ringraziamento a chi si è adoperato per formare il loro spirito con lo spirito paolino. Quello che esse oggi hanno promesso al Signore è veramente grande, sì, grande! E le difficoltà non sono poche: il nemico della nostra salute va sempre preparando insidie alla nostra natura [che] è ben debole, debolissima. Intanto, possono conservare, come ricordo, questa parola che deve dar [loro] forza in ogni momento: Da me nulla posso, con Dio posso tutto, per amor di Dio voglio far tutto, a Dio l’onore, a me il disprezzo2. Ecco, esse devono sempre guardare l’Ostia divina: Da robur, fer auxilium: Da’ a noi forza, portaci aiuto. 3 Devono sempre guardare a Maria Regina degli Apostoli, la quale accompagna tutti e accompagnerà le Figlie di San Paolo nel loro apostolato, in ogni momento. E guardare a S. Paolo che si professava debolissimo, e tuttavia pieno di
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ardimento pronunciava quelle parole che sembrano un’audacia: «Omnia possum in eo qui me confortat: In colui che mi dà forza posso tutto»4. Sempre mirare alla gloria di Dio, sempre; sempre mirare alla salvezza delle anime, sempre cercare la nostra perfezione. Con questi intendimenti si può camminare sicuri, appoggiati da una parte a Gesù Maestro divino, maestro di ogni apostolato, egli stesso apostolo; dall’altra parte appoggiati a Maria che accompagna con il suo potere [di intercessione] le figlie; seguendo S. Paolo: avanti con fiducia!
Questo giorno lo ricorderete in punto di morte, quando già starete per passare all’eternità e farete l’ultima eterna professione. Allora il sacerdote non vi dirà più solo: «Centuplum accipietis, et vitam aeternam possidebitis»5, ma in qualche maniera vi introdurrà [in essa]. Allora, ricorderete che nella vita avete ricevuto il centuplo di grazia e ne benedirete il Signore. [Allora] farete la professione eterna che non è solamente per tutta la vita, ma professione eterna seguendo l’invito di Gesù, come dietro l’invito di Gesù oggi avete fatto la vostra prima o seconda o perpetua professione. Ecco, se sarete fedeli! Fedeltà dunque, sempre, ogni giorno. Quando poi Gesù vi dirà: Veni, sponsa Christi6, voi risponderete generosamente: sì, come generosamente avete risposto sì alla vocazione divina.
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* Breve esortazione rivolta alle Figlie di San Paolo in occasione della loro professione religiosa e ai parenti presenti, Roma, 19 marzo 1954. Trascrizione: A6/an 3a = ac 5b. Si considera come originale il dattiloscritto.
1 Infatti il Primo Maestro fa emettere la professione perpetua non individualmente, ma al gruppo (dalla memoria delle presenti).
2 Cf Meditazioni varie, n. 8, nota 2.
3 Dall’inno O salutaris Hostia, in Le preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 310.
4 Cf Fil 4,13.
5 Cf Mt 19,29: «…riceverete il centuplo e possederete la vita eterna».
6 «Vieni, o sposa di Cristo». Cf Rituale della Pia Società Figlie di S. Paolo. Per la professione religiosa, ed. 1945.