Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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24. NOVIZIATO E VITA RELIGIOSA *


Siete entrate in noviziato il giorno 18 marzo e adesso siamo al 10 novembre. È già passato un certo tempo.
Qual è il fine del noviziato? Il fine del noviziato è questo: cambiare la giovane buona in buona religiosa, cambiare stato. Ma notiamo bene che per diventare buone religiose non basta vestire l’abito e non basta neppure fare la professione. Occorre una mentalità religiosa e un cuore religioso e una volontà religiosa e una vita religiosa non in generale, ma paolina.
Vediamo un momento questo punto: qual è il principio o, meglio, quali sono i fondamenti della vita religiosa paolina? Giova sempre ricordare l’episodio che avete sentito tante volte e che può sempre portarci idee più chiare. Lì è contenuto tutto quello che riguarda la vita religiosa, almeno in generale: l’episodio del giovane ricco1. Ecco che questo giovane si presenta a Gesù. Il Vangelo dice che era di famiglia nobile e per di più era giovane. La vocazione bisogna seguirla da giovani; la Congregazione esclude quelli che hanno passato una certa età. Più presto si segue e meglio è, perché si dà al Signore il fiore appena sbocciato, il fiore quando ha ancora il profumo e il bel colore; quindi per quanto è possibile, giovani. Anche quando cercate le vocazioni, non è che si fissi proprio quindici anni, ma che in generale si sia giovani e generosi, non sempre titubanti e dubbiosi. Un po’ di dubbio verrà sempre: È questa la mia strada? Supererò tutte le difficoltà? Resisterò all’apostolato? Vi sono figliole le quali credono che certi dubbi e difficoltà siano segni di non vocazione, invece sono segno che si deve fare questo sacrificio per dimostrare l’amore a Dio.
Quel giovane aveva lasciato molte ricchezze. Voi non avete lasciato grandi ricchezze come lui, egli era ricco e nobile, ma
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voi avete altre ricchezze più preziose nella vostra anima: la vostra intelligenza, la vostra salute da dare a Dio.
Ora, darsi a Dio anche se abbiamo certe tendenze alla famiglia e anche se vediamo nell’apostolato tante difficoltà, e nella vita comune dei sacrifici, darsi a Dio così, vale più che portare la dote. Bisogna considerare certe cose non come segni di non vocazione, ma come segni per mostrare il nostro amore a Dio. Se trovassimo tutta la strada facile, ci fosse solo da discendere..., quando la macchina è in discesa non le si dà il carburante, anzi si deve tenere anche il freno, ma noi dobbiamo salire alla santità e salire il monte della santità significa faticare. Quindi non bisogna tanto stare ad ascoltare i dubbi, ma essere generose. È bene però manifestare quello che si sente, affinché si possa vedere se sono segni di non vocazione o è il sacrificio che il Signore chiede alla vostra giovinezza.
Quel giovane era nobile, e i nobili non perdono facilmente il loro orgoglio. Il giovane chiede a Gesù: Maestro, che devo fare per ottenere la vita eterna?. Si vede bene che egli aveva retta intenzione. Per entrare in Congregazione bisogna avere retta intenzione per vivere rettamente e acquistare maggior gloria in paradiso. Gesù rispose: Se vuoi.... Prima di volere i consigli, cioè i voti, occorre che osserviate i comandamenti. Non può caricarsi dei consigli chi non fa i doveri. Chi non osserva la castità, come potrebbe fare il voto di castità perfetta? Chi non ascolta padre e madre, e in congregazione i superiori, come può fare il voto di obbedienza? Chi non si abitua ad osservare il quinto comandamento, come può osservare la carità fraterna e la vita comune? Chi non osserva il settimo comandamento, come può fare il voto di povertà? Esaminatevi se avete le disposizioni per fare i voti.
Quel giovane rispose: Io ho osservato tutto questo fin dalla mia fanciullezza. Gesù lo guardò con affetto. La vocazione è un segno di amore speciale di Dio, è un atto di predilezione divina. Riconoscenza per la vocazione, per questo amore speciale che il Signore ha per la nostra anima. Gesù aggiunse: Se vuoi essere perfetto.... Se vuoi, cioè, entrare nella vita religiosa. Nella vita religiosa bisogna entrare per amore, per amore di Dio, non perché non trovo posto nel mondo, non perché penso
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che mi libero da tanti fastidi. Se vuoi essere perfetto: la vita religiosa è per acquistare la perfezione, se vogliamo seriamente essere perfetti. Nel noviziato si dice di sì a tutto; è tanto facile, tutto va bene. Dopo il noviziato vi è il pericolo di trovarsi in difficoltà, tanta buona volontà prima e poi..., qui è facile, vivete tutte in unione, in buona comprensione, senza pensare a cose gravi, con delle Maestre buone, ma dovete pensare che domani potete trovare una Maestra nervosa, che potete essere in una casa piccola dove ci sono tanti sacrifici da fare, dove non troverete tutti gli aiuti spirituali che speravate. Allora di fronte al più piccolo pericolo ci si scoraggia e si incomincia a non fare le pratiche di pietà bene, e si diventa un po’ orgogliosette. E vedete, questo è un pericolo che avete. Vi sono in Italia i seminari interdiocesani e hanno delle costruzioni belle e ben attrezzate in tutto. Quando poi, fatti sacerdoti, i chierici escono di lì e sono destinati in cima a una montagna con privazioni di ogni genere, devono fare grandi sacrifici per adattarsi. Questo vi aspetta, bisogna che siate preparati e forti, che lo prevediate prima; e allora più preghiera, più umiltà, più fede, e praticare quello che vi è stato insegnato in noviziato.
Se vuoi essere perfetto, vieni, lascia la famiglia. La vostra famiglia ora è la famiglia religiosa. Per la famiglia pregare e non avere preoccupazioni. Un figlio che si sposa lascia la sua famiglia e tutti gli interessi di quella per dedicarsi interamente alla propria. Questo è naturale. E nell’ordine di Dio è lo stesso. Voi offrite preghiere e sacrifici per la vostra famiglia e basta, non altre preoccupazioni. Il quarto comandamento diviene limitato per voi, perché avete acquistato un’altra famiglia, non avete da obbedire a papà e mamma, ma ai superiori. Uscire dalla famiglia, e si esca con il cuore. Vieni vuol dire: lascia la famiglia e vivi una vita perfettamente casta.
Dice poi al giovane di vendere tutto e dare tutto ai poveri, quindi il voto di povertà. Gesù richiede la povertà, la povertà come vi è stata spiegata nelle Costituzioni e nello Stato Religioso. E poi: Seguimi, e che cosa voleva dire? Segui i miei comandamenti, i miei consigli, i miei esempi. Seguire Gesù significa vivere come Gesù, imitare Gesù. Perciò, venendo a voi, non avete da seguire un metodo o un altro di santificazione, ma
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lo spirito paolino: vostre Costituzioni, vostro indirizzo, vostra pietà, vostre Maestre, vostro apostolato. Notate, se fate i voti qui, non li fate tra le Salesiane o le Benedettine. Bisogna che voi amiate la vostra Congregazione più di tutte: stimate tutte, ma amate [più di tutte] la vostra. Vi sono tante donne nel mondo, bisogna amare tutte, ma prima la vostra mamma. Stimate tutte le Congregazioni, ma amate quella che vi è madre.
Il giovane ricco se ne andò triste, perché aveva molte ricchezze e gli dispiaceva lasciarle. Il Vangelo non dice che egli si sia dannato, ma Gesù disse delle parole che fanno pensare, e che paragone ha portato! «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli»2. Ma vi possono essere ricchi che vivono in spirito di povertà. Una qualunque passione può portare alla rovina: l’invidia, la pigrizia, la superbia, la tiepidezza, la lussuria. Queste passioni le abbiamo tutti, però combattere specialmente quella che ci tormenta di più. Pietro si fece avanti con molta semplicità e disse a Gesù: «Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito (non come questo giovane), che cosa avremo?». «Riceverete il centuplo e la vita eterna»3.
Quanto bene potete fare in Congregazione! Quanto sante vi potete fare! Quanti mezzi avete! Bisogna avere fede. Non dico che per voi raggiungere la santità sia difficile come per un secolare. Riceverete adesso il centuplo di beni materiali. Qualcuna viveva in una casetta forse in affitto; adesso in Congregazione avete cento case, anche in America, in Asia. E riceverete il centuplo di beni spirituali e di beni materiali. Quante cure ad esempio per la salute! Ad Albano qualche volta penso: Se queste persone fossero state in famiglia non avrebbero trovato tante cure e «…poi possederete la vita eterna». Non c’è paragone con il dire: Io faccio i nove venerdì, i sabati della Madonna... Se siete suore osservanti morirete sicurissime del cielo, perché avete praticato i comandamenti e i consigli. L’osservanza religiosa di una suora è il segno sicuro della sua eterna salvezza. Le suore che sono modello di carità, bontà, dedizione, sono
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sicurissime della loro salvezza eterna. Ma voi non siete suore solamente, ma Paoline. Che cosa vuol dire? Che bisogna che prendiate la mente di S. Paolo, perciò leggere le lettere di S. Paolo, le Costituzioni, pensare come si pensa in Congregazione, pensare a S. Paolo. La meditazione su S. Paolo, sulle sue lettere sia frequente. Amore alla Congregazione: dalle Maestre all’ultima aspirante, amare le case, i mezzi di apostolato, di studio, le pratiche di pietà, insomma la vita paolina e abituarsi a vivere la vita paolina. Amare l’apostolato, portare la parola di Dio alle anime.
Allora ecco lo scopo del noviziato: trasformarsi da buone giovani in buone religiose. Badate bene però, a meditare bene se tutti gli impegni che assumete pensate di poterli poi adempiere. Ma li adempirete se continuerete a pregare come pregate qui. La preghiera assicura la perseveranza e il progresso.
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* Predica, in ciclostilato, fogli 3 (21x31,5). Nel ciclostilato la data indicata è 6 novembre, ma all’inizio del testo si dice: “Siamo al 10 novembre”. Non è indicato il luogo, ma certamente è Roma. [Roma] 6.11.1954.

1 Cf Mc 10,17-22.

2 Cf Mc 10,25.

3 Cf Mc 10,28-30.