Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ *


Il modello di tutte le preghiere che si devono dire, sia della preghiera liturgica, sia della preghiera privata, è il Padre nostro. Quanto più le preghiere si modellano sul Padre nostro, tanto più piacciono a Dio, quanto meno si modellano su questa preghiera, tanto meno piacciono a Dio1.
Nel centro del Padre nostro vi è la domanda: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra»2: fare sulla terra la volontà di Dio così docilmente, così prontamente come la fanno gli angeli in paradiso. Gesù poi ci ha insegnato come si compie la volontà di Dio, anzi come si prega per compiere la volontà di Dio. Nel Getsemani fece una lunga preghiera per prepararsi alla dolorosissima passione, alla morte a cui andava incontro. Egli domandò al Padre: «Padre, se è possibile, allontana da me questo calice della passione, però non fare la mia volontà, ma la tua. Non sicut ego volo, sed sicut tu: non come vorrei io, ma come vuoi tu»3. Quel «sicut ego volo» esprimeva un sentimento della natura che per sé rifugge dalla morte e dalla sofferenza, ma subito dopo egli si sottomette alla legge dello spirito: «Non sia fatto come voglio io, ma come vuoi tu».
Di Gesù era stato profetizzato che avrebbe compiuto sempre il volere del Padre celeste: «In capite libri scriptum est de me, ut faciam voluntatem tuam»4. Il senso è questo: la storia di Gesù è intitolata: storia di un uomo che ha sempre fatto il volere di Dio. In questi giorni noi consideriamo Gesù nel presepio. Là comincia la storia di questo uomo che è anche Dio, il Figlio di Dio, il quale compie la volontà del Padre celeste.
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Tutti i misteri gaudiosi si potrebbero ridurre a una sola considerazione, cioè come si compie la volontà di Dio. Così nel mistero dell’annunciazione Maria finisce col dire: «Sia fatto di me secondo hai detto»5, cioè secondo sei venuto a dirmi a nome del Padre celeste. E compie la volontà di Dio andando a visitare S. Elisabetta, portando la salute a quella casa.
E così il Figlio di Dio nasce in una povera grotta, e da Gesù, da Maria e da Giuseppe, che non avevano trovato posto nell’albergo, si compie la volontà di Dio.
Nel quarto mistero contempliamo Maria che compie ciò che era prescritto dalla legge, ancorché strettamente non vi fosse obbligata. Nel quinto ricordiamo l’episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù che si conchiude con le parole: «Et venit Nazaret et erat subditus illis: E venne a Nazaret ed era soggetto a Maria ed a Giuseppe»6.
Ugualmente nei misteri dolorosi è sempre Gesù che piega il capo innanzi alla volontà del Padre celeste. Comincia ad accettare il calice amaro della passione nell’orto del Getsemani; segue la flagellazione, quando viene trattato come il più vile malfattore; poi piega la testa dinanzi alla corona di spine e allora ripara anche tutti i nostri peccati di disubbidienza, di orgoglio; quindi Gesù accetta la sentenza di morte e prende sulle spalle la croce, viene crocifisso sul Calvario sotto gli occhi di Maria. E passate le tre ore di agonia, «inclinato capite emisit spiritum»7: compie l’ultimo atto di obbedienza, piega la testa alla volontà del Padre celeste, inchina il capo e accetta e subisce la morte.
Dall’inizio alla fine della vita: sempre il volere di Dio. Questo è il modello nostro, da quando siamo entrati nel mondo fino all’ultimo respiro.
Si indicano tanti mezzi di santificazione. Vi sono di quelli che moltiplicano i metodi e disorientano molte anime. La santità è semplice: sta nel volere di Dio. Quante meditazioni, quante letture, e quante pubblicazioni dovrebbero essere eliminate! Fermarsi maggiormente su questo: ciò che piace a Dio, quel
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che vuole il Signore, così che noi alla fine della vita possiamo accettare l’ultimo comando di Dio, che sarà un invito: «Avanti, servo buono e fedele!». Il servo buono e fedele è colui che compie il volere di Dio costantemente. «Avanti, entra a far parte della beatitudine del tuo Signore, nella felicità di Dio stesso»8. Ma chi non avrà sempre compiuto il volere di Dio sulla terra, può pensare che avrà da purificarsi in purgatorio, se solamente ha trasgredito il volere di Dio in cose piccole, ma potrebbe ricevere anche la sentenza di condanna all’inferno, se il volere di Dio l’ha trasgredito in cose gravi.
Gesù venne a riparare il peccato di disobbedienza di Adamo e di Eva e lo riparò con l’obbedienza fino alla morte di croce: «Propter quod et Deus exaltavit illum…: Per questo Dio lo ha esaltato sopra tutto il creato, re del cielo, sicché ogni creatura deve piegarsi innanzi a Dio»9.
Allora il metodo per farsi santi si riduce a questo: compiere la volontà di Dio. Tutto quel che si scrive, tutti questi manuali di preghiera, vanno bene quando ci portano a compiere la volontà di Dio. Quando però sono così aerei e non portano alla pratica: Oggi qual è la volontà di Dio sopra di me?, bisognerebbe metterli da parte e dire: Voi mi disorientate, io ho un gran sole davanti che è il volere di Dio, e quello devo seguire.
Vigilare molto sulla nostra pietà e sui libri che leggiamo. Quando la pietà è indirizzata a glorificare Dio: «Gloria in excelsis Deo», e nello stesso tempo a compiere da nostra parte il volere di Dio: «pax hominibus bonae voluntatis»10, a eccitare la volontà, a fare la volontà di Dio, allora è buona. Quando non contiene questi due elementi essenziali, non è conforme al Padre nostro, il quale si divide in due parti che riguardano la gloria di Dio e la salvezza dell’anima nostra nella volontà di Dio.
Per salvarci ci vogliono due volontà: la volontà di Dio e la volontà nostra, le quali devono formare una sola volontà. Noi sappiamo che Iddio ci ha creati per il paradiso, ci vuole vicino
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a sé e ha disposto per questo tutti i mezzi e tutte le circostanze. A molte anime ha dato la vocazione, ad altre ha assegnato i doveri del cristiano e della vita comune, ma si riduce tutto a compiere la volontà di Dio. Egli è sapientissimo e sa che cosa disporre perché possiamo andare in paradiso: «Ha disposto tutto in numero e peso e misura con sapienza infinita, con amore infinito»11. Noi dobbiamo solo uniformarci a ciò che Dio vuole, accettare quello che il Signore dispone per noi, sia un ufficio, un orario, un comandamento di Dio, sia il libro delle Costituzioni.
Notare bene che il Signore dispone anche le cose minime per la nostra santificazione che si compie per mezzo di piccoli atti, in tutti i minuti della giornata. A volte le cose più insignificanti, quelle che si attribuiscono al caso sono invece proprio disposte dal Signore: ricevi uno spintone e te la prendi con la sorella; è il Signore che l’ha permesso. Dio comanda le cose o le permette: una delle due. Ma per che cosa? Per un fine solo,che ci facciamo santi. È tutto disposto. Non cade un capello dalla testa senza il consenso di Dio. E un capello poi è ben poco. Allora se noi ci uniformiamo alla volontà di Dio, abbiamo da una parte la grazia di Dio che ci accompagna a compiere ciò che egli vuole, e dall’altra la nostra volontà che si fonde con la sua: ecco la santità! Che cosa premia Iddio? Quello che è fatto secondo le sue disposizioni.
La volontà di Dio in che cosa consiste? Anzitutto è espressa dai comandamenti. Ogni comandamento ha una parte positiva e una parte negativa, cioè vi è un precetto e vi è una proibizione. La volontà di Dio poi si manifesta per mezzo della Chiesa che ha autorità di far leggi per la santificazione dei suoi figli. La Chiesa ha inoltre approvato le nostre Costituzioni che divengono obbligatorie per ciò stesso che sono la volontà di Dio sull’Istituto in generale e sulle singole persone in particolare. La volontà di Dio si manifesta ancora nelle disposizioni dei superiori che distribuiscono gli impegni della giornata secondo l’orario, gli uffici, secondo la capacità e il bene della Congregazione. Essi non devono prima accontentare noi, ma anzitutto
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cercare il bene superiore comune. Qualche volta un ufficio a una persona non piace ma, o si è suore fino in fondo o non lo si è affatto. Se siamo entrate nell’Istituto è per far la vita comune e per servire la Congregazione. Prima suore, facendo quello che viene assegnato. Ma a me piace questo, piace quello!. Prima il bene comune. Questo è compreso in ciò che si esprime nella professione.
La volontà di Dio si manifesta ancora in tante maniere particolari. Una persona ha poca salute: quale è la volontà di Dio? Una persona ha tanta salute: quale è la volontà di Dio? La prima che si faccia molto santa con la pazienza e con il fare ciò che le è possibile, la seconda che lavori di più perché ha più energia, come se avesse più denaro e può spendere di più. Tutto si deve spendere per il Signore. La volontà di Dio si manifesta anche con il tempo: buono, cattivo, caldo, freddo; talora ho accanto una persona che ha buon carattere, talora una che ha cattivo carattere; comincio un lavoro e mi viene la distrazione, devo sopportare me stessa; comincio la preghiera e la mente se ne va.
Dobbiamo farci sante con le tentazioni, con gli inconvenienti di salute che abbiamo e con tutte le particolarità che o sono disposte o sono permesse da Dio nella vita.
Come mai seguiamo dei principi così generali nella santificazione? Vogliamo farci santi? Dì allora: Voglio far bene le cose in questo momento. Il proposito di farci santi, sì, purché questo si applichi al particolare, a ciò che in questo momento il Signore permette o dispone, che può essere gradito o meno. Come si deve fare la volontà di Dio? Ciò comprende tutte le condizioni: farla volentieri perché è la più utile per noi, è la cosa più gradita a Gesù, dà maggior ossequio e maggior gloria a Dio.
Si sono introdotte maniere di esprimersi che non sono da conservare. Si commenta una disposizione, un ordine, un trasferimento di persone, ecc...; si trovano mille ragioni, mille spiegazioni; si attribuisce la causa a questo e a quello; si scrivono lettere e più di tutto si fanno lagnanze lunghe che non finiscono mai. Ci sono persone alle quali per far dire un sì ci vuole un anno e qualche volta non basta. Ma non andiamo troppo a cercare i perché, ce n’è uno solo: il Signore ti vuole santa. Il perché dipende da Dio, e in lui trovi tutte le spiegazioni. Il Signore
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ti vuole in paradiso, però il paradiso è di quelli che fanno bene la volontà di Dio. Ma è venuto quel caso…, c’è stata quella circostanza..., non son stata capita..., hanno fatto la tal relazione.... Il caso è nella mente degli increduli, nella teologia di quelli che hanno fede non esiste, esiste solo il Signore il quale: «Alta et humilia respicit: guarda tutto, le cose grandi e le cose piccole»12. D’altra parte solo lì si ha la pace.
Se una accetta tutto con buona volontà adattandosi: Piace a te, Signore, piace anche a me, allora c’è la pace: in vita, in morte e in paradiso. Altrimenti la vita va avanti con mille lagnanze e con mille mormorazioni, con l’infelicità e con disturbi nella comunità. Quanto è bello quando ognuna fa tutta la sua parte, secondo quanto è stato disposto! È come quando un corpo è sano, e il piede fa la sua parte, così la mano, il cuore, i polmoni, il sangue, ecc. L’organismo è sano, vegeto, attivo, prospero e produce.
In comunità bisogna eliminare anche un’altra maniera di dire e cioè: Mi piace… non mi piace. Questa parola: mi piace, è tante volte una parola sensuale. È la persona che esprime di essere schiava del senso, del gusto, della curiosità: mi piace vedere quella pellicola, mi piace questa minestra, mi piace dire questa parola, parlare di quei fatti o di quelle notizie che sono pervenute e, magari criticando gli altri, trattare ciò che non è di mio dovere. Mi piace: piace al senso. Il mi piace è da eliminare in una persona che vuole farsi santa! Piace a Dio o dispiace a Dio: ecco il vocabolario che confrontano quelli che davvero vogliono farsi santi. Usare invece la parola: dovere, non la parola: piacere, che quando è soprannaturale va bene, quando è sensuale, e per lo più lo è quando ci esprimiamo, non va bene. Mi piace perché piace a Dio, perché è bello, perché è vero, perché è giusto, perché è cosa utile: allora va bene. Invece quando esprime il nostro sentimento umano, no. Conformarci al divino volere.
È da ristampare quel libro intitolato Il girasole13. Tratta dell’anima che come il girasole si volta verso il sole, il sole della
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volontà di Dio. Sono stato una volta con il superiore generale della Piccola Casa del Cottolengo di Torino a visitare le suore di una casa della diocesi. Entrato, sveltissimo, ha salutato [dicendo]: Suore, state sempre al sole, guardate sempre il sole, vi do la benedizione. E basta, partì. Qual era il sole? Tutte le suore lo sapevano bene, perché avevano sentito tante volte le sue prediche: il sole della volontà di Dio.
Discendiamo un poco nella nostra coscienza. Non è vero che molti libri di pietà e di lettura spirituale e di ascetica sarebbero da eliminare? La predica più frequente che dovrebbe farsi è sulla volontà di Dio, perché l’utile è tutto lì. Cosa vogliamo inventare? Inventare il metodo di Gesù Cristo, se fosse da inventare, ossia la storia di chi fece sempre la volontà del Signore. È tutto detto. Occorre tanto umiliarsi nella nostra volontà: vorremmo che il Signore si adattasse a noi, facesse piovere quando ci piace e facesse splendere il sole quando ci piace. Eh, ma il Signore farà la nostra volontà quando noi avremo fatta la sua! E perché infinite domande e preghiere non sono esaudite? Perché non finiscono mai con il dire: «Non sicut ego volo, sed sicut tu: non come voglio io, ma come vuoi tu»14.
Studiare anni e anni la volontà di Dio per farla malamente o per non farla, che cosa significa? Significa vivere anni e anni inutili per l’eternità. Eh, ma io faccio questo, faccio quello! Noi abbiamo una sola cosa da fare: il volere di Dio. Non sappiamo neppure se il Signore vorrà lasciarci ancora in attività quest’anno, oppure se vorrà che stiamo in un letto, ma siccome ciò che è da fare veramente è solo il volere di Dio, noi aspettiamo che il Signore si manifesti. Di S. Martino si legge che si pregava con insistenza perché guarisse ed egli invece aveva un gran desiderio di andare in cielo. Allora disse chiaramente: Se è proprio tuo volere, o Signore, che rimanga qui, non ricuso la fatica, starò ancora sulla terra, ma il mio desiderio sarebbe di andare in paradiso, però prima di tutto il tuo volere, o Dio.
Ci benedica il Signore! E ricordiamoci che la santità sta in queste due dita della fronte. Lasciamo che i superiori possano disporre di noi più liberamente. Perché devono fare tanti calcoli?
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Chissà come devo dire le cose a quella, come devo presentargliele perché le accetti? Ma siamo religiose, cioè mi sono data tutta a Dio, mi sono consacrata tutta a lui, tutta mi offro... e poi a volte mi riservo la testa, la mente. Guardiamo se siamo davvero religiose, cioè legate a Dio: «Religio a religando dicitur»15, legate a Dio, il quale può disporre del suo servo in tutto, e il suo servo in tutto, sempre, volentieri, accetta il volere di Dio.
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* Meditazione, tenuta alla FP, [Roma], 28 dicembre 1954, stampata in Prediche del rev. Primo Maestro, Esercizi di Grottaferrata e di Albano 1954, ed. 1957, pp.145-154. Anche per questa meditazione vale quanto le curatrici hanno annotato nella nota dell’asterisco (*) della meditazione n. 30.

1 Cf S. Cipriano, Trattato sul Padre nostro, cap. I.

2 Cf Mt 6,10.

3 Cf Mt 26,39.

4 Cf Eb 10,7: «Nel principio del libro è detto di me: [Ecco io vengo] per fare la tua volontà» (Volgata).

5 Cf Lc 1,38.

6 Cf Lc 2,51.

7 Cf Gv 19,30.

8 Cf Mt 25,21.

9 Cf Fil 2,9-10.

10 Cf Lc 2,14: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà» (Volgata).

11 Cf Sap 11,20.

12 Cf Sal 112,5-6 (Volgata).

13 Don Alberione allude al libro di P. Geremia Dresselio sj, La conformità alla volontà di Dio (Heliotropium), Alba, Pia Società San Paolo, [1930], pp. 432. Il termine latino heliotropium significa “girasole”. Cf DF, ed. 2001, p. 191, nota 15.

14 Mt 26,39: «Però non come voglio io, ma come vuoi tu».

15 «Religione, si dice, che deriva da legare». Cf S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, IIa-IIae, q. 81.