Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. UNIONE CON DIO E CARITÀ FAMILIARE *


Certamente avete fatto molto lavoro quest’anno. E credo che abbiate lavorato sempre nello spirito della Congregazione e nello spirito di S. Paolo secondo le direttive impartite. Avete come esempio la Prima Maestra. Imitate lei in questo spirito. A lei il Signore ha dato le grazie per il suo ufficio, per guidarvi. Non solo ascoltarla, ma seguirla come madre, specialmente ora che con l’estendersi della Congregazione ci sono sempre cose nuove. Più vi uniformate, più vi farete dei meriti e più il Signore abbonderà in grazie. Pensiamo [anche agli esempi] delle sorelle che ci hanno preceduto e che possono avere necessità dei nostri suffragi.
Prima di disperdervi dagli Esercizi, cercate di sentire la Congregazione che vive in terra, in purgatorio e in cielo. In cielo troveremo la Madonna, S. Paolo, tutti i meriti, tutto lo sforzo che abbiamo fatto per far bene. Il Signore vede tutto ciò che noi facciamo su questa terra di bene e di male. Tutto viene ripreso come su una pellicola cinematografica dove il sonoro sono le parole dette e gli scherzi fatti per tenervi allegre. Ci sia sempre nelle case una sana letizia, letizia che viene dall’unione con Dio, dalla carità vicendevole che si risolverà poi in eterna letizia.
La pietà sta nello spirito di fede, nelle virtù teologali, nell’umiltà. È molto utile che negli Esercizi si chiudano bene i conti, e poi andare avanti serene. Credere all’articolo di fede: la remissione dei peccati. Non più dubbi, né scrupoli.
Oltre alla pace interiore ci vuole la buona convivenza: trovarci bene tra di noi. Quando si viene da fuori si porti la gioia e in casa si trovi buona accoglienza, siamo in famiglia, sentiamoci sorelle. La prima persona di famiglia è Gesù: liete con Gesù! Quando vado nelle vostre case, mi sembra di essere di casa, perciò alle volte mi dimentico perfino di salutare. Aprite il cuore alla vostra Mamma, al vostro padre S. Paolo, agli angeli custodi, a Gesù. Tutto quello che avete da raccontare contatelo a
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Gesù, davanti a Gesù spolverate il cuore, la mente, la volontà, così entrate nell’intimità. Poi recitate un bel Confiteor, il Signore vi purificherà, e fate come Maria a Betania. Nelle vostre case ci sia ancora letizia che venga dalle consorelle. Che la casa sia accogliente per le necessità fisiche, che sia accogliente per la compatibilità dei caratteri: tutti abbiamo il nostro caratteraccio o caratterino! Si viva come sorelle che si vogliono bene: «La carità è paziente, è benigna»1. Fanno bene anche gli scherzi, non si può vivere sempre tirate, non ci siano i musi. È già tanto dispendioso il nostro apostolato, dispendioso di forze e di denaro, perciò quando siamo a casa è bene vivere liete. Cerchiamo di esercitare la pazienza noi, non farla esercitare alle altre, quindi convivenza moralmente serena!
Inoltre il Signore per sei giorni creò e al settimo si riposò: al settimo riposate anche voi. Se non potete alla domenica, perché magari avete da fare una festa del Vangelo, riposate al lunedì. In sostanza, vi sia ristoro fisico e morale nelle nostre case, ma si facciano poi delle mortificazioni: le mortificazioni dell’obbedienza, della carità, della povertà, le mortificazioni che vengono dalla vita comune, farle veramente queste! In primo luogo la carità: vivere in carità verso Dio e verso il prossimo, essere totalmente di Dio. Non guardiamo tutto quello che all’esterno ci può disturbare, ci sia amor di Dio. Ognuna, nelle singole case, dica così: Il mio amor di Dio ora si deve manifestare nel sopportare, nel contribuire a qualunque costo alla carità, nel cercare di andare d’accordo: non è necessario ricorrere subito al cambiamento. Maria andando nella casa di Elisabetta portò Gesù, portò il bene. E noi che cosa portiamo? Andando nelle case portiamo tanto bene. Viviamo nella serenità e nella tranquillità per compiere [bene] l’apostolato. E se lavoreremo così, lavoreremo con più merito, salveremo più anime e ci presenteremo al giudizio di Dio serene e contente. Il bene per le anime parte dalle case dove regna la carità, infatti la riuscita dell’apostolato sta tutta nell’unione con Dio e nella carità familiare.
Il Signore vi benedica: possiate fino all’ultimo momento vivere la vostra vita spirituale.
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* Meditazione tenuta durante un corso di Esercizi spirituali, [Roma] 10 luglio1954, stampata nel sedicesimo citato nella meditazione n. 17, nota dell’asterisco (*).

1 Cf 1Cor 13,4.