Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. CONFERENZA ALLE SCRITTRICI *


Quanto alla redazione bisogna dire una cosa: necessariamente e con molta cura ordinare lo studio alla redazione in maniera stretta, in modo da imparare ciò di cui avete bisogno e d’altra parte non caricarvi di ciò che non vi occorre; ma quello che fa per voi approfondirlo, allargarlo bene.
Due cose fanno per voi: 1) la forma dello scrivere, la lingua; 2) la materia, cioè le cose da dire. Prima imparare a parlare e poi saper cosa dire in sostanza, se no, non si scrive.
Perciò [lo studio] delle lingue nazionali: studiare in ogni nazione la propria lingua, coltivarla bene. Si sappia bene l’inglese, si sappia bene lo spagnolo, perché devono scrivere così, e in Italia si sappia bene l’italiano.
Certamente che se una [suora] è in Italia e sa anche un po’ di francese, giova, perché vi sono anche cose da tradurre, e invece se ha da tradurre in portoghese bisogna che sappia, da una parte capire ciò che vuol dire la lingua italiana e poi sappia esprimersi bene, esprimere i concetti giusti nella lingua portoghese.
Quest’anno, ad esempio, abbiamo fatto tradurre tanti testi, ma quasi nessuna traduzione è stata ben fatta; buona parte si è dovuta rifare. Sono cinque i sacerdoti [impegnati] a rifare: un po’ dal tedesco, un po’ dall’inglese e un po’ dal francese, dallo spagnolo non mi pare.
Lo spagnolo non ha oggi ancora una produzione molto stimata, sebbene abbia delle edizioni buone; d’altra parte, in generale, gli spagnoli sono fedeli alla dottrina cattolica. Vi sono cinque o sei libri usciti ultimamente che hanno una qualche importanza.
Dunque, la lingua nazionale! Che la sappiano le aspiranti, poi man mano le novizie, le studenti, ecc. Questo quanto alla forma. Quanto alla materia poi, voi avete bisogno di [conoscere]
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certe cose e altre no. Avete bisogno di ciò che vi serve per l’apostolato e non di quello che non vi serve. Bisogna che siamo spicci, che siamo svelti: i mezzi più celeri in sostanza, mettendo da parte ciò che non fa per noi. Quando una va al mercato, non vorrà comperare tutto il bazar perché ci sono tante cose belle e buone, prende quello che le occorre per preparare alla famiglia un pranzetto sufficiente e conveniente. Quindi, vedere bene.
Per esempio ora, facilmente ridurremo [lo studio] del greco al minimo. In questi giorni devo parlarne con i superiori. Praticamente nessuno si serve del greco, nessuno predica in greco; per esempio, a chi si dovrebbe predicare in greco? I greci hanno così trasformato la loro lingua che se uno andasse in Grecia e parlasse il greco che ha studiato, quasi non si farebbe capire.
E così per altre materie. Quanto al latino per voi è sufficiente che si sappia da capire bene la liturgia. Ci possono invece essere delle cose che interessano a noi sacerdoti, per esempio i Padri. Saper leggere e capire bene i Padri della Chiesa in certi punti, particolarmente nelle loro omelie, nella loro catechesi che è la catechesi più essenziale, almeno più antica.
Allora, ordinare insieme gli studi con molta diligenza. Teniamo un’adunanza dei superiori perché si ordinino gli studi in maniera da prendere ciò che è necessario ed escludere quello che non lo è. I bagagli inutili non servono, sono solo un peso: si può adoperare tutta quella capacità, quella attività, quella memoria in ciò che è necessario.
Quindi formare le idee e formarle giuste. Oggi il mondo è pieno di idee non giuste. Noi per formare e tenere le idee giuste dobbiamo attenerci ai libri, ai testi, specialmente la teologia dogmatica e morale, adoperati in Casa. Bisogna poi che leggiamo molto i discorsi del Papa. Voi li stampate e li diffondete: prima è bene che si leggano. Se avete comodità leggeteli a tavola, non tutti si capisce, perché ci sono delle cose anche molto difficili che hanno bisogno di riflessione e inoltre qualcuna potrebbe anche non capire.
Prepararsi bene alla redazione.
Un’altra cosa poi: nel nostro apostolato vi sono tre parti: una è la redazione, una è la tecnica e l’altra è la propaganda. In ordine di tempo e di dignità si potrebbe dire che la redazione è
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la parte principale, ma in ordine di efficacia, e proprio del vostro apostolato, è più importante la propaganda. Quindi studiare per essere in grado di farla bene. Noi siamo proprio indietro quanto alla propaganda; il libro, il periodico, la pellicola vanno dati largamente, bisogna che arrivino [alla gente].
Affidare alle suore che hanno studiato la propaganda, perché è la più difficile. Si dirà: Tutte siamo capaci ad andare nelle case. Va bene, siete capaci, ma [pensate] a tutto quello che ancora non è stato esplorato e neppure sospettato nella propaganda? Fra le idee che c’erano in principio ci siamo fermati soprattutto alla propaganda [capillare]. Perché sono cadute le iniziative di apostolato: stampa, pellicole, ecc.? Mancanza di propaganda [adeguata]! Quindi questa va messa in primo luogo tra le vostre occupazioni. Se vi saranno nelle librerie e negli uffici di propaganda e specialmente negli uffici centrali di ogni nazione delle persone capaci, vedrete che in dieci anni si guadagneranno vent’anni, si faranno due terzi in più. Ora certe librerie sono arrivate a buon punto. Dipende molto se chi organizza ha fatto studi. Quindi da una parte le scuole mettano le aspiranti in grado di scrivere bene: questo è fondamentale; dall’altra le scuole siano in grado di formare le propagandiste. Queste sappiano le materie, altrimenti andrete sempre in quella forma capillare che è quanto mai buona, tuttavia si deve molto progredire, perché si può arrivare più avanti, molto più avanti. Praticamente, perciò, stimare di più la propaganda. Perché non sono andate avanti tante iniziative di stampa? Perché è mancata la propaganda [organizzata]. Perché i nostri giornali muoiono tutti di fame? Abbiamo otto giornali cattolici quotidiani con centocinquantamila copie complessivamente. L’Unità1 ne stampa cinquecentomila. Vedete di che cosa si nutrono i contadini e gli operai? Si nutriscono di Unità. Essi fanno di ogni erba un fascio. Anche l’altra notte vi fu un’ondata d’arresti di comunisti, tutta gente titolata, i quali avevano rubato un po’ dappertutto, [anche] dalle opere pie. E di loro si tace, ma se ne fa qualcuna un prete o un cattolico, ne hanno per mesi e mesi da pubblicare.
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La faccenda nostra, il pericolo nostro è la mancanza di propaganda. Sapete che a Napoli il Quotidiano2 dopo tanti soldi a ciò destinati, ha fatto fallimento? Tutto il meridione ne ha pochissime copie. Cinquecentomila copie di Unità, contro ottomila copie di Quotidiano. Tutta quella gente è nutrita di Unità. Si dirà: Ma quella gente è ignorante, ecc.; ma quando vanno a votare il loro voto conta, è uno come quello del cardinale, ed è il numero [dei voti] che oggi conta. Con i voti vanno al governo quelli che hanno più voti, siano cattolici o comunisti. Allora, alla Camera il numero preponderante quale sarà? La legge elettorale è quanto mai imperfetta, ma intanto ci troviamo così.
Dunque, la cosa principale è la propaganda, anche per alimentare l’Istituto, perché cresca.
Fin dall’inizio si è sempre detto: Ci devono essere quattro ruote e non tre per camminare, non solo lo spirito quindi, non solo lo studio e non solo l’apostolato, ma [ci vuole] la povertà per provvedere all’economia. Le stampe, le numerosissime iniziative di stampa sono cadute per mancanza di propaganda. Non ci entrava l’alimento.
Adesso abbiamo da migliorare la redazione, farla meglio, andando anche più adagio, secondo lo spirito che si è sempre detto, ma aumentare anche le copie di ogni pubblicazione. Stampavamo quindicimila copie e ora ne stampiamo due mila, millecinquecento, tremila quando si arriva, se si tratta di qualche edizione eccezionale si arriva un poco più avanti. Questo ha diminuito molto lo sviluppo dell’istituzione paolina, perché non ci sono più le entrate proporzionate alle spese. Non che manchi il necessario, ma quell’abbondanza che permetteva uno sviluppo più celere, è un po’ diminuita. Quindi, adesso dare sempre più importanza a questo: alla propaganda.
In terzo luogo c’è da dire quello a cui ho già accennato: chi scrive guardi i bisogni delle anime e a chi dirige le sue pubblicazioni. […]3. È più facile fare scuola di teologia che fare un buon catechismo, certamente per fare un buon catechismo per i
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più, ci vuole altro... In ogni modo è importante che noi guardiamo i bisogni della gente e adattiamo il nostro parlare alle persone. Non ci vuol molto a far delle cose un po’ elevate. Bisogna invece nutrire anzitutto le masse.
In Italia, supponiamo, su quarantotto milioni di abitanti, trentasei, trentasette, trentotto milioni sono costituiti dalle masse; gli altri poi saranno professionisti, impiegati un po’ distinti, ecc. Noi dobbiamo principalmente nutrire le masse.
Quindi, sapere semplificare e dare alle anime il pane quotidiano. La gente non si nutre di liquori; bisogna dare il pane. Certe cose sono indicate per casi eccezionali, ve ne sono altre indicate per i casi ordinari. Vediamo perciò non solamente di sapere qualcosa, ma di sapere quel che è necessario. Per questo bisogna guardare a come faceva Gesù Cristo e che metodo lui ha seguito. Ma vi è questo metodo, vi è quell’altro.... Vi è il metodo divino, quello di Gesù Cristo. Non crediamo di far meglio.
Il metodo essenziale è quello, gli altri sono metodi. È come dire: ci sono tante cose da fare che non c’è neanche più tempo di guardare ciò che è essenziale fare. Noi sulla terra dobbiamo fare tante cose, ma una è la cosa essenziale che dobbiamo fare; le altre sono ordinate a questa: dobbiamo salvarci. Lo stesso è per il metodo: ci sono tanti metodi e tante scuole di metodologia, ma sono state già superate. Il metodo divino è l’essenziale e tutto il resto viene adottato, può essere usato da noi in quanto ci porta a praticare meglio il metodo divino. Possiamo prendere da tutto un po’, ma per portare lì: al metodo divino praticato meglio. Il metodo divino è quello che riguarda tutto l’uomo, è quello cioè che vuol portare a Dio l’uomo per intiero: la mente, la volontà e il cuore, questo è il metodo di Gesù e questo è da seguirsi.
Se consultate tante persone, una vi dirà una cosa, l’altra ve ne dirà un’altra: ma prima consultiamo Gesù. Formatevi sulla Scrittura, sul Vangelo, sulla teologia, specialmente sulla sacra Scrittura in generale. [Allora] indovinerete subito la volontà di Dio sopra di voi, cioè farete la vostra missione e indovinerete davvero il modo di aiutare le anime. Vi sono cose che sono superate cento volte e che vengono riproposte come novità. Ma
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non sono novità! Possono entusiasmare chi ha la fantasia un po’ scaldata e chi non riflette.
Non supereremo mai Gesù Cristo. La scienza e le scienze non arriveranno mai al sapere e alla scienza di Gesù Cristo, infinita verità e verità per essenza in tutto il modo di fare e di operare. Quindi, attenervi all’indirizzo della Congregazione: guardare bene ciò di cui hanno bisogno le anime, poi andare dal Signore e studiare il suo metodo di insegnamento.
Una vita di Gesù letta a tavola fa anche bene, però non sia critica perché annoia, tuttavia tenga conto di ciò che la critica dice. Ricordo che tra noi sacerdoti qualcuno aveva detto: Leggiamo la tal vita critica di Gesù Cristo. Per accontentare si prese quel libro. Di lì a un mese: Ma faccia il piacere, cambi quel libro.
Abbiamo bisogno di supporre tante cose, ma presentarle nella maniera che fa bene alle anime. Le anime che faranno profitto non sono quelle che amano le discussioni, sono le anime semplici, quelle che accettano la parola di Dio. «Revelasti ea parvulis, abscondisti sapientibus et prudentibus»4.
Adesso dobbiamo fare un’aggiunta nel catechismo, che cosa bisogna aggiungere? Bisogna che diamo non solamente il Catechismo sociale5, ma anche il catechismo di perfezione cristiana, perché ci sono tante anime nel mondo che vogliono tendere alla perfezione. Se il Signore vorrà e ce lo permetteranno, ne faremo come un catechismo di classe. Vi sono tante sentenze? Tenetevi alla sentenza di Gesù Cristo.
Bisogna che si sviluppi quel pensiero a cui ho appena accennato: vi sono tante scienze, ma bisogna possedere la sapienza, quella che è essenziale, che considera l’uomo com’è, uscito dalle mani di Dio, in pellegrinaggio verso il paradiso e che alla fine avrà quello che sulla terra avrà meritato. Questo è fondamentale, questa è la vera sapienza. In questo mettere a servizio della Congregazione le penne e la propaganda e l’insegnamento delle scuole.
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Nessuna si creda umiliata: tutte siamo a servizio della Congregazione. Il Papa si dice a servizio della Chiesa, delle anime: siamo tutti così. E come si è a servizio delle anime? Attraverso la Congregazione. Quindi i lavori, l’indirizzo generale si prenda dalla Prima Maestra. Qualche volta mi dicono: Ma lei non ha studiato quella cosa. Io rispondo: La Prima Maestra, in quanto a vera sapienza, ne sa più di tutte voi, non mi sbaglio, eh!. Quindi prendere bene da lei e tirare avanti. D’altra parte si capisce che ognuna deve stare nell’umiltà: Quello non lo so, devi dirmelo tu, devi farmelo tu. […]6. Dico il principio, ciò che è necessario per il governo. Perciò, avanti con fiducia, sempre. Fate in maniera che la Congregazione abbia membri efficienti. Vorremmo noi mettere a servizio della Congregazione le zappe? Certo, perché devono far crescere i cavoli. Mettere a servizio della Congregazione le scope? Certo, perché devono servire per la pulizia. Le macchine? Certamente. Le automobili a servizio della Congregazione. Ma non sottrarre mai ciò che è più importante, cioè il lavoro interiore e il lavoro di redazione, perché allora noi non saremmo Paolini. Bisogna essere Paolini! Prima Paolini, prima religiosi, poi fare questo e quello. Essere Paolini significa essere interamente della Congregazione, sia che si debba usare la penna o il pennello o la scopa. È la stessa cosa, tanto guadagna più merito chi fa meglio la volontà di Dio. E chi scopa può darsi che guadagni più di chi adopera il pennello, che guadagni più merito di chi scrive. Nessuna ha da esaltarsi. E non vogliate insuperbirvi, diceva Gesù agli Apostoli, anche se fate dei miracoli o cacciate il demonio7. «Dopo che avete fatto ciò che dovete, dite così: Siamo servi inutili»8. È Dio che fa tutto. Ci hanno messe lì. Come il prete che dice: «Hoc est corpus meum»9 è un servo inutile. Tuttavia Gesù vuole che il sacerdote la dica questa parola, ma è lui che cambia il pane nel suo corpo. «Non chi semina, né chi innaffia, ma chi dà l’incremento, che è Dio»10.
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Su questo punto però non vorrei che qualche suora perdesse i meriti sottraendo un po’ delle sue forze alla Congregazione: tutte le forze per la Congregazione, le forze spirituali, le forze intellettuali e poi verranno le forze fisiche. Chissà che certe propagandiste il giorno del giudizio non passino avanti ad altre, sebbene abbiano i piedi sformati a forza di camminare! Forse faranno delle scale e andranno più in su. Sono formate a queste idee le novizie? Che abbiano le idee giuste.
Tutte e tre unite: redazione, tecnica e propaganda. La propagandista ha bisogno di un foglio e va dalla redattrice: Fammi questo foglio; o la propagandista dice: Adesso c’è questo errore che circola, fatemi un foglietto. Fatelo! Bisogna servire la propaganda. Alcune dicono: Non siamo capaci. Facciamo quello che sappiamo.
Fatto quello che sappiamo, il Signore poi fa lui. Se noi occupiamo bene il tempo, anche se non possiamo produrre molto perché malate, il Signore manderà il supplemento che è il cibo necessario, manderà quel che manca. Questo dire: Non sono capace, è già una tentazione.
Nella scuola si fa qualche piccolo esercizio? Non disarmarsi mai, mai scoraggiarsi. Questa unione fra propaganda, tecnica e redazione è essenziale: che siano uno! Se no, stampiamo libri che sembrano utili, ma che nessuno prende, perché alle volte non rispondono a un bisogno. Sarà anche cibo in sé buono, ma non faceva al caso. Se la mamma al bambino che è appena nato mette davanti pane e salame, anche se di pane ve n’è una cesta e di salame ce n’è uno lungo un metro, il bambino muore di fame. La difficoltà maggiore è della propaganda. Adesso passate già alla propaganda collettiva, non è vero? Questo è già un buon passo. Qualche volta dare anche quello che non piace tanto.
Sulle tre divozioni bisogna che noi insistiamo sempre. Certo, queste tre divozioni faticano un po’ ad entrare: la devozione specifica al divin Maestro, alla Regina degli Apostoli, a S. Paolo. È il lavoro che dobbiamo fare.
Delle presenti, sono tante le suore venute dalle Case? Quante Case sono rappresentate?
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Tendere qui: in ogni nazione stabilire il vocazionario e il centro per tutto l’apostolato.
Il vocazionario non sarebbe la terza cosa da farsi, ma la prima. Gesù, quando ha cominciato il ministero pubblico, ha iniziato con il vocazionario. Subito, appena ricevuto il battesimo, ha chiamato Andrea e l’altro discepolo di cui sappiamo il nome, Pietro, Giacomo, Giovanni, ecc. Prima di cominciare si è fatto il collegio, il vocazionario, poi li ha tenuti in prova e dopo un certo tempo li ha nominati apostoli.
Nelle varie nazioni vi sia il vocazionario e il centro di redazione. Si dia l’indirizzo. Non si creda però che quando una ha studiato debba necessariamente fare scuola o dedicarsi alla redazione. Vi sono altre cose in Congregazione che sono importantissime, fondamentali: bisogna saperlo. Se in una nazione vi è una maestra delle novizie che abbia studiato, le novizie vengono formate molto meglio. E vi sono tanti uffici così. Però guardarsi bene di non mettere la testa grossa e le braccia piccole. Voglio dire: chi studia sia più virtuoso; se no, sarebbe meglio che non studiasse, perché si carica di nozioni che dopo non utilizza per la gloria di Dio.
Non crescere solo nel sapere, bisogna crescere parimenti nel volere, cioè nella virtù. Quelle che non crescono nella virtù bisogna che non studino, perché poi hanno la responsabilità d’avere un talento e di non saperlo adoperare. Sarebbe meglio che non l’avessero avuto, meglio che non avessero studiato. Allora non si sentirebbero umiliate a fare certi lavori umili e, facendoli, guadagnerebbero tanti meriti in più. Capita che una cosa che si saprebbe fare, non si fa bene, e invece si disdegna di fare quello che è più umile.
Molti vescovi non vogliono più mandare i loro chierici nei seminari interdiocesani e regionali perché questi pretini che escono di là dove hanno tutte le comodità, non vogliono più andare nelle parrocchie di campagna. Hanno imparato a studiare e dopo non vogliono più fare quell’obbedienza e lavorare in quella sottomissione che è necessaria, e allora restano vuoti. Un talento è meglio non averlo che non saperlo usare bene, almeno non c’è la responsabilità davanti a Dio. Come è meglio non essere suora, anziché fare come si vuole. Il parroco di
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Benevello11 a una certa suora che non la finiva più di fare obiezioni, disse: Ma potevi stare a casa, così facevi come volevi. Ma perché non sei stata a casa? Va’ ancora adesso. Bastò quello per farle cambiare tante idee. Allora? E sì, bisogna che siamo così. Noi stiamo bene quando facciamo la volontà di Dio e stiamo male ogni volta che ci allontaniamo da essa.
Quest’oggi le preghiere sono per tutte le suore che fanno la redazione, sabato prossimo sarà per la vita religiosa. Pregare perché tutti siamo osservanti.
Voi avete fatto tanto per la chiesa Regina Apostolorum e la Madonna tiene conto di ogni sacrificio.
All’inizio abbiamo fatto imparare la tecnica e la propaganda, ora bisogna aspettare il tempo della redazione. Ma per la redazione bastano i libri principali, per salvarsi quello che basta è l’essenziale. Invece la propaganda deve arrivare alle anime.
Adesso, vedete come stiamo nel mondo? Siamo oltre due miliardi e cinquecento milioni di uomini. Hanno fatto il Congresso internazionale delle popolazioni e hanno constatato che ogni giorno l’umanità cresce di cento ottantamila individui. Vedete quante anime da salvare! E fra pochi anni avremo tre miliardi di uomini. Noi saremo sempre insufficienti. Se foste anche un milione, non arrivereste ancora con il vostro apostolato. Quindi si mostra sempre più urgente il problema delle vocazioni.
Qualche conferenzina sulle vocazioni, la fate fare come esercizio? Potete fare un elenco di conferenze che si dovranno fare in seguito, poi si faranno sviluppare.
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* Conferenza, in sedicesimo, tenuta a Roma, il 2 dicembre 1954. Nello stesso giorno è stata tenuta una meditazione alla Famiglia Paolina dal titolo “La redazione”stampata in Per un rinnovamento spirituale (RSP), pp. 542-546. Il testo della conferenza non corrisponde a quello della meditazione.

1 Giornale quotidiano della sinistra italiana fondato nel 1924 da Antonio Gramsci (1891-1937), organo ufficiale del Partito comunista italiano.

2 Il Quotidiano, giornale politico e di informazione, organo dell’Azione Cattolica Italiana. Il primo numero uscì l’11 giugno 1944.

3 Originale: Si possono fare cose tanto difficili ed è più facile fare le cose difficili.

4 Cf Mt 11,25: «Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli».

5 Alberione G., Catechismo sociale. Elementi di sociologia cristiana, Roma 1950 (1a edizione). Cf Damino A., Bibliografia di Don Giacomo Alberione, EAS, Roma 1994, pp. 56 e 114.

6 Originale: Non dico che uno debba andare a indorare le copertine con la trancia.

7 Cf Lc 10,20.

8 Cf Lc 17,10.

9 Cf Mt 26,26: «Questo è il mio corpo».

10 Cf 1Cor 3,7.

11 Benevello, paese in provincia di Cuneo vicino ad Alba, dove Don Alberione si recò più volte per motivi di salute o di pastorale. Benevello è il paese natale di alcuni membri della Famiglia Paolina, fra cui il venerabile Maggiorino Vigolungo (1904-1918) e sr Nazarena Morando (1904-1984).