Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. LA CHIESA TEMPIO DI DIO *


Il predicatore ieri sera notava che per Gesù, per Maria, per Giuseppe: «Non v’era posto all’albergo: Non erat eis locum in diversorio»1, e Gesù andò a nascere in una povera grotta. Egli, Uomo-Dio, il creatore di tutto, non aveva un posto.
Non solamente Betlemme gli rifiutò un posto degno, un posto nell’albergo, ma dovette fuggire anche dalla Palestina perché era cercato a morte. Andò esule in Egitto e, quando ritornò, dovette scegliere la sua abitazione in un povero sperduto villaggio: Nazaret. Anche durante il ministero pubblico qualche volta non lo volevano ascoltare e gli abitanti stessi di Nazaret tentarono di buttarlo dall’alto del monte, su cui era costruita la cittadina. Più tardi si fece una congiura: Occorre togliere quest’uomo, fa troppi miracoli. E quando Gesù stava innanzi al tribunale di Pilato, molti gridarono: «Tolle hunc, tolle hunc: Levalo, levalo, mettilo a morte»2. «Nolumus hunc regnare super nos»3, non lo vogliamo. Questo si ripeté nei secoli quando i pagani dicevano: Per tutti gli dei c’è posto, ma per Gesù no, perché Gesù è un Dio che vuole regnare solo.
Oggi in quante parti del mondo Gesù viene scacciato! Gli si fa una guerra spietata, non si vuole che regni nelle leggi, nei costumi, nella scuola, né nei cuori. Si cerca di strappare Gesù anche dalle anime e alle volte dalle anime più semplici e innocenti.
Occorre la riparazione. Noi l’abbiamo compiuta in parte. Se a Gesù non si fece un posto, voi avete cercato di fagli posto
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moltiplicando i presepi. C’è stata una specie di gara per renderli più attraenti, più devoti, più vari. Avete cercato di riparare con la Comunione, tutti. Maria che aveva deposto il suo Bambino sopra paglia dura e fredda, questa volta, offrendoci Gesù, lo ha deposto in un cuore caldo, in un cuore umile, in un cuore generoso se veramente si è fatta bene la Comunione di Natale. Riparare a questa ingiuria fatta a Gesù Cristo che potrebbe cacciarci tutti da ciò che ha creato, e da ciò che gli appartiene.
In modo particolare noi abbiamo cercato di riparare con il costruire l’abitazione a Gesù e abbiamo detto: Se Gesù è stato cacciato da Betlemme, noi abbiamo cercato di costruirgli una chiesa per la quale certamente abbiamo dovuto procedere secondo la nostra povertà, ma abbiamo anche cercato di presentargli ciò che era possibile e degno di lui. È necessario che teniamo Gesù con noi, è necessario che stimiamo l’abitazione di Gesù, è necessario che vediamo nel tabernacolo la casa del Signore, la sorgente di tutti i beni. Per un chiamato alla vita religiosa tutto il resto è zero: l’abilità nell’apostolato, il successo negli studi, la pratica della povertà e la buona educazione. Ogni cosa sarebbe zero (0), ma se vi si mette davanti l’uno (1), che è la pietà, l’amore a Gesù Cristo, tutti gli zeri acquistano il valore dovuto (10, 100…). Considerare la pietà eucaristica, la pietà mariana, la pietà paolina, la fonte di ogni bene e il grande mezzo per la formazione, e non solo, ma la fonte di tutti i beni per la vita. Non è solo una bella esclamazione dire: Da me nulla posso…4, è una verità fondamentale. «Sine me nihil potestis facere»5. Verità fondamentale! e beato chi la intende e chi la fa principio e filo direttivo della propria vita.
Amiamo la nostra chiesa, ora abbiamo due chiese: l’una adatta alle nostre pratiche di devozione particolari, l’altra adatta specialmente per le grandi funzioni alle quali può partecipare anche il popolo.
Ora sono da notare tre cose. Queste due chiese sono intercomunicanti, perciò accedervi con riverenza. Il silenzio comincia dal fondo della scala fino all’uscita della chiesa superiore:
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considerare già le scale come parti della chiesa. Inoltre, compiere le pratiche di pietà con puntualità e con devozione, con raccoglimento e con umiltà. Vi sono alle volte delle stonature da evitare. Stavo per fare la predica della Regina Apostolorum e intonano: Sei pura. Finita la prima parte della Visita, indirizzata all’adorazione a Gesù Cristo Maestro, intonano una lode all’angelo custode. Occorre unità: tutto si ha da indirizzare verso un fine determinato. Ogni venerdì vi è la Messa dialogata, e ciò significa che ognuno deve avere in mano il Messalino e seguire con devozione. In questi giorni vi verrà nuovamente comunicato l’orario della Visita, vedete di essere puntuali. Un reparto non intralci l’altro […]6. Procuriamo di essere puntualissimi. Occorre ancora che curiamo il canto sacro che non è un atto qualunque. E ancora, mettiamo molta attenzione alle cerimonie: prima di tutto facendo bene il segno di croce entrando in chiesa, fino al tener bene la patena in mano per la santa Comunione.
Leggevo poco fa ciò che ha disposto il santo Pontefice Pio X e successivamente il Papa Pio XI. Il principio di Pio X era: La musica è tanto più adatta per la Chiesa quanto più si conforma e si avvicina al canto gregoriano, e tanto meno adatta quanto più se ne discosta7. Questo si è cercato di farlo in questi anni con tanto sforzo e sacrificio, occorre però migliorare. Nella settimana scorsa sono stato in due case, in cui i discepolini e le due prime classi del ginnasio mi hanno veramente edificato, vedendo come hanno servito all’altare e come cantavano bene il gregoriano! Ora avremo questa opportunità: ogni domenica nella chiesa superiore vi sarà una Messa solenne e ogni reparto eseguirà il canto, quindi dovrà prepararsi bene.
Occorre avere un grande amore alla chiesa e a tutto ciò che riguarda la chiesa, e considerare che qui sta il cuore della comunità. Anche i nostri cuori siano attorno alla santissima Eucaristia, davanti a Maria. Queste non sono occupazioni comuni,
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sono le principali della giornata. Non si può assistere al cinema e poi andare alle funzioni con la testa piena di quel che s’è veduto, occorre una preparazione: «Prepara animam tuam ante orationem»8. Occorre disporsi nello spirito. È molto buona la pratica che avete di arrivare [in chiesa] con la corona in mano. Allora Maria ci presenta a Gesù […]9.
Riflettiamo: Gesù è con noi, ma noi stiamo con lui? Non è tanto difficile costruire una chiesa perché la fanno i muratori, è difficile invece officiare devotamente in essa, è difficile che nella chiesa si porti quello spirito di fede che è necessario per ricavare frutto dalle pratiche di pietà. Ricordare poi che le nostre tre devozioni principali sono: la devozione a Gesù Maestro, alla Regina Apostolorum e a S. Paolo. Perciò nel libro delle preghiere vi sono le lodi e le orazioni che nutrono, alimentano questa nostra pietà speciale. Allora le preghiere e le lodi occorre sceglierle tra quelle. Viviamo raccolti e certamente dalla pietà ricaveremo consolazioni, più scienza, miglior risultato negli apostolati, più frutti di povertà, più educazione religiosa, più pace, più meriti nella vita e soprattutto una morte serena e un paradiso grande, l’eterna beatitudine.
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* Meditazione, tenuta alla FP, [Roma], il 26 dicembre 1954, stampata in Prediche del rev. Primo Maestro, Esercizi di Grottaferrata e di Albano 1954, ed. 1957, pp.136-140. Tenendo presente la data della V meditazione degli Esercizi di Albano, 14 dicembre 1954, e quella della presente meditazione, e ancor più del suo contenuto, si deduce che essa non fa parte del corso di Esercizi suddetto. Per questo le curatrici l’hanno inserita a seguito delle meditazioni varie del 1954.

1 Cf Lc 2,7.

2 Cf Gv 19,6.

3 Cf Lc 19,14: «Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi».

4 Cf Meditazioni varie 1954, n. 8, nota 2.

5 Gv 15,5: «Senza di me non potete far nulla».

6 Originale: affinché il Maestro del reparto possa guidare e si possa nella Visita compiere i tre atti che voi già sapete.

7 Cf Pio X, Motu proprio Tra le sollecitudini, sulla musica sacra, 22 novembre 1903.

8 Cf Sir 18,23. «Avanti l’orazione prepara l’anima tua» (Volgata).

9 Originale: “…anzi ci offre nell’esteriorità, o in cortile, o in uno spettacolo o altro simile”.