Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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2. VIGILIA DELL’ORDINAZIONE SACERDOTALE *

Avete cantato il «Laudate Dominum omnes gentes»1, va bene cantarlo con l’intenzione di invitare tutta la terra, tutti gli uomini a lodare e ringraziare il Signore per l’istituzione del sacerdozio. Infatti nostro Signor Gesù Cristo nell’ultima Cena istituì l’Eucaristia e ordinò agli Apostoli: «Hoc facite in meam commemorationem!»2. Due pensieri quindi: l’istituzione della santissima Eucaristia e l’Ordinazione dei sacerdoti. Questi due pensieri che si uniscono assieme, sono quelli che ispirano l’artista che scolpirà l’altare della nostra chiesa Regina Apostolorum.
Domani è una grande giornata: «Haec dies quam fecit Dominus!»3. Una grande vigilia! In questa giornata che ci ha preparato il Signore: grande gioia, la più alta, la più spirituale, la più intima, la più elevata. Domani altri quindici Cristo sulla terra! Altri quindici sacerdoti che ripeteranno quello che Cristo ha fatto quando rimetteva i peccati, quando consecrava il pane e il vino, quando santificava le anime per mezzo dei sacramenti. Ripeteranno ciò che Cristo ha fatto sulla croce, offrendosi vittima per i nostri peccati. E governeranno e indirizzeranno le anime al cielo.
Tutti gli uomini si occupano della terra, i sacerdoti soltanto hanno il compito specifico di occuparsi a portare le anime al cielo. Che cosa ne fa il mondo di uomini che sembra vivano e invece sono morti? I sacerdoti sono destinati ad aprire loro l’eterna vita. Si dice: Sono tanti i cattolici. Supponiamo che in Italia siano quarantasei milioni, ma che cosa ne facciamo se tanti vivono in peccato? Un buon capitano che conta i soldati, non sta
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a dire: Ho cinquantamila soldati di cui venticinquemila sono morti! Il capitano conta i soldati vivi, i soldati che possono combattere, non i soldati morti. E quanti morti circolano per le strade! Orbene, ecco il compito del sacerdozio: «Veni ut vitam habeant et abundantius habeant: Sono venuto, ha detto Gesù Cristo, perché abbiano la vita»4, non la morte, la quale rischia di risolversi in morte eterna.
Quale pensiero ha avuto il Papa5 quando, l’anno scorso, il 12 febbraio (1953) ha detto: Vi sono tanti milioni di anime che vivono in peccato e che vanno perdute: chi non si muove a compassione? Come Gesù Cristo, così il sacerdote è venuto perché abbiano la vita. E noi sacerdoti ci confessiamo, e noi sacerdoti ci comunichiamo per avere la vita noi e per comunicarla agli altri. Vedete però il segno di predilezione dell’amore di Dio verso i nostri sacerdoti: «Abundantius habeant!», sacerdoti chiamati a guidare i giovani che già vivono, ma per farli progredire.
Nella statistica pubblicata ultimamente da quella Società chiamata l’Oasi, si dice che oltre diecimila giovani hanno fatto il voto di castità dalla loro età: dodici-sedici anni, fino al momento in cui entreranno in uno stato di vita definitivo. Voto un po’ singolare in quanto il voto è ripetuto per un mese, per sei mesi da persone non grandi, e dispensabile dal confessore. Ma voto tuttavia, che indica la volontà di questi giovani che capiscono la bellezza del giglio e lo vogliono conservare in mezzo alle brutture di questo secolo, perché il male dilaga sempre di più tra i giovani. Che questo Gesù benedetto trovi almeno attorno a sé una siepe di gigli: gioventù generose, consecrate a lui: «Abundantius habeant». Questi sacerdoti dirigono i giovani, i discepoli, le suore, predicano a tutti: «Abundantius habeant!», perché abbiano più santità, un paradiso più bello e un giorno possano consecrarsi a Dio: «Si vis perfectus esse»6. E guidano quelli che già sono consacrati, cioè quelli che vogliono «abundantius» avere. E sono essi che, nella luce divina,
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animati dalla carità dello Spirito Santo, partecipi della carità del cuore di Gesù, comunicano questa abbondanza e sovrabbondanza di grazie, questa parte riservata in generale ai sacerdoti. È un privilegio, è una grazia, è un segno di predilezione di Gesù Cristo per i sacerdoti. Sia benedetto Gesù che tanto ci ha amati.
Quindi, quest’oggi pensare che è una grande giornata, meglio una grande vigilia. E cioè giornata per purificarsi, perché domani il vescovo stenderà le sue mani sopra gli ordinandi e i sacerdoti accompagneranno il vescovo in questa invocazione dello Spirito Santo. Se qui il diavolo non sarà padrone di nessun’anima, se tutti saranno in grazia, mondi, avremo più forza a domandare l’abbondanza dei sette doni. Non solo la comunicazione dei poteri sacerdotali vogliamo, ma vogliamo una comunicazione di grazia, di santità: lo Spirito Santo con i sette doni.
Quest’oggi purificarsi bene, poi nei reparti spiegare bene la funzione di domani. Non è uno spettacolo a cui dobbiamo prendere parte, ma è tutta un’azione viva, un’azione che accompagna intimamente il celebrante, il vescovo, e nello stesso tempo una funzione in cui gli angeli del cielo assisteranno, quasi invidiando coloro che potranno fare ciò che ad essi non è dato: consecrare il pane e il vino, rimettere i peccati. «Ego te baptizo»7: dare la vita alle anime. Quindi giornata più grande, vigilia santa. Oggi in casa vi sia una grande letizia, ma nello stesso tempo una sollecitudine, un impegno per la purificazione: prepararsi alla funzione. Domani, mentre la funzione procederà, vi sarà chi indicherà il significato dei vari momenti e dei vari movimenti e delle varie cerimonie che si compiranno.
Ma in generale: in principio il vescovo parla al clero e al popolo che sta intorno e domanda se essi, il popolo e il clero, possono rendere testimonianza che i nuovi ordinandi sono degni di salire all’altare, appunto perché il popolo stesso deve dare testimonianza. Questa non è una semplice cerimonia, non è solamente un ricordo storico, perché così si faceva nei tempi antichi, ma è cosa che ci invita a riflettere: «Scis illos esse
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dignos?: Sai che essi siano degni?». E sarà risposto: «Quantum humana fragilitas nosse sinit, et scio, et testificor ipsos dignos esse ad huius onus officii: Per quanto la umana fragilità mi concede di sapere, so, ed affermo che essi sono degni di ricevere il peso di questo ufficio». Quindi il vescovo, dopo aver ricevuto la testimonianza del popolo circostante, legge le ammonizioni e ricorda agli ordinandi i doveri dei quali si caricano ascendendo agli Ordini. E, per leggerne solo una riga: «Agnoscite quod agitis, imitamini quod tractatis: Meditate quel che fate, imitate colui che trattate»; imitate cioè Gesù che, nelle vostre mani, si offrirà vittima di espiazione.
Poi vengono le Litanie dei Santi, viene la prostrazione degli ordinandi che, naturalmente, devono accompagnare la recita delle Litanie. Quindi il vescovo prega e poi vi è un solenne Prefazio. Segue la vestizione degli indumenti sacerdotali e poi un Oremus solenne a cui segue il canto del Veni Creator. Quindi vengono consecrate le mani dei nuovi sacerdoti e il vescovo prega che quelle mani benedette e consecrate possano benedire e consecrare, e tutto quello che avranno benedetto, sia benedetto. Momenti solenni sono poi i successivi: «Ricevi il potere di offrire a Dio il santo Sacrificio e di celebrare le Messe tanto per i vivi quanto per i defunti». Segue poi la Comunione e la recita del Credo, e poi il potere di rimettere i peccati: «Ricevi lo Spirito Santo. Saranno rimessi i peccati a coloro a cui li rimetterai e saranno ritenuti a coloro a cui li riterrai». Quindi vi è la solenne promessa di obbedienza al vescovo. Ma tutto questo vi verrà spiegato in particolare.
Tre cose dunque per oggi: 1) Riconoscenza a Dio il quale, con una serie ininterrotta di grazie, ha portato questi aspiranti al sacerdozio. 2) Riverenza, ossequio, rispetto ai sacerdoti. 3) Prepararsi ad accompagnare devotamente, il più devotamente possibile, e con intelligenza, la funzione. Soprattutto che non vi siano peccati. Che non impediamo, per nostra negligenza, per la nostra malizia, qualche parte dei doni dello Spirito Santo. Anzi, dobbiamo pregare in questa funzione per il moltiplicarsi delle vocazioni, particolarmente in quelle nazioni ove il clero è così scarso. Se in Italia abbiamo un sacerdote per circa novecento abitanti, vi è qualche nazione che ha un sacerdote
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ogni quindici o sedicimila abitanti, e sono nazioni che si dicono cattoliche. Che cosa dire poi di quelle nazioni che sono ancora infedeli e dove il numero dei missionari è così scarso e molte volte anche impedito di operare?
Veniamo quindi a un serio esame: 1) Vi è qualche cosa in noi che possa impedire i doni dello Spirito Santo? Mettiamoci a posto! 2) La giornata di oggi sia come una giornata di preghiera, una vigilia santa per gli ordinandi. Inoltre, noi vogliamo ottenere questo dal Signore: aumento di vocazioni. E questa intenzione sia in tutte le preghiere, specialmente in quelle di domani e in quelle dei giorni seguenti.
Ora ricordiamo le parole: «Tu es sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech»8. Cristo è sacerdote: i sacerdoti formano un sacerdozio con lui, un unico sacerdozio. E concludiamo, con il canto del Dixit Dominus9, specialmente meditando il versetto: «Tu es sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech!».
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata, fogli 3 (22x28), tenuta a Roma il 23.1.1954 nella cripta del santuario Regina Apostolorum alla Famiglia Paolina.

1 Cf Sal 117,1: «Lodate il Signore, popoli tutti».

2 Cf 1Cor 11,24: «Fate questo in memoria di me».

3 Cf Sal 118,24: «Questo è il giorno fatto dal Signore».

4 Cf Gv 10,10: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

5 Pio XII, Eugenio Pacelli (1876-1958), papa dal 1939.

6 Cf Mt 19,21: «Se vuoi essere perfetto…».

7 «Io ti battezzo». Dal rito del Battesimo.

8 Cf Sal 110,4: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedech».

9 Cf Sal 109,1: «Il Signore ha detto…» (Volgata).