Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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37. ZELO PER LE VOCAZIONI37
1. In questi giorni, anzi in questo mese particolarmente, ho meditato ciò che ha fatto il Signore per voi, ho pensato a come è stata iniziata la congregazione e poi al suo sviluppo.
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2. Tutti i nostri istituti hanno avuto delle difficoltà all'inizio, ma con la misericordia e la grazia di Dio e tante anime belle e generose, le varie istituzioni si sono avviate.
Anche voi, dopo gli inizi difficili che avete avuto, vi siete stabilite bene.
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3. Ora è tutto già ordinato e organizzato, avete tutto quello che è necessario non soltanto per la vostra santificazione ma per l'apostolato pastorale, nell'aiuto ai pastori, ai vescovi e anche al pastore della Chiesa, al Papa.
Quindi l'istituto si è stabilito bene, ma dopo la stabilità è necessario lo sviluppo.
Come si va sviluppando? Ci sono stati periodi in cui lo sviluppo si è dimostrato più ampio, ma esso deve essere continuo.
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4. Nella vostra vita non considerate soltanto le opere di apostolato, è sempre necessario per primo il tributo di forza per lo sviluppo della congregazione; non pensatevi soltanto individualmente, ma socialmente. Siete società! Tutti gli istituti sono società!
Sentire sempre la congregazione come famiglia e, quando c'è questo, anche se ci saranno dei grandi passi da fare, si faranno meglio.
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5. Se prima si arriva ad avere un certo numero di novizie, dopo un po' di tempo, aumentate le suore, le novizie dovrebbero essere due volte, tre volte di più.
Prendete questa responsabilità nella congregazione, non solamente di fare il lavoro dell'apostolato, ma quello che è la vita della congregazione: le vocazioni.
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6. In questi giorni almeno una decina di lettere, di sacerdoti e di arcivescovi lamentano che non ci sono più suore sufficienti e, in più, in molte parrocchie, si ritirano.
Gli istituti femminili in genere, almeno oggi, sentono di diminuire di personale: anche voi sentite questo? No, siete nella vitalità vostra, nella gioventù, nel pieno della attività. Ringraziate il Signore che voi avete questo spirito!
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7. Secondo pensiero: l'intimo della congregazione sia sempre caldo e unito. Caldo: che tutto quello che voi fate, nella parte spirituale e nella parte dell'apostolato, nelle varie attività, sia animato dal fervore. Perché ci sia il fervore comune, questo fervore sociale, bisogna che ognuna sia in stato di fervore. Nessuna si raffreddi o dica: «Ormai sono così, ormai sono arrivata, mi basta il lavoro che ho fatto». «Sei in cammino o ti sei fermata?». Se si deve fare la strada che porta in paradiso, bisogna camminare sempre fino a quando si arriva là!
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8. Bisogna costantemente compiere grandi passi, camminate, essere fervorose e lavorare tutte insieme; questo lavoro sociale è ottimo, ma bisogna che ognuna operi e lavori. Non fermatevi mai, il fermarsi vuol dire essere tiepidi. E quando c'è la tiepidezza, si è come stanchi, quasi ci fossero dei dubbi o diffidenze per la congregazione, per la via che si è presa.
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9. Quando manca il fervore non si progredisce. Alcune persone, che sono anche fervorose, dopo i voti perpetui o verso i quarant'anni, per un certo tempo si fermano, come se avessero camminato già abbastanza. Il fervore vero c'è se si cammina fino ad arrivare alla santità, alla gloria eterna in cielo. Se ognuna conserva il fervore, la congregazione sarà sempre fervorosa. Alcune intiepidite, può darsi che stiano indietro e, mentre dovrebbero essere una spinta ed una forza per la congregazione, diventano un peso. Quindi, non soltanto siate impegnate nella perfezione personale, ma anche nel progresso spirituale di tutta la congregazione.
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10. Un segno di fervore è il lavoro delle vocazioni. Lavorate perché le fanciulle si orientino verso la perfezione nella vita religiosa, aiutarle con la parola, lo scritto, l'opera generosa. Adesso siete in fervore, ed è un fervore che si deve estendere non soltanto a coloro che sono in casa.
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11. Altra riflessione è questa: per la santificazione religiosa bisogna vivere le costituzioni: che ogni anno si leggano e si meditino fermandosi in particolare su quei punti che sono necessari, cioè la povertà, la castità, l'obbedienza e poi altri doveri che ci sono nell'istituto. Che in ogni membro si senta l'entusiasmo della congregazione e ognuna lasci i suoi successori, come hanno fatto gli apostoli!
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12. Vedere un po' qual è il comportamento con la popolazione, con i parroci, particolarmente com'è la dipendenza dai vescovi. Dopo il Concilio Vaticano II sono sorti tanti pensieri, chi ha approvato e chi ha disapprovato, e anche adesso, ci sono molte parole e pensieri che non sono veramente conformi alla Chiesa. Camminare dritto!
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13. Conservare gli stessi pensieri che hanno il Papa e il vescovo, e poi vivere tutto ciò che è santo e buono, se invece non è del tutto santo, escludere senza doppie misure.
Generalmente al termine degli esercizi si scrivono i propositi: ci sia il proposito personale, il proposito sociale per la parrocchia o la diocesi, ma anche il proposito sociale per far progredire la congregazione.
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14. Il lavoro che è fatto qui in casa da chi guida è molto prezioso e fatto bene, ne sono una prova i buoni risultati agli esami che si sono superati.
Per voi è necessario che il tempo che riguarda la parte spirituale e gli studi per prepararsi all'apostolato pastorale, non sia disgiunto dal tempo che dovete riservare per la vostra formazione personale perché non si può nutrire gli altri se prima non ci nutriamo noi. Il Signore è stato misericordioso per la congregazione. Sviluppatela quindi nella maniera più utile e più ampia.
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15. Nella santa messa ricordo sempre la vostra congregazione e alla sera mando la benedizione a tutte prima del riposo, sempre.
Sentitevi unite alla madre e, nello stesso tempo ognuna porti un contributo di grazia, di letizia e di vocazioni.

Albano Laziale (Roma)
31 agosto 1967

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37 Albano Laziale (Roma), 31 agosto 1967